In barca per superare i pregiudizi sulla disabilità: la storia di Lorenzo
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Con Santa Rita “Il futuro è rosa”: a Natale doniamo speranza alle persone con disabilità intellettiva e autismo
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La Beata Fasce segnò la storia fino alla fine: tra malattia, guerra e voto alle donne
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La santità non nasce nel Cielo ma sulla terra
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Con il Cioccolario il Natale è ancora più dolce
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Tutta la vita del cristiano è un santo desiderio
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“Aiutami a Pregare”, il libro delle monache di Santa Rita per riscoprire la preghiera
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La Pace in Terra dipende anche da noi: scopri Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre
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La speranza che ci portano i defunti è piena di immortalità
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Siamo “tutti Santi”! Anche tu puoi essere un capolavoro dello Spirito Santo
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Oggi, vogliamo celebrare la Giornata internazionale delle persone con disabilità condividendo la storia di Lorenzo, di Napoli. Lo facciamo raccontandovi il “salto quantico” della sua vita, realizzato tramite il canottaggio.
Un vero campione di speranza
Alla nascita, a causa di un grave ritardo psico motorio e una malattia rara, per Lorenzo si prospettava una vita senza nemmeno la capacità di sorridere… Oggi, lui ha 30 anni e non solo non smette mai di ridere, ma è molto dinamico, socievole e pur parlando con difficoltà trova sempre il modo di comunicare, arrivando al cuore delle persone. Ed è arrivato anche al nostro, tramite suo padre Massimo.
Lorenzo è uno dei 30 ragazzi, tra i 12 e i 45 anni, che la Fondazione Santa Rita da Cascia ha voluto fortemente sostenere, tramite l‘Associazione Accademia del Remo di Napoli, che garantisce un’occasione unica e concreta di inclusione, crescita, autonomia e sviluppo attraverso lo sport del canottaggio.
È la nostra forza, il nostro sorriso
“Abbiamo sempre cercato di integrare Lorenzo nella società, di dargli autonomia e di permettergli di vivere una vita piena – ci ha detto Massimo, il papà – tuttavia, la realtà napoletana è difficile. Non esistono strutture pubbliche organizzate per sostenere ragazzi come Lorenzo, quindi la maggior parte degli interventi a suo favore sono stati supportati da noi, con grandi sacrifici economici e di tempo. Lorenzo ha provato a fare anche altri sport, poi, nel 2017, abbiamo conosciuto l’Accademia del Remo, che Lorenzo frequenta 2-3 volte alla settimana, in base al calendario delle gare, con risultati straordinari”.
Massimo e Lorenzo
“Frequenta l’Accademia con grande gioia, non salta nemmeno un allenamento. Soprattutto è cambiato il suo essere, il suo modo di rapportarsi agli altri. Sente moltissimo il senso di squadra e di appartenenza. E poi interagisce di più anche con noi, ci racconta quello che gli succede… tutto questo è semplicemente straordinario!“.
“Il fatto di dover stare in una barca piccola impone parecchia disciplina ai ragazzi. La prima volta ho pensato che Lorenzo sarebbe caduto, invece sta in barca come gli altri ragazzi. Dover seguire la remata dei compagni, senza andare fuori tempo, gli ha insegnato la coordinazione e altre capacità. E queste impattano sulla vita anche fuori, infatti Lorenzo ha acquisito il senso dell’equilibrio, riesce a percepire meglio il suo corpo, cammina meglio. Ha addirittura imparato ad andare con la bicicletta, seppur con le rotelle”.
“Inoltre – conclude Massimo, parlandoci dei benefici del canottaggio come terapia – Giuseppe Del Gaudio (due volte campione del mondo di canottaggio, che è il fondatore dell’associazione e allenatore dei ragazzi, insieme a dei collaboratori, ndr), non si pone limiti, che in effetti Lorenzo ha dimostrato non avere, e questo è straordinario, in quanto è riuscito a fare cose che mai avrei pensato. È una gioia!”.
