Decimo Giovedì di Santa Rita, chiamarlo Padre per sentirsi suoi Figli
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Dalle Api alle Rose, nella Redenzione la miseria incontra la misericordia
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50 gruppi da tutta Italia a Cascia per l’incontro generale della Pia Unione Primaria Santa Rita
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Giornata mondiale consapevolezza Autismo: al fianco della cooperativa sociale Mio Fratello è figlio unico
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Dalle Api alle Rose, 6-7 aprile incontro generale PUP a Cascia
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Nono Giovedì di Santa Rita, chi ci insegna a pregare?
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Maggio Ritiano e Festa di Santa Rita 2024
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Giornata mondiale Consapevolezza Autismo, la nostra Basilica si illumina di blu
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Venerdì e Sabato: i giorni del dolore
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“Ci sono tante definizioni di giustizia riparativa. Per la mia esperienza […] la giustizia riparativa è la giustizia del ritorno. Ritorno a una possibilità di vita libera e piena per tutti coloro che hanno sperimentato l’orrore dell’irreparabile, per averlo causato o per averlo subito, e ne patiscono le conseguenze durature. Conseguenze che sono come scorie radioattive che occorre trattare e smaltire, disarmarle perché non sfigurino più vite e persone”.
Così Agnese Maria Moro, figlia di Aldo Moro, ex Presidente del Consiglio sequestrato e assassinato dalle Brigate Rosse nel ‘78, racconta in Dalle Api alle Rose. Ericorda come nell’antivigilia di Natale del 2009, un invito apparentemente ordinario, quello di Padre Guido Bertagna, ha aperto le porte a un viaggio straordinario di riconciliazione e guarigione per coloro che hanno vissuto gli orrori della lotta armata degli anni ’70 e ’80.
Si è trattato di un incontro tra vittime e responsabili, tra chi ha subito il terrore dell’irreparabile e chi lo ha inflitto, per poter scoprire “persone e non fantasmi”; togliendo ai responsabili “la maschera del mostro e a me quella della vittima e ritrovarsi persone, ferite, ma insieme”.
Un luogo pieno di sorprese
Per chi ha vissuto questa esperienza, la giustizia riparativa non è solo una teoria, ma una realtà vissuta. È il ritorno a una vita libera e piena per tutti coloro che hanno sperimentato il trauma e le conseguenze durature della violenza. È il riconoscimento che l’irreparabile non può essere cancellato né curato, ma che le ferite possono essere affrontate e disarmate.
La giustizia riparativa si manifesta attraverso un invito al dialogo, offrendo “un luogo libero (si entra se si vuole, si esce quando si vuole), riservato, rispettoso in cui poter incontrare, dire e ascoltare; con un accompagnamento discreto, esperto, “equiprossimo”, ovvero ugualmente vicino agli uni e agli altri, onesto”.
Per Maria Agnese Moro “è stato un luogo pieno di sorprese: l’umanità che non va perduta anche se l’hai fatta grossissima; il loro atroce dolore per aver fatto cose terribili pensando di fare il bene dei poveri e del mondo; la loro generosità (perché sottoporsi all’incontro con noi dopo aver scontato tutti la propria pena con tanti anni di carcere orrendo? Non devono più niente né a me né a nessuno, eppure sono qui a fare qualcosa di estremamente doloroso). Sorpresa sono anche i loro visi anziani, come il mio, a dimostrazione che ciò che è avvenuto è sempre orrendo, ma non è oggi. E il passato lentamente va al suo posto, dietro di noi”.
“Sorpresa è vederli disarmati e disarmarmi – continua – e non dimenticare né annacquare nulla di ciò che hanno fatto, ma volergli bene ed essere amici”.
La pena serve alla rieducazione
“Non parla di questo l’articolo 27 della Costituzione quando dice che la pena serve alla rieducazione?”, si chiede Maria Agnese.
“Ci si rieduca per tornare. Li rivogliamo tutti. Ma questo ritorno o è per tutti o non è per nessuno. Non posso tornare senza di loro, né loro possono tornare senza di me. E né loro né io possiamo tornare se non ci accogliete”.
