Oggi inizia il Triduo Pasquale e noi continuiamo il nostro percorso con le riflessioni di Padre Pietro Bellini, della comunità agostiniana di Cascia.
Con l’ingresso a Gerusalemme in groppa a un asinello, festeggiato dall’entusiasmo pacifico della gente, Gesù intendeva lanciare un ultimo messaggio ai capi del popolo sulla sua missione di amore e pace, che non intendeva togliere il potere a nessuno. Ma i farisei avevano già deciso di farlo fuori. Gesù sentiva che questi erano i suoi ultimi giorni.
Passava le notti con i discepoli a
Betania, presso la casa dell’amico Lazzaro, a 10 chilometri da Gerusalemme, e
di giorno andava al Tempio a pregare e a predicare.
I 4 punti forti dell’ultima cena
L’antivigilia della festa, Gesù fece preparare la cena della “sua” Pasqua, nel locale di un amico, il Cenacolo. Fu l’ultima cena insieme ai suoi amici, i 12 discepoli da lui scelti.
Fu una cena di commiato e di consegne; una sera di struggente amore e di tradimento.
1. Gesù si mette a lavare i piedi
degli apostoli,
servizio riservato ai servi e agli schiavi.
“No, Signore – protesta Pietro – io non te lo permetterò mai”. “Se non ti laverò – rispose Gesù – non avrai parte con me”. E la conclusione: “Se io, vostro Signore e maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri”.
2. “Uno di voi mi tradirà”. Un macigno sul cuore di Gesù e dei presenti. La peggiore cosa che può capitare ad un essere umano: essere tradito da un suo amico.
3. Il dono dell’Eucarestia. Prima di abbandonare il suo corpo alla morte, Gesù lo dona totalmente ai suoi amici. “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete e bevete, questo è il mio sangue”. L’amore di Gesù per i discepoli è infinitamente più grande del loro tradimento.
4. Il dono del sacerdozio. “Fate questo in memoria di me”. Fatelo per tutti coloro che, nei secoli, crederanno in me, come segno del mio amore anche per loro.
“Dopo queste cose, Gesù uscì con i suo discepoli verso l’orto degli ulivi” (Gv. 18,1).
Questi 4 segni sono presenti ancora oggi nella nostra vita di cristiani. Meditiamoli in questo giovedì santo e soprattutto mettiamo in pratica ciò che ci insegnano: a trovare l’umiltà verso l’altro, a non cadere in facili soluzioni o corruzioni, a donarci agli altri con tutti noi stessi e a farci strumento dell’amore di Dio. Queste sono le consegne di Gesù!
Pubblichiamo la graduatoria relativa al bando per il Servizio Civile Nazionale 2023, rivolto a giovani e giovane tra i 18 e i 28 anni, che riguarda anche presso il nostro monastero, col progetto “Percorsi di fede”.
Perché Dio permette la morte? Come superare la perdita di un figlio o la vedovanza? E se l’aldilà ci fa paura? In un mondo, quello occidentale, che tende a rimuovere la condizione della morte dall’esperienza umana, nel nome dell’invincibilità, oppure rimuovendola o negandola, le nostre monache vogliono invece accompagnare coloro che vivono il vuoto della perdita. Con il coraggio di chi è sempre attento e vicino ai bisogni umani.
Hanno così appena pubblicato il loro ultimo libriccino “Aiutami a superare il lutto”, il secondo volume della collana tascabile “Rita quotidiana”, curata da Tau editrice. Un testo, in cui, in questo tempo di Pasqua, invitano a elaborare la mancanza, guardando alla Resurrezione. Che porta tutti – credenti o meno – a fare i conti con la morte e con la possibilità di andare oltre e rinascere. Come fatto da Rita stessa, dopo aver perso il marito e i due figli.
