La famiglia della Pia Unione Primaria Santa Rita, grande associazione di devoti nata a Cascia ma diffusa in tutta Italia e nel mondo, è pronta a ritrovarsi per l’incontro regionale in Calabria
L’appuntamento è per domenica 8 ottobre a Marcellina (CS), presso la Parrocchia Sacro Cuore di Gesù dove saranno presenti tutti gli iscritti della Calabria.
Come ogni incontro della Pia Unione, anche questo è aperto a tutti, a coloro che sono già iscritti ma anche a chi non è iscritto e a chiunque voglia semplicemente conoscere questa meravigliosa famiglia di Santa Rita, che promuove il suo culto e rende attuali e concreti i suoi insegnamenti.
Programma
L’incontro inizierà alle ore 9:00 e si chiuderà per l’ora di pranzo, con diversi eventi.
ore 9:00 – Accoglienza e colazione
ore 09.45 – Ora Media e saluti della segretaria generale Alessandra Paoloni e Padre Ludovico M. Centra O.S.A
ore 10.30 – Piccola processione delle Pie Unioni per raggiungere la chiesa
ore 11.00 – Concerto di Accoglienza
ore 12:00 – Santa Messa presieduta da P. Ludovico M. Centra O.S.A.
Per info rivolgersi a Giovanna Corrado 328 806 8854
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Continuiamo il nostro viaggio all’interno di Dalle Api alle Rose di settembre-ottobre, in cui approfondiamo il mondo della devozione, parlando dei cambiamenti che hanno interessato questo aspetto fondamentale della nostra vita. Lo facciamo, tramite lo sguardo del fotografo Giovanni Galardini, che da anni documenta la Festa di Santa Rita a Cascia.
“Negli occhi e nei volti vedevo la forza della fede”
“In passato la foto tipo della Festa di Santa Rita era fatta di mani giunte e rose alzate“.
Giovanni commenta così il suo scatto in bianco e nero del ‘93, dove un’unica signora alza la macchina fotografica, ma non sembra guardarla: a catturare ciò che succede non è l’obiettivo, ma il suo sguardo. Gli occhi e i volti dei devoti, racconta Giovanni, erano il suo campo di lavoro per eccellenza, perché “lì vedevo e percepivo la forza della fede”.
“Lo smartphone è un simbolo”
Oggi, lo scenario è cambiato e Giovanni fatica a trovare i visi delle persone perché nascosti dal telefono. “Lo smartphone però – riflette – diventa un simbolo perché ciò che conta è quello che raccoglie e porta a casa, per condividerlo con amici e familiari. Ho visto tanti fare dirette davanti al corpo della santa, con dall’altra parte dello schermo persone in un letto, anche d’ospedale”.
La questione, infatti, non dipende dai dispositivi.
“Ora i devoti quasi si nascondo”
“Il cambiamento che ho notato – dice Giovanni – è nell’approccio con la fede: mentre prima era il cuore della festa, oggi trovare chi manifesta la propria devozione è cosa rara. Chi ha mani giunte, lacrime agli occhi, labbra che sussurrano preghiere si nasconde negli angoli, quando restano in pochi e si può stare soli con la santa”.
E Giovanni è lì, a immortalare quel momento così speciale ormai, tanto che lui nell’istante dello scatto chiude gli occhi, come a non voler violare quell’attimo intimo e prezioso.
Il nostro viaggio alla scoperta della rivista “Dalle Api alle Rose”, parte dello speciale di ogni numero del 2023 in occasione del suo centenario, prosegue con Padre Vittorino Grossi, direttore della testata e già docente universitario. Con lui approfondiamo la necessità di rinnovare lo stile comunicativo e l’identità grafica della pubblicazione al compimento dei suoi 90 anni, nel 2013. La risposta rappresenta il mandato stesso della rivista.
La Famiglia nel cuore di Santa
Rita e della Beata Fasce
“La rivista nasce dall’intuizione e dalla devozione della Beata Maria Teresa Fasce per promuovere le novità e le necessità nei confronti di quanto serve a Cascia e ai casciani per il culto di Santa Rita,” sottolinea Padre Vittorino. “La nostra missione principale è avvicinare le famiglie a Santa Rita e ogni singolo componente all’altro membro della famiglia, poiché la Famiglia è nel cuore di Santa Rita e della Beata Fasce”.
