Mitezza, Dominio di sé e Pazienza sono il quarto Frutto dello Spirito

La Pace è il terzo Frutto dello Spirito

Preghiera e cordoglio della Famiglia Agostiniana per la morte del dott. Angelo Gentili

Pia Unione Primaria Santa Rita, incontro in Centro-Italia

La Gioia è il secondo Frutto dello Spirito

La Beata Fasce e il sogno di costruire la Basilica di S. Rita: il fumetto

Giornata Mondiale della Gioventù: insieme ai giovani per alzarci e camminare con la fretta buona

L’Amore è il primo Frutto dello Spirito

Per un’amicizia sociale

Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti

Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti

Anche questa estate, come nella scorsa, vi proponiamo di affiancare, ai vostri viaggi fisici, un viaggio interiore, attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. Sarà un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con semplicità, attraverso i Frutti dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso. 

Ancora una volta saranno le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso l’interpretazione dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio. Mentre la Madre Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, calerà ciascun tema nella vita di tutti i giorni, a livello esperienziale.

Nel nostro quarto appuntamento, riflettiamo su Mitezza, Dominio di sé e Pazienza, tre Frutti dello Spirito, connessi l’uno all’altro e che, secondo la Madre si fondano sull’umiltà.

La mitezza

[…] I miti. Quelli che non si oppongono alla volontà di Dio: questi sono i miti. Chi sono i miti? Coloro i quali, quando le cose vanno loro bene, lodano Dio; quando invece vanno male, non bestemmiano Dio; mediante le loro opere buone danno gloria a Dio e dei propri peccati accusano se stessi […]

Sant’Agostino, Discorso 53/A, 7

Esordisce Padre Pasquale: “La mitezza non è una delle virtù più diffuse in questo nostro tempo; spesso è confusa con l’arrendevolezza o con un’incapacità a reagire di fronte all’ingiustizia o ad un sopruso. Al contrario, per sopravvivere nella nostra società, è meglio preferire alla mitezza la prepotenza, l’arroganza, l’abuso, il prevalere sull’altro con la forza”.

“La mitezza cristiana, invece, non è segno di debolezza – evidenzia – ma esige forza d’animo, capacità di dominare se stessi e quegli impulsi negativi che ci portano ad essere ribelli, violenti, aspri, offensivi e insofferenti. La mitezza è l’attitudine a limitare la propria forza e apre alla convivenza fraterna, perché è una virtù indirizzata al bene dell’altro che mi sta di fronte: è il lasciare che l’altro sia quel che è”.

“La mitezza è la caratteristica di chi esprime dolcezza, calma, docilità verso il prossimo. La reazione al male può avvenire solo con una forza contraria e superiore, quella costruttiva del bene”, ricorda Padre Pasquale, citando Sant’Agostino, tanto più che “la mitezza è praticata nei confronti del prossimo, soprattutto dei nemici”.

“Sono miti quindi coloro che non acconsentono alla malvagità e non resistono al male ma vincono il male col bene”. 

Sul discorso della montagna I, 2.4

“Fratelli miei, esercitatevi quanto potete a dimostrare mitezza anche verso i vostri nemici. Frenate l’ira che vi sospinge alla vendetta”

Discorso, 315, 6.9

Il dominio di sé

Continua il padre agostiniano: “Alla mitezza si accompagna il dominio di sé, ovvero la qualità di chi sa disciplinare se stessi in ogni forma di eccesso, praticando la moderazione, respingendo qualsiasi scatto, isterismo o depressione. È la condizione di chi manifesta un self-control nelle difficoltà, non tanto per le sue qualità umane, ma in quanto animato dall’azione dello Spirito Santo, che illumina e sollecita a trovare soluzioni pacifiche nelle prove”.

La pazienza

Conclude Padre Pasquale: “La mitezza richiede anche la collaborazione della pazienza, propria di chi accetta o sopporta le avversità, le malattie, le contrarietà e le persecuzioni con forza d’animo e coraggio. La pazienza è il frutto essenziale affinché il cristiano perseveri nella fede. Vi è infatti una pazienza “passiva”, propria di chi subisce ogni evento tragico senza alcuna reazione o come ribellione senza senso; ed una pazienza “attiva” di chi prende su di sé quel carico di difficoltà, sapendo che il Signore, con la sua presenza, gli dona la forza per non soccombere, e gli fa sperimentare una fede e una serenità interiore, vivendo quella prova per il bene altrui”.