Con questo volume, disponibile nelle librerie d’Italia, presso il Santuario e online anche su shop.santaritadacascia.org dopo il primo dedicato alla maternità, continua così il primo innovativo progetto editoriale del monastero. Un progetto con cui le claustrali, a partire da storie vere, vogliono essere presenti nella vita dei devoti e non solo – per non lasciarli soli – attraverso le gioie e i dolori. Lo fanno in qualità di amiche, prendendo esempio da Santa Rita, considerata una “guida del cuore”, facendosi così depositarie del suo messaggio.
Il contenuto
Il volume appena pubblicato contiene la prefazione di Padre Giuseppe Caruso, preside dell’Istituto Patristico “Augustinianum”, e l’introduzione di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero. Nel testo si prova a rispondere agli interrogativi dolorosi riguardanti la morte, avendo come riferimento costante il Vangelo. Con l’insegnamento che, sebbene il cristiano non conosca alcuna strada che aggiri il dolore, conosce però una strada per attraversarlo, insieme al Signore.
“Nel titolo abbiamo voluto usare il termine “superare”, che significa passare oltre – ha dichiarato la Priora – un termine che quindi ha in sé il valore del passaggio a qualcosa di altro e non del fermarsi a qualcosa che è la fine. Ed è proprio sul superare che noi proviamo ad agire, sul guidare oltre il dolore chi affronta il lutto, per arrivare insieme a una rinnovata serenità. Con il suo beatissimo Transito, che è un vero e proprio passaggio dalla vita terrena a quella celeste, Santa Rita stessa ci stimola a guardare a Gesù Crocifisso. E ci chiede, in questo tempo di Pasqua, di non fermarci al Venerdì Santo e alla Passione, perché l’esistenza dell’uomo non finisce con la sua morte terrena ma è la strada per la Vita Nuova”.
“Rita ha conosciuto fino in fondo il senso di solitudine e di vuoto che il lutto scatena nell’animo umano – scrive Padre Caruso nell’introduzione – però, anche in quel momento, si è rivolta a Cristo: nel suo Signore, che per amore dell’umanità ha sperimentato la croce e l’abbandono, ha trovato l’amico al quale confidare la sua pena e la certezza di non essere mai sola”.
Rita quotidiana
La collana vuole essere un percorso al fianco di ogni persona, rimanendo al passo con la società e le sue trasformazioni. Il prossimo volume, che sarà pubblicato entro il 2024, sarà dedicato alla preghiera, a conclusione stessa dell’Anno della Preghiera, voluto da Papa Francesco – che la considera “il respiro della fede” – in preparazione al Giubileo del 2025. Saranno quindi affrontati, a seguire, temi quali famiglia, carità, malattia, solitudine.
È invece dedicato alla maternità il primo volume della collana, dal titolo “Aiutami ad essere madre”. Il suo intento è quello di accompagnare le madri e coloro che vogliono diventarlo, ricordando che “le mamme non sono eroine di una storia, sono fragili, insicure, umane e va bene così. Il mestiere della mamma non è cosa facile, ma neppure cosa impossibile”.