Un’isola in un mare di difficoltà
“L’unico dispiacere – ribadisce Massimo – è che nel sud Italia esistono poche realtà come questa. L’Accademia del Remo è un’isola. A Napoli, città di mare, i circoli nautici importanti non accolgono persone con disabilità“.
“L’Accademia del Remo, come Associazione, non ha una sede sul mare o sul lago. La sede è una palestra in un centro a Soccavo, un quartiere di Napoli, dove i ragazzi hanno iniziato ad allenarsi, attraverso attrezzi simili a dei vogatori e da poco vanno anche in barca, sul lago Patria, che è abbastanza lontano. Per noi genitori è uno sforzo accompagnare Lorenzo, in quanto lavoriamo entrambi. Ogni genitore accompagna il proprio figlio, a volte ci organizziamo in gruppo. Non è facile, però lo facciamo volentieri, è la nostra vita”.
Avere un van ci ha dato una speranza concreta
Il sostegno della Fondazione Santa Rita, che vuole offrire all’Associazione la possibilità di avere un van che accompagni i ragazzi nelle trasferte e la copertura dei costi per i collaboratori necessari alle attività, sarebbe “davvero un passo avanti enorme“, dice Massimo.
“L’Associazione è completamente autofinanziata e noi genitori collaboriamo in tutte le spese, ma per molti non è possibile partecipare a tutte le gare, che si svolgono soprattutto al nord, dove ci sono i circoli più belli. Inoltre, per Lorenzo, ma sono certo che questo valga anche per tutti gli altri, lo stare insieme, nello stesso mezzo di trasporto, vivere in simbiosi anche l’esperienza del viaggio, magari in autonomia e senza i genitori (per chi può) è un’esperienza straordinaria!”.
“Il vostro sostegno per questo Natale è il regalo più bello – ha concluso Massimo – Grazie a tutti coloro che doneranno”.
GRAZIE anche da parte nostra… sei tu la nostra speranza!!
Unisciti anche tu alla raccolta fondi natalizia della nostra Fondazione Santa Rita da Cascia in favore dei più fragili. In particolare sosterremo due innovativi progetti di ippoterapia (Ravenna) e canottaggio terapia(Napoli), che garantiscono inclusione, autonomia e normalità a 60 bambini, ragazzi e giovani adulti con disabilità intellettiva, tra cui l’autismo.
Donare speranza e un futuro rosa a chi ha bisogno d’aiuto. In particolare cambiando lo sguardo sulla disabilità intellettiva e l’autismo, per una reale inclusione attraverso lo sport.
Con questa missione la Fondazione Santa Rita da Cascia ha lanciato la sua campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi di Natale. “Il futuro è rosa”, per sostenere i fragili.
L’obiettivo è raccogliereoltre 170mila euro per due progetti in cui una pratica sportiva, ampiamente usata come terapia complementare, viene declinata in maniera diversa.
Presso il Villaggio Lakota di Ammonite, nella campagna ravennate, l’ippoterapia diventa equitazione integrata, in quanto non prevede la presenza di psicologi, fisioterapisti e medici, ma si basa unicamente sulla competenza dell’istruttrice, una sportiva che unisce la conoscenza della disabilità alla profonda esperienza del cavallo, ai fini dell’inclusione.
Presso la realtà dell’Accademia del Remo di Napoli, una pratica ludico-sportiva come il canottaggio diventa, con un approccio medico-scientifico, una vera terapia e uno sport praticato a livello agonistico.
Per te il Vademecum 2025, per un anno di speranza
Chi donerà speranza, sostenendo i più fragili e la disabilità, riceverà a sua volta speranza, con il Vademecum 2025, in un percorso per mantenerla viva durante tutto l’anno.
Si tratta di un prezioso strumento che potrà essere utile ogni giorno per annotare appuntamenti, riflessioni e propositi. Insieme a date importanti della comunità e messaggi ispiratori delle monache, che nel 2012 hanno creato la Fondazione per rendere più strutturata la solidarietà. La donazione minima richiesta per il vademecum è di 18 euro.
