Sesto Giovedì di Santa Rita, c’è una porta da attraversare per arrivare a Dio

Nulla ti turba, nulla ti spaventa, (perché) Dio solo basta”.

Partiamo da questa riflessione di Santa Teresa D’Avila per continuare il nostro percorso spirituale verso la Festa di Santa Rita, attraverso i 15 Giovedì, un cammino quest’anno dedicato alla preghiera. Santa Teresa d’Avila paragona l’anima a un castello interiore formato da sette stanze: nella settima avviene l’unione con Dio, il tema del nostro sesto appuntamento. Egli diventa così “la fortezza inespugnabile”, come sottolinea Suor Maria Rosa Bernardinis, la Madre Priora del nostro Monastero

Secondo Padre Pasquale Cormio, Rettore del Collegio “Santa Monica” di Roma, “la preghiera è come una porta da attraversare, per avere accesso a Dio, per restare con Lui, per aderire a Lui”, attraverso la mediazione di Gesù Cristo.

L’unione con Dio è opera sua

Evidenzia la Madre: “Stiamo camminando insieme verso la festa di Santa Rita riflettendo e, spero, anche facendo esperienza di preghiera, la quale non è altro che dialogare con Dio. Se il predisporre l’animo a farlo dipende dalla nostra libertà, sotto l’azione dello Spirito Santo, partendo da una necessità, un desiderio, un atteggiamento di umiltà, dal silenzio e dall’ascolto, l’unione con Dio invece è sola opera Sua”.

Le fa eco Padre Cormio: “Spesso riteniamo che la preghiera sia un’iniziativa nostra: siamo noi a decidere quando rivolgerci a Dio e e a chiedergli di realizzare qualcosa che desideriamo per noi stessi. In realtà, quando ci poniamo alla presenza di Dio e perseveriamo in questa disposizione del cuore, rinnovando la nostra fiducia in Lui e rimettendo la nostra vita nelle sue mani, ci accorgiamo che la preghiera non è più un atto da compiere, un dovere da assolvere, ma è un dono prezioso, un invito che il Padre ci concede per essere in comunione con Lui e con il Figlio suo, Gesù Cristo”.

“Tutto si compie per mezzo del Figlio”

A questo punto, facendo riferimento alla preghiera come “porta da attraversare”, il Padre precisa: “Tutto parte dal Padre, tutto si compie per mezzo del Figlio, che unisce a sé la comunità degli uomini, per elevare la lode al Padre. Dal basso della nostra condizione umana, spesso affranta e provata da sofferenze, la preghiera è accolta da Gesù, l’unico e vero sacerdote. Egli, infatti, la presenta a Dio Padre, perché sia esaudita”.

Il cristiano non si limita a pregare Dio, solo con se stesso, ma in unione con Cristo, che prega con noi e in noi, per essere inseriti in quello scambio d’amore che coinvolge il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La preghiera è apertura del cuore dell’uomo al cuore di Dio, «per ricevere la gioia di vibrare all’unisono con il suo amore… è questa allora la preghiera delle preghiere: “Padre, dammi il tuo amore! Gesù concedimi di amare il Padre con il tuo stesso amore”» (card. Comastri).

La cupidigia per i beni terreni ci allontana da Dio

“Agostino ci ricorda con il racconto della sua vita che l’anima corre costantemente il pericolo di allontanarsi da Dio, non percorrendo una distanza spaziale, ma aderendo alla cupidigia per i beni terreni – sottolinea Padre Cormio – ; più sente l’attrazione per le realtà inferiori a se stessa, tanto più l’anima diviene stolta e misera”.

Purtroppo, la preghiera di unione con il Signore non va di moda nel nostro tempo storico.

Quale può essere la soluzione?

Secondo il Padre agostiniano, “per avvertire la presenza spirituale del Signore, la sua luce e consolazione tra le ansie e le prove della vita e nei momenti di solitudine, ci vuole una preghiera continua e perseverante che purifica la coscienza liberandola dal male, e alimenta il desiderio di stare con il Signore. L’unione con Dio sarà completa e stabile solo quando giungeremo nel regno dei cieli, dove ogni creatura redenta avrà un compito da assolvere, quello di lodare Dio. Alla presenza di Dio non avremo più bisogno di pregare, ma solo di godere della bellezza del volto di Dio, immersi nel suo amore”.

GUARDA QUI LA MESSA DEL 6° GIOVEDì DI SANTA RITA

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