Chiunque desideri condividere la propria testimonianza per le future pubblicazioni è invitato a scrivere a [email protected]
Orari da aprile a ottobre
APERTURA BASILICA
dalle ore 6.30 alle ore 20:00
MESSE
ore 7.30
OGNI GIORNO, CANTATA DALLE MONACHE AGOSTINIANE
Basilica superiore (Cappellina)
ore 9.00
DOMENICA E FESTIVI
Basilica superiore (APRILE E OTTOBRE)
Sala della Pace (DA MAGGIO A SETTEMBRE)
ore 10.30
DA LUNEDÌ A SABATO
Basilica superiore
ore 10.30
DOMENICA E FESTIVI
Basilica superiore (APRILE E OTTOBRE)
Sala della Pace (DA MAGGIO A SETTEMBRE)
ore 12.00
DA LUNEDÌ A SABATO
Basilica superiore
ore 12.00
DOMENICA E FESTIVI
Basilica superiore (APRILE E OTTOBRE)
Sala della Pace (DA MAGGIO A SETTEMBRE)
ore 16.00
OGNI GIORNO
Basilica superiore
ore 18.00
OGNI GIORNO
Basilica superiore
***
PREGHIERA PER I MALATI
Ore 18.00
PRIMO VENERDÌ DEL MESE
Basilica inferiore
***
VISITE AL MONASTERO
OGNI GIORNO
MATTINO ore 9.00, ore 10.00, ore 11.30
IN CASO DI GRANDE AFFLUSSO NEI GIORNI FESTIVI VISITA CONTINUATA DALLE ore 9.00 ALLE ore 12.15
POMERIGGIO ore 14.30, ore 15.30, ore 17.00
***
CONFESSIONI
OGNI GIORNO
MATTINO dalle ore 7.00 alle ore 12.30
POMERIGGIO dalle ore 15.00 alle ore 19.00
- Penitenzieria (DA MAGGIO A SETTEMBRE)
- Basilica superiore (GIORNI FERIALI DI APRILE E OTTOBRE)
- Sala della Pace (SOLO QUANDO UTILIZZATA)
ADORAZIONE EUCARISTICA
OGNI MERCOLEDÌ
DALLE ore 9.00 ALLE ore 18.00
Cappellina
VESPRO
ore 17.30
MERCOLEDÌ SABATO E DOMENICA, PREFESTIVI E FESTIVI
CANTATO CON LE MONACHE AGOSTINIANE
Basilica superiore
ROSARIO
ore 17.30
LUNEDÌ, MARTEDÌ, GIOVEDÌ E VENERDÌ
Basilica superiore
ore 17.00
SABATO E DOMENICA, PREFESTIVI E FESTIVI
Basilica superiore
ore 21.00
NEL MESE DI MAGGIO
Basilica superiore
INGRESSO ALL’URNA
ore 18.30
OGNI ULTIMO GIOVEDÌ DEL MESE E NEI GIORNI DELLA NOVENA DI S. RITA DAL 12 AL 20 MAGGIO: AL TERMINE DELLA S. MESSA DELLE ORE 18.00 Basilica superiore
CORONCINA DI SANTA RITA
DA GIUGNO A GENNAIO
ore 21.00
SECONDO GIOVEDÌ DEL MESE RECITA COMUNITARIA
ore 17.30
NEI 15 GIOVEDÌ DI S.RITA DA FEBBRAIO A MAGGIO
Basilica superiore
In caso di grande affluenza o di particolari manifestazioni possono essere aggiunte altre celebrazioni eucaristiche in Basilica inferiore, o anche semplicemente possono variare i luoghi delle celebrazioni, previa segnalazione con appositi cartelli sul sagrato della Basilica
Ufficio Informazioni: 0743.75091 – [email protected]
Siamo ormai a metà del nostro percorso spirituale dei 15 Giovedì di Santa Rita, dedicato quest’anno al tema della preghiera. In questo ottavo appuntamento, che nella Settimana Santa cade di martedì, la nostra attenzione si sposta da noi all’altro, come avviene a un certo punto in ogni percorso di crescita.
L’incontro con Dio è un trascendere, un superare il mio “io” confinato in sé per dirigermi verso gli altri. Nella preghiera mi è dunque donata la possibilità di conoscere non solo me stesso, ma anche il prossimo.
“La preghiera, infatti, non può essere slegata da una vita di relazione: verso Dio non si va mai da soli, ma sempre come fratelli e sorelle che vivono nella Chiesa – commenta Padre Pasquale Cormio, Rettore del Collegio “Santa Monica” di Roma – Quando sono alla presenza di Dio imparo a vedere l’altra persona in modo nuovo, senza lasciarmi influenzare da pregiudizi o da impressioni emotive, ma riconoscendone la comune dignità di creatura amata dal Padre”.
Come proviamo concretamente di amare Dio, che non vediamo?
