Porta la Speranza coi 15 Giovedì di Santa Rita: la missione inizia il 6 febbraio
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Imprenditori di speranza: Dalle Api alle Rose apre il 2025 invitandoci a mettere al centro umanità e cristianità
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“Non bisogna mai vergognarsi di amare”: parola di Cristina Fazzi, Donna di Rita 2024, dallo Zambia a Cascia per ricaricarsi con Santa Rita
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78 anni dalla morte della Beata Fasce: esempio per chi vive la malattia
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L’Amore è la chiave per non essere più schiavi del nostro “io” ma liberi nel “noi”
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Domenica 26 gennaio la Pia Unione Primaria Santa Rita ti aspetta in Sardegna
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Giubileo 2025: la Basilica di Santa Rita è Chiesa Giubilare, fonte di speranza e perdono
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Buon Natale del Re Gesù!
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A Natale accogliamo Gesù, mettiamolo al centro
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Natale alla Basilica di Santa Rita: gli appuntamenti anche in streaming
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Iniziando il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, che quest’anno si svolgerà nel cuore del Giubileo 2025, vogliamo farti un invito. Quello a partecipare a una missione: “Porta la Speranza“!
Ecco perché dagiovedì 6 febbraio partirà il nostro viaggio simbolico che ci condurrà alla Festa del 22 maggio ricaricati nella Speranza cristiana, la virtù che ci consente di fare un vero passaggio verso una dimensione più profonda della nostra fede e di farlo insieme, come devoti, come famiglia!
Portiamo insieme la speranza nel mondo
In questo cammino comune, ciascuno di noi avrà un compito attivo: portare la speranza in prima persona, condividendola con la propria comunità, spirituale e umana.
Come devoti di Santa Rita, possiamo contare non solo sulla fede solida e sulla carità, ma anche sulla forza preziosa del suo esempio. Con i 15 giovedì, infatti, ripercorrendo anche episodi della vita della santa, ci ricaricheremo per credere, sperare e amare al meglio!
Rita che ha vissuto diversi Anni Santi e direttamente quello del 1450 che la vide pellegrina a Roma con le sue consorelle, sa come prepararci per vivere e condividere la Grazia di questo tempo giubilare. Che ci viene offerto come opportunità di rinnovamento, non solo personale ma come Popolo di Dio.
Una missione in 15 tappe
15, come da tradizione e come gli anni che Santa Rita portò la spina sulla fronte, sono le tappe del nostro cammino, che da febbraio ci condurrà a maggio.
Tante le tematiche che affronteremo, grazie alle riflessioni delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia e dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio.
Parleremo del significato profondo del Giubileo, così come del valore del pellegrinaggio, dell’indulgenza e del perdono. Capiremo insieme come diventare dei segni di speranza per noi stessi e per gli altri, soprattutto in famiglia, verso gli ultimi, i malati, gli anziani. Per portare la pace a chi ne ha più bisogno!
E, infine, scopriremo i doni che questo Anno Santo ha in serbo per tutti noi, come la riconciliazione, la comunione, la Grazia, il saper conoscere la nostra interiorità e la gioia della speranza, che ci porta alla certezza di essere salvati e amati!
In un mondo lacerato e piegato da guerre, crisi economiche e disuguaglianze devastanti, esiste una via diversa, capace di trasformare noi e il nostro tempo. E’ il messaggio con cui ci affacciamo al 2025, che si apre con l’immensa promessa di speranza del Giubileo, durante il quale la nostra Basilica sarà Chiesa Giubilare, e dei 125 anni dalla Canonizzazione di Santa Rita.
Il logo creato per ricordare i due appuntamenti del 2025
Inizia così l’editoriale di Suor Giacomina Stuani, direttrice della Rivista Dalle Api alle Rose, sul numero di gennaio-febbraio, che apre il 2025!
Un Anno Santo per trasformarci
Il Giubileo e l’anniversario dei 125 anni dalla Canonizzazione di Santa Rita, ci ricordano che la fede e i valori cristiani possono essere motore di un cambiamento reale, anche nelle dinamiche sociali.
