I consigli del Beato Simone Fidati per una vita serena: “Sta’ bene e prega”

Il Monastero Santa Rita da Cascia ha una nuova Vicaria: eletta oggi Suor Maria Giacomina Stuani

Voglio salvare il mio cuore arido. Come si prega?

In pellegrinaggio verso Cristo e nel profondo di noi stessi: 2° Giovedì di Santa Rita

Suor Maria Grazia Cossu eletta Priora del Monastero Santa Rita da Cascia

Entriamo con Santa Rita nel tempo della Grazia: 1° Giovedì

15 Giovedì di Santa Rita: appuntamenti in Basilica anche in streaming

Vita consacrata: esempio promotore di riconciliazione universale in Cristo

Porta la Speranza coi 15 Giovedì di Santa Rita: la missione inizia il 6 febbraio

Imprenditori di speranza: Dalle Api alle Rose apre il 2025 invitandoci a mettere al centro umanità e cristianità

Vivi con animo sereno dove ti
trovi, se oggi come oggi non hai
la possibilità di vivere meglio in
altro luogo. Il Signore di tutti sa
che cosa ha programmato nei
nostri confronti. Noi riteniamo
importanti molte cose che per
lui invece sono secondarie. E in
genere egli ritiene importante
ciò che per noi è secondario.
È ottima cosa desiderare il
meglio, anche se non possiamo
mai realizzarlo. Sii forte d’animo
e non voler giudicare i fatti
altrui, pensa ai tuoi.
Sta’ bene e prega…

(Beato Simone Fidati da Cascia)

Con questa frase del Beato Simone Fidati, confratello agostiniano vissuto a Cascia alla fine del XIII secolo, celebriamo la sua memoria liturgica del 16 febbraio.

Fidiamoci del Signore

Questo suo pensiero ci invita a non lasciarci sopraffare dall’insoddisfazione o dal desiderio di un cambiamento immediato.

Sottolinea che Dio ha un disegno per ognuno di noi, spesso diverso dalle nostre aspettative, e che molte cose che riteniamo fondamentali potrebbero non esserlo agli occhi del Signore.

L’esortazione finale a essere forti, a non giudicare gli altri e a dedicarsi alla preghiera indica un cammino di crescita interiore basato sulla fiducia e sull’umiltà.

Un Beato a Cascia

Simone Fidati nacque a Cascia in una famiglia nobile. Fin da giovane si dedicò agli studi filosofici e storici, ma la sua vita prese una svolta decisiva dopo l’incontro con l’asceta Angelo Clareno. Questo evento lo spinse ad abbandonare gli studi e a entrare nell’Ordine di Sant’Agostino, presente a Cascia dal 1256, consacrando interamente la sua esistenza a Dio.

La sua vocazione fu segnata da un episodio straordinario: secondo i suoi biografi, un giorno Gesù gli apparve e gli porse un calice, invitandolo a bere. Dopo l’ordinazione sacerdotale, Simone si dedicò instancabilmente alla predicazione del Vangelo, percorrendo il centro Italia per diffondere la Parola di Dio.

Oltre a essere un fervente predicatore, fu anche un raffinato teologo e scrittore. La sua opera più importante, il De gestis Domini Salvatoris, è un imponente commento al Vangelo composto da quindici libri. Un altro contributo significativo fu l’Ordine della vita cristiana, pubblicato a Firenze nel 1333: il primo catechismo per adulti scritto in italiano, considerato un’opera fondamentale nella storia della letteratura italiana. Numerose sono anche le sue lettere, testimonianza della sua attività di guida spirituale.

La sua vita si concluse tragicamente durante l’epidemia di peste del 1348, il 2 febbraio. Dal 1361, le sue spoglie sono custodite a Cascia e dal 1954 sono venerate nella Basilica Inferiore, accanto al “Miracolo Eucaristico”, uno degli episodi più straordinari del suo ministero sacerdotale.