Tre Frutti fondati sull’umiltà

Secondo la Madre “i frutti della mitezza, della pazienza, del dominio di se, si fondano sull’umiltà. Dal latino humilitas, che ha come radice “humus”, un terreno fertile che raccoglie tutto anche il negativo e lo trasforma in nutrimento per ciò che vi cresce sopra”, spiega, citando questo passo del Vangelo:

 Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero

Mt 11,29

“So che è una parola scomoda ai nostri giorni – continua – Perché la logica del mondo contrasta con quella di Cristo. Quella cerca i primi posti, questo invita a cercare gli ultimi posti; se uno ti chiede di fare un miglio con l’avversario, tu devi essere generoso e farne due; se uno vuole toglierti la tunica, tu dovresti donargli anche il mantello! Devi essere sempre più generoso dell’altro, perché così agisce Dio”.

“Gesù ci sta dicendo che dobbiamo essere degli stupidi? Che dobbiamo lasciare correre tutto? – si domanda- No. Infatti Lui stesso quando viene arrestato, alla guardia che gli dà uno schiaffo dice:” Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? “ (Gv 18,23, ndr). Lì Gesù, come uomo, ha realizzato bene la mitezza, la pazienza, e il dominio di se. Gesù ci vuol insegnare che con la logica dell’amore tutto passa, resta solo il bene che fai e che è pegno di eternità”.

Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti

Anche questa estate, come nella scorsa, vi proponiamo di affiancare, ai vostri viaggi fisici, un viaggio interiore, attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. Sarà un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con semplicità, attraverso i Frutti dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso. 

Ancora una volta saranno le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso l’interpretazione dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio. Mentre la Madre Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, calerà ciascun tema nella vita di tutti i giorni, a livello esperienziale.

Quando si raggiungere la pace interiore?

Questa la domanda che ci pone la claustrale nell’affrontare il terzo Frutto dello Spirito, che è la Pace. “Quando non vi sono tensioni e contrasti prima di tutto in noi stessi e di conseguenza con gli altri e con Dio – così risponde – quando c’è armonia tra voci discordanti, perché non si tratta di uniformità ma di unità nella diversità”.

Shalom

Esordisce Padre Pasquale: “Nella Bibbia “pace” traduce il termine ebraico shalom, che non è un semplice augurio, ma indica l’insieme dei beni che Dio concede al suo popolo, tra cui la pienezza di vita e di salute, la perfezione e la gioia, la comunione e la salvezza. Nello shalom è compreso tutto ciò che di buono e di bello si può desiderare”.

“Anche Gesù, dopo la resurrezione, assicura il dono della pace ai suoi discepoli impauriti – commenta – La pace procede dall’alto ed infonde nei loro cuori smarriti forza e coraggio, perché è il segno della presenza di Dio tra i suoi. Questa per Agostino è la pace vera, quella che proviene solo dall’alto, come un dono di Dio da invocare costantemente”.

La concordia dei cuori dispone a vivere nella pace

“Ma anche la pace terrena – continua – che gli uomini godono in questo tempo presente, ha un suo valore, seppure sia limitata e incerta, perché attaccata costantemente dalle contese”.

“Come si chiama “consorte” chi a te unisce la sua sorte, così si può chiamare “concorde” solo chi a te unisce il cuore».

(Sant’Agostino, Commento al vangelo di san Giovanni 77, 5)

 “La pace non è un semplice accordo tra le parti – riflette il padre agostiniano – ma esige la ordinata concordia dei cuori. Ecco il terreno fertile da cui procede la pace, quando si discute «tra noi senza litigare, senza cercare di sopraffarci a ogni costo l’un l’altro con vana e puerile animosità» (ep. 238, 2.16, ndr)”.

