Tredicesimo Giovedì di Santa Rita: la preghiera di supplica, salvezza nella fede

“La vita ci riserva momenti di felicità, di gioia, di entusiasmo, ma anche di dolore, di sofferenza, di sbandamento. Sono come un fulmine a ciel sereno: il dolore ci supera e ci schiaccia. In questi casi, o alziamo gli occhi al cielo, o entriamo nella disperazione che può portarci a fare, anche, dei gesti insani. Prostrarsi davanti a Dio nel dolore riconoscendolo come Padre buono, il solo capace di portarci salvezza, certi del suo amore per noi, ci permette di attraversare ogni dolore. Ma è necessario il salto della fede, per passare dal sentire al credere”.

Così Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del nostro monastero, commenta in merito alla supplica, il tema del nostro tredicesimo appuntamento settimanale con il percorso spirituale sulla preghiera, in occasione dei 15 Giovedì di Santa Rita.

“Abbandonarsi alla sua volontà, ci aiuta a rimanere nell’umile serenità, a tenere lontana la disperazione – prosegue – Come ci insegnano i salmi, la nostra angoscia che si fa supplica, va vissuta nella fiducia, nella certezza che tutto è sotto controllo, che Dio non solo ascolta e vede il nostro dolore, ma anche provvede, perché come ci dice San Paolo nella lettera ai romani ‘tutto concorre al bene di coloro che amano Dio’”. 

Noi non bastiamo a noi stessi

“Signore ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido di aiuto… Quando ti invoco, presto, rispondimi! “

(Sal 102 [101], 2.3)

“Tra le diverse forme di preghiera, quella della supplica è la più congeniale all’uomo, perché scaturisce da una implorazione di aiuto, da una richiesta insistente che ci spinge ad invocare e supplicare Dio”, interviene Padre Pasquale Cormio, Rettore del Collegio “Santa Monica” di Roma, per poi continuare: “La preghiera dei salmi documenta in molti casi questa vera e propria “lotta” che deve intraprendere chi prega, allo scopo di sollecitare l’intervento di Dio nella vita o nella storia”

Proprio con la preghiera di supplica noi manifestiamo la nostra dipendenza da Dio: in quanto creature, non siamo noi padroni della nostra vita e abbiamo bisogno dell’aiuto che viene dall’alto. 

Noi non bastiamo a noi stessi – sottolinea il padre agostiniano – I santi ci aiutano ad attraversare l’oscura notte della fede: se l’aridità spirituale li spinge a lamentarsi del silenzio di Dio, è pur vero che essi non si stancano di supplicare, non perdono la certezza della presenza di Dio nel tempo della prova. 

La preghiera va accompagnata dalla fede e dalla mitezza

Secondo Padre Cormio, “Dio insiste sul fatto che la nostra preghiera sia sostenuta dalla fiducia e dalla perseveranza. Una  perseveranza che si alimenta con una fede umile e semplice, coltivando la fiducia nella paternità di Dio, che esaudisce il grido dei suoi poveri. A volte è proprio il venire meno della fiducia in Dio Padre che ci fa desistere dal pregare”. 

Alla perseveranza deve accompagnarsi un’altra virtù: la mitezza. 

“Il credente non può mai essere aggressivo nei riguardi di Dio – precisa Padre Cormio – La preghiera può essere sì gridata a Dio, giorno e notte, ma mai con arroganza e prepotenza, perché Egli sa ciò di cui abbiamo bisogno. Agostino insegna che «la necessità di chiedere l’aiuto l’abbiamo imparata per grazia di Dio». Le frequenti preghiere ci ottengono la consolazione dell’aiuto divino, la conoscenza e la dolcezza del bene da compiere, il dono della perseveranza che ci assicura la nostra salvezza”.

Rimanere saldi nelle prove per dilatare il cuore

Se Dio ha intenzione di esaudire le richieste dei suoi figli, perché non lo fa prontamente? Perché attendere e supplicare? 

“Dio ti tiene in serbo ciò che non vuol darti presto, affinché anche tu impari a desiderare grandemente le cose grandi” 

(Sant’Agostino serm. 61, 5.6). 

Attendere i beni richiesti e rimanere saldi nelle prove non costituiscono per noi un tempo perso, ma concorrono alla purificazione della preghiera, a renderla più ardente e a dilatare il cuore alla carità per accogliere Dio, l’unico bene necessario”, commenta il padre agostiniano.

“La tua fede ti ha salvato”

Quante volte ci siamo rivolti a Dio come unico rifugio, unica speranza e abbiamo sperimentato la sua salvezza! E se, anche, non siamo stati esauditi come volevamo, quell’esperienza ci ha arricchito e in qualche modo rafforzato. 

Così conclude la Madre: “Invece,  il dolore vissuto senza preghiera porta alla disperazione, indurisce il nostro cuore, distrugge la nostra vita, soffoca la speranza, ci allontana dalla carità immergendoci nell’egoismo. Ogni tipo di sofferenza, fisica, spirituale, morale, ci fa toccare con mano la nostra condizione di creature fragili e bisognose. Non possiamo evitare le avversità né superarle senza un Aiuto più grande di noi. Lottiamo, dunque,  abbracciati a Lui. La nostra preghiera sia sempre piena di fiducia. Chiediamo sempre, nei momenti difficili di aumentare la nostra fede per sentirci dire: ‘ La tua fede ti ha salvato’”.

GUARDA QUI LA MESSA DEL 13° GIOVEDì DI SANTA RITA

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