Il culto di Simone Fidati si diffuse spontaneamente ben prima della sua ufficiale approvazione, avvenuta nel 1833 per volontà di Papa Gregorio XVI. Ancora oggi, la sua figura resta un punto di riferimento nella tradizione agostiniana e nella spiritualità cristiana.

Oggi alle 17.00 unisciti alla nostra famiglia agostiniana per la Santa Messa della Domenica, nel giorno del Beato Simone Fidati

Dopo anni spesi al servizio in economato, affiancherà la neo Badessa Madre Maria Grazia Cossu nel governo della Comunità

È Suor Maria Giacomina Stuani la nuova Vicaria delle agostiniane di Santa Rita da Cascia, nominata per volere delle sue consorelle, impegnate nel Capitolo elettivo per l’intera settimana, alla presenza del Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, Padre Alejandro Moral Anton.

Da sinistra: Suor Maria Natalina Todeschini, Vicaria uscente, Suor Maria Giacomina Stuani eletta nuova Vicaria, Madre Maria Grazia Cossu neo Badessa e Suor Maria Rosa Bernardinis Priora uscente

Classe 1960, arriva dall’Alto Montovano nel monastero ritiano, dove vive da 26 anni. Chiamata dal Signore, proprio partecipando a un corso vocazionale delle monache di Cascia e parlando della sua inquietudine con la monaca da cui oggi eredita il ruolo di Vicaria, ha le risposte e pronuncia il suo sì.

In questi ultimi otto anni è stata l’economa della Comunità, occupandosi anche dell’accoglienza vocazionale e di quella nei parlatori per devoti e pellegrini. Inoltre è direttrice editoriale della Rivista di Santa Rita “Dalle Api alle Rose”, il bimestrale che da oltre 100 anni unisce la famiglia di devoti ritiani in tutto il mondo, essendo oggi diffusa in 7 lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, polacco e portoghese) e spedita dalle agostiniane in 250mila copie.

I ringraziamenti delle monache per Suor Maria Rosa Bernardinis e Suor Maria Natalina Todeschini, Priora e Vicaria uscenti

Dal Capitolo delle monache, che prosegue per l’intera settimana al fine di definire il consiglio e tutti i ruoli, arrivano anche i ringraziamenti colmi di gratitudine per Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora uscente per i suoi otto anni di ufficio continuativo, e Suor Maria Natalina Todeschini, Vicaria uscente che, in diversi mandati, da oltre 20 anni è punto di riferimento per il monastero.  

Come si prega? E’ la prima domanda a cui cerca di rispondere il libro “Aiutami a pregare, creato dalle monache di Santa Rita come strumento per riscoprire la preghiera, nella vita personale e comunitaria.

La richiesta dei discepoli a Gesù su come imparare a pregare, contenuta nel Vangelo di Luca, dimostra come noi tutti sentiamo un qualche bisogno di entrare in un rapporto di amicizia con Dio. Avvicinarsi alla preghiera fa scoprire che la vita, con Gesù o senza, non è la stessa cosa. Rimettendo Lui al centro delle nostre giornate, trasformiamo il nostro tempo in una storia di salvezza.

Per Sant’Agostino siamo dei recipienti capaci di contenere Dio: ma per raggiungere questo scopo, prima dobbiamo svuotarci di noi stessi, di paure, passioni, dell’amore egoistico. Gli ostacoli più grossi alla preghiera sono, dunque, dentro di noi: orgoglio, egoismo, presunzione, risentimenti, rancori, chiusura e durezza di cuore. Come possiamo liberarcene?

La storia di Stefania: “voglio salvare il mio cuore arido”