“Amando i fratelli che noi vediamo – così risponde il Padre – Quanto più mi apro a Dio, tanto più Dio mi spingerà ad incontrare il cuore dei miei fratelli, per cui l’amore che ricevo dall’alto, lo restituisco a Dio attraverso la mediazione del prossimo. L’amore fraterno è la certezza del nostro amore per Dio. L’altro diviene un’immagine attraverso la quale posso vedere Dio”.
Nella preghiera riconosco l’altro come fratello
“Proviamo dolore per loro, come per nostri fratelli. Lo vogliano o no, sono nostri fratelli. Cesseranno di essere nostri fratelli, allorché avranno cessato di dire: Padre nostro»
(Sant’Agostino, Commento al salmo 32, III, 29)
Da Agostino riceviamo questo insegnamento: se invochiamo Dio come Padre nostro, allora vuol dire che ci riconosciamo tutti fratelli, che non pregano Dio in modo proprio ed esclusivo, ma sempre inseriti in una dimensione di famiglia.
“Pertanto impariamo a chiedere a Dio ciò di cui l’altro ha bisogno – riflette il padre agostiniano – cerchiamo di immedesimarmi nella sua condizione, di capire cosa gli giova, cosa prova, per che cosa soffra. L’altro non ci è estraneo, ma è un fratello con cui condividiamo un tratto del cammino della nostra vita”.
Conclude quindi: “La preghiera dispone il cuore all’affetto, alla comprensione, alla benevolenza verso l’altro, a sentire che vi è un legame tra la mia vita e quella degli altri, vi è una connessione a livello di amore che da Dio procede verso il basso, così da raggiungere l’umanità”.
La fede consente di avere occhi nuovi
Secondo Padre Pasquale, è lo stesso atteggiamento che riscontriamo nei Vangeli, quando Cristo guarda l’uomo e la donna con occhi misericordiosi, e pur condannandone il peccato, offre una nuova occasione di riscatto. Il peccatore non deve restare per sempre vincolato al suo peccato, ma è una persona che ha bisogno di essere liberato dalla morte spirituale.
Così come, è lo stesso sguardo di Santa Rita, che invocando il perdono per chi aveva ucciso il marito, vede in quegli uomini non solo degli assassini, ma dei peccatori che hanno maggiormente bisogno della grazia divina. La forza della fede consente di avere occhi nuovi e la perseveranza nella preghiera libera dalla sete dell’odio e della vendetta.
Interviene a conclusione Suor Maria Rosa Bernardini, Madre Priora del nostro monastero: “Se ho la consapevolezza di essere figlia di Dio, se mi sento amata da Lui in un modo unico e infinito, saprò essere benevola con il mio prossimo, paziente, accogliente, misericordiosa. Non solo! Mi farò carico della debolezza dell’ altro; avrò misericordia del suo limite, della sua fragilità. Saprò rispettare il momento opportuno per aiutarlo a crescere nell’ amore, rispettando i suoi tempi e la sua libertà. Così il cuore si dilata e diventa capace di amare come ama Dio”.
Sarà la prima volta a Cascia, ai piedi di Santa Rita, per il Cardinale Ernest Simoni, che Papa Francesco ha definito “martire vivente”, per i quasi 28 in cui durante il regime comunista in Albania, sua terra natale, è stato prigioniero, subendo persecuzioni, lavori forzati, violenze e minacce.
Nel suo instancabile apostolato, a ben 95 anni di età, il porporato, che oggi risiede nell’Arcidiocesi di Firenze, ha accolto con gioia l’invito della Comunità Agostiniana di Cascia e presiederà la Santa Messa Solenne della Domenica delle Palme, nella Basilica di Santa Rita.
La celebrazione si terrà alle 10.30, preceduta dalla processione con le palme che partirà dall’inizio del viale del Santuario.
Sarà trasmessa anche in diretta sul canale YouTube del Monastero.
Nel suo pellegrinaggio, il Cardinale, incontrerà le monache di clausura e i padri agostiniani, portando la sua preziosa testimonianza umana e di fede a tutti, soprattutto all’alba della Pasqua.
