L’Amore è il primo Frutto dello Spirito

Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti

Anche questa estate, come nella scorsa, vi proponiamo di affiancare, ai vostri viaggi fisici, un viaggio interiore, attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. Sarà un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con semplicità, attraverso i Frutti dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso. 

Ancora una volta saranno le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso l’interpretazione dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio. Mentre la Madre Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, calerà ciascun tema nella vita di tutti i giorni, a livello esperienziale.

Amare il prossimo come se stessi, assieme ai nemici, è il primo comandamento

Il primo di questi Frutti di cui andiamo ad occuparci è l’amore, “la parola più usata e abusata soprattutto nel nostro tempo e di cui nessuno può fare a meno”, esordisce la Madre.

Interviene Padre Pasquale: “Nella Sacra Scrittura ‘amare’ è il verbo che regola il rapporto dei fedeli con Dio, invocato come Padre, e con il prossimo, riconosciuto come fratello. Amare Dio è in assoluto il primo dei comandamenti. Amare il prossimo è il comandamento che per primo mettiamo in pratica. Con l’esempio di Gesù Cristo, la testimonianza dei discepoli diventa ancora più radicale: non basta amare il prossimo come se stessi, occorre amarlo assieme ai nemici, nella maniera indicataci da Cristo: Come io vi ho amati, così anche voi amatevi gli uni gli altri. Senza preferenza di persona, senza riserva, senza trattenere nulla per sé”.

Per fare questo “occorre invocare costantemente la sua grazia, per superare le nostre resistenze, i nostri pregiudizi, le nostre paure. Quando Dio ama, lo fa in modo autentico e totale; non si risparmia, non attende alcuna ricompensa in cambio: ama gratuitamente. Dio non può non amare, Lui che nel suo stesso essere è Amore. Nella sua bontà non si lascia precedere dall’uomo; tuttavia il suo, non è un amore imposto, ma sempre proposto, dal momento che lascia spazio alla libertà umana di accoglierlo o di rifiutarlo”.

La scoperta dell’Amore di Dio apre alla dimensione del dono

Padre Pasquale spiega come, nella sua esperienza giovanile, di ricerca appassionata della felicità come realizzazione della sua persona, Sant’Agostino si immerga “nei flutti di un amore fisico, segnato dalle passioni,” rivelando nelle Confessioni “di non desiderare altro che amare ed essere amato”.

E che cosa scoprirà? Attraverso un tormentato cammino di allontanamento e di recupero della fede, comprenderà che “quel desiderio radicale del cuore dell’uomo, essere amati senza mai temere di perdere la felicità, potrà essere soddisfatto solo quando sarà definito l’oggetto dell’amore, rivolto non ad un bene destinato a passare, ma a Dio, colui che resta per sempre. La scoperta dell’amore per Dio orienterà ogni altra forma di amore anche umano, perché toglierà ad esso la caratteristica del possesso e del godimento per sé, aprendo invece alla ricerca del bene altrui, del dono, del servizio, della fedeltà, dell’unità, della comunione, dell’eternità”.

Facciamo fatica ad amare perché ci siamo allontanati dalla Sorgente

“Ascoltando tante persone che soffrono per carenza di amore – evidenzia da parte sua la Madre Priora-  mi sono resa conto che hanno difficoltà ad amare perché sono ripiegate su se stesse e sul loro dolore e si sono allontanate dalla Sorgente dell’amore, se la prendono con Dio o con se stessi o con gli altri. Il Signore, invece, ci ha messo nel cuore questo bisogno, questa nostalgia, non per farci soffrire, ma per riempire, per colmarci del Suo Amore e farci scoprire la differenza dal nostro”.

Diventare ciò che si ama

Ciò che conta per Agostino, come specifica Padre Cormio, è scegliere l’oggetto su cui far convergere il nostro amore, poiché questo trasforma la persona che ama.

«Non c’è nessuno che non ami; quel che si domanda è che cosa ami. Dio non ci si esorta a non amare, ma a scegliere quel che amiamo»

(Discorso 34, 2, ndr).

«Ciascuno è tale quale l’amore che ha. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? Dovrei concludere: Tu sarai Dio. Ma non oso dirlo io e perciò ascoltiamo la Scrittura: Io ho detto: Voi siete dèi e figli tutti dell’Altissimo»

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