Sull’esempio di Santa Rita, facciamo la pace

Santa Rita ha testimoniato con la sua vita “la trasformazione creativa e pacifica del conflitto”, senza cadere nel dramma della violenza, dopo l’assassinio di suo marito, ma mutandola nel “profumo delle sue rose” e diventando così esempio di pace. Questo l’invito che nasce dalla nostra amata Santa e che, in questi tempi di guerra, vi riproponiamo nel primo piano “Facciamo la pace” della rivista “Dalle Api alle Rose” di novembre e dicembre.

Nel nemico c’è una persona

La pace come il “primo volto dell’utopia, cioè un’utopia possibile, che nel cuore degli uomini attrae e realizza civiltà nuove”. Questa la visione di Franco Vaccari, presidente dell’organizzazione Rondine Cittadella della Pace”, nella prima intervista.

Riconoscendo in Papa Francesco e in tutti i pontefici dei maestri in questo senso, con l’istituzione della Giornata mondiale della Pace, Vaccari approfondisce il metodo Rondine, esperienza consolidata in 25 anni di attività, che propone la “trasformazione creativa del conflitto”.

Nella Cittadella della Pace coppie di giovani che sono “nemici”, rappresentanti di Paesi in guerra oppure che lo sono stati, si incontrano fisicamente nello Studentato Internazionale – World House e, attraverso un percorso da fare insieme, scoprono che persino il nemico altro non è che una persona: al di là delle differenze, esiste sempre una comune umanità, da trasformarsi in un nuovo impegno di pace.

L’altra metà del foglio

Un bambino della quarta elementare di una scuola di Venezia ha disegnato mezzo volto in bianco, solo con il tratto, su fondo azzurro come il cielo, scrivendo in alto “senza di te non posso continuare”, invitando un bambino di Sarajevo a completare il suo disegno. Questo il senso dell’associazione “Venezia Pesce di Pace”, fondatada Nadia De Lazzari che, nel 1992, cominciò a fare la spola tra Venezia e Sarajevo, allora sotto le bombe della guerra, e che è la protagonista della seconda intervista.

Negli anni, il suo obiettivo è stato quello di trasportare nella capitale della Bosnia Erzegovina beni di prima necessità, ma soprattutto “portare la felicità” ai bambini, attraverso lo scambio di fogli disegnati a due mani, tra una sponda e l’altra dell’Adriatico, per costruire ponti e la pace possibile. Con i bambini di Venezia che disegnavano solo cose belle, per lanciare un segno di speranza ai loro amici al di là del mare.

SFOGLIA LA RIVISTA DI NOVEMBRE – DICEMBRE

Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua mail per restare sempre aggiornato su tutte le novità e le iniziative del Monastero.