«Se ami la pace, chiunque tu sia, abbi compassione di chi non ama quello che tu ami, di chi non possiede quello che possiedi tu. Se ami, possiedi la pace, puoi invitarne quanti vuoi alla partecipazione di questo possesso. Anzi, i suoi confini si allargano quanto più cresce il numero di coloro che la posseggono».

(Sant’Agostino, discorso 357, 1)

Essere costruttori di pace

Sant’Agostino raccomanda ai suoi fedeli di essere costruttori di pace, custodendo in se stessi la pace:

«Abbiate la pace tra voi, fratelli. Se volete attirare gli altri alla pace, abbiatela voi per primi; siate voi anzitutto saldi nella pace. Per infiammarne gli altri dovete averne voi, all’interno, la luce accesa»


(Discorso 357, 3)

 “Non si può donare agli altri ciò che non si vive in prima persona”, conclude Padre Pasquale.

L’inquietudine ci stimola a cercare il Signore e a trovare pace

La Madre aggiunge che Sant’Agostino comprende come l’uomo si conosca solo in relazione con Dio. Allora prega: ”Che io conosca me, che io conosca Te”. 

Riconoscere se stessi, in quanto creature di Dio e accettare il limite, la precarietà della vita, il proprio peccato e riconoscere che tutto ciò che siamo in positivo, bontà, bellezza, verità, salute, viene dal Signore – continua – significa porre le basi per costruire la pace in noi stessi e aprirci alla relazione con Dio e con gli altri in modo positivo. L’inquietudine ci stimola a scoprire sempre meglio noi stessi e cercare veramente il Signore”.

Con profondo dolore, ieri mattina abbiamo appreso della improvvisa scomparsa del dott. Angelo Gentili.
A 75 anni, a seguito di un incidente stradale fatale, ci lascia un carissimo amico e benefattore del nostro Monastero Santa Rita da Cascia. Fratello nella fede a cui ci univa un vicolo speciale di comunione e un legame di famiglia, quella Agostiniana. Lo scorso anno, infatti, era stato affiliato all’Ordine per la sua particolare benemerenza, come segno dell’immensa gratitudine conquistata negli anni.

Il dottore Angelo Gentili nel 2015, con l’allora Badessa Madre Natalina Todeschini e le monache, in occasione della terza ricognizione effettuata sul corpo di Santa Rita

Un riferimento per tutti: dall’ospedale alla vita sociale e politica

Angelo Gentili è un nome che ogni cittadino di Cascia e della zona della Valnerina e del Reatino (era nato a San Giovenale, frazione del Comune di Leonessa, nel Lazio) non può non conoscere e associare a un ricordo, perché la sua esistenza è sempre stata rivolta agli altri.

Come dottore e chirurgo ha speso i suoi giorni negli ospedali di Cascia e Norcia, salvando tante vite e facendo nascere tante nuove vite. Poi, dopo la riqualificazione degli ospedali, si è occupato della riabilitazione, fino alla pensione. Ma, la sua disponibilità è sempre rimasta totale.

Il suo prezioso servizio non si è fermato ai malati, perchè il dottore è stato molto attivo anche politicamente. Per la città di Cascia ha ricoperto il ruolo di vicesindaco, circa 20 anni fa.
Inoltre, da sottolineare il suo impegno costante per la società, che pure recentemente aveva dimostrato mettendosi a servizio volontario per la Misericordia di Cascia.

La preghiera e la vicinanza ai suoi cari

Ricordando e onorando il grande valore lasciato sulla Terra da Angelo, da ieri tutto il mondo agostiniano e ritiano di Cascia è in preghiera per il suo cammino verso il Regno dei Cieli e per chiedere al Signore di alleviare la sofferenza della moglie Adriana, dei figli Rita e Ivan e di tutti i suoi cari che lo piangono in queste ore difficili.

A loro, va la vicinanza e l’abbraccio delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia, della Comunità dei Padri Agostiniani, della Redazione di Dalle Api alle Rose, per cui la figlia Rita è stata ed è una colonna, della Fondazione Santa Rita da Cascia e della Pia Unione Santa Rita.