Cerchiamo di testimoniarlo nella rivista grazie all’esempio della Beata Madre Maria Teresa Fasce. Straordinaria donna, monaca, Abbadessa del nostro monastero vissuta nel cuore del Novecento, intuì che l’economia può essere strumento di bene, quando pone le persone al centro e opera guidata da principi di carità e giustizia. A Cascia, nel segno della spiritualità di Santa Rita, costruì non solo opere tangibili ma un’“impresa del bene”, diffondendo una visione in cui fare impresa significa comunità, dialogo e pace.
Diventare imprenditori di Speranza nel mondo
Perché fare impresa non è solo un atto economico, ma un gesto umano. E implica riconoscere la dignità delle persone, superare la logica dello sfruttamento e considerare il profitto non come fine, ma come mezzo per migliorare la vita di tutti. L’imprenditoria così è una missione: quella di costruire un futuro dove pace e giustizia non siano eccezioni, ma regole fondamentali. Quella che ci racconta Paola Veglio, donna e imprenditrice, che ha ricevuto il Premio dedicato alla Fasce, che celebra le donne, vere imprenditrici del cambiamento.
La nostra vita può essere strumento di pace
In quest’ottica il 2025 è un’occasione unica per riflettere su come valori antichi possano guidare risposte nuove alle sfide contemporanee. Il Giubileo della Speranza e la santità di Rita ci invitano a fare anche un passo avanti: trasformare la nostra vita, le scelte personali e collettive, in strumenti di riconciliazione e pace.
È un invito rivolto non solo agli imprenditori, ma a ciascuno di noi “imprenditori di speranza”, perché ogni azione conta, ogni piccolo gesto può contribuire. Che quest’anno ci trovi pronti a raccogliere il coraggio di Madre Fasce e la speranza di Santa Rita. Con la certezza che migliorare il mondo è non solo possibile, ma necessario.
Di quanto amore ha generato con la sua vita e il suo impegno Cristina Fazzi, dottoressa di origini siciliane che da 25 anni è al servizio dei più poveri in Zambia, nell’Africa meridionale, vi abbiamo raccontato lo scorso anno. Perchè Cristina è una Donna di Rita, così vengono chiamate le donne che ogni anno sono premiate il 22 maggio, col Riconoscimento Internazionale Santa Rita.Il premio al valore e all’esempio umano delle donne che oggi, come ieri Rita, seminano amore vivendo i valori del Vangelo!
Con il cuore già proiettato alla prossima Festa di Santa Rita, sempre più vicina, torniamo a parlare di Cristina. Che non smette di essere un esempio con la sua forte testimonianza!
“Torno in Zambia più leggera e serena, ricaricata da Santa Rita”
In questi giorni, insieme a suo figlio Joseph, Cristina è tornata a Cascia, dove ha incontrato le monache e si è ricaricata, per tornare in Zambia ancora più determinata a portare avanti le sue tante iniziative, dedicate a bambini, giovani, soprattutto quelli con patologie psichiatriche, alle mamme… agli ultimi tra gli ultimi.
In questi mesi, le terre africane hanno affrontato un lungo e complesso periodo, causato da epidemie di colera e da una grave siccità, che ha portato anche una crisi idrica e dell’energia elettrica. E Cristina è sempre stata in prima linea, per aiutare e soccorrere le persone.
Cristina è ambasciatrice perfetta di quell’amore che ti fa agire per il bene e la giustizia. E lo mette in pratica attraverso la sua dell’Associazione Umanitaria “Twafwane”. Lo stesso amore che la collega all’esempio di Santa Rita e l’ha portata recentemente a legarsi alla Pia Unione Primaria Santa Rita di Enna.
Non predica il Vangelo, lo vive
Fin da bambina, accompagnando suo padre dottore a visitare gli ammalati nell’entroterra povero della Sicilia, sceglie la professione medica, con la volontà di mettersi al servizio dell’altro, con umiltà e rispetto. Non predicando il Vangelo ma mettendolo in pratica, come suo padre.
Per lei questo vuol dire missione: non una condizione geografica, ma una dimensione interiore per cui ognuno può essere missionario ovunque si trova. Ma l’Africa la stava già chiamando, anche se lei non lo sapeva ancora. Dopo anni di professione in Italia, si offre di sostituire una sua cara collega missionaria nello Zambia: dovevano essere sei mesi che sono diventati 25 anni. Oggi, Cristina è a casa lì e per la popolazione locale, che sente famiglia, fa di tutto.