Ho 50 anni e sono cresciuta in un piccolo paese della Toscana, un luogo pieno di calore e tradizione. Oggi vivo a Roma, una città meravigliosa, dove a volte, però, è facile sentirsi persi. Sono cresciuta in una famiglia profondamente cattolica, dove la fede non era rappresentata solo da una serie di regole da seguire, ma era un vero e proprio modo di vivere. Da adolescente, pregavo molto.
Oggi il mio cuore è arido. Il ritmo incessante del lavoro e le responsabilità quotidiane mi lasciano poco tempo per riflettere e pregare come ero solita fare. Le pressioni della carriera e le aspettative sociali mi fanno sentire sempre sotto esame, senza mai un momento di vera pausa. Inoltre, le delusioni personali hanno eroso lentamente la mia capacità di fidarmi di affidarmi. Non riesco più a pregare come avevo imparato a fare. Mi sento bloccata. È come se avessi perso il filo che mi legava a Dio e a Maria. Questa sensazione di vuoto e di distacco mi preoccupa profondamente.
Come posso ritrovare quel filo prezioso? Come posso ricominciare a pregare con il cuore aperto e fiducioso, come facevo un tempo, senza perdermi più?

Partire dall’umiltà

La testimonianza di Stefania, svela il desiderio di moltissimi di imparare o rimparare a pregare. Prima di tutto dovremmo porci una domanda: con quale disposizione mi preparo alla preghiera? È fondamentale curare la virtù dell’umiltà. I santi sono nostri educatori su questo aspetto: la persona umile non va confusa con quella umiliata dalla violenza o dalla forza o dal dolore. È umile chi riconosce di non bastare a se stesso, di aver bisogno di Dio.

Spogliarci di noi stessi, attraverso un’invocazione quotidiana di umiltà, è il compito di chi vuol incontrare veramente Dio.

Desideriamo una grazia? Stiamo attenti a non essere superbi perché Dio resiste ai superbi ma fa grazia agli umili. Quanto grande doveva essere l’umiltà di Santa Rita che riuscì ad ottenere così grandi Grazie, tanto da essere denominata la santa degli impossibili! L’episodio della vite fiorita (tutt’ora visibile nel Monastero a Cascia), ne rappresenta forse l’esempio maggiore. Dopo essere entrata, in seguito a tre tentativi, in monastero, la Badessa, per provarne la sua umiltà, comanda a Rita di piantare e innaffiare un arido legno. La santa obbedisce senza indugi e il Signore la premia, facendo fiorire una vite rigogliosa.
La fede è proprio questo: vivere senza aspettare di capire tutto, fiduciosi che, sotto la dura realtà delle cose, scorra una linfa ricca di senso.

Imparare a fare silenzio

Il silenzio è l’habitat della preghiera per ascoltare Dio e noi stessi, nei nostri bisogni più veri e profondi, e aprire il cuore all’adorazione. Non si tratta quindi di assenza di parole, di suoni, ma di assenza di distrazioni, di rumori che vengono da dentro di noi. Come si fa a stare in silenzio davanti al Signore quando siamo ansiosi, preoccupati o proviamo risentimento e rabbia? Non è facile, è vero; ma non è impossibile. Occorre un esercizio continuo, di autocontrollo, per lasciare fuori dalla porta del cuore queste emozioni che disturbano.

Se, nel silenzio, tace la lingua, è per aprire l’orecchio del cuore alla voce di Dio che parla in noi. Oggi i mezzi di comunicazione sono sempre più potenti e grazie a loro possiamo fare cose straordinarie. Essendo sempre connessi, però, rischiamo di non esserlo davvero, perché non siamo più abituati a fare silenzio.

Ascoltare la Parola di Dio

La preghiera è fatta più di ascolto che di parole dette a Dio. Lui da noi desidera soprattutto questo, attraverso un’assimilazione interiore
della Sua voce
. Purtroppo ci è sempre più difficile, in un tempo in cui siamo sovraesposti alle notizie, ai messaggi senza coinvolgimento, senza un riferimento al senso della realtà, della vita, del rapporto con un “tu”, con Dio, con l’altro.
Quante persone, così, rifiutano Dio senza nemmeno averlo ascoltato, senza sapere che cosa ci ha detto e continua a dirci!

Diventa così importante avere tempo nella giornata per leggere anche un solo versetto della Scrittura e interpretarlo come una lettera che Dio ci invia, per orientare le nostre scelte.

L’ascolto della Parola non resta dunque un sentire superficiale, si apre invece a un’azione concreta verso Dio e il prossimo, diventando feconda.