Le due premesse del rinnovamento
Il rinnovamento del 2013 è stato guidato da due premesse fondamentali. In primo luogo, la rivista si è impegnata a entrare nelle case dei lettori, fungendo da ponte tra le famiglie e la devozione a Santa Rita. In secondo luogo, il Concilio Vaticano II ha portato significativi cambiamenti nella Chiesa, inclusa una nuova considerazione dei santi nella Liturgia, tra cui i 15 giovedì di Santa Rita. Questi cambiamenti hanno alimentato la crescita della conoscenza e della devozione alla santa. La rivista viene a svolgere un ruolo chiave come ambasciatrice di questa trasformazione.
Un nuovo stile per l’Uomo del nuovo millennio
Il nuovo stile della rivista è stato progettato per unire lettori cattolici, scettici e curiosi, stimolando le coscienze attraverso immagini di chiaro impatto e concetti precisi, portatori fedeli della catechesi esperienziale quotidiana. I testi, allineati con il linguaggio dell’Uomo del nuovo millennio, rendono la rivista più accessibile e attuale in un’epoca segnata dall’individualismo.
Padre Vittorino ha sottolineato come essa continui la sua missione solidale, avvicinando i lettori e unendo le persone attraverso il messaggio coraggioso di perdono e pace di Santa Rita. “Non un sospiro, neppure una lacrima sono sconosciute alla Provvidenza: la rivista parla al cuore e diventa specchio del vissuto di tutti!”, offrendo “il coraggio della verità“, così dichiara.
Il desiderio di una giornata-studio
Padre Vittorino ha infine espresso il desiderio di organizzare una giornata di studio per evidenziare il grande contributo della rivista alla società, dimostrando che tra il dire e il fare, c’è di mezzo solo l’Amore.
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Oggi 5 settembre è la Giornata Internazionale della Carità, istituita dall’Onu nel 2012 per riconoscere il ruolo della Carità “nell’alleviare le crisi umanitarie e le sofferenze umane all’interno e tra le Nazioni”, secondo quanto auspicato anche dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Una giornata istituita per commemorare il giorno della morte (il 5 settembre 1997) di Santa Teresa di Calcutta, indicando così in lei un riferimento di Carità.
La carità ritiana
Una giornata in cui vogliamo ricordare come Santa Rita, monaca agostiniana, sia stata la massima espressione della carità. Quella carità cristiana di cui ha scritto Papa Benedetto nella sua enciclica “Deus caritas est”, in cui si è lasciato ispirare dalla figura di Sant’Agostino, che è stato una guida per la sua vita. Una carità intesa come Dio-amore, da cui deriva l’amore per il prossimo, fino a diventare dono di sé. Un valore, quindi, che che va oltre la beneficenza e comprende comportamenti di stretta fratellanza.
Una carità che diventa solidarietà
Nel 2012 le monache del nostro monastero hanno dato vita alla Fondazione Santa Rita da Cascia ets, per organizzare in modo strutturale la carità da loro portata avanti, soprattutto attraverso i progetti per l’infanzia, fino a trasformarla in solidarietà e giustizia sociale. L’obiettivo è garantire un aiuto al prossimo che possa essere anche laico, non legato al bisogno di corrispondere all’amore di Dio, ma di appartenere a una stessa comunità umana, coinvolgendo credenti e non credenti. La nostra sfida è quella di non fermarci al semplice aiuto, bensì di vedere nella persona più fragile colei che ha diritto alla piena dignità umana, offrendole la possibilità di poter riprendere in mano la propria vita e riacquisire la piena cittadinanza.
Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti
Anche questa estate, come nella scorsa, vi stiamo
accompagnando in un viaggio interiore,
attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. È un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con
semplicità, attraverso i Frutti
dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in
quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso.