Un giorno i discepoli, osservando Gesù che pregava, gli chiedono “Insegnaci a pregare”. E alla loro richiesta, insegna loro e regala anche a noi, la preghiera del Padre Nostro, la preghiera cristiana per eccellenza. Sant’Agostino la presenta come una sintesi di perfezione cristiana: essa, infatti, racchiude nelle sue sette richieste la ricchezza di tutta la Sacra Scrittura ed offre un compendio di ciò che l’uomo deve desiderare e chiedere a Dio.
Così Suor Maria Rosa Bernardinis, la nostra Madre Priora, e Padre Pasquale Cormio, Rettore del “Collegio Santa Monica” di Roma, ci introducono al nostro appuntamento con il decimo dei quindici Giovedì di Santa Rita. Un percorso spirituale di avvicinamento alla Festa di Santa Rita che stiamo affrontando insieme, in modalità virtuale, approfondendo il tema della preghiera.
Una preghiera che sale da un cuore solo per tutta la Chiesa
Continua Padre Cormio: “Gesù non ci lascia una formula da ripetere meccanicamente, ma ci dà le parole che il Padre ha dato a lui per i bisogni dell’umanità. Con fiducia e con umiltà invochiamo Dio con un nome familiare: “Papà/Abbà”, pregando in una prospettiva comunitaria e non individualistica”
Dicendo Padre nostro, secondo San Giovanni Crisostomo, il Signore
ci insegna a pregare insieme per tutti i nostri fratelli. Infatti egli non dice Padre mio che sei nei cieli, ma Padre nostro, affinché la nostra preghiera salga, da un cuore solo, per tutto il corpo della Chiesa.
Le sette domande
“All’ invocazione del Padre seguono sette domande: le prime tre hanno come oggetto il Regno, le ultime quattro i beni terreni: la richiesta del pane, del perdono, dell’assistenza nella tentazione e della vittoria sul male. Perciò è una preghiera fatta per noi stessi, secondo cui dovremmo conformare i nostri desideri”, specifica Padre Cormio.
E, con l’aiuto di Sant’Agostino, ci aiuta a commentare in sintesi le parole di questa preghiera: «Che significa: Sia santificato il tuo nome? Che il nome di Dio sia ritenuto santo e non venga disprezzato». «Quando dici: Venga il tuo regno, tu preghi per te, di vivere bene”. «Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra. Che significa? Come ti servono gli angeli in cielo, fa’ che anche noi ti serviamo sulla terra». «Quando chiediamo il pane, con esso chiediamo tutto»: il cibo per nutrirci, la Parola di Dio per saziare la mente, il Pane eucaristico come sostegno dello spirito. «Rimetti a noi i nostri debiti… Noi prendiamo un impegno solenne, facciamo un patto e un accordo con Dio. Dio tuo Signore ti dice: “Perdona tu e perdonerò anch’io”». «Quando diciamo: Non c’indurre in tentazione, non acconsentiamo ad alcuna tentazione né vi cediamo accasciati dal dolore». “Ma liberaci dal male: da tutti i mali presenti, passati e futuri”.
Preghiamo per mantenere vivo il nostro desiderio di Lui
Perché dobbiamo pregare, se Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno per la nostra vita?
Interviene Suor Maria Rosa: “In questo modo rimane in noi vivo il desiderio di stare con Dio; se lo riconosciamo come Padre, diventa una necessità, perché cresca la fiducia: se ci ama, desidera per noi solo il bene; cresce la speranza che Lui non farà mancare l’aiuto necessario, l’amore allora dà forza, gioia e pace nel cuore. Tutto ciò che ci accade di contrario, diventa un’opportunità per conoscere di più le nostre potenzialità e sperimentare la grazia del Signore che ci sostiene quando il cammino è più doloroso. Allora pregare Dio, chiamandolo Padre nostro, ci rende più familiari con Lui”.
“Soprattutto nell’Antico Testamento, Dio è visto più come Giudice che come Padre. Nel Nuovo Testamento, Gesù ha scelto di abitare la nostra carne per mostrarci il vero volto di Dio: un Padre pieno di amore, misericordia, bontà per i suoi figli. Gesù Cristo, sulla Croce, ha “saldato il conto” per noi, liberandoci dalla schiavitù del peccato e della morte. Lui è il nostro Redentore. Non è meritato da noi, ma è puro dono dello Spirito Santo, cioè dono della Grazia divina”.