La famiglia della Pia Unione Primaria Santa Rita, grande associazione di devoti nata a Cascia ma diffusa in tutta Italia e nel mondo, è pronta a ritrovarsi per l’incontro regionale del Centro-Italia

L’appuntamento è per sabato 2 settembre, presso la Parrocchia SS. Pietro e Paolo di Arce (FR) , dove saranno presenti tutti gli iscritti del Centro-Italia.

Come ogni incontro della Pia Unione, anche questo è aperto a tutti, a coloro che sono già iscritti ma anche a chi non è iscritto e a chiunque voglia semplicemente conoscere questa meravigliosa famiglia di Santa Rita, che promuove il suo culto e rende attuali e concreti i suoi insegnamenti. 

Programma

L’incontro, dal titolo “Camminiamo insieme sulla strada della Santità”, inizierà alle ore 9 e si chiuderà nel tardo pomeriggio, con diversi eventi. 

ore 9.00 – Arrivo e registrazione dei gruppi presso la Segreteria;

ore 10.00 – Saluti di:
Padre Ludovico Maria Centra, Assistente ecclesiastico generale della PUP Alessandra Paoloni, Segreteria generale PUP;

ore 11.00 – Santa Messa, presieduta da Padre Ludovico Maria Centra;

ore 12.00 – Processione con il simulacro di Santa Rita e gli stendardi dei gruppi partecipanti;

ore 13.00 Pausa pranzo presso il Ristorante Fini di Arce;

ore 16.00 – Conclusione incontro con foto ricordo.

Per info rivolgersi alla Responsabile della PUP di Arce Rita Lucchetti 334 529 1385.

Scarica la locandina

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Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti

Anche questa estate, come nella scorsa, vi proponiamo di affiancare, ai vostri viaggi fisici, un viaggio interiore, attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. Sarà un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con semplicità, attraverso i Frutti dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso. 

Ancora una volta saranno le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso l’interpretazione dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio. Mentre la Madre Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, calerà ciascun tema nella vita di tutti i giorni, a livello esperienziale.

“La felicità della vita non è proprio ciò che tutti vogliono?»

Questa è la domanda che ci pone Padre Pasquale, riprendendola da Sant’Agostino, nelle Confessioni, riflettendo sul secondo Frutto dello Spirito, che è la Gioia.

“Nella sua vita Agostino ha provato che vi sono tante voci che fanno a gara per accaparrarsi il cuore dell’uomo  illuderlo sulla felicità: ricerca spasmodica di beni e di amori, soddisfacimento di passioni, superbia, egoismo – continua il padre agostiniano – Per concludere, infine, che è andato fuori strada, imbattendosi in vicoli ciechi. Quando ha cercato di fondare ogni sua ricerca di felicità su attese o realizzazioni puramente umane, il giovane Agostino si è ritrovato infelice, con un pesante fardello di delusioni e di amarezza”.

L’uomo è stato creato su misura per Dio

“Solo quando incontra e si arrende a Cristo, Agostino può sperimentare che ogni desiderio di gioia è finalmente colmato – conclude Padre Pasquale – L’uomo è creato per la felicità, ma non può raggiungere un simile stato con le proprie forze, né vincolarla a un possesso materiale, né a un orizzonte esclusivamente terreno, perché ha in sé un orientamento verso l’Eternità di Dio. L’uomo è stato creato su misura per Dio, e non può essere felice se non raggiungendo e possedendo Dio”.

Si legge infatti nelle Confessioni:

«Signore, tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore non trova riposo finché non riposa in te» 

(I,1.1)

La Gioia non è in un bene, ma nella relazione con Dio

«In che consiste la gioia di Cristo in noi, se non nell’essere in comunione con lui?»

Questo il commento di Agostino al Vangelo di San Giovanni 83,1, che così trova la sua strada non solo per la felicità, ma la gioia, quella vera.

“La gioia non deriva dalle opere di Dio, ma da Dio stesso, che agisce e interviene nella nostra vita – conclude il padre agostiniano – La gioia, che assicura il Signore, non è in un bene, ma in una relazione; è radicata nella comunione, nella condivisione e partecipazione dei doni, nella capacità di gioire del bene degli altri. L’amore fraterno moltiplica la gioia; al contrario, la discordia ci fa vittima delle passioni e disgregandoci ci rende tristi”.

“Dio solo basta!”