Ancora una volta sono le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso
l’interpretazione dell’agostiniano Padre
Pasquale Cormio. Mentre la Madre
Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, interpreta
ciascun tema alla luce dell’esperienza quotidiana.
La Fedeltà come dono di Dio
Nel nostro sesto e ultimo appuntamento, riflettiamo sulla Fedeltà, considerata dalla Madre come una parola ormai tabù nella nostra società, che invece è un dono dello Spirito Santo: “non dipende da uno sforzo nostro, ma è dono di Dio, che ci è dato perché rimaniamo fedeli agli impegni che la vita cristiana autentica è chiamata a vivere. Anche secondo il padre agostiniano “la fedeltà, che progredisce nel bene fino alla fine, è un grande dono di Dio, ma anche una grande conquista dell’uomo”.
Dio stesso è esempio di fedeltà
In particolare, attingendo da Sant’Agostino (Il bene del matrimonio, 4.4), Padre Cormio evidenzia come la fedeltà “è un grande bene dello Spirito”, da preferire a qualsiasi altro bene materiale, compresa la propria integrità fisica.
Riflette: “In
qualsiasi momento si possono attuare delle scelte che orientano il corso della
nostra vita: una proposta matrimoniale, una vocazione alla consacrazione
religiosa o sacerdotale, un impegno che comporta sacrificio, una proposta di
fede… talvolta tali scelte possono essere effettuate o dettate da circostanze
particolari; tuttavia ciò che dà ad esse
valore è la fedeltà nel portare avanti l’opera iniziata”.
“Sappiamo bene
quanto la fedeltà sia minacciata da forme di crisi che possono avere
conseguenze per la società – prosegue Padre Cormio – quali disonestà nel lavoro, infedeltà
coniugale, tradimento di amicizia, inaffidabilità della testimonianza dei fedeli…
Di fronte alle nostre piccole o grandi infedeltà, Dio continua a presentarsi come il Dio fedele, le cui promesse non
vengono mai meno, in quanto Dio non ritira mai la sua parola di verità e di
salvezza”.
Agostino istituisce
un confronto tra la fedeltà di Dio e quella dell’uomo:
«L’uomo fedele è colui che crede a Dio che promette; Dio è fedele in quanto concede ciò che ha promesso all’uomo»
(comm. al Salmo 32, II, 1, 9).
Anche
secondo la Madre Priora “è Dio che è fedele per sempre! Ci viene
incontro e ristabilisce l’alleanza infranta, offrendoci sempre nuove
opportunità. E Gesù ha promesso che sarà sempre con noi, fino alla fine del
mondo”.
La fedeltà attraverso la preghiera
Ma come conservare la fedeltà? Secondo il padre
agostiniano, un’indicazione deriva proprio dal vescovo di Ippona:
«Preghiamo per ottenere quel che non abbiamo»
(discorso 335/E, 6)
“Nella fedeltà sono chiamati in causa due attori: Dio e l’uomo – racconta il padre – Agostino spiega ciò a proposito della fede: Dio chiama chi vuole e quando vuole ad aderire alla sua volontà, a seguire l’insegnamento di Gesù Cristo, che è contenuto nel Vangelo. La chiamata alla fede è di Dio, che scruta il cuore e conosce i tempi di maturità di ciascuno di noi. Invece perseverare nella fede, custodire la fedeltà della propria vocazione, spetta solo all’uomo, il quale ogni giorno deve invocare nella preghiera il frutto della perseveranza. Solo chi prega, può confidare nell’aiuto di Dio. Non per le proprie forze si resta fedeli, ma per grazia e dono di Dio”.
“Solo chi prega, custodisce il frutto della fedeltà”, conclude Padre Cormio, riflettendo che in particolare, nella preghiera del Padre Nostro, Gesù ci insegna a chiedere a Dio di aiutarci a perseverare nel bene.
Riflessione finale
La Madre Priora conclude così il nostro viaggio attraverso i sei Frutti dello Spirito: “Durante queste sei riflessioni abbiamo provato a riconoscere o a ridestare questo illustre Sconosciuto che ci abita dal Battesimo, ed è lo Spirito Santo, che circola tra il Padre e il Figlio, ma ci coinvolge se lo lasciamo operare, perché non è invadente, rispetta la nostra libertà e i ritmi di ognuno, per riconoscere i segni della Sua presenza, e arrivare ad amare come ama Dio. Non dimentichiamo: Egli è Signore e si comporta come tale”.