SCOPRI IL LIBRO AIUTAMI A PREGARE

Procediamo il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, che quest’anno si svolge nel cuore del Giubileo e ci condurrà alla Festa del 22 maggio.

Con le riflessioni delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia e dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio, ti invitiamo a partecipare alla nostra missione. Porta la Speranza insieme a Santa Rita!

2° tappa: essere pellegrini: la vera meta è in noi

Il Giubileo ci esorta a metterci in cammino come pellegrini, pellegrini di speranza. Ma partiamo dal senso del pellegrinare. Nel Libro della Genesi, Dio rivolge ad Abramo questo comando: “Esci dalla tua terra e va dove io ti indicherò!”. L’esperienza di esodo del popolo di Israele è il prototipo per ogni fedele. Il pellegrinare di Abramo lo porta costantemente a toccare il suo limite, il suo peccato; allo stesso tempo lo sprona a non arrendersi, a guardare in alto, a fare esperienza della presenza costante di Dio, che lo accompagna sempre nella sua vita, nel suo cammino, nelle sue necessità.

Ecco, allora il senso del cammino nel tempo giubilare. E’ un movimento interiore, che ci spinge a centrare la nostra vita in Cristo. Nulla vale attraversare le vie dell’Italia e giungere a Roma o in qualche altro luogo santo, se non abbiamo intravisto in noi la meta da raggiungere: l’incontro con il Signore Gesù.

Richiede impegno, fatica, costanza; ma il desiderio è rafforzato dall’amore che rende lo sforzo gioioso e appagante.

Diventiamo portatori di speranza

In un’epoca di incertezza e sconvolgimenti mondiali, in cui è più facile disperare che alimentare un vivo desiderio di bene, il Giubileo ci esorta a metterci in cammino e a farlo come pellegrini di speranza. A intraprendere un viaggio spirituale verso una maggiore consapevolezza della misericordia divina e un impegno più profondo per diffondere l’amore e la compassione nel mondo.

Si tratta di essere promotori di una grande sfida: portare a tutti il Vangelo di Gesù Cristo, morto e risorto, come annuncio di speranza. Fissare lo sguardo sulla virtù della speranza, ci consente di guardare al futuro con animo fiducioso.

L’esempio di Santa Rita

Tutti sentiamo la necessità di ritrovare le ragioni della speranza, per affrontare le difficoltà che incontriamo. E grazie all’esperienza dei santi, testimoni e intercessori, ci sentiamo rinfrancati nello spirito e motivati.

Santa Rita è un grande esempio per la sua straordinaria quotidianità, che ascolta il grido di tutti noi, indirizzandoci a far sì che il male non abbia l’ultima parola. Vincendolo, uniti a Cristo, con l’amore da Lui ricevuto.

Il biografo Agostino Cavallucci è con queste parole che descrive la preparazione al pellegrinaggio verso Roma di Santa Rita nel 1450: «Non si moveva per questo viaggio, se prima non sentiva, che tale fosse il volere del suo Signore Gesù Cristo, e in ogni azione, per ben piccola che fosse, prima si raccomandava al suo caro ed amoroso Signore». Rita vive sempre protesa a Cristo e come Cristo giunge alla Croce sempre e solo per amore.

In Cristo Rita ritrova la forza per non arrendersi, per non fermarsi, per confidare non semplicemente nella buona sorte – come spesso potrebbe capitarci di fare – ma nella consapevolezza che non delude né illude, una speranza che è fondata sulla fede ed è nutrita dalla carità.

Allora, come Abramo e come Rita, possiamo metterci in un cammino che tende verso la Croce, ma come àncora di salvezza.

Oggi, dalle 16.30 partecipa alla Celebrazione Solenne del 2° Giovedì di Santa Rita, in DIRETTA DALLA BASILICA DI CASCIA, preceduta dalla recita della Coroncina di Santa Rita. 
CLICCA QUI!

Per i prossimi quattro anni Suor Maria Grazia Cossu, sarà alla guida della comunità delle claustrali, eredi e custodi del messaggio della santa degli impossibili.

