Terzo Giovedì di Santa Rita, nell’umiltà sentiamo l’amore di Dio

“Quando si parla di umiltà c’è il rischio di pensare che essere umili significhi riconoscersi in persone incapaci. È  importante, invece, unire l’umiltà alla verità per non cadere nel delirio di onnipotenza, ma nemmeno nel disprezzo di sé”. Così esordisce Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del nostro monastero, nell’affrontare questo argomento nel terzo dei 15 Giovedì di Santa Rita, percorso che quest’anno dedichiamo al dal tema della preghiera.

L’etimologia ci dice che umile deriva dalla parola humus, terra, che ci riporta a quando Dio plasmò Adamo e poi soffiò nelle sue narici. Siamo uomini fatti di terra, fragili creature a cui è stato però impresso il soffio vitale di Dio, che continua a infondere negli uomini il suo Spirito d’amore e di sapienza. 

“Umiltà è quella virtù che ci fa vivere nella verità di noi stessi, permettendoci di riconoscerci  creature davanti al Creatore – evidenzia la claustrale – . È  riconoscere che tutto ciò che siamo l’abbiamo ricevuto dall’Alto e che siamo un suo meraviglioso prodigio. È l’amore che Dio ha per me, sua creatura che mi rende persona degna di essere amata”.

La preghiera va vissuta con umiltà

“Lo sai che nella preghiera ci viene proprio chiesta la virtù dell’umiltà?”, ci chiede Padre Pasquale Cormio, Rettore del Collegio ‘Santa Monica’ di Roma

“I santi sono nostri educatori su questo aspetto: la persona umile non va confusa con quella umiliata dalla violenza o dalla forza o dal dolore – sottolinea – . È umile chi riconosce di non bastare a se stesso, di aver bisogno di Dio, di essere – come direbbe Agostino –mendicante di Dio. L’umiltà prepara il cuore alla preghiera di supplica, di ringraziamento, di lode a Dio, che dona ogni bene ai suoi figli”.

Gesù ha espresso tutto ciò nella parabola del fariseo e del pubblicano. Il primo, dall’alto della sua superbia, riconosce di fronte a Dio quanto ha fatto in opere di bene e di culto; mette avanti il suo “io” fino al punto di disprezzare chi invece si è macchiato di peccati, come il pubblicano, che, con gli occhi bassi e da lontano, ha solo la forza di supplicare il perdono.

Continua Padre Cormio: “La preghiera umile non esalta se stessi né ci fa ritenere “giusti” o “meritevoli” nei confronti di Dio; la preghiera vissuta con umiltà consente di riconoscere la propria miseria, chiede soccorso, ricerca la luce per lo spirito, la forza per la volontà, la vittoria sulle passioni. Gli ostacoli più grossi alla preghiera sono dentro di noi: orgoglio, egoismo, presunzione, risentimenti, rancori, chiusura e durezza di cuore. Spogliarci di noi stessi attraverso un’invocazione quotidiana di umiltà è il compito di chi vuol incontrare veramente Dio. Non è un’impresa facile, ma la preghiera umile è un bene sommo; per ottenerlo vale la pena fare qualunque sacrificio”.

L’umiltà è la scala per salire a Dio

Agostino, per aver nella sua giovinezza vissuto sotto l’effetto della ricerca continua delle lodi, delle gratificazioni personali, degli amori e delle ricchezze, ha saputo riconoscere la natura perversa della superbia, che guasta anche le opere buone, e la natura semplice e genuina dell’umiltà, che non esige altro se non di ammettere quello che noi siamo: creature che hanno ricevuto tutto da Dio e che di proprio non hanno se non il limite e il peccato.

“Per Agostino la conversione si è compiuta quando ha incontrato Cristo umile, il Figlio di Dio che si fa uomo e come uomo è disprezzato fino a morire in croce per tutti i peccatori – conclude il padre agostiniano. L’umiltà, quindi non è più derisione, ma la scala per salire a Dio. Per raggiungere simili traguardi, però, non c’è che una via profonda: l’umiltà del cuore”.

“Per salire in alto bisogna infatti partire dal basso. Nessuno può costruire una fabbrica alta se prima non ha impiantato in basso le fondamenta. Io lo so, lo riconosco: non c’è alcuno tra voi che non desideri l’immortalità, l’eterna gloria e di avere l’amicizia con Dio”

 (discorso 20/A, 8)

L’esempio di Santa Rita

“Quanto grande doveva essere l’umiltà di Santa Rita che riesce ad ottenere così grandi grazie, tanto che è denominata la santa degli impossibili?”, conclude Suor Maria Rosa.

GUARDA QUI LA MESSA DEL 3° GIOVEDì DI SANTA RITA

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