“La nostra vita è qui e non altrove perché c’è stato un appello che ci ha smosso, ossia la relazione con Dio, che ci ha portato in una comunità dove immediatamente è stato necessario avere relazioni con altri, all’interno delle quali ci mettiamo in gioco, con quello che siamo. Il nostro scopo allora non è esprimere noi stesse, anche se accade, ma imparare ad amare”.
È racchiuso in queste poche frasi il senso della scelta della vita monastica per le 13 claustrali, per lo più giovani, del Monastero agostiniano Sant’Antonio da Padova di Pennabilli, in provincia di Rimini, tra le pendici romagnole, sulle rocce di una rupe, come raccontato nella rivista “Dalle Api alle Rose” di gennaio-febbraio, dopo un’intervista collettiva con alcune di loro.
Donne in trasformazione
Una comunità in cui si conduce una vita monastica essenziale, tra preghiera, lavoro e studio, ma in un dialogo fecondo con la contemporaneità. Ecco allora che la loro vita non è immobile, ma l’esistenza di donne in trasformazione, la cui “scommessa è quella di mettersi in gioco, a partire dal punto di vista relazionale, per cui puntiamo a vivere reali amicizie fra di noi”, accogliendo l’unicità di ciascuna.
Una vita monastica in cui “le decisioni vengono prese insieme, a livello capitolare, in modo che nessuna si senta esclusa. La Priora poi si incarica di mettere in atto le decisioni del capitolo”.
Le attività
Dall’arte e competenza artigianale di alcune sorelle, sono derivate le attività principali della comunità: falegnameria e laboratorio di vetrate artistiche, mentre Suor Elena continua a scolpire, professione che esercitava ancor prima di entrare in monastero, realizzando opere importanti disseminate nel mondo e all’interno del monastero.
Un ruolo centrale è rivestito dall’ospitalità, con la foresteria: tre strutture ricettive in cui accogliere chiunque voglia vivere un’esperienza di silenzio, preghiera e incontro con la comunità.
L’interesse per l’umano
Considerando che l’interesse comunitario riguarda l’umanità, grande attenzione viene riservata alla politica,e allo studio, con la possibilità di un percorso personalizzato, vissuto come “una delle strade per la ricerca di Dio e dell’uomo”.
Mentre in passato esisteva una forte disparità nella formazione teologica tra preti e suore, oggi per loro “è importante, come donne, avere identici strumenti, nella Chiesa e nella società”.