Una volta compiuti i passi formali, raccoglierà il testimone da Suor Maria Rosa Bernardinis, che termina il suo mandato dopo otto anni consecutivi.

Festeggiamenti per la nuova Priora. Da destra: Padre Alejandro Moral Anton, Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, Madre Natalina Todeschini, attuale Vicaria fino a nuova elezione attesa in questi giorni, Suor Maria Grazia Cossu, eletta nuova Priora e Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora uscente.

Suor Maria Grazia Cossu è stata oggi eletta dalle sue consorelle e alla presenza del Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, Padre Alejandro Moral Anton, nel ruolo di Priora del Monastero Santa Rita di Cascia, che guiderà per i prossimi quattro anni. Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora uscente, chiuderà i suoi 8 anni di mandato passando formalmente il testimone alla nuova eletta nei prossimi giorni.

Originaria della Sardegna, Suor Maria Grazia è entrata nella famiglia delle claustrali di Cascia come postulante il 10 ottobre 2011. Ed ha celebrato la sua consacrazione definitiva al Signore l’8 dicembre 2016. Negli ultimi anni si è presa cura delle consorelle più anziane, svolgendo il suo servizio presso l’infermeria del monastero. Contemporaneamente delle migliaia di persone che ogni giorno vengono ascoltate dalle monache, presso i parlatori per il loro ministero della consolazione, e che giungono a Cascia alla ricerca di nuova speranza e luce, attraverso la voce di Dio e il messaggio di Santa Rita. 

Nei prossimi giorni attese anche le elezioni della Vicaria e del consiglio del Monastero

Il capitolo del Monastero Santa Rita è ancora in corso, e nei prossimi giorni le monache definiranno anche gli altri ruoli della comunità, tra cui la vicaria, vice della Priora, e l’economa, fino a definire il nuovo consiglio, organo di governo della Comunità.  

Suor Maria Grazia Cossu, succederà a Suor Maria Rosa Bernardinis, anche nel ruolo di Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia, che sarà formalizzato a fine febbraio. La Fondazione è l’Ente del Terzo Settore che le monache hanno fondato nel 2012: da allora cammina al fianco del Monastero e di altre organizzazioni che sostiene in Italia e nel mondo, con l’obiettivo di rendere concreto l’esempio di Santa Rita, per contribuire a migliore la vita di chi si trova in situazioni di fragilità, attraverso progetti rivolti a infanzia, salute, formazione, sicurezza alimentare e inclusione sociale che portano speranza e costruiscono opportunità.

Inizia oggi il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, che quest’anno si svolge nel cuore del Giubileo e ci condurrà alla Festa del 22 maggio.

Con le riflessioni delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia e dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio, ti invitiamo a partecipare alla nostra missione. Porta la Speranza insieme a Santa Rita!

1° tappa: che cos’è il Giubileo?

È un tempo di grazia e misericordia, un’esperienza del perdono di Dio, che promuove la santità di vita, consolida la fede, alimenta la speranza. È un anno in cui il messaggio della riconciliazione non solo interessa la vita interiore dei credenti, ma coinvolge e rinnova aspetti della vita sociale e politica, che si lascia provocare e interrogare da un ideale di conversione, solidarietà, giustizia e fraternità. Il Giubileo non si riduce a un atto liturgico o a un rito, ma intende lasciare tracce in un’esperienza di carattere etico e sociale.

Le origini culturali del Giubileo sono rintracciabili nella Sacra Scrittura. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia (Libro del Levitico 25,10): così disse Dio a Mosè e al popolo di Israele, promettendo l’inizio di un periodo di rinnovamento, annunciato dal suono di un corno di ariete, lo yobel, appunto, da cui arriva la parola “giubileo”.
La celebrazione prevedeva, tra l’altro, anche effetti sociali, non solo spirituali, come la restituzione dei terreni alienati o venduti agli antichi proprietari, il condono dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra.

La salvezza offerta a tutti necessita la nostra risposta

Lo Yobel suona anche per noi, che abbiamo davanti una grande opportunità, quella del perdono dei peccati. Ma, non è che passando una porta, anche se santa, tutto si annulla magicamente. È necessario un cammino di conversione.