La Chiesa cattolica sta affrontando non solo le sfide della rivoluzione digitale, ma anche il cambiamento della società, “il modo in cui i valori della Chiesa sono percepiti”. Così Angelo Scelzo, giornalista esperto di comunicazione della Santa Sede, commenta nell’intervista pubblicata nel numero di settembre-ottobre della nostra rivista “Dalle Api alle Rose”, dedicata a come la devozione sia cambiata a causa del progresso tecnologico.
Il cambiamento dei valori
“L’entrare in contatto continuo con il popolo pone la Chiesa nella condizione di doversi aggiornare – commenta Scelzo – non solo in senso tecnico ma nella concezione dei valori, che, pur restando sempre unici, sono formulati diversamente a seconda delle epoche. Si arriva forse a intaccare il valore definito di ogni singolo insegnamento ma questo non significa che la Chiesa debba recedere dai propri insegnamenti; piuttosto li deve comunicare meglio a una società non più modellata sui valori della fede tradizionale”.
I rischi del digitale
Sul fronte digitale, secondo Scelzo, i media consentono alla Chiesa di raggiungere “un pubblico più vasto e di veicolare il proprio messaggio in zone dove prima non era possibile. Però cambia il modo in cui esso arriva”. Il digitale comporta infatti i rischi della superficialità e della frammentazione dei contenuti.
L’importanza di fare comunità
Inoltre, i media digitali possono rendere difficile la creazione di una comunità reale tra i fedeli. Invece, la Chiesa “deve sempre puntare all’obiettivo dell’incontro diretto, della possibilità di entrare in contatto. Perché l’iperconnessione non porta a maggiore conoscenza, ma all’incomunicabilità”.
“Durante la pandemia, abbiamo assistito a tentativi anche molto generosi dei parroci di riunire la collettività con strumenti digitali ma proprio mentre tutto questo avveniva si è sentita ancora di più l’assenza della comunità, dell’eucarestia, dell’incontro – riflette Scelzo – Queste forme di comunicazione allargano il respiro della Chiesa ma dobbiamo riuscire a valutare la differenza tra una comunicazione che ripara a una assenza da quella attiva, finalizzata alla creazione della comunità”.
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La famiglia della Pia Unione Primaria Santa Rita, grande associazione di devoti nata a Cascia ma diffusa in tutta Italia e nel mondo, è pronta a ritrovarsi per l’incontro regionale del Centro-Italia
L’appuntamento è per sabato 17 settembre ad Abbiategrasso (MI), presso l’Ospedale C. Cantù, dove saranno presenti tutti gli iscritti del Nord-Italia.
Come ogni incontro della Pia Unione, anche questo è aperto a tutti, a coloro che sono già iscritti ma anche a chi non è iscritto e a chiunque voglia semplicemente conoscere questa meravigliosa famiglia di Santa Rita, che promuove il suo culto e rende attuali e concreti i suoi insegnamenti.
Programma
L’incontro, dal titolo “Tutto posso in colui che mi dà la forza”, inizierà alle ore 8:45 e si chiuderà per l’ora di pranzo, con diversi eventi.
ore 8.45 – Arrivo e registrazione dei gruppi
ore 09.15 – Conferenza sul tema“Tutto posso in colui che mi dà la forza” tenuta da Padre Massimo Giustozzo OSA
ore 10.15 – Coroncina Santa Rita
ore 11.00 – Santa Messa presieduta da P. Ludovico M. Centra O.S.A. Assistente spirituale PUP e concelebrata da Don Giuseppe Ornaghi
Per info rivolgersi a Maurizio Gadolini 347 386 6943
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“Siamo fin d’ora figli di Dio. Ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato”
(1Giovanni 3,1-2).