La Priora: “Rendiamo reale la speranza di Santa Rita, per riscoprirci più umani, aiutando gli altri”
“In attesa del Natale e del nuovo anno, nell’epoca di disumanizzazione che stiamo vivendo, vogliamo invitare tutti a vivere il 2025 coltivando ogni giorno la speranza, per sé e per gli altri, guardando così al futuro con occhi nuovi. Commenta Suor Maria Rosa Bernardinis, Presidente della Fondazione e Madre Priora del Monastero. “Chi dona permette alla Fondazione di rendere a sua volta reale la speranza che Santa Rita incarna, in sostegno dei più fragili, attraverso i suoi progetti di solidarietà. Una speranza che andrà a supportare in particolare bambini e giovani con disabilità intellettiva, tra cui l’autismo, permettendo loro una reale inclusione attraverso lo sport. Il vero problema sono i pregiudizi e l’incapacità di guardare oltre le etichette che persistono nella nostra società. Spesso, vediamo solo i loro limiti, senza considerarli come essere umani con la loro unicità e le loro potenzialità da rendere reali, offrendo loro le stesse opportunità dei loro coetanei, in modo che si sentano parte integrante e attiva della comunità”.
Lo sport è di tutti
I progetti testimoniano concretamente questo approccio, permettendo ai bambini e giovani adulti cui sono destinati di esprimersi, integrarsi e sviluppare nuove abilità, in contesti economici spesso difficili. Presso il Villaggio Lakota di Ammonite, l’ippoterapia ha già aiutato Elena, 16 anni, a superare la paura degli animali. E Filippo, 14 anni, a sviluppare consapevolezza e maggiore autocontrollo. Nel quartiere napoletano di Soccavo, presso la realtà unica dell’Accademia del Remo, Lorenzo, 30 anni, ha sperimentato un “salto quantico” nel suo sviluppo personale.
I fondi raccolti dalla Fondazione mirano a sostenere i costi delle lezioni e del tondino – la struttura coperta sotto cui svolgerle in caso di freddo e pioggia – per l’ippoterapia, per un contributo triennale di oltre 139mila euro. Ai ragazzi del canottaggio si vuole invece destinare un van, per favorire i loro spostamenti in caso di allenamenti e trasferte per le gare. Oltre a sostenere i costi dei collaboratori, per un totale di 31mila euro.
“Gli ultimi anni della vita della Fasce furono molto difficili: oppressa da tanti mali, una pesantissima croce che lei amò fino in fondo, imitando Colui che l’aveva portata e vi era morto per amore nostro”.
In Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre, Mauro Papalini, storico del mondo agostiniano, conclude il suo racconto sulla figura della Beata Madre Maria Teresa Fasce riletta nel quadro storico e sociale del suo tempo, focalizzando quando la monaca sia stata protagonista e attrice attiva della sua storia, quanto della storia del 1900… fino alla fine dei suoi giorni…
Tra le sofferenze della malattia e della guerra, nasce una speranza
Il tumore che la affliggeva da 25 anni divenne ancora più pericoloso e si pensò ad un terzo intervento, ma il suo cuore ormai affaticato non lo avrebbe sopportato. Ella ebbe modo di mettere in pratica quelle frasi con cui ammaestrava le sue monache: “Chi non soffre non ama: le anime elette devono somigliare a Gesù Crocifisso”. Oppure: “Il nostro stemma è la croce e siamo ben liete di abbracciarla, specie quando è impressa in noi”.
Anche allora la grande storia entrò nel monastero e nella sua vita. Durante la II Guerra Mondiale la comunità monastica soffrì la scarsità di cibo, eppure ella non rinunciò a tenere le Apette, le allora orfane che dal 1938 aveva deciso di accogliere tra le monache, mentre alcuni le avevano consigliato di rimandarle fuori. Nel 1944, durante l’occupazione tedesca, le S.S. visitarono due volte il monastero facendo anche danni, ma la forte Abbadessa seppe respingerli con dolcezza e decisione che non ammettevano repliche.