Così esordisce Suor Giacomina Stuani, Direttrice editoriale della nostra rivista Dalle Api alle Rose, nell’intervista a lei dedicata nel numero di marzo-aprile, che approfondisce il significato della Pasqua da poco trascorsa e un nuovo concetto di giustizia ad essa ispirata. Una giustizia fondata sulla “giustificazione”, sulla distinzione tra peccato e peccatore e sulla misericordia. Nell’antica saggezza delle Sacre Scritture, emerge infatti l’immagine della Redenzione e di un Dio non più Giudice, ma Padre.
La salvezza come un viaggio continuo
Ma come accogliamo noi questa redenzione? La salvezza non è solo un punto di arrivo, ma un cammino di fede, un viaggio continuo di conversione e pentimento: “conversi ad Dominum”, cioè “rivolti al Signore”, come indica “Sant’Agostino”.
Commenta Suor Giacomina: “La Salvezza ha inizio con la decisione di seguire Dio e obbedirGli e continua con il riconoscimento e il pentimento dei propri peccati perché Lo si ama; è un processo che diviene uno stile di vita e ci accompagna per tutta la nostra esistenza”.
Il peccato è da condannare, il peccatore da accogliere e amare
In un mondo che spesso condanna senza speranza chi sbaglia, senza possibilità di recupero, ci viene offerto un nuovo sguardo, un’alternativa di amore e misericordia.
In teologia si parla di “giustificazione” che manifesta la giustizia di Dio nel condannare e punire il peccato, la Sua misericordia nel perdonare e accogliere i peccatori, e la Sua sapienza nell’esercizio armonioso di entrambi gli attributi (giustizia e misericordia) attraverso il Cristo/Messia .
(Romani 3:23ss.)
Come ci ricorda Sant’Agostino, il peccato è da condannare, ma il peccatore è da accogliere e amare. L’episodio dell’adultera ci offre uno sguardo privilegiato su questa misericordia divina.
Riflette Suor Giacomina: “Una volta che Gesù ha zittito e disperso gli accusatori della donna con la semplice frase ‘Chi di voi è senza peccato, scagli per primo una pietra contro di lei’, resta solo con la peccatrice. In quel momento di eternità Sant’Agostino riconosce l’incontro decisivo che può cambiare la vita a ognuno di noi. Dice: Rimasero soltanto loro due: la miseria e la misericordia. In una frase ha sintetizzato il senso della vita umana”.
“Era spiritualmente morta e Gesù le ridona vita – continua la claustrale – Le ridona la verità di se stessa. Le ridona dignità e regalità. Lo fa solo con uno sguardo. È bastato lo sguardo di un innamorato. Lo sguardo di Dio che va oltrela miseria e la fragilità dell’uomo e riesce a vederne la bellezza costitutiva, che è fatta da Dio, fatta a immagine di Dio. Questo sguardo dovremmo avere anche noi”
Giustizia e Redenzione vanno insieme alla Riconciliazione
Nel sacramento della riconciliazione il Signore lava a noi sempre di nuovo i piedi sporchi e invita ogni credente a fare altrettanto con i fratelli. Dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri nel quotidiano servizio vicendevole dell’amore. Ma dobbiamo lavarci i piedi anche nel senso che sempre di nuovo perdoniamo gli uni gli altri. Non lasciare che il rancore verso l’altro diventi nel profondo un avvelenamento dell’anima.
(Benedetto XVI – Omelia S. Messa In Coena Domini – Giovedì santo 2008)
“Il per-dono è dono, dono di Dio, dono nella sua forma più bella e vera: l’amore di misericordia”, riflette Suor Giacomina.
“Continuamente Dio interviene per ristabilire l’alleanza che noi creature infrangiamo a causa del peccato – prosegue – Mentre Dio è sempre fedele, gli uomini più volte vengono meno al patto con Dio e deviano dalla Via della Vita. È talmente grande la gioia di Dio nel riabbracciare la sua creatura peccatrice, che ogni volta Egli imbandisce un banchetto per festeggiare il ritorno del figlio lontano. Dio ci ama proprio nel nostro essere peccatori e nel suo grande amore di Padre ha mandato il Figlio per riconciliarci a Sé”
Santa Rita ci indica la via del perdono
Ritrovare la via del perdono è un’esperienza profonda e trasformativa, un cammino di conversione e rinascita che ci riconduce alla comunione con Dio e con i nostri fratelli. Seguendo le orme di Santa Rita, possiamo imparare ad abbracciare il perdono come un’espressione suprema di amore e compassione, un gesto che ci libera dalle catene del passato e ci apre alla gioia della nuova vita in Cristo.