Questa è la frase del Vangelo con cui Suor Giacomina apre il numero della nostra “Dalle Api alle Rose” di settembre – ottobre, già disponibile in versione web e dedicata alla devozione in cambiamento.
Coraggiosi e aperti in un cammino di fede
Una frase che ci ricorda come “il nostro destino non è ancora pienamente manifestato e ci spinge a vivere nel presente consapevoli che siamo chiamati a crescere spiritualmente”.
Questo il senso della devozione oggi, secondo Suor Giacomina: essere in cammino costante, senza temere l’oggi, con tutte le sue contraddizioni. Vero dunque che la devozione è in crisi, quasi ci vergogniamo a esprimerla, a causa della modernità e del progresso tecnologico, che ci allontana dalla sacralità e dalla ricerca del significato della vita. Una crisi che possiamo però far diventare un’opportunità a vivere la fede in maniera più autentica, in modo che possa radicarsi nella profondità dell’anima, “invitandoci ad abbracciare l’eterno e a cercare un senso alla nostra esistenza”.
Rinnoviamo la nostra fede
“Rispondiamo a questa “chiamata” a rinnovare la nostra fede, così come la Chiesa rivoluziona il suo modo di parlarci del Signore – ci invita dunque Suor Giacomina – , e saremo testimoni di un Dio che si fa presente nel cuore della storia umana, proprio attraverso ognuno di noi. Viviamo nel mondo senza esserne schiavi, ma trasformandolo insieme con amore e speranza”.
Uno sguardo sulla devozione in trasformazione
E per comprendere come la devozione si sia trasformata nel tempo, e con essa anche la devozione ritiana, nonché la Chiesa, nelle pagine di primo piano, possiamo leggere un approfondimento attraverso lo sguardo dell’antropologo Mario Polia; di uno dei fotografi che da anni documenta le celebrazioni ritiane a Cascia, Giovanni Galardini; del giornalista Angelo Scelzo, esperto di comunicazione della Santa Sede.
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Nella Bella Stagione si raccolgono i Buoni Frutti
Anche questa estate, come nella scorsa, vi stiamo
accompagnando in un viaggio interiore,
attraverso un ciclo di riflessioni spirituali. È un cammino alla ricerca di noi stessi, affrontato con
semplicità, attraverso i Frutti
dello Spirito Santo che ognuno di noi può portare nella propria vita o in
quella degli altri, per arricchirla e trovare un senso.
Ancora una volta sono le parole e le riflessioni di Sant’Agostino a guidarci, attraverso
l’interpretazione dell’agostiniano Padre
Pasquale Cormio. Mentre la Madre
Priora del nostro monastero, Suor Maria Rosa Bernardinis, interpreta
ciascun tema alla luce dell’esperienza quotidiana.
Nel nostro quinto appuntamento, riflettiamo su Bontà e Benevolenza: due frutti in uno!
Dio è il Bene Sommo
Esordisce Padre Cormio: “La Bontà è la qualità di chi vuole bene al
prossimo in modo disinteressato, senza attendersi nulla in cambio,
mostrandosi generoso verso l’altro. Alla
bontà è connessa la gratuità. Chi dimostra un cuore buono, ama veramente”.
Sant’Agostino si spinge oltre, definendo la bontà
come:
«il Bene da cui derivano gli altri beni»
(comm. al Salmo 134, 3)
Per cui “la bontà non è una qualità prettamente
umana – commenta il padre – ma un
aspetto proprio di Dio. Dio è il Bene
Sommo, e manifesta la bontà nella creazione e ancor di più nella redenzione
dell’uomo dal suo peccato. La bontà non è una virtù da custodire gelosamente,
va invece effusa con generosità su tutti gli uomini. Per Agostino il Dio buono
è una sorgente di vita che rende l’uomo buono”, come si legge nella seguente
citazione:
«Bevendo da questa fonte di bontà, tutti coloro che credono con verità, secondo la misura della propria fede, diventano buoni, vengono vivificati, illuminati, colmati»
(Contro Massimino II, 23.7)
Tutto è grazia, dono di Dio
Continua Padre Pasquale: “La bontà di Dio precede l’uomo nell’amore: Dio non attende che
l’uomo diventi buono per amarlo, ma amandolo lo rende buono. Questo significa
per Agostino che nessun uomo può avere la presunzione di meritare qualcosa
davanti a Dio, ma deve riconoscere che tutto è grazia, dono di Dio”.
