Domenica delle Palme: il sipario di un’opera che ci fa crescere

Con la Domenica delle Palme si apre la Settimana Santa della Pasqua. A guidarci, per beneficiare a pieno del valore di queste giornate simboliche, le riflessioni di Padre Pietro Bellini, dei padri agostiniani di Cascia.

L’ora è giunta

Ora l’anima mia è turbata, che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome

Vangelo di Giovanni 12 27-28

I Vangeli ci dicono che nell’ultimo periodo della predicazione di Gesù il rapporto tra lui e i suoi avversari (scribi e farisei) era arrivato a un punto di rottura. Tale, che Gesù era costretto a misurare parole, gesti e spostamenti.

Verso la festa della Pasqua ebraica, Gesù era consapevole che “la sua ora era arrivata”. Ma allo stesso tempo era deciso a portare a termine a tutti i costi la missione che il Padre gli aveva affidato: dare la propria vita per la salvezza dell’umanità. Perciò, come ci racconta Giovanni, termina la sua frase rivolgendosi a Dio, come a dire: “Padre fai vedere ciò che sei capace di fare…”.

Ingresso a Gerusalemme

Gesù inventa un ingresso trionfale nella città santa, simulando, in modo provocatorio, il trionfo che la città di Roma organizzava per il rientro dell’Imperatore dalla guerra, circondato dalle truppe vincitrici in armi. Ma alla rovescia. Al posto del cocchio trainato da cavalli, un asinello.
Al posto del soldati esultanti per la vittoria con le armi levate in alto, una ‘grande folla’, venuta per la festa, che gli andò incontro con rami di palme gridando: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore’.
Al posto dell’Imperatore, con il capo cinto di una corona d’oro e pieno di orgoglio per la sua impresa bellica, un umile Gesù, contento di quella povera gente che lo circondava di affetto e di incoraggiamento.

Una trappola di Dio al Maligno

Con una grande differenza: l’Imperatore trionfa solo se ritorna da vincitore; ma Gesù trionfa prima ancora del combattimento finale: sa che il Padre ha reso una trappola micidiale al Maligno.
Il Maligno prevede che eliminato Gesù, l’umanità intera, già sua preda, sarà per sempre sua. Ma si sbaglia di grosso: quando comincerà a esultare per essere riuscito a uccidere l’uomo Gesù, si accorgerà che, con l’imprevista Risurrezione Gesù, la sua preda, e con essa tutta l’umanità, gli sfuggiranno per sempre. Dio ha vinto: Gesù ascende alla gloria del Padre e l’umanità sarà salva per sempre.

Rievocazione drammatizzata della storia dell’uomo

Se così è stato, e così è, la Settimana Santa è e va vissuta come una rievocazione drammatizzata di tutta la storia dell’umanità e della salvezza operata da Dio.

Di fatto tutta la liturgia è impostata come un dramma, con poche preghiere e invocazioni, ma con molto ascolto della Parola di Dio (lettura della passione, letture del sabato santo…), con gesti e cerimonie che chiamano alla partecipazione attiva tutti (processioni, fuoco, candele distribuite a tutti, lavanda dei piedi, adorazione della croce…).

Le cerimonie religiose dei giorni della Settimana Santa ci coinvolgono in maniera straordinaria, aiutandoci a crescere:

  • riguardo alla fede in Dio e nel nostro redentore Gesù, troppe volte in crisi;
  • riguardo alla nostra coscienza, che passa volentieri da un eccesso all’altro, e che stiracchiamo, secondo le nostre convenienze, come fosse il mantice di una fisarmonica;
  • riguardo alle nostre pene e sofferenze, alle quali non sappiamo dare una valenza positiva, rimanendone spesso oppressi e schiacciati.

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