Prima di tutto la dignità
Il 2 giugno 1946 la Madre volle partecipare al referendum istituzionale tra monarchia e repubblica (prima volta del voto alle donne) nonostante le sue critiche condizioni di salute (morirà il 18 gennaio 1947).
Non le sfuggì la portata storica di quel voto: la dignità della donna fu sempre una sua preoccupazione. Quel giorno fu un trionfo popolare che suggellava quarant’anni di vita religiosa della Fasce, la quale, con le sue iniziative per diffondere il culto a Santa Rita, cambiò radicalmente il volto di Cascia.
Cara Santa Rita, siamo al termine di questo anno. L’abbiamo trascorso attraversando varie storie, racconti, testimonianze, vite. Abbiamo avuto occasione di riflettere e di sperare. Tramite le testimonianze dei Tuoi devoti abbiamo ricevuto le ‘istruzioni’, ora sta a noi la decisione; arrivare nel ‘porto’ o naufragare?
Maurizia Di Curzio, assistente al servizio di ascolto del Monastero Santa Rita da Cascia, apre così l’ultimo numero della sua rubrica, Cara Santa Rita, sulla Rivista Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre.
La storia di Giovanna che è tornata a credere e a sperare
Giovanna ha scelto, l’hai riportata Tu a casa, come dice lei: la casa di noi tutti, la Chiesa dalla quale mancava da decenni. Ha saputo tornare a sperare e a credere, ha sentito che Tu camminavi al suo fianco e, tenendola per mano, donavi al suo cuore la forza per affrontare un grande problema che sua sorella gemella stava vivendo.
La realtà di Dio, a volte, ci appare distante; sono così tante le preoccupazioni che abbiamo su questa sponda della vita, che pensare alla presenza di Dio ci pare inutile; una perdita di tempo. Per Giovanna sei stata il ponte tra la terra e il cielo. I ponti sono strutture affascinanti, che con un balzo accorciano distanze e tempi, rendendo le due sponde comunicanti: anche se non vedo la sponda dall’altra parte, so che c’è. Allora, anche nelle durezze della vita e nella nebbia della fede, la sponda di Dio non è irraggiungibile e non scompare. Il ponte diventa così un segno di speranza.
Giovanna Ti scrive mentre si trova bloccata per un’alluvione nel paesino dove si era recata per il lavoro stagionale estivo. Riaperte le strade, perso il lavoro, tornerà nella sua città, ma è contenta per essere stata ascoltata da Te; sua sorella ha ricevuto il Tuo aiuto.
Impariamo ad essere dei ponti tra Cielo e Terra
Anche Giovanna ora sarà ponte tra chi cerca Dio e Dio stesso; è il compito difficile di ogni cristiano, per questo Lui ci fa dono dello Spirito Santo, così da poter essere ponti viventi. La santità è per tutti. Santi non si nasce si diventa. La santità non nasce lassù nel cielo, ma quaggiù sulla terra. Assumiamo la figura di ponti non solo con chi ci sta vicino, ma con chiunque incontriamo. D’altronde siamo alle soglie dell’anno giubilare; siamo “Pellegrini di Speranza”.
Quest’anno, rendi ancora più dolce il tuo Natale e quello dei tuoi cari, aggiungendo alle feste il gusto unico della solidarietà, con il Cioccolario, la tavoletta di cioccolato, al latte e fondente, che si trasforma in un calendario!
"Fare del bene non è mai stato così buono!"
Scegliendo il Cioccolario, infatti, con un contributo minimo di 9 euro per ogni tavoletta, puoi sostenere i progetti della Fondazione Santa Rita da Cascia dedicati ai più fragili, in particolare, al sostegno delle persone con disabilità intellettiva attraverso lo sport.
