La maternità di Rita e Teresa

Parlare di maternità riferendosi a una suora può sembrare un paradosso. Ma l’essere madre, e non solo coi suoi figli biologici, per Santa Rita è stato il senso di tutto, perché è stata sempre capace di dare vita. Ancora oggi, come una mamma, si dona a tutti noi figli, ci ascolta e ci ama, facendo in modo che nessuno si senta solo. Ogni donna è madre, perché nel corpo o nello spirito, sa accogliere l’altro. Questo ha imparato da Rita la Fasce, che per tutti era ed è la “Madre”. Infatti, ha saputo far fruttare il dono di Dio che sta nell’istinto all’amore, verso le monache, verso i cittadini di Cascia e le Apette, le bambine a cui ha donato tutta se stessa.

Alveare di Santa Rita: nato dall’amore

Il 24 settembre 1938, festa della Madonna della Mercede, si presentò al monastero una donna con una bambina che non poteva allevare data la sua estrema povertà, quindi la lasciò alla Madre Fasce. La situazione economica era difficile: le spese per la Basilica pesavano non poco, ma la Madre non dubitava dell’aiuto di Dio. Ella accettò la bambina, anzi ne accolse altre, creando così quello che chiamò Alveare di Santa Rita. Da qui il nome di “Apette” con cui ancora oggi sono conosciute le bambine e le ragazze che le monache accolgono e che arrivano da famiglie in difficoltà economica o sociale. La Fasce fu madre amorosa di quelle bambine che trovarono nel monastero amore, istruzione e formazione spirituale. Non solo ne seguiva continuamente la crescita, ma secondo le testimonianze, quando stava in mezzo a esse per giocare “si faceva bambina con loro”. 

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