Facciamo comunità, non branco

La fede è sempre un viaggio: 4° tappa

Quest’estate abbiamo pensato di partire per un viaggio speciale, quello all’interno della nostra fede, che non è mai una meta da raggiungere ma un cammino da compiere. Noi, vogliamo farlo insieme a tutti voi, lasciandoci accompagnare da Sant’Agostino che sarà la nostra guida d’eccezione.
Ad aiutarci ad interpretare le sue parole e a farle nostre, ogni settimana ci saranno le riflessioni della Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Madre Maria Rosa Bernardinis o del Rettore della Basilica di Santa Rita di Cascia, Padre Luciano De Michieli. Fate le valigie, partiamo!

Nelle vicinanze della nostra vigna sorgeva una pianta di pere carica di frutti d’aspetto e sapore per nulla allettanti. In piena notte, dopo aver protratto i nostri giochi sulle piazze, come usavamo fare, vere pesti quali eravamo, ce ne andammo, giovani in cerca di guai, a scuotere la pianta, di cui poi asportammo i frutti. Venimmo via con un carico ingente e non già per mangiarne noi stessi, ma per gettarli addirittura ai porci

Sant’Agostino (Confessioni II, 4, 9)

Il branco ci rende disumani

Il Rettore ci parla di un tema purtroppo molto attuale. “Sempre più spesso, sentiamo nelle cronache parlare di un ‘branco’ di giovani che compie cose vergognose e violenze inaudite. Questo modo di stare insieme, infatti, disumanizza, trascina e acceca. L’espressione branco, usata normalmente per gli animali, si riferisce a uno stare insieme dove a fare legge sono gli istinti senza inibizioni, dove violenza e trasgressione la fanno da padrone. Tanto più se questo stato di incoscienza e disumanità, è alimentato da alcool e droga che annebbiano la libertà di essere se stessi”.

Perché l’ho fatto?

“Il nostro santo – continua Padre Luciano – non è stato perfetto e anche lui ha fatto esperienza di ‘branco’. Ce lo racconta con il furto delle pere. Ma, subito quest’azione lo porta a interrogarsi per trovare un perché: Mi appropriai infatti di cose che già possedevo in maggior misura e molto miglior qualità; né mi spingeva il desiderio di godere ciò che col furto mi sarei procurato, bensì quello del furto e del peccato in se stessi. (Confessioni II, 4, 9)”.
“Quella bravata era stata compiuta solo per desiderio di autodistruzione. Oggi, l’uomo sceglie il male proprio per questo, per annientare se stesso”.

Una ricerca di Dio, al contrario

“Riflettendo su questa amara verità, però, emerge il profondo genio di Agostino, che giunge a dire che nel peccato l’uomo ricerca Dio, anche se in senso contrario. Vogliamo riempire un vuoto, cercare una soddisfazione che però solo Dio può darci. Per questo, se guardato bene, il peccato diventa un tentativo, seppur sbagliato, di trovare la pienezza che Agostino chiama l’insaziabile sazietà (Confessioni II, 10, 18) a cui ogni cuore aspira”.

La ricetta del vivere insieme

“Agostino – conclude il Rettore – non si ferma ad analizzare il problema ma ci indica la sua soluzione, che sta nel fare comunità. Cosa intende? Una vita comune che si basa sui principi evangelici, dove si è uniti ma allo stesso tempo c’è grande attenzione per le persone nella loro unicità, dove si agisce per comprensione e amore, dove si ricercano la verità e la giustizia e dove c’è armonia e fratellanza. Ecco gli ingredienti del vivere bene. E tu, sai fare comunità?”.

Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua mail per restare sempre aggiornato su tutte le novità e le iniziative del Monastero.