Cerca il Cioccolario sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre
Il Cioccolario è il gadget solidale dell’evento di raccolta fondi di Natale della Fondazione Santa Rita da Cascia, che vedrà impegnati tanti volontari e volontarie, con banchetti solidali allestiti presso piazze e parrocchie d’Italia.
Grazie alla loro preziosa presenza e alla tua generosità, la Fondazione, voluta e creata dalle monache di Cascia per trasformare i valori ritiani in progetti concreti di solidarietà, sarà in grado di sostenere tanti progetti per i più fragili in Italia e nel mondo, come le persone con disabilità intellettiva!
Ippoterapia e canottaggio terapia per persone con disabilità intellettiva
Tra i progetti sostenuti, in particolare ci sono quelli dedicati al supporto alle persone con disabilità attraverso lo sport: si tratta di due progetti, ippoterapia a Ravenna e canottaggio terapia a Napoli, che permetteranno in totale a 60 bambini, ragazzi e giovani adulti con disabilità intellettiva di vario tipo, tra cui l’autismo, di sentirsi inclusi, sviluppare autonomie e maggiore autostima.
A Ravenna, nella frazione di Ammonite, sosteniamo il progetto di ippoterapia dell’associazione Villagio Lakota. Qui, l’equitazione è un mezzo per garantire inclusione sociale, benessere e fiducia in se stessi.
A Napoli, nel quartiere periferico di Soccavo, sosteniamo l’Accademia del Remo, che attraverso il canottaggio porta tutti i benefici dello sport, come autostima, autonomia e sviluppo psicomotorio.
Perché lo sport è davvero per tutti e migliora la vita! A loro e anche a te!!
Su Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre, Suor Lucia Solera, monaca agostiniana del Monastero di Rossano in Calabria, ha scelto di chiudere la rubrica Tracce di Rita, incentrata sulla preghiera in chiave ritiana, con una domanda…
Rita, Sorella nostra, cosa ti ha sostenuto nelle tue vicende? Insomma: quale succo ci consegni da tutta la tua storia?
Forse Rita ci risponderebbe così: “Da una parte c’erano le mie aspettative, i valori in cui credevo: la famiglia, la concordia, la pace, la fede, la consacrazione a Cristo. Dall’altra, la presa di contatto con i miei limiti: la desolazione, la solitudine, l’incomprensione, la fatica del ricominciare dopo ogni lutto. Ma sotto a tutto questo, ho percepito che andava prendendo forma un desiderio costante, come lo scorrere di un ruscello carsico di acque dolci e fresche”.
Tutti i desideri in Uno, Dio
“Ad esso davo nomi diversi, a seconda dell’età: da bambina era l’amore dei miei genitori; da giovane, il desiderio di una famiglia buona. Da vedova, il desiderio che tutto ciò che avevo vissuto e che ormai non c’era più avesse un senso. Da monaca, il desiderio di una configurazione piena all’umile Gesù. A poco a poco ho imparato a raccoglierli tutti in un unico desiderio: la comunione con Dio, la sua amicizia.
L’eternità è questa amicizia pregustata come familiare sin da quaggiù. Mi ritrovo tanto in un’affermazione di Sant’Agostino: ‘L’intera vita di un cristiano buono è un santo desiderio’ (Comm. a 1Gv 4,6). Se vuoi pregare, non hai che da fare spazio a questo desiderio: coltivalo, come faresti con un fiore delicato; da parte tua, cerca di fargli spazio dentro di te togliendo tutto ciò che può impedirlo. Esso ti condurrà a godere pienamente della bellezza dell’Eterno”.
… non esiste strumento tecnologico, come invece la preghiera, che possa metterci in contatto con noi stessi e riempire quel vuoto a volte presente nel nostro cuore, che solo Dio può colmare…
Scrive così, Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, nell’introduzione al libro “Aiutami a pregare”, creato dalle claustrali come strumento per riscoprire la preghiera, nella vita personale e comunitaria.