Lui che ha sempre proclamato il perdono e la misericordia per i suoi aguzzini, pregherà davanti al corpo di Rita da Cascia, santa del perdono.
SETTIMANA SANTA NELLA BASILICA DI SANTA RITA
Simbolicamente, il Cardinale Simoni aprirà, quindi, la Settimana Santa della Basilica di Santa Rita, dove sono molti gli appuntamenti in preparazione alla Pasqua di Risurrezione. Tra i più importanti:
26 Marzo – MARTEDÌ SANTO
Celebrazione anticipata dell’8° GIOVEDÌ di SANTA RITA
(I 15 Giovedì di Santa Rita sono il cammino di preghiera e riflessione, in preparazione alla festa del 22 maggio e a ricordo dei 15 anni in cui la santa portò la spina, ricevuta dalla corona di Gesù, sulla fronte)
28 Marzo – GIOVEDÌ SANTO
- ore 8.00 – Canto delle LODI
- ore 17.00 – CENA DEL SIGNORE, presiede il Rettore Padre Mario De Santis, trasmessa in diretta sul canale YouTube del Monastero
- Segue la possibilità di rimanere in ADORAZIONE fino alle ore 23.00
29 Marzo – VENERDÌ SANTO
- ore 8.00 – Canto delle LODI
- ore 15.00 – ADORAZIONE della CROCE, presiede Padre Pietro Bellini, trasmessa in diretta sul canale YouTube del Monastero
- ore 21.00 –
Processione penitenziale del Cristo Morto per le vie cittadine
30 Marzo – SABATO SANTO
31 Marzo – DOMENICA DI RISURREZIONE
Con la Domenica delle Palme si apre la Settimana Santa della Pasqua. A guidarci, per beneficiare a pieno del valore di queste giornate simboliche, le riflessioni di Padre Pietro Bellini, dei padri agostiniani di Cascia.
L’ora è giunta
Ora l’anima mia è turbata, che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome
Vangelo di Giovanni 12 27-28
I Vangeli ci dicono che nell’ultimo periodo della predicazione di Gesù il rapporto tra lui e i suoi avversari (scribi e farisei) era arrivato a un punto di rottura. Tale, che Gesù era costretto a misurare parole, gesti e spostamenti.
Verso la festa della Pasqua ebraica, Gesù era consapevole che “la sua ora era arrivata”. Ma allo stesso tempo era deciso a portare a termine a tutti i costi la missione che il Padre gli aveva affidato: dare la propria vita per la salvezza dell’umanità. Perciò, come ci racconta Giovanni, termina la sua frase rivolgendosi a Dio, come a dire: “Padre fai vedere ciò che sei capace di fare…”.
Ingresso a Gerusalemme
Gesù inventa un ingresso trionfale nella città santa, simulando, in modo provocatorio, il trionfo che la città di Roma organizzava per il rientro dell’Imperatore dalla guerra, circondato dalle truppe vincitrici in armi. Ma alla rovescia. Al posto del cocchio trainato da cavalli, un asinello.
Al posto del soldati esultanti per la vittoria con le armi levate in alto, una ‘grande folla’, venuta per la festa, che gli andò incontro con rami di palme gridando: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore’.
Al posto dell’Imperatore, con il capo cinto di una corona d’oro e pieno di orgoglio per la sua impresa bellica, un umile Gesù, contento di quella povera gente che lo circondava di affetto e di incoraggiamento.
Una trappola di Dio al Maligno
Con una grande differenza: l’Imperatore trionfa solo se ritorna da vincitore; ma Gesù trionfa prima ancora del combattimento finale: sa che il Padre ha reso una trappola micidiale al Maligno.
Il Maligno prevede che eliminato Gesù, l’umanità intera, già sua preda, sarà per sempre sua. Ma si sbaglia di grosso: quando comincerà a esultare per essere riuscito a uccidere l’uomo Gesù, si accorgerà che, con l’imprevista Risurrezione Gesù, la sua preda, e con essa tutta l’umanità, gli sfuggiranno per sempre. Dio ha vinto: Gesù ascende alla gloria del Padre e l’umanità sarà salva per sempre.