La bontà diventa benevolenza
“Come
ripetevano gli autori medioevali – sottolinea il padre agostiniano – il bene
è di per sé diffusivo: esso possiede una forza che va trasmessa, contagia
al punto da diventare benevolenza. Volere il bene è la disposizione
d’animo favorevole e affettuosa verso qualcuno”, come si legge ancora in
Sant’Agostino:
«Chi è buono, per il bene che lo rende buono, si rallegra del bene altrui e si rattrista del male altrui»
(discorso 35, 3)
Secondo Padre Pasquale, “la benevolenza si attua
nella capacità di nutrire stima e della simpatia verso gli altri, nel
promuovere il dialogo, nell’apertura alla cordialità e gentilezza, nel parlare
bene del prossimo valorizzando i pregi più che i difetti altrui, nel concedere
perdono e misericordia. Quanto ci fa bene che qualcuno possa dire di noi: è una
persona affabile, cordiale, gentile, che ti incoraggia e ti consola!”
Interviene
la Madre Priora: “La persona che vive nella benevolenza, diventa giusta ed è la
sua “corazza di salvezza”. Diventa capace di amare come ama Dio, trovando
sempre, in tutte le stagioni della vita quella tenerezza dalle mille sfumature,
che fa sentire importante l’amato”.
Infine, ecco l’esortazione del vescovo Agostino ai
suoi fedeli:
«Sia dunque ognuno un albero buono. Cambia il cuore e si cambierà l’opera. Estirpa dal cuore l’avidità e piantaci la carità, che è la radice di tutti i beni»
(discorso 72,
4)
La devozione alla nostra amata Rita, la santa più venerata nel mondo, questa volta si sposta in Slovacchia, dove a settembre, sulla rete nazionale RTVS, il programma “Determinati a essere pellegrini” andrà in onda proprio dal nostro Santuario e dal nostro Monastero di Cascia (PG), il luogo dove la taumaturga umbra ha trascorso come monaca quaranta anni della sua vita.
Il programma ha l’obiettivo di divulgare il messaggio spirituale di luoghi di pellegrinaggio nei Paesi vicini alla Slovacchia, mostrando inoltre agli spettatori quali esperienze si possano vivere sul posto. Sono due i luoghi mostrati in ogni puntata, uno noto, in questo caso Cascia, e uno sconosciuto ai pellegrini slovacchi, in questo caso Pollone, in provincia di Biella, che ospita la casa del beato Pier Giorgio Frassati.
Il messaggio e i luoghi di Santa Rita raccontati dalla Madre e dal Padre Rettore
La troupe slovacca ha visitato Cascia lo
scorso mese di luglio, avendo la possibilità di intervistare sia Suor Maria Rosa Bernardinis, la Madre
Priora del nostro monastero, sia Padre
Luciano De Michieli, il Rettore del santuario. La prima si è soffermata sul
messaggio spirituale di Santa Rita, mentre il padre agostiniano ha parlato dei
luoghi della santa, della Festa di Santa Rita e della Fondazione Santa Rita da
Cascia ets che il monastero ha fondato nel 2012 per portare avanti le sue opere
di solidarietà e altri progetti benefici.
Le esperienze di pellegrinaggio
Tra le esperienze che il conduttore, Ján Hudáček, ha voluto vivere in prima persona, per mostrarle ai pellegrini, la visita presso il Parlatorio delle monache, dove le claustrali portano avanti il Ministero della Consolazione, ossia il servizio di ascolto per tutti coloro che ne hanno bisogno.
Le altre sono state la visita all’Urna per ricevere i petali di rose benedette; la tappa al Chiostro, dove si trova la vite del miracolo, e infine la venerazione del “Miracolo Eucaristico” del Beato Simone Fidati presso la Basilica Inferiore, dove si trovano le sue spoglie.