Commenta ancora Suor Giacomina: “Perdonare è imitare il Crocifisso in tutti i suoi aspetti: lasciarsi crocifiggere da tutto il dolore altrui e personale, sentirne umanamente il grande peso, portarlo al Padre come figli insieme al Figlio, attraversarlo con Amore, con fede e abbandono, sfiorare una sorte di morte interiore per poi risorgere …E tutto questo lo si vive non una volta sola ma più volte perché il perdono è di ogni giorno, di ogni istante, è sempre da rinnovare affinché la miseria incontri la Misericordia”.
E’ stato un fine settimana di unione, cuore e spiritualità quello che a Cascia ha visto ripetersi l’annuale Incontro Generale della Pia Unione Santa Rita, che da quasi 20 anni abbraccia tantissimi devoti ritiani.
50 gruppi, provenienti da tutta Italia, si sono ritrovati ai piedi della loro Madre spirituale per l’incontro, organizzato dai gruppi del Centro Italia, che aveva come tema “Rita: donna artigiana del futuro“. Tema affidato alla conferenza, molto partecipata e ricca di spunti su cui riflettere e agire, tenuta da Suor Maria Lucia Solera delle Monache Agostiniane di Rossano, in Calabria.
Tra i momenti più emozionanti, poi, l’incontro con le monache di Cascia al parlatorio parenti, il passaggio all’Urna col corpo di Santa Rita e la bellissima processione con la statua della santa per le vie di Cascia, che domenica è stata la conclusione perfetta di due giornate davvero speciali, vissute da tutti in totale fede, comunione e carità.
7 nuovi gruppi e tante affiliazioni
Gioia Tauro (RC), Rombiolo (VV) e Sant’Onofrio (VV) dalla Calabria, Giuliano in Campania dalla Campania, Selargius (CA) dalla Sardegna e Militello in Val di Catania e Palermo dalla Silicia, sono i 7 nuovi gruppi entrati a far parte della grande famiglia della PUP. I gruppi hanno ricevuto la benedizione di Padre Ludovico Maria Centra, guida spirituale della Pia Unione, alla presenza della Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis.
Oltre a questi nuovi gruppi, l’evento ha registrato anche tante nuove affiliazioni di persone singole che si sono unite ai gruppi storici della Pia Unione.
Verso il 2025 e 2026
L’Incontro Generale del 2025 si terrà a Roma, in occasione del Giubileo, il 7 e 8 giugno. Mentre per il 2026 si torna a Cascia l’11 e 12 aprile. Seguiteci per maggiori dettagli!
A destra, il Presidente della cooperativa sociale Mio Fratello è figlio unico, Alessandro Carella, durante l’evento del 7 aprile
Ieri, domenica 7 aprile, al Parco di Via Nanni a Roma, la Fondazione Santa Rita da Cascia ha partecipato, con gioia e coinvolgimento, all’evento organizzato dalla cooperativa sociale Mio fratello è figlio unico onlus, guidata dal Presidente Alessandro Carella, per sensibilizzare la comunità e le istituzioni locali sull’autismo e in particolare sul tema dell’inclusione. Una giornata ricca di iniziative, come il mercatino solidale, attraverso cui anche altre organizzazioni hanno potuto raccogliere fondi per le proprie cause sociali, spettacoli di magia e teatrali, esibizioni musicali e concerti.
Emilio Stracchi, Vice Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia ha partecipato all’evento insieme alla coordinatrice Monica Guarriello
L’evento, a cui per la nostra Fondazione hanno preso parte il Vice Presidente Emilio Stracchi e la coordinatrice Monica Guarriello, ha segnato un’importante occasione per rinnovare il nostro sostegno, nell’intento di costruire insieme dei progetti di vita per i giovani di cui si occupa la cooperativa, accompagnandoli nella crescita e nello sviluppo, anche delle proprie autonomie. Nata dall’unione di famiglie con figli autistici e operatori del settore, con la necessità di confrontarsi e sostenersi, la cooperativa ha l’obiettivo dell’integrazione e della solidarietà.