Continuamente abbiamo bisogno del perdono di Dio che per sua natura è Misericordia. Dopo ogni caduta, con la confessione sacramentale accorciamo la nostra distanza dal cuore di Dio e ripartiamo ancorati nel suo abbraccio paterno, ma mentre la colpa è perdonata il sacramento non cancella la pena che quella colpa ha causato. Il Giubileo ci dona la possibilità di azzerare la pena.

Ma, Dio non agisce mai senza di noi, non ‘violenta’ mai la nostra libertà. Come un tenero Padre ci viene incontro attraverso la Santa Chiesa, creando continue opportunità di salvezza. Tocca a noi coglierle o rifiutarle.

Ci aiuta a ricentrare il nostro vivere sul vero senso

Nella bolla di indizione il Papa ci invita alla speranza non solo perché ci attende una vita felice, ma perché vivendo con questa gioia nel cuore possiamo costruire un mondo diverso. Possiamo realizzare la pace fondata sull’amore, sul rispetto, sulla cura dei più deboli. Possiamo prenderci cura dell’altro uscendo dal nostro egoismo.

Viviamo questo anno di Grazia con serietà e stupore aperti alla speranza per l’immenso bene che Dio-Amore vuole riversare sulla nostra vita. Lasciamoci raggiungere dal suo perdono e diveniamo anche noi capaci di amare per- donando…

L’esperienza di Santa Rita, a 125 anni dalla sua Canonizzazione

Anche Santa Rita visse in pienezza il Giubileo nel 1450. Nonostante l’età avanzata e le sofferenze fisiche, dovute alla ferita della spina sulla fronte avuta da Cristo, Rita non si lasciò sfuggire la possibilità di «far acquisto di questo santo Giubileo». Come racconta il biografo seicentesco Cavallucci, Rita chiese alla madre abbadessa di intraprendere il pellegrinaggio verso Roma, insieme alle sue consorelle; le fu concesso il permesso a condizione che guarisse la piaga sulla fronte: «e così guarita con un semplice unguento miracolosamente procurato da lei s’inviò verso Roma». Ma appena rientrata nel monastero a Cascia, al termine del pellegrinaggio, ricomparve la ferita sulla fronte.

Più recentemente, invece, al Giubileo del 2000, l’Urna di Santa Rita fu trasportata in Piazza San Pietro, il 20 maggio. In quell’occasione Papa Giovanni Paolo II disse: Mi piace quest’oggi, a cent’anni dalla sua canonizzazione, riproporla come segno di speranza specialmente alle famiglie. Care famiglie cristiane, imitando il suo esempio, sappiate anche voi trovare nell’adesione a Cristo la forza per portare a compimento la vostra missione al servizio della civiltà dell’amore!.

Questi eventi storici sono importanti perché, da devoti di Santa Rita, che nel 2025 celebrano anche i 125 anni dalla sua Canonizzazione, sono un ulteriore segno che ci invita a intraprendere insieme questo cammino giubilare con la sua guida preziosa!

Appuntamento a giovedì 13 febbraio, per continuare il nostro viaggio…

Oggi, dalle 16.30 partecipa alla Celebrazione Solenne del 1° Giovedì di Santa Rita, in DIRETTA DALLA BASILICA DI CASCIA, preceduta dalla recita della Coroncina di Santa Rita. 
CLICCA QUI!

Dal 6 febbraio inizia il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, la pia pratica che come da tradizione ci prepara a vivere la Festa della santa degli impossibili del 22 maggio!

PARTECIPA ANCHE IN DIRETTA QUI, DAL CANALE YOUTUBE DEL MONASTERO

Ogni giovedì ci sarà nella Basilica di Cascia la Celebrazione Solenne alle ore 17:00 (Febbraio e Marzo) e alle ore 18:00 (Aprile e Maggio).

