Undicesimo Giovedì: la violenza soffoca l’amore, la fede lo libera

La violenza è figlia di un amore malato, retaggio di una cultura patriarcale arcaica, in cui la donna, in caso di mancato assoggettamento fisico e psicologico, finisce con l’essere annientata e “punita”. In queste tristi situazioni, alla vittima non è riconosciuto alcun diritto, né dentro, né fuori il rapporto”.

Esordisce così Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Cascia, nel guidare la nostra riflessione in occasione dell’11° Giovedì di Santa Rita, in cui vogliamo affrontare il tema della violenza sulle donne e dei femminicidi, episodi sempre più ricorrenti tra le mura domestiche.

Come spiega Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del nostro monastero, “se non si abbraccia una logica cristiana della vita, come ha fatto Santa Rita, per cui Dio è la Sorgente di vita e di amore, di luce e calore, di gusto e di sapore, si può cadere in quella dinamica in cui le donne possono diventare delle vittime, alla ricerca continua di surrogati che soddisfino il loro bisogno d’amore”.

L’esempio di Santa Rita

In una società per molti aspetti diversa, più difficile e meno sensibile di quella attuale, Rita ha dovuto combattere gli usi del tempo, rifiutando la violenza con cui anche suo marito agiva. 

È guardando al Crocifisso – sottolinea la Priora – che Santa Rita ha trovato la forza di prendere consapevolezza e affrontare il tema della violenza non solo nella sua famiglia, ma anche nella sua città, intraprendendo soluzioni nuove”.

Le fa eco il Rettore: “L’immensa fede nel Signore, il suo amore per Paolo e la sua capacità di far leva sugli aspetti positivi della personalità del marito, la sua umile perseveranza e inesauribile pazienza, le hanno consentito di costruire giorno dopo giorno una relazione diversa”. 

La via con cui Dio risponde alla violenza

Secondo la Priora, si tratta di partire “dal ‘principio’, quando Dio ha creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza, ponendolo al vertice della creazione stessa, creandolo maschio e femmina, perché si aiutassero e completassero a vicenda. In quest’armonia Dio, l’uomo, la donna, il creato, le relazioni avevano un equilibrio in un amore libero e disinteressato. L’uomo e la donna, dopo essere stati tentati dal Male, hanno perso la relazione vitale con Dio. Di conseguenza sono emersi sentimenti negativi ed egoistici quali: l’inquietudine, il sospetto, la diffidenza, la frustrazione, l’inganno, l’invidia, la gelosia, che soffocano l’amore vero che cerca il bene dell’altro”. 

“Il rimedio che Dio ha pensato per ricreare l’umanità – continua – è stato di inviare il suo Figlio, che si è fatto uomo in Maria, divenendo così ponte tra Dio e l’umanità, tracciando una nuova via fondata sul dono e sull’amore verso l’altro”.

Conclude il Padre Rettore: “Nella stessa famiglia di Rita non saranno mancati gli screzi e le incomprensioni, ma alla fine i due coniugi, insieme, hanno saputo scegliere una via differente, ponendo al bando ogni forma di violenza. Rita è segno di speranza e di fiducia per la costruzione di una relazione duratura nella verità e nella pace”.

GUARDA QUI LA MESSA DELL 11° GIOVEDì DI SANTA RITA

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