Rievocazione drammatizzata della storia dell’uomo
Se così è stato, e così è, la Settimana Santa è e va vissuta come una rievocazione drammatizzata di tutta la storia dell’umanità e della salvezza operata da Dio.
Di fatto tutta la liturgia è impostata come un dramma, con poche preghiere e invocazioni, ma con molto ascolto della Parola di Dio (lettura della passione, letture del sabato santo…), con gesti e cerimonie che chiamano alla partecipazione attiva tutti (processioni, fuoco, candele distribuite a tutti, lavanda dei piedi, adorazione della croce…).
Le cerimonie religiose dei giorni della Settimana Santa ci coinvolgono in maniera straordinaria, aiutandoci a crescere:
- riguardo alla fede in Dio e nel nostro redentore Gesù, troppe volte in crisi;
- riguardo alla nostra coscienza, che passa volentieri da un eccesso all’altro, e che stiracchiamo, secondo le nostre convenienze, come fosse il mantice di una fisarmonica;
- riguardo alle nostre pene e sofferenze, alle quali non sappiamo dare una valenza positiva, rimanendone spesso oppressi e schiacciati.
“Siamo in contatto con noi stessi?”
Questa la domanda
a cui proveremo a rispondere in questo nostro settimo appuntamento dei 15
Giovedì di Santa Rita, il percorso spirituale di avvicinamento alla Festa
di Santa Rita, quest’anno dedicato al tema della preghiera.
La risposta, attraverso le parole di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del nostro monastero, è che “oggi, purtroppo, stiamo assistendo alla morte spirituale dell’uomo, a causa di una carente conoscenza di sé. Stiamo vivendo la nostra umanità solo per metà e ci siamo rinchiusi nel carcere dell’orizzonte materiale, mentre l’uomo è anche assetato di infinito, seppur non sempre ne sia consapevole”.
Secondo la claustrale, è proprio la
preghiera che non solo ci mette in sintonia con Dio, ma può insegnarci “anche
a entrare in contatto con la coscienza di noi stessi, ovvero
la verità del nostro cuore”.
“Per noi uomini la preghiera può diventare luce. Conoscendo Dio, scopriamo la nostra vera natura, il nostro vero essere”, precisa la Priora. Le fa eco Padre Pasquale Cormio, Rettore del Collegio “Santa Monica” di Roma: “La preghiera è un incontro con Lui, in un processo in cui l’uomo esce sempre rinnovato, poiché impara a conoscere se stesso in profondità, a dare ascolto ai propri desideri e bisogni e assume un orientamento spirituale nel condurre la sua storia”.
La preghiera fa scaturire l’acqua zampillante dentro di noi
Una volta ad un vecchio monaco fu chiesto: “Lei
che ha dedicato una vita alla preghiera, qual è il segreto della preghiera?”. E
il monaco rispose al suo interlocutore: “Guarda, nel mio cuore prima c’era un
grande sasso, ad un certo punto Gesù ha preso questo sasso, lo ha tolto e la
fonte che avevo dentro ha incominciato a zampillare e non si è più fermata”.
Precisa il padre agostiniano: “Questo dialogo ci
consente di comprendere la preghiera non nei termini di un’arte o una
tecnica da applicare anche per il proprio benessere, ma come il mezzo per
far scaturire l’acqua zampillante che ho dentro di me. L’acqua è il dono dello
Spirito Santo, che mi fa percepire la mia vera natura: una creatura voluta e
amata da Dio per l’eternità! Il problema è “solo” il sasso che non permette
alla fonte di sgorgare. Quando noi riusciamo, con l’aiuto di Gesù, a rimuovere
quel sasso dal cuore, fiorisce la nostra vita!”
La preghiera ci consente di andare oltre i sassi rappresentati ad esempio da passioni, paure, angosce, per scoprire la vita divina che custodiamo in noi, un tesoro prezioso da ricercare, che Dio ci ha donato gratuitamente.
