Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti
Anche questa estate, come nella scorsa, vi proponiamo di affiancare, ai vostri viaggi fisici, un viaggio interiore, attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. Sarà un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con semplicità, attraverso i Frutti dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso.
Ancora una volta saranno le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso l’interpretazione dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio. Mentre la Madre Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, calerà ciascun tema nella vita di tutti i giorni, a livello esperienziale.
Quando si raggiungere la pace interiore?
Questa la domanda che ci pone la claustrale nell’affrontare il terzo Frutto dello Spirito, che è la Pace. “Quando non vi sono tensioni e contrasti prima di tutto in noi stessi e di conseguenza con gli altri e con Dio – così risponde – quando c’è armonia tra voci discordanti, perché non si tratta di uniformità ma di unità nella diversità”.
Shalom
Esordisce Padre Pasquale: “Nella Bibbia “pace” traduce il termine ebraico shalom, che non è un semplice augurio, ma indica l’insieme dei beni che Dio concede al suo popolo, tra cui la pienezza di vita e di salute, la perfezione e la gioia, la comunione e la salvezza. Nello shalom è compreso tutto ciò che di buono e di bello si può desiderare”.
“Anche Gesù, dopo la resurrezione, assicura il dono della pace ai suoi discepoli impauriti – commenta – La pace procede dall’alto ed infonde nei loro cuori smarriti forza e coraggio, perché è il segno della presenza di Dio tra i suoi. Questa per Agostino è la pace vera, quella che proviene solo dall’alto, come un dono di Dio da invocare costantemente”.
La concordia dei cuori dispone a vivere nella pace
“Ma anche la pace terrena – continua – che gli uomini godono in questo tempo presente, ha un suo valore, seppure sia limitata e incerta, perché attaccata costantemente dalle contese”.
“Come si chiama “consorte” chi a te unisce la sua sorte, così si può chiamare “concorde” solo chi a te unisce il cuore».
(Sant’Agostino, Commento al vangelo di san Giovanni 77, 5)
“La pace non è un semplice accordo tra le parti – riflette il padre agostiniano – ma esige la ordinata concordia dei cuori. Ecco il terreno fertile da cui procede la pace, quando si discute «tra noi senza litigare, senza cercare di sopraffarci a ogni costo l’un l’altro con vana e puerile animosità» (ep. 238, 2.16, ndr)”.
«Se ami la pace, chiunque tu sia, abbi compassione di chi non ama quello che tu ami, di chi non possiede quello che possiedi tu. Se ami, possiedi la pace, puoi invitarne quanti vuoi alla partecipazione di questo possesso. Anzi, i suoi confini si allargano quanto più cresce il numero di coloro che la posseggono».
(Sant’Agostino, discorso 357, 1)
Essere costruttori di pace
Sant’Agostino raccomanda ai suoi fedeli di essere costruttori di pace, custodendo in se stessi la pace:
«Abbiate la pace tra voi, fratelli. Se volete attirare gli altri alla pace, abbiatela voi per primi; siate voi anzitutto saldi nella pace. Per infiammarne gli altri dovete averne voi, all’interno, la luce accesa»
(Discorso 357, 3)
“Non si può donare agli altri ciò che non si vive in prima persona”, conclude Padre Pasquale.
L’inquietudine ci stimola a cercare il Signore e a trovare pace
La Madre aggiunge che Sant’Agostino comprende come l’uomo si conosca solo in relazione con Dio. Allora prega: ”Che io conosca me, che io conosca Te”.
“Riconoscere se stessi, in quanto creature di Dio e accettare il limite, la precarietà della vita, il proprio peccato e riconoscere che tutto ciò che siamo in positivo, bontà, bellezza, verità, salute, viene dal Signore – continua – significa porre le basi per costruire la pace in noi stessi e aprirci alla relazione con Dio e con gli altri in modo positivo. L’inquietudine ci stimola a scoprire sempre meglio noi stessi e cercare veramente il Signore”.