Così aggiunge la Madre Priora: “Perché la sorgente della gioia è Dio stesso. Cerca Dio e Lui riempirà di senso il tuo agire, la sua presenza sarà gioia vera e duratura. Allora come Santa Teresa d’Avila potremmo dire: “Dio solo basta!” È la gioia che niente e nessuno potrà togliere”.

Secondo la Madre, “il ritratto di Santa Rita della cassa solenne, che raggiante di gioia riconsegna la spina a Gesù crocifisso e risorgente dal sepolcro, ci vuole ricordare proprio questo, che la vera gioia si trova solo in Dio e ne sono prova le Beatitudini”.

“Nella prima metà del secolo scorso due donne hanno cambiato radicalmente il volto di Cascia: Santa Rita e la Beata Maria Teresa Fasce. La prima ne è stata la causa, la seconda la realizzatrice”.

Scrive così lo storico Mauro Papalini, nell’ultimo numero di Dalle Api alle Rose, commentando il fumetto inserito nello speciale dedicato ai 100 anni della rivista e alla vita della sua fondatrice, la Beata Fasce, che tanto ha costruito sia di spirituale che di materiale.

Il sogno della nuova Basilica

“Grazie alla tua ispirazione e guida, Maria Teresa, Cascia sta cambiando il suo volto. Si prepara ad accogliere i devoti e c’è tanto fermento…”

Si apre così il fumetto, dipingendo una Cascia a lavoro, dove si pensa ai primi gruppi di pellegrini che arrivano, richiamati da Santa Rita. Dal 1920, infatti, sorgono in città molte nuove strutture per l’accoglienza.

Ma, la Fasce non si accontenta e vuole di più per la sua amata santa: sogna un Nuovo Tempio e condivide il suo sogno coi lettori della rivista, chiedendogli aiuto per trovare i fondi necessari! Tantissimi rispondono al suo appello, ma la costruzione incontra non pochi problemi.

La monaca e la Basilica “sfidano” la guerra

Madre, e se una bomba distruggesse il Tempio? Se Dio crede che a Lui verrà più gloria dalla sua distruzione, sia fatta la Sua volontà

Questa frase della Fasce, ci dice il peso della sua fede incondizionata e anche la sua forza straordinaria: affidandosi alla Provvidenza e al suo forte temperamento, supera tutti gli ostacoli, compresa la guerra, quando il rischio dei bombardamenti era concreto.

“… il 20 giugno 1937 viene posata la prima pietra, ma a causa della guerra, la Basilica sarà inaugurata il 1947, tre mesi dopo la tua morte”.

Le prossime tappe del racconto

A partire dal primo numero della rivista, il fumetto ci ha raccontato la storia della Fasce, dalla scelta di vita consacrata, alla malattia, passando per la preziosa intuizione di realizzare la rivista Dalle Api alle Rose.

Il viaggio proseguirà anche nelle due prossime riviste, con queste tappe:

  • la nascita dell’Alveare, il progetto di accoglienza prima per orfane e poi per minori in difficoltà;

Guarda il fumetto e leggi la rivista di luglio-agosto

«Maria si alzò e andò in fretta»

(Vangelo di Luca 1,39)

Cammineranno insieme alla Vergine di Nazaret le migliaia di giovani che da tutto il mondo, dal 1° al 6 agosto, si riuniranno a Lisbona, in Portogallo, per la Giornata Mondiale della Gioventù: incontro spirituale e culturale, promosso dalla Chiesa.

Il messaggio di Papa Francesco per lo speciale evento, parte proprio dall’esempio di Maria, che, subito dopo l’annunciazione, «si alzò e andò in fretta» per andare ad aiutare la cugina Elisabetta.
Perché questo suo alzarsi, è così importante? Ce lo dice il Pontefice: “assume il significato di ‘risorgere’, ‘risvegliarsi alla vita‘”. E, in questi tempi, straziati dalle guerre, c’è tanto bisogno di un nuovo inizio, per i giovani e per l’umanità intera.