Il volume, da lunedì 11 novembre nelle librerie d’Italia e online, è in anteprima esclusiva già disponibile sul nostro SITO, CLICCANDO QUI!
La preghiera è una bussola per ritrovarci, anche nella modernità
Come testimoniano coloro che le monache accolgono ogni giorno, molte persone, pur sentendone il bisogno e desiderandolo fare, non sanno come pregare. Ecco allora che, dal prezioso servizio di ascolto delle claustrali e in accoglimento all’invito di Papa Francesco che ha voluto il 2024 anno della preghiera, nasce “Aiutami a pregare”, libro con cui le agostiniane offrono un percorso spirituale, tra riflessioni e testimonianze vere.
Si parla del valore che ha la preghiera nella quotidianità, come bussola per ritrovarsi. Di come sia necessario predisporsi alla preghiera, non una tecnica ma mezzo per vivere a pieno la nostra umanità, fatta anche di infinito. Le monache rispondono anche alla domanda: perché sembra che a volte Dio non ci ascolti? Infine, la preghiera è presentata come sostegno tanto nella sofferenza quanto nella gioia, centrale per aiutare noi stessi ma anche gli altri, come in famiglia.
E’ il terzo volume della collana “Rita Quotidiana”, una guida del cuore
Con “Aiutami a pregare”, giunge a tre volumi la collana “Rita Quotidiana” del Monastero, con consigli di vita concreta ispirati a Santa Rita. La santa, tramite i suoi valori universali, diventa così un’amica sempre a disposizione, una ‘guida del cuore’ attraverso gioie e dolori della quotidianità.
La collana in formato tascabile, curata da Tau Editrice, ha preso vita a ottobre 2023, con l’uscita del primo libriccino sulla maternità, dal titolo “Aiutami a essere madre”, per accompagnare le madri e coloro che vogliono diventarlo.
A marzo 2024, poi, è stato pubblicato “Aiutami a superare il lutto”, in cui le monache invitano a elaborare la mancanza, guardando alla Resurrezione, che porta tutti – credenti o meno – a fare i conti con la morte e la possibilità di andare oltre e rinascere.
Per il 2025, la collana è destinata a crescere con un quarto volume sul tema della speranza, grande valore del 2025, grazie al Giubileo. La volontà delle monache è continuare il percorso parlando di malattia, famiglia, carità e solitudine.
Parla di Natale, ma anche di forza, potere, condivisione e speranza, l’ultimo numero del 2024 della Rivista del Monastero Santa Rita da Cascia, Dalle Api alle Rose!
Corredato, come da tradizione, dal calendario ritiano 2025 che è dedicato alla speranza, presto arriverà nelle case dei devoti di tutto il mondo!
Iniziamo a scoprilo insieme con l’editoriale di Suor Maria Giacomina Stuani, direttore editoriale della Rivista.
Il potere sta nella libertà
Quando a Natale l’Onnipotente si fa bambino, in un atto di umiltà estrema, si presenta come un essere fragile, bisognoso di cure e protezione, mettendo in discussione la nostra comprensione di forza e potere. Quest’ultimi, sono spesso associati all’attitudine a controllare, influenzare o dominare gli altri. Il vero potere, invece, si trova nella capacità di ispirare, connettere, influenzare positivamente e creare cambiamenti duraturi.
Ecco la strada per la Pace. E Dio, da buon Padre, con la nascita del Figlio che ci rende tutti figli, ce lo ricorda, bussando alle nostre porte. Il Suo è un invito a riflettere sul nostro modo di vivere. Si tratta di accogliere Gesù aprendosi spiritualmente, mettendo in discussione le nostre certezze, i pregiudizi e il modo di vedere la vita.