“Da Donna di Rita, sento un’altra grande responsabilità”
A Cascia, Cristina ha colto l’occasione anche per prendere e far benedire una statua di Santa Rita, che porterà in Zambia. Il suo desiderio è quello di erigere una cappellina in onore della santa, nel giardino della sua Casa Famiglia.
Intorno a quella statua, Cristina vuole radunare al più presto non solo gli 8 bambini di cui si prende cura a 360 gradi, ma anche tutte le persone che hanno in lei un punto di riferimento importante. A loro, Cristina vuole donare un’amica, Santa Rita, una donna a cui ispirarsi e da cui trarre forza e speranza.
Come fa lei, che da quando ha ricevuto il Riconoscimento a Cascia, si sente investita di un altro grande incarico, quello di diffondere il messaggio ritiano, fatto di amore. E “di amare non bisogna mai vergognarsi”, dice, ricordando e incarnando le parole di suo papà!
II 18 gennaio la nostra comunità agostiniana di Cascia festeggia ogni anno l’anniversario della nascita al cielo della Beata Madre Teresa Fasce. E’ la storica Badessa del Monastero di Santa Rita, che ha fatto opere meravigliose nel corso del 1900.
Dopo aver dato vita alla Basilica di Cascia, diffuso la devozione a Santa Rita in Italia e oltre anche grazie alla rivista Dalle Api alle Rose. E dato forma concreta alla carità e alla misericordia di Dio, accogliendo la prima bambina di quello che oggi è l’Alveare di Santa Rita, progetto per minori del monastero, la sua vita si chiuse nell’amore nel 1947.
La sua esistenza, tutta dedicata al Signore e a Santa Rita, ha fatto esperienza quotidiana anche della malattia. Per oltre venticinque anni, infatti, la Fasce ha portato con grande sacrificio un tumore al seno. E, così, pensando e celebrando lei ricordiamo anche chi è nella malattia o chi ha un caro malato, cercando di portare un messaggio di supporto.
Ha sposato, voluto e amato la malattia come un dono: come abbracciare la Croce
E’ una situazione difficile quella in cui si trova chi affronta una malattia, che riguarda anche gli affetti che decidono, volente o nolente, di condividere questa pesantissima croce. Ma, ripercorrendo con la mente, i 15 anni della stigmata portata da Santa Rita, fino ad arrivare alla malattia, sposata, voluta, amata come un dono dalla Beata Madre Maria Teresa Fasce, vediamo come queste due donne, sono state e sono ancora due straordinari strumenti del Signore.Abbracciando la Croce, hanno ricevuto indietro l’abbraccio di Cristo.
Per entrambe, infatti, la sofferenza non è stata né una prova, né una tentazione. E neppure una scelta difficile, ma un compimento, una realizzazione di vita proiettata nella gioia di Dio… Concepire e comprendere che il tormento, la durezza e l’asprezza dei mali vengono concessi dal Padre ai figli non è facile… Non è il caso di Madre Fasce e della sua Maestra Rita, che accolsero il dolore, raddolcito da Dio, con gratitudine, per farne ponte privilegiato del traguardo migliore. Ecco lo sguardo che ognuno di noi può conquistare!
La malattia è un’esperienza del corpo, ma anche dell’anima
Ogni persona è sempre sintesi dei suoi due elementi, e l’uno influisce sull’altro. Quando siamo malati sperimentiamo, con triste sorpresa, che il nostro corpo non risponde al nostro desiderio di vita e che non siamo padroni dei nostri giorni, perché questi finiranno, anche se ne vorremmo ancora e ancora. La malattia ci porta ai margini, ai margini della vita e, spesso, anche ai margini della socialità: una persona ammalata non frequenta più i posti di ritrovo, non va al lavoro, né a spasso.
Eppure, malgrado la condizione di ammalato sia tanto dolorosa, può diventare l’occasione per imparare qualcosa di importante: la malattia, allontanandoci dal caotico flusso della vita, ci permette una riflessione su di essa che, come dono prezioso, può essere offerta a tutti.