Con Dio non possiamo stare fermi

Continuando a scorrere le parole del Papa per i giovani, leggiamo un invito a tutti ad essere in movimento, in uscita: “Maria, dopo l’Annunciazione, avrebbe potuto concentrarsi su sé stessa, sulle preoccupazioni e i timori dovuti alle sua nuova condizione. Invece no, lei si fida totalmente di Dio. Pensa piuttosto a Elisabetta.
Sperimentare la presenza di Cristo risorto nella propria vita, incontrarlo ‘vivo’, è la gioia spirituale più grande, un’esplosione di luce che non può lasciare ‘fermo’ nessuno”.

Ecco allora che – continua – “La Madre del Signore è modello dei giovani in movimento, non immobili davanti allo specchio a contemplare la propria immagine o ‘intrappolati’ nelle reti. Lei è tutta proiettata verso l’esterno. È la donna pasquale, in uno stato permanente di esodo, di uscita da sé verso il grande Altro che è Dio e verso gli altri, i fratelli e le sorelle, soprattutto quelli più bisognosi, come era la cugina Elisabetta.

Impariamo la fretta buona

“Maria – ci dice ancora Papa Francesco – si è lasciata interpellare dal bisogno della sua anziana cugina. Non si è tirata indietro, non è rimasta indifferente. Davanti a un bisogno concreto e urgente, bisogna agire in fretta. Quante persone nel mondo attendono una visita di qualcuno che si prenda cura di loro! Quanti anziani, malati, carcerati, rifugiati hanno bisogno del nostro sguardo compassionevole, della nostra visita, di un fratello o una sorella che oltrepassi le barriere dell’indifferenza!”. 

Descrive così la “fretta buona” il Papa, contrapposta invece a quella che ci porta alla superficialità, a prendere la vita con leggerezza, a non impegnarci e a correre inutilmente, senza una meta.

“La fretta buona è quella che ci spinge verso l’alto e verso gli altri. Maria, con il suo slancio premuroso, ci indica la strada dell’ospitalità, dell’accoglienza dei bisogni concreti degli altri. È tempo di ripartire in fretta verso incontri veri, superando le divisioni tra generazioni, classi sociali, etnie e gruppi“.
Il tempo di alzarsi è adesso!

Lasciamoci spingere dall’Amore: il pensiero della Priora

Il mio augurio è che i giovani, come Maria, non pongano ostacoli all’azione dello Spirito, ma si aprano a Lui con fiducia per essere testimoni di Gesù Cristo. Troveranno così la via della vita che porta vera e duratura felicità.

suor Maria Rosa Bernardinis

Che cosa spinge la Beata Vergine Maria a partire in fretta, per andare dalla cugina Elisabetta?
Questo si domanda la Priora, che risponde: “Il motivo è che, dopo aver pronunciato il suo sì, il Figlio di Dio si fa carne per opera dello Spirito, nel suo grembo. E’ quindi l’Amore che porta in sé a spingerla a raggiungere la sua anziana cugina per esserle di aiuto, e lo stesso che la muove e le fa cantare il Magnificat!”. Quell’amore è lo stesso che può spingere e guidare tutti noi, anche oggi se accogliamo il Signore.

Dio – conclude la Madre – si serve degli umili e dei piccoli per farsi ancora carne, ed essere presenza viva nel mondo di fede, speranza e amore. Così trionfano l’amore e la pace”. E tutti noi possiamo esserne testimoni!

Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti

Anche questa estate, come nella scorsa, vi proponiamo di affiancare, ai vostri viaggi fisici, un viaggio interiore, attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. Sarà un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con semplicità, attraverso i Frutti dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso. 

Ancora una volta saranno le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso l’interpretazione dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio. Mentre la Madre Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, calerà ciascun tema nella vita di tutti i giorni, a livello esperienziale.

Amare il prossimo come se stessi, assieme ai nemici, è il primo comandamento

Il primo di questi Frutti di cui andiamo ad occuparci è l’amore, “la parola più usata e abusata soprattutto nel nostro tempo e di cui nessuno può fare a meno”, esordisce la Madre.

