Vivere la sofferenza

Il 24 gennaio scorso sono stata ricoverata d’urgenza in ospedale per un aneurisma cerebrale… ero in pericolo di vita. Prima di perdere i sensi ho chiamato ed implorato Santa Rita di non farmi morire, di aiutarmi a guarire e tornare a casa dai miei due figli, che avevano già perso, per un incidente in montagna, il papà. Santa Rita mi ha graziato e dopo quasi due mesi sono tornata dai miei cari. Lo stesso dottore che mi ha operata al cervello ha detto che c’è stato un intervento divino.

Mariangela dalla Svizzera

Questa è la testimonianza che Maurizia Di Curzio, assistente al servizio di ascolto del monastero, ci racconta nell’ultimo numero della nostra Rivista Dalle Api alle Rose.

Il potere della fede nella sofferenza

Partendo dalla storia di Mariangela, Maurizia guarda alla vita di ognuno di noi, perché tutti viviamo esperienze e situazioni di dolore. “Non bisogna chiedersi come evitarle – scrive – ma cosa fare per far nascere dei frutti. La fede non è un modo per evitare in maniera scaramantica le esperienze negative della vita, ma è il modo attraverso cui quelle esperienze possono essere decisive per una vita ancora più profonda”.

Restare vicini a Dio

La fede ha il potere di farci vedere oltre il dolore, perciò è essenziale, così come rimanere vicini al Signore, soprattutto quando soffriamo. “Rimanete in me ed io in voi”, così leggiamo nel Vangelo di Giovanni (Gv 15,4).

“Rimanere – ci dice ancora Maurizia – è un verbo decisivo, è sinonimo di dimorare…è come dire aspetta qui davanti a me, ti sto facendo più bella di quello che sei, ti sto plasmando per il tuo bene, per la tua felicità. Il Signore ci chiede, quindi, di rimanere nel Suo Amore”.

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