Offrirsi con amore
Nella sua malattia, Rita prima e Teresa poi, hanno compreso che, ben oltre i mille bei discorsi che si possono pronunciare, ben oltre le molte cose che si possono fare, la cosa più importante, la molla segreta di ogni gesto veramente significativo è l’amore: un amore che prende a modello quello di Cristo che, per salvare il mondo, è salito, solo e abbandonato, sulla croce, fidandosi fino alla fine di Dio Padre.
Ed è proprio per amore che, nonostante le ampie distanze dettate dal tempo, noi monache le sentiamo qui, accanto a noi. E preghiamo affinché anche voi le sentiate vicine, le chiamiate, a guida verso la Luce, le invochiate per sentirvi meno soli e più vicini a Dio.
Appuntamenti per chi sarà a Cascia il 18 gennaio
Ricordo della nascita al cielo della Beata Maria Teresa Fasce
Celebrazione di ringraziamento della città di Cascia
Ore 17.30 – S. Rosario Ore 18.00 – S. Messa nella Basilica Inferiore che custodisce il corpo della Beata. Anima la Corale Santa Rita
Seguirà un rinfresco con le Monache nel Parlatorio grande (ingresso all’inizio dei portici)
Il momento storico che viviamo ci pone davanti a una consapevolezza: le certezze della vita quotidiana sono precarie, deboli, svilite in molte parti della terra da un mancato riconoscimento dei diritti fondamentali che tutelano la dignità umana.
Compito della Chiesa, cioè di tutti quelli che la compongono – e dentro ci siamo proprio tutti noi credenti -, è diffondere il Vangelo di Cristo che è Amore, per “invertire la rotta” verso un ritorno di valori su cui si basa una società più equa e rispettosa di ogni persona.
No a un’umanità usa e getta
Rischiamo di essere ingannati e schiacciati dalla logica dell’“usa e getta”, anche in famiglia perché spesso non sappiamo volerci bene veramente, con il rispetto reciproco, che resta il punto di riferimento da cui partire e a cui arrivare.
Viviamo magari reclinati su noi stessi. Il nostro tempo, infatti, porta le persone ad essere molto concentrate su di sé, nel lavoro, come nelle relazioni, in ogni istante della quotidianità. E così, rischiamo di dimenticarci di metterci in comunicazione con chi ci è accanto.
Doniamoci come Dio si dona a noi
Invece, non dovremmo aver paura di andare fino in fondo verso l’altro, nel dono di sé reciproco, allo stesso modo in cui il Figlio di Dio si è donato per noi fino in fondo, senza risparmiarsi, con sacrificio, con amore smisurato. Carissimi amici di Santa Rita, le persone che amiamo sono il centro del nostro mondo, la cosa più preziosa. Il Papa ci rammenta che noi siamo molto importanti per Dio, siamo i custodi di «tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona». Ecco, se non dimentichiamo quanto il Signore ci giudica importanti, potremo più facilmente ricambiare il Suo Amore, donando amore a chi ci è accanto, a partire dalle nostre famiglie, coloro con cui abbiamo deciso di fare un progetto di vita insieme.
Non bisogna mai “dare per scontato” l’amore che riceviamo. Piuttosto: impariamo ad alimentarlo, generandone noi dell’altro a nostra volta. In un circolo virtuoso di reciproco bene e rispetto che compone le fondamenta di quella che diventerà una famiglia.
Il rapporto tra ognuno di noi e Dio è un rapporto d’Amore
Allora, vi chiediamo una riflessione su questo e un’azione: di impegnarci insieme a passare dalla schiavitù dell’io alla libertà del noi, di trasformare la nostra vita e quella di chi amiamo, attraverso una semplice, costante, piccola dimostrazione d’amore giornaliera.
Ricordiamo agli altri quanto siano importanti per noi, così come Dio Misericordioso ci dimostra quanto lo siamo noi per Lui. Ascoltiamo, come Dio ascolta le nostre preghiere. Confrontiamoci con le persone che amiamo, affrontando il sacrificio insito nel relazionarsi all’altro, come il Dio d’Amore si confronta con noi, e non si sottrae, e si sacrifica per noi, e ci ama anche e nonostante decidiamo di allontanarci da Lui.
Si riunirà domenica 26 gennaio a Selargius, comune della città metropolitana di Cagliari, la grande famiglia di devoti ritiani della Pia Unione Primaria Santa Rita. Che aspetta tutti gli iscritti, ma anche coloro che desiderano farne parte e conoscere l’abbraccio di una famiglia che agisce sull’esempio della santa degli impossibili!