Si chiama “Ortolandia” il progetto, finalizzato allo sviluppo delle autonomie lavorative dei ragazzi più grandi della cooperativa Mio fratello è figlio unico, che la Fondazione Santa Rita da Cascia ha deciso di sostenere nell’arco di tre anni, a partire dal 2023 per un totale di 45.850 euro.
Attraverso la cura della terra, del casale e degli animali presenti all’interno della fattoria, i ragazzi hanno modo di sviluppare autonomia e responsabilità nonché competenze di natura sia tecnica sia socio-relazionale, in un contesto lavorativo e relazionale protetto, a cui si aggiunge la sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente.
Rientrano invece tra i destinatari indiretti le famiglie dei ragazzi coinvolti, nonché gli utenti di età inferiore che potranno beneficiare degli spazi e la comunità locale.
Le attività previste prevedono cura dello spazio, accudimento degli animali, agricoltura, falegnameria, creazione di percorsi naturalistici, organizzazione di giornate-evento.
Un momento della giornata
“Rita: donna artigiana del futuro” è il tema dell’incontro generale Pia Unione Primaria (PUP) a Cascia di quest’anno, organizzato dai gruppi del Centro Italia per sabato 6 e domenica 7 aprile. Un incontro a cui possono partecipare tutti, anche i non iscritti. La PUP è la famiglia che in tutta Italia e nel mondo unisce da 18 anni oltre 8mila devoti ritiani, che insieme testimoniano la loro fede e rendono concreto e attuale il messaggio di Rita.
Un approfondimento al riguardo è contenuto nel numero di marzo-aprile della nostra rivista Dalle Api alle Rose, in cui si racconta la storia di Don Bernardo Briganti, che guida i 30 gruppi PUP siciliani e che sarà presente con i devoti e parrocchiani di Marianopoli (CL) all’evento.
“Coltivo l’amore per Rita in Sicilia“
Don Briganti è una “promessa compiuta”, considerando che“sua madre, devota a Santa Rita, ha avuto qualche difficoltà a rimanere incinta, e per chiedere la grazia della maternità, ha recitato i 15 giovedì indossando per anni l’abito della santa. E così nel 1978 è nato il piccolo Bernardo che poi è diventato sacerdote e ha continuato a diffondere il culto e la devozione alla santa taumaturga, nella sua Sicilia, terra tanto legata quanto innamorata della santa di Cascia”.
“Don Bernardo è un uomo molto attivo. Sempre impegnato. Instancabilmente dedito e attento a ogni necessità. Anche per questo oltre a essere parroco e docente, ricopre il ruolo di responsabile regionale della Pia Unione Primaria in Sicilia”, si legge nella rivista.
“La mia regione è tanto innamorata di Rita e sono convinto che il dovere di noi sacerdoti è incanalare l’amore per Rita nella giusta direzione”, commenta il sacerdote, raccontando come in Sicilia, nel suo essere trasferito da una città all’altra, abbia fatto crescere la PUP e abbia diffuso il culto di Santa Rita.
La devozione alla santa porta i suoi devoti a ingegnarsi per coltivare e dar vita a iniziative particolari, partendo proprio dai simboli salienti della sua esperienza terrena. Nel caso di Don Bernardo, un’attenzione particolare è stata data alle api, primo segno miracoloso della tradizione ritiana. A tal proposito, il prelato, vulcano di idee e iniziative, si occupa dell’apicoltura urbana, avendo ideato un alveare sul campanile della sua parrocchia.
Il programma
SABATO 6 APRILE
Ore 9.00 – Raduno Sala della Pace
Ore 9.30 – Coroncina di Santa Rita
Ore 10.00 – Conferenza a cura di Suor Maria Lucia Solera O.S.A.
Ore 11.15 – Incontro con le monache al parlatorio grande
(sacerdoti presenti, responsabili nuovi gruppi affiliati e responsabili regionali)
Dalle ore 14.30 alle 15.45 – Ingresso all’Urna che custodisce il corpo di Santa Rita: canti e preghiere
Dalle ore 18.45 alle 20.00 – Basilica: Adorazione Eucaristica e nuove affiliazioni
DOMENICA 7 APRILE
Ore 9.00 – Sala della Pace: raduno dei gruppi con stendardi e la divisa
Ore 10.00 – Concelebrazione Eucaristica, presieduta da Padre Ludovico Maria Centra. Consegna della lampada dal Centro/Nord alla Calabria
Ore 11.00 – Processione per le vie di Cascia con la statua di Santa Rita
Nessuno può dire: “Gesù è Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo
San Paolo, 1Cor 12, 3
Nel 9° Giovedì di Santa Rita, attraverso il nostro percorso spirituale di avvicinamento alla Festa, vogliamo soffermarci non tanto su “cosa” chiedere nella preghiera, ma su “come” dovremmo pregare: nello Spirito, ovvero in accordo allo Spirito Santo, il “vero maestro che insegna a pregare”.