La Parola di Dio ci trasforma
Secondo la Madre Priora, “lo strumento più importante in assoluto che abbiamo a disposizione, per questo cammino di conoscenza di sé, è la Parola di Dio, che come una spada a doppio taglio penetra nelle profondità dell’anima. Mentre ci mostra le nostre infedeltà ci infiamma e ci trasforma. Non dobbiamo spaventarci di fronte alla nostra miseria, ma lasciare che venga a galla perché sia sanata con la fede in Dio Amore. Facciamo molta attenzione, quando la leggiamo, a tutto quello che ci infastidisce. Significa che qualcosa ha toccato le nostre corde più profonde…custodiamolo e meditiamolo, trasformandolo in preghiera”.
“Ascoltiamo anche quello che gli altri dicono di noi, in positivo e in negativo – continua la claustrale – . Anche se pensiamo che non sia vero, non scartarlo. Ogni tanto ripensiamoci con attenzione, poiché gli altri vedono cose di noi che noi non vediamo. Impariamo ad accettare queste osservazioni che ci vengono dalla Parola e dai nostri fratelli, impareremo così ad amarci di più, così come siamo e come Dio ci ha creato”.
Nella preghiera è Dio a cambiare noi
La preghiera non ci pone nella situazione di chiedere e di dettare le nostre condizioni a Dio, ma di accogliere la sua volontà, che è una volontà di bene e di salvezza, anche quando dovesse risultare contraria alle nostre attese.
La conoscenza di Dio è per Agostino, ma anche per ciascuno di noi, strettamente connessa al conseguimento stabile della felicità.
Spiega infatti Padre Cormio: “Nella preghiera non siamo noi a dover cambiare i voleri di Dio, ma è Dio a cambiare noi. Attraverso la frequenza e la sincerità della preghiera le due volontà, quella di Dio e dell’uomo, tendono ad avvicinarsi: il “suo” progetto diventa il “mio” progetto di vita”.
“Quando un essere umano – adulto, giovane o bambino – è felice? Quando ottiene ciò a cui aspira?”, si chiede Suor Maria Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del nostro Monastero, riflettendo in occasione della Giornata internazionale della Felicità del 20 marzo.
La sfida, secondo la Priora, è in realtà quella di rimanere bambini nello spirito, con un “cuore puro, retto, quindi senza doppiezza. Allora ciò che si ottiene ha il sapore di un dono, e lo stupore e la gratitudine rendono il cuore lieto sempre”.
La Giornata internazionale della Felicità è stata istituita nel 2012 dell’Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite (ONU), riconoscendo la felicità e il benessere come scopi umani fondamentali e l’importanza del loro riconoscimento tra gli obiettivi delle politiche pubbliche.
“Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi sarà grande”
“Le cose materiali, come la stessa gioia, sono brevi – commenta la Priora – Quando si è giovani, per essere felici, ci si può affidare a grandi ideali, che orientano la propria vita, mentre l’adulto è già orientato, si spera, e i suoi ideali spesso possono, invece, generare timori, difficoltà, delusioni, fatica. Che cosa rimane allora? Rimane il bambino. Un bambino non fa ragionamenti; si fida di chi gli sta intorno. Dipende dagli altri, ma non si vergogna di farlo. Accetta tutto con umiltà e gratitudine”.
La Priora cita questi versi:
Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto, non vado in cerca di cose grandi più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
(Salmo 130)
Così pure Gesù, perché i discepoli comprendessero chi fosse tra loro il più grande, prese un bambino, se lo mise vicino e disse:
Chi accoglie questo bambino nel mio nome, accoglie me, e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi sarà grande.
(Lc 9, 46-47)
La felicità secondo Papa Francesco
Attento da sempre alla felicità, tema molto caro al suo magistero, anche il nostro amato Papa Francesco, tanto da pubblicare nel 2022 ben due libri sul tema: “Siate felici” e “Ti voglio felice”.
