Inizia l’Avvento, attesa del Natale

Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell’umanità oppressa dal male e apri i nostri cuori alla speranza, perché attendiamo vigilanti la venuta gloriosa di Cristo

Dalla liturgia

Domenica 28 novembre inizia l’Avvento, ovvero il tempo che ci conduce al Natale. È un tempo di attesa, quindi, ma non significa che dobbiamo restare fermi, anzi l’Avvento ci chiama a tenerci pronti per rendere presente l’incontro con Dio, al quale dobbiamo andare incontro noi stessi.

Attendere è un esercizio di sapienza, perseveranza e pazienza” – dice Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia – che richiede un grande dominio di sé e il dono della fedeltà e della perseveranza. Un’attesa che ci porta a Cristo Gesù, germe e pienezza della nuova umanità”.

Impariamo da Maria

Il Rettore suggerisce di guardare alla Madonna per imparare come essere in attesa. “La vergine Maria ci insegna l’attesa in tutte le sue dimensioni. Come donna e madre, ha incarnato in se l’attesa di un figlio e, allo stesso tempo, l’attesa di Dio. In lei entrambe le attese sono coincise: quella dell’adempimento della volontà di Dio e del desiderio di incontrare il Suo volto, insieme all’attesa di un figlio e del suo mistero che cresce nel corpo, ossa delle tue ossa, carne della tua carne”.

Qual è il senso dell’attesa?

Anche nella quotidianità, non aspettiamo mai senza attendere l’arrivo di qualcosa o qualcuno. Così è anche per l’Avvento che – specifica Padre Luciano – “è anche tempo di guardare oltre, di fissare lo sguardo sulla meta e sul senso della vita. Un senso che è attesa dell’incontro con Dio, attesa di un amore eterno, di quella ‘sazietà insaziabile’ di cui parla Sant’Agostino, di stabilità e di pienezza, di comunione e gioia senza fine”.

Pronti ad accogliere la meraviglia

Avvento è infine stupore – ci ricorda il Rettore – di un incontro inaspettato con Dio che si fa bambino, che si fa pace, umiltà, infinita tenerezza. Solo un cuore assetato e inquieto può vederlo e scoprire così che nel mistero della propria carne, della propria persona, è già presente l’immagine di Dio”.

“La stessa liturgia porta colore ai nostri giorni, ci strappa dalla monotonia e dal grigiore in cui potremmo cadere, per insegnarci a vedere la novità dello Spirito”.

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