Veniamo, tra l’altro, dai giorni intensi della Pasqua, in cui i segni liturgici ci hanno ricordato che con la morte di Gesù abbiamo ricevuto in dono dal Padre lo Spirito Santo, che è l’amore che lega le tre Persone divine.
Lo Spirito, chiave della nostra felicità
Secondo Suor Maria Rosa Bernardinis,la nostra Madre Priora, “lo Spirito Santo è come un seme preziosissimo, che se coltivato e alimentato e coltivato e alimentato ci rende consapevoli di questo ineffabile mistero. In realtà lo Spirito è la nostra vera ricchezza, è la chiave della nostra felicità. I suoi Sette doni dobbiamo continuamente invocarli, perché la nostra vita porti i frutti di amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.
Da parte sua Padre Pasquale Cormio, Rettore del Collegio “Santa Monica” di Roma, spiega come “nella vita della Chiesa e di ogni battezzato, la presenza dello Spirito sia imprescindibile: senza lo Spirito, non vi è unità nella Chiesa, manca la carità tra i fratelli e non è possibile essere rinnovati dai sacramenti; non si attua la conversione dei peccatori né si percorre un cammino di santità; inoltre non si riesce a pregare a partire dalla fede, dalla speranza e dalla carità”.
“La nostra professione di fede in Gesù Salvatore può compiersi solo se siamo abitati dallo Spirito – continua – Sul versante della carità, lo Spirito ci stringe in comunione con Dio e gli uni con gli altri. Dal punto di vista della speranza, fa nuove tutte le cose, ci rianima e apre al bene dopo che il peccato ci ha impigliato nelle sue reti”.
Lo Spirito è il Paraclito
“Lo Spirito santo deve essere invocato più e più volte perché ci disponga alla preghiera e ci conceda la forza di compiere la volontà del Padre – sottolinea il padre agostiniano – illuminando la nostra mente, scaldando il cuore, facendoci prendere coscienza della nostra natura di figli amati da Dio. Lui è il Paraclito, ovvero l’ad-vocatus (= colui che chiamo vicino a me, in mia difesa), è il dono che unisce la nostra voce a quella del Figlio Gesù, perché il Padre ascolti ed esaudisca i suoi figli”.
Lasciandoci guidare dallo spirito, diventiamo persone spirituali
Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio
Rm 8, 26-27
Insiste Padre Cormio: “Il vero maestro che insegna a pregare è lo Spirito: senza il suo soccorso, a causa della nostra debolezza, noi non potremmo elevare la preghiera al Padre, nel nome di Gesù Cristo. Lo Spirito Santo sa quali sono le domande opportune e gradite a Cristo e al Padre. A Lui solo spetta il compito di ispirare le parole, di infondere nel cuore l’ardore spirituale, di perseverare con fervore senza mai essere sazio di pregare.
“Ci sono situazioni in cui, obiettivamente, noi non sappiamo quale sia la cosa migliore da chiedere al Signore – commenta – in questa situazione lo Spirito intercede a nostro favore: Egli sa il progetto di Dio su di noi, cosa Dio vuole dare. Lasciandoci guidare dallo Spirito, diventiamo, giorno dopo giorno, persone spirituali, capaci di orientare ogni giorno la nostra vita e le nostre decisioni sulle indicazioni del Vangelo”.
Conclude la Madre Priora: “Apriamoci al dono dello Spirito, a questo soffio divino, dolce ospite dell’anima, dolcissimo sollievo, consolatore perfetto e pregherà in noi con gemiti inesprimibili perché nemmeno noi sappiamo che cosa è bene domandare. Sarà luce e gioia per la nostra vita, farmaco per le nostre ferite, forza nei momenti difficili.
