Settimo Giovedì di Santa Rita, parliamo con Dio per conoscerci

“Siamo in contatto con noi stessi?”

Questa la domanda a cui proveremo a rispondere in questo nostro settimo appuntamento dei 15 Giovedì di Santa Rita, il percorso spirituale di avvicinamento alla Festa di Santa Rita, quest’anno dedicato al tema della preghiera.

La risposta, attraverso le parole di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del nostro monastero, è che “oggi, purtroppo, stiamo assistendo alla morte spirituale dell’uomo, a causa di una carente conoscenza di sé. Stiamo vivendo la nostra umanità solo per metà e ci siamo rinchiusi nel carcere dell’orizzonte materiale, mentre l’uomo è anche assetato di infinito, seppur non sempre ne sia consapevole”.

Secondo la claustrale, è proprio la preghiera che non solo ci mette in sintonia con Dio, ma può insegnarci “anche a entrare in contatto con la coscienza di noi stessi, ovvero la verità del nostro cuore”.

“Per noi uomini la preghiera può diventare luce. Conoscendo Dio, scopriamo la nostra vera natura, il nostro vero essere”, precisa la Priora. Le fa eco Padre Pasquale Cormio, Rettore del Collegio “Santa Monica” di Roma: “La preghiera è un incontro con Lui, in un processo in cui l’uomo esce sempre rinnovato, poiché impara a conoscere se stesso in profondità, a dare ascolto ai propri desideri e bisogni e assume un orientamento spirituale nel condurre la sua storia”. 

La preghiera fa scaturire l’acqua zampillante dentro di noi

Una volta ad un vecchio monaco fu chiesto: “Lei che ha dedicato una vita alla preghiera, qual è il segreto della preghiera?”. E il monaco rispose al suo interlocutore: “Guarda, nel mio cuore prima c’era un grande sasso, ad un certo punto Gesù ha preso questo sasso, lo ha tolto e la fonte che avevo dentro ha incominciato a zampillare e non si è più fermata”.

Precisa il padre agostiniano: “Questo dialogo ci consente di comprendere la preghiera non nei termini di un’arte o una tecnica da applicare anche per il proprio benessere, ma come il mezzo per far scaturire l’acqua zampillante che ho dentro di me. L’acqua è il dono dello Spirito Santo, che mi fa percepire la mia vera natura: una creatura voluta e amata da Dio per l’eternità! Il problema è “solo” il sasso che non permette alla fonte di sgorgare. Quando noi riusciamo, con l’aiuto di Gesù, a rimuovere quel sasso dal cuore, fiorisce la nostra vita!”

La preghiera ci consente di andare oltre i sassi rappresentati ad esempio da passioni, paure, angosce, per scoprire la vita divina che custodiamo in noi, un tesoro prezioso da ricercare, che Dio ci ha donato gratuitamente.

La Parola di Dio ci trasforma

Secondo la Madre Priora, “lo strumento più importante in assoluto che abbiamo a disposizione, per questo cammino di conoscenza di sé, è la Parola di Dio, che come una spada a doppio taglio penetra nelle profondità dell’anima. Mentre ci mostra le nostre infedeltà ci infiamma e ci trasforma. Non dobbiamo spaventarci di fronte alla nostra miseria, ma lasciare che venga a galla perché sia sanata con la fede in Dio Amore. Facciamo molta attenzione, quando la leggiamo, a tutto quello che ci infastidisce. Significa che qualcosa ha toccato le nostre corde più profonde…custodiamolo e meditiamolo, trasformandolo in preghiera”. 

“Ascoltiamo anche quello che gli altri dicono di noi, in positivo e in negativo – continua la claustrale – . Anche se pensiamo che non sia vero, non scartarlo. Ogni tanto ripensiamoci con attenzione, poiché gli altri vedono cose di noi che noi non vediamo. Impariamo ad accettare queste osservazioni che ci vengono dalla Parola e dai nostri fratelli, impareremo così ad amarci di più, così come siamo e come Dio ci ha creato”.

Nella preghiera è Dio a cambiare noi

La preghiera non ci pone nella situazione di chiedere e di dettare le nostre condizioni a Dio, ma di accogliere la sua volontà, che è una volontà di bene e di salvezza, anche quando dovesse risultare contraria alle nostre attese. 
La conoscenza di Dio è per Agostino, ma anche per ciascuno di noi, strettamente connessa al conseguimento stabile della felicità.

Spiega infatti Padre Cormio: “Nella preghiera non siamo noi a dover cambiare i voleri di Dio, ma è Dio a cambiare noi. Attraverso la frequenza e la sincerità della preghiera le due volontà, quella di Dio e dell’uomo, tendono ad avvicinarsi: il “suo” progetto diventa il “mio” progetto di vita”.

GUARDA QUI LA MESSA DEL 7° GIOVEDì DI SANTA RITA

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