La vocazione è il coraggio di scoprire il progetto di Dio per te

Nell’ottavo giovedì, vediamo Santa Rita consacrarsi a Dio, diventando monaca agostiniana. Così scopre la sua vocazione: continuare ad amare sopra ogni cosa. Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, riflette sulla scelta di Rita e su cosa questa dice a tutti noi, quando siamo davanti a decisioni e cambiamenti importanti.

La vita è una risposta

“Cercare la propria vocazione – dice il Rettore – vuol dire scoprire ciò a cui siamo chiamati da Dio, che ci ha creati, voluti e amati da sempre. Lui ci ha donati ai nostri genitori perché si prendessero cura di noi aiutandoci a realizzare la nostra vocazione, non ci ha pensati come fogli bianchi, ma come unici e irripetibili. Perciò il Signore conosce i nostri limiti e le nostre potenzialità, le fragilità e il dono che siamo. Per tutti noi ha un progetto, che possiamo scoprire parlando con Dio, attraverso fede e preghiera.

Ci sono sempre prove da superare

“Rita ha vissuto le sue scelte – ricorda Padre Luciano – chiedendosi a cosa Dio la chiamava: ha custodito quel progetto d’amore, nel quale solo Lui poteva accompagnarla. Ma, per entrare in monastero prima ha dovuto portare pace intorno a sé. Infatti, se non hai la pace dentro non potrai certo vivere una nuova vita. Lei è stata in prima fila e c’ha messo la faccia, le parole e il cuore. Così, mentre per tutti la pace era impossibile, la fede di Rita, le sue capacità, l’intercessione dei santi che amava, hanno aperto le porte allo Spirito di Dio per la riconciliazione”.

Non si può scappare dal mondo, ma scegliere di amarlo di più

“Decidere di consacrarsi a Dio in un monastero di clausura – osserva il Rettore – è una decisione coraggiosa, che si prende solo se stai sperimentando nel cuore un amore per Dio che non sai contenere. Sarebbe sciocco pensare che una donna così coraggiosa come Rita, a 36 anni, scelga il monastero per scappare dal mondo delusa da tutto. Un monastero è sempre il cuore di una cittadina. Un luogo di aiuto e preghiera, in cui tante persone consegnano le proprie pene, cercando consiglio e conforto. Rita, allora, entra in monastero perché ama la vita, ama la sua gente, non vuole smettere di amare, ma vuole anzi offrire tutta se stessa”.

Imparare a lasciarsi plasmare dal Signore

“Rita – conclude il Rettore – invita tutti noi a gettarsi come lei nella fornace ardente dell’amore di Dio per lasciarsi riplasmare. Così, da sposa e madre di famiglia, lei è arrivata ad essere ancora adesso madre e sorella di ognuno di noi. Una famiglia che non ha confini, se non quelli dell’infinito amore di Dio”.

DOMANI 31 MARZO ALLE 17:00 PARTECIPA IN DIRETTA ALLA CELEBRAZIONE SOLENNE DELL’8° GIOVEDÌ DI SANTA RITA

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