Sarà un’occasione preziosa per ritrovarsi, riflettere e pregare in nome di Rita per tutti i devoti della santa che in Sardegna è molto amata.
Il programma dell’incontro
Ore 9.00 Arrivo e registrazione dei partecipanti presso la sala consiliare del Comune di Selargius
Ore 10.00 Saluto di benvenuto da parte di Don Ireneo Schirru parroco della SS. Vergine Assunta
Ore 10.15 Catechesi tenuta da Padre Ludovico Maria Centra, osa, assistente ecclesiastico generale della Pia Unione Primaria Santa Rita da Cascia. Sul tema: “la speranza compagna fedele di Santa Rita”.
Ore 11.30 Processione con il simulacro di Santa Rita per le vie cittadine: Via Istria, Via Roma, Via Dante, Piazza M. V. Assunta
Ore 12.00 Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Monsignor Giuseppe Baturi, Vescovo della Diocesi di Cagliari
Ore 13.00 Ringraziamenti e saluti
Seguirà momento conviviale. Per informazioni e prenotazioni: Patrizia 3299386311 entro il 10 gennaio e fino ad esaurimento posti
I prossimi appuntamenti
7-8 giugno a Roma: Giubileo Pia Unione Rivolgersi ai Responsabili. Iscrizioni entro 6 aprile. I singoli possono iscriversi, specificando “partecipazione Pia Unione Primaria Santa Rita”, su: [email protected]
19-20 luglio a Cascia: Pellegrinaggio Pia Unione Puglia per 125° Canonizzazione Santa Rita.
12-14 ottobre a Cascia: Incontro Assistenti spirituali e Responsabili regionali
INCONTRO GENERALE A CASCIA 2026 – 20° anniversario della Pia Unione 11-12 aprile organizzato dalla Calabria
Come da decreto dell’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, in questo Anno Santo la Basilica di Santa Rita sarà Chiesa Giubilare! Fino al 6 gennaio 2026, quindi, coloro che si recheranno presso la “casa” di Santa Rita a Cascia troveranno quell’«oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza». Così dice il Papa nel documento di indizione del Giubileo.
Inoltre, i fedeli potranno ottenere l’Indulgenza giubilare visitando devotamente il Santuario e qui partecipando all’adorazione eucaristica e alla meditazione. Concludendo con il Padre nostro, la Professione di fede e una invocazione alla Vergine Maria, Madre di Dio.
Il santuario, luogo dell’essenziale e della ricerca di Dio
Così riassume il valore di un santuario la nostra Suor Maria Natalina Todeschini Madre Vicaria del Monastero Santa Rita.
Santuario: Paolo VI definì i santuari «cliniche dello spirito per il mondo moderno», dove quanti hanno bisogno di cure per la loro anima possono trovare la medicina. Essenziale: «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi» dice la volpe nel libro Il piccolo Principe. Ricerca di Dio: cito Sant’Agostino nell’esposizione sul Salmo 38: «Cerco il semplicissimo È, cerco il vero È, il legittimo È, quell’È che risiede nella Gerusalemme sposa del mio Signore (ove non vi sarà morte, né venir meno, né giorno che passa, ma quello che sempre resta, che non è preceduto dall’ieri, né inseguito dal domani) (S. Agostino, Esposizione sul salmo 38, 7).
Santuario, “clinica dello spirito”, tempio e immagine della “tenda di Dio con gli uomini” (Ap 21,3), che accoglie tra le sue pietre i sentimenti dei pellegrini che vi entrano con speranza e semplicità.
Dio ci chiama a metterci in pellegrinaggio
Solo Dio, che vede nel cuore, che è nel cuore di ciascuno, sa quali sono gli interrogativi, le sofferenze, le gioie, la quotidianità e il vissuto familiare che ogni persona porta con sé varcando la porta del santuario.
È Dio stesso che chiama l’uomo a questo cammino, risvegliando nel suo cuore la nostalgia dell’eternità e l’anelito alla felicità. Ecco, allora, che il santuario non è soltanto un’opera umana, ma anche un segno visibile della presenza dell’invisibile Dio. È il mistero dell’incontro con il Vivente. E solo l’incontro con Lui rende possibile il cambiamento di vita.