Interviene Padre Pasquale: “Nella Sacra Scrittura ‘amare’ è il verbo che regola il rapporto dei fedeli con Dio, invocato come Padre, e con il prossimo, riconosciuto come fratello. Amare Dio è in assoluto il primo dei comandamenti. Amare il prossimo è il comandamento che per primo mettiamo in pratica. Con l’esempio di Gesù Cristo, la testimonianza dei discepoli diventa ancora più radicale: non basta amare il prossimo come se stessi, occorre amarlo assieme ai nemici, nella maniera indicataci da Cristo: Come io vi ho amati, così anche voi amatevi gli uni gli altri. Senza preferenza di persona, senza riserva, senza trattenere nulla per sé”.

Per fare questo “occorre invocare costantemente la sua grazia, per superare le nostre resistenze, i nostri pregiudizi, le nostre paure. Quando Dio ama, lo fa in modo autentico e totale; non si risparmia, non attende alcuna ricompensa in cambio: ama gratuitamente. Dio non può non amare, Lui che nel suo stesso essere è Amore. Nella sua bontà non si lascia precedere dall’uomo; tuttavia il suo, non è un amore imposto, ma sempre proposto, dal momento che lascia spazio alla libertà umana di accoglierlo o di rifiutarlo”.

La scoperta dell’Amore di Dio apre alla dimensione del dono

Padre Pasquale spiega come, nella sua esperienza giovanile, di ricerca appassionata della felicità come realizzazione della sua persona, Sant’Agostino si immerga “nei flutti di un amore fisico, segnato dalle passioni,” rivelando nelle Confessioni “di non desiderare altro che amare ed essere amato”.

E che cosa scoprirà? Attraverso un tormentato cammino di allontanamento e di recupero della fede, comprenderà che “quel desiderio radicale del cuore dell’uomo, essere amati senza mai temere di perdere la felicità, potrà essere soddisfatto solo quando sarà definito l’oggetto dell’amore, rivolto non ad un bene destinato a passare, ma a Dio, colui che resta per sempre. La scoperta dell’amore per Dio orienterà ogni altra forma di amore anche umano, perché toglierà ad esso la caratteristica del possesso e del godimento per sé, aprendo invece alla ricerca del bene altrui, del dono, del servizio, della fedeltà, dell’unità, della comunione, dell’eternità”.

Facciamo fatica ad amare perché ci siamo allontanati dalla Sorgente

“Ascoltando tante persone che soffrono per carenza di amore – evidenzia da parte sua la Madre Priora-  mi sono resa conto che hanno difficoltà ad amare perché sono ripiegate su se stesse e sul loro dolore e si sono allontanate dalla Sorgente dell’amore, se la prendono con Dio o con se stessi o con gli altri. Il Signore, invece, ci ha messo nel cuore questo bisogno, questa nostalgia, non per farci soffrire, ma per riempire, per colmarci del Suo Amore e farci scoprire la differenza dal nostro”.

Diventare ciò che si ama

Ciò che conta per Agostino, come specifica Padre Cormio, è scegliere l’oggetto su cui far convergere il nostro amore, poiché questo trasforma la persona che ama.

«Non c’è nessuno che non ami; quel che si domanda è che cosa ami. Dio non ci si esorta a non amare, ma a scegliere quel che amiamo»

(Discorso 34, 2, ndr).

«Ciascuno è tale quale l’amore che ha. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? Dovrei concludere: Tu sarai Dio. Ma non oso dirlo io e perciò ascoltiamo la Scrittura: Io ho detto: Voi siete dèi e figli tutti dell’Altissimo»

Questa domenica, 30 luglio, sarà la giornata mondiale dell’amicizia. Abbiamo pensato che fosse una buona occasione per riflettere insieme su questo valore che ha un ruolo fondamentale nella vita di ciascuno di noi.

E lo facciamo a partire da una “preghiera” del Papa del 2021: “La Bibbia dice che chi trova un amico trova un tesoro. Vorrei proporre a tutti di andare oltre i gruppi di amici e di costruire l’amicizia sociale, tanto necessaria per la buona convivenza. Ritrovarci soprattutto coi più poveri e vulnerabili. Il dialogo è il cammino per guardare la realtà in modo nuovo”.

L’Essenza dell’amicizia

Così, il Pontefice ci invita a costruire l’amicizia nella società, un’amicizia generalizzata ma non superficiale, quella che ci fa seminare gioia, sostegno e condivisione.