Ore 16.00 – BASILICA DI SANTA RITA Ricordo degli anniversari di matrimonio (1, 5, 10, 15, 20, 25, 30, 35, 40, 45, 50 e singoli anni successivi – Prenotarsi all’Ufficio Informazioni 0743.75091). La Messa termina con una parola su Santa Rita per i più piccoli e benedizione dei bambini. (IN DIRETTA SU YOU TUBE)
Dal 12 al 20 maggio, alle ore 11.50, partecipa al ROSARIO CON LE MONACHE, solo online dal Coro del Monastero su Facebook, YouTube e Instagram
Ore 16.00 – Visita del Monastero e racconto della storia e del messaggio di Santa Rita Ore 17.00 – Possibilità di confessarsi
Ore 18.00 – Eucaristia e passaggio accanto all’Urna di Santa Rita (IN DIRETTA SU YOU TUBE)
19 MAGGIO, PROCESSIONE DELLO STENDARDO
Ore 21.00 – BASILICA DI SANTA RITA Processione per le vie della città, con il tradizionale Stendardo
FESTA DI SANTA RITA
20 MAGGIO
Ore 10.00 – SALA DELLA PACE “Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024” – testimonianza e presentazione delle “Donne di Rita” 2024: Cristina Fazzi, Virginia Campanile, Anna Jabbour Presenta il noto conduttore televisivo e giornalista Roberto Giacobbo (PER LA PRIMA VOLTAIN DIRETTA, SU YOU TUBE)
Ore 21.00 – ROCCAPORENA Arrivo della Fiaccola della Pace e del Perdono, proveniente dalla Città di Enna. Preghiera e salita allo Scoglio
21 MAGGIO
Ore 16.30 – BASILICA DI SANTA RITA Santa Messa della Famiglia Agostiniana, celebrata dal Priore Generale degli Agostiniani, Padre Alejandro Moral Anton Al termine consegna del “Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024” con il messaggio della Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis (IN DIRETTA SU YOU TUBE)
Ore 20.30 – PIAZZA GARIBALDI Corteo verso il Santuario di Santa Rita
Ore 21.30 – BASILICA DI SANTA RITA Accoglienza Fiaccola della Pace e del Perdono. Accensione tripode e preghiera di affidamento (PER LA PRIMA VOLTA IN DIRETTA, SU FACEBOOK, YUOTUBE E INSTAGRAM)
22 MAGGIO, FESTA DI SANTA RITA
La mattina del 22 maggio, ci saranno Sante Messe alla Sala della Pace, anche alle ore 6:00 – 7:00 – 8:00 – 9:00.
Ore 10.30 – VIALE DEL SANTUARIO Arrivo Processione da Roccaporena e Corteo Storico con la Statua di Santa Rita
Ore 11.00 – SALA DELLA PACE Solenne Pontificale presieduto dal Cardinale Robert F. Prevost osa, Prefetto del Dicastero per i Vescovi
Al termine Processione, Corteo e statua proseguono fino alla Basilica
Ore 12.00 – SAGRATO DELLA BASILICA DI SANTA RITA Supplica a Santa Rita e Benedizione delle Rose
Ore 18.00 – BASILICA DI SANTA RITA Messa per benefattori e benefattrici del Santuario, presieduta dal Rettore, Padre Mario De Santis (IN DIRETTA SU YOU TUBE)
La nostra Fondazione rinnova il suo sostegno in favore dei diritti delle persone con autismo, facendo illuminare di blu la Basilica della santa della cui carità si è fatta portavoce, in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica e aumentare la consapevolezza su uno dei disturbi del neurosviluppo sempre più diffusi, complessi e di diversa gravità, tanto che si parla di spettro autistico. Aderiamo così alla Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo del 2 aprile, istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU), associandole il colore blu.
Il nostro gesto è un modo per accendere i riflettori soprattutto su due organizzazioni che operano sul campo – al fianco di famiglie che spesso rimangono disorientate di fronte a una diagnosi che fanno fatica ad accettare e gestire – e che sta già sostenendo, con un contributo economico triennale.
Si tratta dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici (ANGSA) Umbria e del suo Centro Up di Santa Maria degli Angeli (Assisi), centro-socio educativo all’avanguardia per 30 minori, a cui sono destinati 30mila euro. Una donazione singola di 20mila euro è stata invece devoluta a La Semente di Spello, centro terapeutico-riabilitativo diurno per 18 giovani adulti, ancora promosso da ANGSA Umbria. Infine, oltre 45mila euro saranno destinati alla cooperativa sociale Mio Fratello è Figlio Unico, di Roma, per cui vengono sostenute le autonomie lavorative di 5 ragazzi e adulti impegnati nei lavori di cura della terra, del casale e degli animali.