Il richiamo di Santa Rita alla speranza
Certamente, le grandi folle di famiglie, gruppi, giovani, anche consacrati e religiosi che vengono qui a Cascia sono soprattutto attratte da Santa Rita, amata e venerata in tutto il mondo per la sua singolare esperienza di vita. Moltissimi la sentono la loro Santa, che ha il carisma di portare le anime a Dio attraverso i Sacramenti. Qui molti ritrovano la pace mettendo nel cuore di Dio e della loro amata santa i loro problemi e rifiorisce così la speranza.
Alla grata del nostro Monastero si presentano tante persone che hanno visto spegnersi la fede, l’amore, la gioia, la pace e cercano consolazione per poter mantenere vivo il lume importante della speranza. Quale speranza? Gesù Cristo. La carità ci spinge a caricarci di loro, a prenderle tutte nel cuore, a perderci per qualche tempo in loro per poterle capire intimamente e far sperimentare l’amicizia, la Provvidenza, l’accoglienza di Dio.
A quella grata, avviene l’incontro tra la miseria dell’uomo e la misericordia di Dio, tra la disperazione e la consolazione; lì si attua il ministero della consolazione umana attraverso il mistero della consolazione divina. Santuario e Monastero, lavorano in sinergia spirituale e materiale per essere luoghi di accompagnamento verso l’esperienza di Dio e verso la comunione con Lui, per soddisfare le molteplici sollecitazioni della carità di Cristo, e i pellegrini, quando ripartono da Cascia, portano con sé sollievo morale e forza spirituale.
Nella Penitenzieria, per tornare a Dio
La Penitenzieria del Santuario di Santa Rita da Cascia offre al pellegrino la possibilità di celebrare il Sacramento del Perdono o Riconciliazione, seguendo un cammino fatto di riflessione, ascolto della Parola di Dio e preghiera, fino alla confessione dei peccati.
Unica nella sua originalità, la Penitenzieria è stata inaugurata il 10 maggio 1986 per celebrare il XVI centenario della conversione di Sant’Agostino. L’artista pugliese Armando Marrocco ha realizzato le varie opere d’arte che si trovano all’interno e studiato anche le tonalità dei colori delle diverse sale. Nell’ultimo atto del cammino di riconciliazione, si arriva nella “Sala del ringraziamento”, dove troneggia la statua del Cristo Risorto. Sulla parete è scritto: In cielo, si fa più festa per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione (Vangelo di Luca 15,7). Chi, con la confessione sacramentale, torna a Dio è, come il figliol prodigo, una creatura nuova, decisa ad abbandonare per sempre il peccato e le sue attrattive
Alla Viglia del Santo Natale, condividiamo le parole di Suor Giacomina Stuani, nel suo articolo sulla Rivista Dalle Api alle Rose di novembre-dicembre. Con i migliori auguri per tutti!!!
Il sorriso sia il nostro ‘marchio’
Volendo santificare il mondo, il Figlio di Dio si fa carne, un povero bambino adagiato sulla paglia nato nella precarietà di un luogo riservato agli animali, una mangiatoia, rappresentando per la storia un punto di non ritorno, un evento straordinario. Da quel momento tutti gli uomini e i popoli sono chiamati a confrontarsi con Lui, a sforzarsi di seguirlo o tragicamente a rinnegarlo.
Niente e nessuno ci rubi il sorriso ricco della gioia che il Bambino Gesù vuol dare a tutti. Il sorriso sia il nostro marchio di cristiani, certezza che, affidandoci il Suo Amato Figlio, Dio non si è ancora stancato di noi ma attraverso Lui ci guarda, si commuove, ci ama…
Quest’anno il Natale del Signore sia come una tromba che squilla e ci risveglia da stanchezza e confusione, sia come una Presenza che sconvolge i nostri progetti umani aprendoli al Mistero dell’infinito e dell’eternità, sia la vera Grandezza e Ricchezza da sperimentare, per cui entusiasmarsi e di cui vantarsi.
Alla presenza di Dio che viene nel mondo, ci si sorprende allora a domandarsi “a chi voglio appartenere?”. Al corteo del Re messianico o alle ciurme caotiche del male? In questo tempo di Natale, il Signore, re della storia, ci faccia gustare l’irresistibile attrazione verso di Lui.