L’amicizia, infatti, è un legame speciale che va oltre il sangue e le parentele. Scrive il Papa, non è una “relazione fugace e passeggera”, ma un solido “rapporto di affetto che ci fa sentire uniti”. Ecco perché, l’amicizia non ha nulla a che fare con l’interesse personale ed è basata sul rispetto reciproco.
L’amicizia è uno dei doni più preziosi che Dio ci ha concesso. Essa è un segno tangibile dell’amore divino e ci avvicina gli uni agli altri, rendendo più ricca la nostra esistenza.

Una connessione spirituale

L’amicizia come valore da realizzare nella società, può avere un impatto profondo sulla nostra crescita, anche spirituale. Un amico fedele può incoraggiarci a vivere con coerenza i valori evangelici, a pregare insieme e a sostenersi nella fede. L’amicizia spirituale ci aiuta a superare le sfide della vita con la certezza che non siamo soli, ma accompagnati dallo Spirito Santo e da amici solidali.

San Paolo ci esorta nell’epistola ai Colossesi a rivestirci dell’amore che unisce e perfeziona ogni cosa (Col 3,14). Nell’amicizia, allora, l’amore diventa il collante che tiene uniti i cuori, permettendoci di condividere gioie e dolori, di essere presenti l’uno per l’altro e di crescere insieme.

L’importanza di compassione, dialogo e riconciliazione

Nella comunità possono esserci momenti di disaccordo e incomprensioni, anche tra amici. La compassione, ovvero quell’atto di altruismo e comprensione accompagnato dalla volontà di aiutare nel concreto e la capacità di perdonarsi reciprocamente sono essenziali per mantenere l’armonia nella società.

Gesù ci ha insegnato ad amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati (Gv 13,34-35), e ciò include l’arduo compito di riconciliarci quando si verificano fratture nelle nostre relazioni.
Lo sapeva bene Santa Rita, che è la santa del dialogo, perché proprio nel parlare, nel coraggio di aprirsi davvero gli uni altri altri, c’è la chiave del successo di ogni legame. Senza il dialogo siamo porte chiuse: con il dialogo siamo ponti che non hanno limiti!

Più sociali e meno social

Nel nostro mondo moderno, le tecnologie digitali hanno cambiato il modo in cui ci relazioniamo. Anche se oggi “essere amici” è più facile che mai, è nostro dovere ricordare che l’amicizia va oltre i confini virtuali e richiede un impegno personale e autentico. Le amicizie reali, costruite sulla presenza e sulla comunione, sono doni che riflettono l’amore di Dio per noi e ci avvicinano sempre di più al Suo Cuore.

Coltiviamo, quindi, con cura e dedizione le amicizie che ci sono state affidate, rendendole uno strumento di grazia e santità nel nostro cammino.

Anche questa estate, come nella scorsa, vi proponiamo di affiancare, ai vostri viaggi fisici, un viaggio interiore, per mezzo di un ciclo di riflessioni spirituali. Sarà un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con semplicità, attraverso i frutti dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso. 


“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”

Lettera ai Galati 5,22

Lo Spirito Santo ci rende maturi

“È una Presenza che ci fa vivere in grazia di Dio”, così la Madre Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, spiega lo Spirito Santo. “Un albero buono si riconosce da quello cattivo dai frutti – continua –  anche lo Spirito Santo ha i suoi frutti e chi si lascia guidare da Lui li rende manifesti nello stile. Il frutto esprime la maturità della pianta”.

Sant’Agostino sarà la nostra guida

Ancora una volta saranno le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso l’interpretazione dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio. Mentre la Madre calerà ciascun tema nella vita di tutti i giorni, a livello esperienziale.

Quali saranno i Buoni Frutti che raccoglieremo?

Di seguito l’elenco dei frutti dello Spirito Santo di cui parleremo, a partire da questa ultima settimana di luglio e per tutto il mese di agosto:

  1. Amore
  2. Gioia
  3. Pace
  4. Mitezza- pazienza- dominio di sé
  5. Bontà-benevolenza
  6. Fedeltà

Siete pronti a partire con noi?

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