Inoltre, ne ha parlato anche ai Giovani, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù (GMG) 2023 a Lisbona:
“Amici, c’è una felicità che Gesù ha preparato per voi, per ciascuno di voi: non passa dall’accumulare cose, ma dal mettere in gioco la vita. Anche a te il Signore dice: ‘Vai, perché c’è un mondo che ha bisogno di quello che tu e solo tu puoi dargli’. Tu potresti obiettare: ‘Ma cosa posso portare agli altri?’ Una cosa sola, una notizia meravigliosa, la stessa che Lui ha consegnato ai suoi discepoli: ‘Dio è vicino’ (Lc 10,9. ndr)”
E di fronte alle eventuali incertezze umane, il pontefice ha continuato: “Tutti abbiamo i nostri timori, non è quello il punto: siamo umani. Il punto è che cosa fare delle paure che abbiamo. Dio ci chiama proprio nelle nostre paure, nelle nostre chiusure e solitudini. Non chiama quelli che si sentono capaci, ma rende capaci quelli che chiama”. Il segreto è “stare connessi col Signore”.
24 Marzo – DOMENICA delle PALME
Sante Messe
ore 7.30 – 9.00 – 10.30 – 12.00 – 17.00
ore 10.15 – Raduno all’inizio del viale per la processione con le palme
ore 10.30 – SANTA MESSA SOLENNE presiede Sua Eminenza Cardinale Simoni Ernesto, per 28 anni prigioniero politico del regime comunista albanese
ANCHE IN DIRETTA SU SANTA RITA DA CASCIA AGOSTINIANA
25 Marzo – LUNEDÌ SANTO
Sante Messe
ore 7.30 – 10.30 – 12.00 – 17.00
26 Marzo – MARTEDÌ SANTO
Celebrazione anticipata dell’8° GIOVEDÌ di S. RITA
Sante Messe
ore 7.30 – 10.30 – 12.00 – 17.00
ore 17:00 – Santa Messa e Passaggio all’Urna di Santa Rita
ANCHE IN DIRETTA SU SANTA RITA DA CASCIA AGOSTINIANA
27 Marzo – MERCOLEDÌ SANTO
Sante Messe
ore 7.30 – 10.30 – 12.00 – 17.00
ore 18.30 IN CATTEDRALE A SPOLETO – S. MESSA CRISMALE
TRIDUO PASQUALE
28 Marzo – GIOVEDÌ SANTO
ore 8.00 – Canto delle LODI
ore 17.00 – CENA DEL SIGNORE presiede Padre Mario De Santis osa
Segue la possibilità di rimanere in ADORAZIONE fino alle ore 23.00
ANCHE IN DIRETTA SU SANTA RITA DA CASCIA AGOSTINIANA
29 Marzo – VENERDÌ SANTO
ore 8.00 – Canto delle LODI
ore 15.00 – ADORAZIONE della CROCE presiede Padre Pietro Bellini osa
ANCHE IN DIRETTA SU SANTA RITA DA CASCIA AGOSTINIANA
ore 21.00 – Processione penitenziale del Cristo Morto per le vie cittadine
30 Marzo – SABATO SANTO
ore 8.00 – Canto delle LODI
ore 21.00 – SOLENNE VEGLIA PASQUALE presiede il parroco di Cascia, Don Davide Travagli
ANCHE IN DIRETTA SU SANTA RITA DA CASCIA AGOSTINIANA
31 Marzo – DOMENICA DI RISURREZIONE, DEDICATA ALLA PACE NEL MONDO
Sante Messe
ore 7.30 – 9.00 – 10.30 – 12.00 – 16.00 – 18.00
ore 17.00 – Santo Rosario
ore 17.30 – Canto del VESPRO con le monache
ore 18.00 – SANTA MESSA animata dalla Corale Santa Rita di Cascia
ANCHE IN DIRETTA SU SANTA RITA DA CASCIA AGOSTINIANA