Che cosa significa che Gesù Cristo è Re e Signore?
Significa rifiutare gli idoli del potere, le suggestioni del denaro, il fascino delle ideologie...andare contro corrente in un mondo che ogni tanto si popola di nuove divinità e obbliga a prostituirsi davanti ad esse. Significa contestare la logica della sopraffazione e dell’asservimento dell’uomo all’uomo. Significa impedire che i criteri dell’efficienza siano il metro per misurare i fratelli.
È Natale, Lui, il Semplicissimo e l’eterno Presente, l’Unico necessario… il Principe della pace… il Re dei re… Auguri santi, colmi di pace, speranza, amore!
In questi giorni le nostre città si rivestono di svariati addobbi di ogni colore. Ci troviamo immersi come in una favola… Il Natale in qualche modo coinvolge emotivamente un po’ tutti, anche per questa atmosfera che si crea.
Non è una favola ma realtà
Per molti sono tempi di preparativi, di compere, di cosa indossare, cosa mangiare, di regali da fare, tante cose a cui pensare. Si avverte il desiderio o ci si sente in dovere di riunire la famiglia. Per un giorno decidiamo di essere più buoni. I negozi, così invitanti, ti fanno credere che hai bisogno di così tante cose per essere felice, deviando l’attenzione dal festeggiato, facendo dimenticare la verità di questo evento che ha rivoluzionato la storia. La meravigliosa notizia di quella notte così silenziosa, così umile, povera. Una notte così luminosa che ha cambiato la vita dell’uomo.
Una notte che viene rappresentata dal presepio, dove vediamo un uomo e una donna che in una grotta adorano un piccolo neonato, che con le braccia spalancate ci sorride e gioisce. Lui, non ha nulla, solo l’amore immenso di Maria, sua madre, e di Giuseppe, ma è felice nella sua mangiatoia e desidera essere preso in braccio proprio da te, che lo stai a guardare. Lasciati stupire da questa scena, perché non è una favola inventata, ma una realtà accaduta nel tempo, come ci ricorderà il prossimo Giubileo.
La speranza ha un nome preciso: Gesù di Nazaret
Questo è il Natale! Sarebbe opportuno per viverlo nella maniera giusta, riprendere coscienza e approfondire questo mistero. Tutti, se lo vogliamo, possiamo vivere nella gioia, nella pace, perché Dio è venuto personalmente a dirci quanto siamo importanti per lui.
Facciamo attenzione, perché rischiamo di festeggiare il compleanno di Gesù, dimenticandoci di lui. Se la festa mette lui al centro, sarà una festa di gioia, di pace, di luce, soprattutto di speranza. Si aprirà un orizzonte meraviglioso per ciascuno di noi perché la nostra vita va incontro a Colui che per primo è venuto incontro a noi. L’Eterno è entrato nel tempo e adesso il tempo è diventato anticipo dell’eternità.
Allora, riesco a godere di quello che la vita mi offre, dall’aria che respiro, alla natura che mi circonda. Gioisco delle persone che ho intorno: da quelle che mi amano, a quelle che non conosco ancora.
Mi è stato donato un figlio dal Padre e io lo accolgo facendo del mio cuore la sua culla. Il mio amore lo custodirà e questo piccolo seme crescerà con me e insieme cammineremo per le vie del mondo e la mia vita non sarà più quella di prima. Sarà una vita felice, semplice, umile, aperta al futuro, a Dio, aperta alla speranza che non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori. Adesso anch’io posso rispondere a questo amore accogliendo ogni uomo come fratello, perché tutti siamo figli dello stesso Padre.
Grazie Gesù perché sei venuto tra noi, grazie e buon compleanno!
Dalla Novena al Nuovo Anno gli appuntamenti delle Feste Natalizie alla Basilica di Santa Rita!
Novena di Natale 16 – 24 Dicembre
Ore 16.30 Rosario Ore 17.00 Santa Messa Ore 17.45 Preghiera dei Vespri: canto delle profezie e antifone maggiori
Sabato 21, Domenica 22 Dicembre
Ore 16.00 Rosario Ore 16.30 Preghiera dei Vespri: canto delle profezie e antifone maggiori Ore 17.00 Santa Messa