Essere veri amici ripartendo dalle relazioni

Già da qualche tempo, nel rispetto delle regole per la sicurezza e la salute, finalmente possiamo incontrarci. Questa rinnovata e preziosa possibilità, che tanto ci è mancata, è occasione per riflettere su come creare delle relazioni di qualità, per noi e per gli altri.

La mancanza di relazioni ci rende schiavi

Spesso mettiamo in secondo piano l’amicizia e usiamo le persone solo quando ne abbiamo bisogno. Così ci comportiamo come il servo che fa quel che deve per avere qualcosa in cambio, senza interessarsi di nessuno.

L’amicizia, invece, ci impone di usare il nostro tempo per ascoltare l’altro, conoscerlo e accettarlo, con pregi e difetti. Essere amico e non servo, vuol dire mettersi in gioco, esporsi, farsi conoscere davvero, confidarsi.

La regola dell’amicizia è Amare

Potrà sembrare strano, ma come tutte le cose anche l’amicizia ha una regola alla base. E se questa viene meno, l’amicizia finisce, o è fasulla. Qual è? Ce lo dice Gesù: “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando… amatevi gli uni gli altri”.

Amare è l’unico imperativo che Gesù ci comanda di seguire. Lo fa perché non è mica facile amare. Amare non è scontato. Amare è intuitivo, ma non automatico. Bisogna applicarsi. Bisogna sacrificarsi. Amare qualcuno significa rispettarlo, accettarlo, conoscerlo e riconoscerlo, ma anche farsi conoscere e riconoscere.

I 3 verbi dell’amicizia: vedere, toccare e ascoltare

La prima cosa che ci serve è vedere, spalancare gli occhi, accorgersi di ciò che sta vivendo l’altro. Poi dobbiamo toccare, sporcarci le mani: una mano sulle spalle di qualcuno dice più di molte parole.
E, infine, ascoltare il grido dell’altro e decidere di esserci, di amarlo.

Mettiamoci in discussione e viviamo la parabola del buon samaritano: “N’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite […]si prese cura di lui” (Luca 33-34).

Così dice un articolo pubblicato recentemente sulla nostra rivista Dalle Api alle Rose.

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO
SU DALLE API ALLE ROSE

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