Mitezza, Dominio di sé e Pazienza sono il quarto Frutto dello Spirito

Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti

Anche questa estate, come nella scorsa, vi proponiamo di affiancare, ai vostri viaggi fisici, un viaggio interiore, attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. Sarà un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con semplicità, attraverso i Frutti dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso. 

Ancora una volta saranno le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso l’interpretazione dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio. Mentre la Madre Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, calerà ciascun tema nella vita di tutti i giorni, a livello esperienziale.

Nel nostro quarto appuntamento, riflettiamo su Mitezza, Dominio di sé e Pazienza, tre Frutti dello Spirito, connessi l’uno all’altro e che, secondo la Madre si fondano sull’umiltà.

La mitezza

[…] I miti. Quelli che non si oppongono alla volontà di Dio: questi sono i miti. Chi sono i miti? Coloro i quali, quando le cose vanno loro bene, lodano Dio; quando invece vanno male, non bestemmiano Dio; mediante le loro opere buone danno gloria a Dio e dei propri peccati accusano se stessi […]

Sant’Agostino, Discorso 53/A, 7

Esordisce Padre Pasquale: “La mitezza non è una delle virtù più diffuse in questo nostro tempo; spesso è confusa con l’arrendevolezza o con un’incapacità a reagire di fronte all’ingiustizia o ad un sopruso. Al contrario, per sopravvivere nella nostra società, è meglio preferire alla mitezza la prepotenza, l’arroganza, l’abuso, il prevalere sull’altro con la forza”.

“La mitezza cristiana, invece, non è segno di debolezza – evidenzia – ma esige forza d’animo, capacità di dominare se stessi e quegli impulsi negativi che ci portano ad essere ribelli, violenti, aspri, offensivi e insofferenti. La mitezza è l’attitudine a limitare la propria forza e apre alla convivenza fraterna, perché è una virtù indirizzata al bene dell’altro che mi sta di fronte: è il lasciare che l’altro sia quel che è”.

“La mitezza è la caratteristica di chi esprime dolcezza, calma, docilità verso il prossimo. La reazione al male può avvenire solo con una forza contraria e superiore, quella costruttiva del bene”, ricorda Padre Pasquale, citando Sant’Agostino, tanto più che “la mitezza è praticata nei confronti del prossimo, soprattutto dei nemici”.

“Sono miti quindi coloro che non acconsentono alla malvagità e non resistono al male ma vincono il male col bene”. 

Sul discorso della montagna I, 2.4

“Fratelli miei, esercitatevi quanto potete a dimostrare mitezza anche verso i vostri nemici. Frenate l’ira che vi sospinge alla vendetta”

Discorso, 315, 6.9

Il dominio di sé

Continua il padre agostiniano: “Alla mitezza si accompagna il dominio di sé, ovvero la qualità di chi sa disciplinare se stessi in ogni forma di eccesso, praticando la moderazione, respingendo qualsiasi scatto, isterismo o depressione. È la condizione di chi manifesta un self-control nelle difficoltà, non tanto per le sue qualità umane, ma in quanto animato dall’azione dello Spirito Santo, che illumina e sollecita a trovare soluzioni pacifiche nelle prove”.

La pazienza

Conclude Padre Pasquale: “La mitezza richiede anche la collaborazione della pazienza, propria di chi accetta o sopporta le avversità, le malattie, le contrarietà e le persecuzioni con forza d’animo e coraggio. La pazienza è il frutto essenziale affinché il cristiano perseveri nella fede. Vi è infatti una pazienza “passiva”, propria di chi subisce ogni evento tragico senza alcuna reazione o come ribellione senza senso; ed una pazienza “attiva” di chi prende su di sé quel carico di difficoltà, sapendo che il Signore, con la sua presenza, gli dona la forza per non soccombere, e gli fa sperimentare una fede e una serenità interiore, vivendo quella prova per il bene altrui”.

Tre Frutti fondati sull’umiltà

Secondo la Madre “i frutti della mitezza, della pazienza, del dominio di se, si fondano sull’umiltà. Dal latino humilitas, che ha come radice “humus”, un terreno fertile che raccoglie tutto anche il negativo e lo trasforma in nutrimento per ciò che vi cresce sopra”, spiega, citando questo passo del Vangelo:

 Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero

Mt 11,29

“So che è una parola scomoda ai nostri giorni – continua – Perché la logica del mondo contrasta con quella di Cristo. Quella cerca i primi posti, questo invita a cercare gli ultimi posti; se uno ti chiede di fare un miglio con l’avversario, tu devi essere generoso e farne due; se uno vuole toglierti la tunica, tu dovresti donargli anche il mantello! Devi essere sempre più generoso dell’altro, perché così agisce Dio”.

“Gesù ci sta dicendo che dobbiamo essere degli stupidi? Che dobbiamo lasciare correre tutto? – si domanda- No. Infatti Lui stesso quando viene arrestato, alla guardia che gli dà uno schiaffo dice:” Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? “ (Gv 18,23, ndr). Lì Gesù, come uomo, ha realizzato bene la mitezza, la pazienza, e il dominio di se. Gesù ci vuol insegnare che con la logica dell’amore tutto passa, resta solo il bene che fai e che è pegno di eternità”.

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