La Presidente, sosteniamo la presa in carico dei minori e giovani adulti
“Continua il nostro impegno per esprimere in maniera concreta la carità ritiana nella società di oggi, promuovendo lo sviluppo umano e sociale dei più fragili e costruendo un impatto duraturo– ha dichiarato Suor Maria Rosa Bernardinis,Presidente della Fondazione – Un impatto come quello che stiamo generando per le persone con autismo, grazie ad ANGSA Umbria e Mio Fratello è Figlio Unico, per cui da una parte vogliamo sostenere una presa in carico del minore sempre più precoce ed efficace, in modo da favorirne il potenziale, dall’altra vogliamo garantire la riabilitazione e l’inserimento socio-lavorativo di ragazzi e adulti. Ciò che siamo, come Fondazione, si rispecchia in ognuna delle persone a cui riusciamo a tendere una mano, quelle persone che sono sempre più parte della nostra famiglia, la famiglia umana che la stessa Santa Rita sognava e ci ispira”.
Il sostegno per salute, istruzione, cibo in Italia e nel mondo
Proprio per sostenere sempre più persone fragili come quelle con autismo, rendendo più strutturata e sostenibile la sua carità, nel 2012 il nostro Monastero ha creato la Fondazione. Tanta è la strada che l’organizzazione ha fatto in questi anni. Tenuta per mano dai suoi donatori e seguendo l’esempio di una santa a cui niente è mai parso impossibile, ha raggiunto migliaia di persone fragili, in Italia e all’estero, fino ad arrivare a sostenere oltre 10 progetti, dall’Africa al Libano, dalle Filippine al Perù. L’obiettivo è garantire il diritto alla salute, all’istruzione e al cibo.
Nei giorni più buii prima della luce di Pasqua, ci accompagna ancora Padre Pietro Bellini, della comunità agostiniana di Cascia.
Schiacciato dal male
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Arrestato nell’orto degli ulivi nella notte del giovedì, Gesù fu portato presso il tribunale dove subì il primo dei tre processi a cui venne sottomesso; vessato, sbeffeggiato e torturatoper tutta la notte dalla soldataglia.
Nella mattinata i processi prima davanti a Pilato, poi inviato ad Erode e di nuovo riportato a Pilato per la sentenza finale: la morte in croce. Flagellato e coronato di spine, deve percorrere la vita che lo porta al calvario, il luogo della crocifissione, con alle spalle il peso della croce.
Quindi l’atto crudele della crocifissione, l’agonia fra tremendi dolori, per tre ore. La disperazione dell’uomo Gesù, sintesi e compendio di ogni dolore umano.
La sensazione terribile di essere stato abbandonato perfino da suo Padre. Ma la sua fede e l’attaccamento alla vita sono più forti e a sua volta Gesù si abbandona interamente al Padre, come buttandosi nella sue braccia: “Padre, nelle tue mani affido la mia vita, il mio spirito”.
Si compie il delitto più grande di tutti i tempi, il delitto dei delitti. Il Male si compiace: “Ho vinto io!… Rimango il padrone del mondo”.
Il giorno del buio, del silenzio e del dolore
Possiamo soltanto immaginare come Maria, la madre di Gesù, i suoi discepoli e tutti coloro che erano stati beneficati da Gesù e credevano in lui abbiano passare il giorno di quella Pasqua ebraica: nel buio totale della mente e del cuore, nella paura di ciò che poteva capitare anche ad essi, nel dolore che aveva asciugato ogni lacrima e la capacità di poter continuare a piangere, ma che continuava a pesare come un macigno nel loro cuore.
“Noi speravamo che…” dicevano sconsolati i due discepoli che lasciarono quella sera Gerusalemme per far ritorno alo loro villaggio. Era caduta e si era frantumata ogni speranza, come il peggiore dei terremoti.
Tutto è finito ormai… quante volte anche noi lo pensiamo davanti ai dolori della vita… ma col Signore nulla finisce davvero! Aspettiamo, attraversiamo quel dolore, impariamo da esso e dal silenzio, affidiamoci come Gesù…