Il Natale non è solo una festa di celebrazione, ma occasione per rivedere il nostro rapporto con Dio, gli altri e noi stessi
In questo contesto, il potere dei cristiani penso sia la libertà, umile chiave per accogliere l’invito del Signore e mutare il modo di essere umani. Impariamo da Gesù a essere Re, portatori di Pace in terra, potenziando la libertà che ci ha donato, che non è senza limiti e comporta grandi responsabilità. Non è un’autonomia che porta all’individualismo, ma la capacità di uscire da noi stessi. È una forza che libera dall’egoismo, permettendo di vivere in comunione, in un modo che trasforma noi e il mondo.
Spesso questo giorno è segnato dalla tristezza, perché le persone che conosciamo, sono morte e il loro ricordo è ancora vivo. Inizia così la riflessione di Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, per la commemorazione dei defunti del 2 novembre. Vediamo insieme come prosegue il messaggio della Madre!
Sempre attenti a non perdere la speranza
Essere tristi per l’assenza dei nostri cari che non ci sono più è normale. Ma non possiamo diventare per questo persone senza speranza. Perché l’amore che ci lega a loro continua ancora a circolare, non si è spezzato. Noi crediamo che Dio è amore e se noi amiamo, lì c’è Dio. Allora quell’amore non si può spezzare, anche se a noi non sembra così palese, come quando i nostri cari erano vivi.
Vi è uno scambio di mutuo soccorso, di aiuto reciproco: loro pregano per noi perché giungiamo all’incontro con Dio giustificati, noi preghiamo per loro, affinché sia completa la loro purificazione dei sensi spirituali, perché possano contemplare il volto di Dio.
La loro speranza è piena di immortalità, dice la Scrittura. Loro hanno la certezza della salvezza eterna, ma soffrono perché non sono ancora nella pienezza della visione beatifica. I nostri cari pregano e sperano per noi la salvezza dell’anima e pregano il Signore perché noi raggiungiamo in questa vita, la misura della pienezza della conoscenza di Cristo.
Quindi non piangiamo troppo per loro, ma preghiamo per loro il Signore e facciamo opere di bene in loro memoria. In questo scambio si instaura una nuova comunione tra noi e loro.
In ogni celebrazione eucaristica si vive misticamente questo scambio. Siamo consapevoli di questo e ringraziamo il Signore di tutto ciò quando vi partecipiamo.
Domani 1° novembre la Chiesa celebra la solennità di tutti i Santi. Una vera festa che ci indica i santi, amici di Dio, come modelli di vita beata. Ma chi sono tutti i Santi che festeggiamo? La Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis, ci ricorda che tutti noi siamo potenzialmente Santi, perchè Dio ci chiama tutti alla santità.
Leggiamo la sua riflessione.
I “Santi” della porta accanto
I Santi che celebriamo sono anche quelli che non sono ufficialmente canonizzati; tra questi potrebbero esserci i nostri familiari, i nostri parenti, gli amici, che già godono della visione beatifica di Dio.
Sono i capolavori dello Spirito Santo, quelli della porta accanto, che nella loro vita hanno realizzato la chiamata di Dio alla santità, vivendo in modo eroico le virtù cristiane e di conseguenza hanno edificato il Corpo mistico di Cristo.
Ogni uomo e donna è chiamato da Dio
Ma in questo giorno celebriamo anche e soprattutto la santità di Dio, che con la Sua grazia dona a ogni uomo e ad ogni donna, di ogni tempo, di camminare nella verità, sotto l’azione dello Spirito Santo: chiunqueLo cerchi con cuore sincero seguendo la propria coscienza con animo retto. Perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità.
I confini della Chiesa non sono ristretti, si aprono per raggiungere tutta l’umanità nell’unica famiglia di Dio. E’ la moltitudine immensa che nessuno poteva contare di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti all’Agnello avvolti in vesti candide e tenevano rami nelle loro mani. E gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello. E’ importante per comprendere la missione ad gentes della Chiesa, che guida alla salvezza, non per imposizione ma per attrazione, per far conoscere il prezzo del riscatto: il Verbo che si fa carne per amore, per amore muore e risorge per donare la vita in abbondanza.