La Celebrazione Solenne sarà preceduta dalla recita della Coroncina di Santa Rita: ore 16:30 (Febbraio e Marzo) e ore 17:30 (Aprile e Maggio)

Ecco gli appuntamenti nella Basilica di Cascia

1° Giovedì 6 febbraio
2° Giovedì 13 febbraio
3° Giovedì 20 febbraio
4° Giovedì 27 febbraio
5° Giovedì 6 marzo
6° Giovedì 13 marzo
7° Giovedì 20 marzo
8° Giovedì 27 marzo
9° Giovedì 3 aprile
10° Giovedì 10 aprile
11° Giovedì 15 aprile
(martedì della settimana santa)
12° Giovedì 24 aprile
13° Giovedì 1° maggio
14° Giovedì 8 maggio
15° Giovedì 15 maggio

Ogni giovedì, segui anche il cammino di riflessioni dedicato ai 15 Giovedì qui sul sito

Domenica 2 febbraio ricorre la Giornata per la Vita consacrata, istituita da Giovanni Paolo II nel 1997. Un’occasione per celebrare insieme la gioia, la ricchezza e anche la responsabilità di questa scelta di vita.

Segni di speranza

La vita consacrata si fa vicinanza e misericordia, parabola di futuro benedetto da Dio e libertà da ogni idolatria. «Animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei cuori» (lettera ai Romani 5,5) i consacrati e le consacrate abbracciano perciò l’universo e diventano memoria dell’amore trinitario. Mediatori di comunione e di unità, sentinelle oranti sul crinale della storia, solidali con l’umanità nei suoi affanni e nella ricerca silenziosa dello Spirito.

Perché, se un cuore che si è promesso interamente al Signore davvero si nutre della Sua Parola, contempla ogni giorno la Sua Presenza, Lo cerca in ogni situazione, le parole che fioriranno dalle sue labbra non potranno che essere profezia dei nuovi cieli e della terra nuova, di cui il mondo è assetato.

Donne di contemplazione

La contemplazione, che caratterizza la vita di noi monache di Santa Rita, è una dimensione che cerca un rapporto sempre più profondo con sé e con Dio, una continua esplorazione della propria interiorità, nella quale il centro è l’immagine di Cristo in sé. E, in questo movimento, portiamo anche la vita concreta degli altri, le gioie, i dolori di coloro che bussano alla porta del nostro cuore per chiedere conforto, per ascoltare la parola vera, che risana. È un cammino per niente facile, ma affascinante.

Il nostro Dio è il Dio con noi che ci raggiunge con la sua Parola fatta Eucaristia, Sacramento, Sacra Scrittura, bellezza che risplende nel creato e nella bontà che circola fra gli uomini. Ma è necessario entrare in sintonia con il suo stile di dire, di fare, di agire nella storia dell’umanità e nelle nostre piccole vite. È necessario quindi rendersi abili a percepire le sue onde di trasmissione e, questo, lo possiamo fare prendendoci cura dell’organo di ascolto del cuore. Per questo, ad ogni donna alla pienezza della sua umanità, la vita monastica dice di curare la qualità di salute del cuore con l’attenzione all’ascolto e all’accoglienza della Parola.

Iniziando il cammino dei 15 Giovedì di Santa Rita, che quest’anno si svolgerà nel cuore del Giubileo 2025, vogliamo farti un invito. Quello a partecipare a una missione: “Porta la Speranza“!

Ecco perché da giovedì 6 febbraio partirà il nostro viaggio simbolico che ci condurrà alla Festa del 22 maggio ricaricati nella Speranza cristiana, la virtù che ci consente di fare un vero passaggio verso una dimensione più profonda della nostra fede e di farlo insieme, come devoti, come famiglia!

Portiamo insieme la speranza nel mondo

In questo cammino comune, ciascuno di noi avrà un compito attivo: portare la speranza in prima persona, condividendola con la propria comunità, spirituale e umana.

Come devoti di Santa Rita, possiamo contare non solo sulla fede solida e sulla carità, ma anche sulla forza preziosa del suo esempio. Con i 15 giovedì, infatti, ripercorrendo anche episodi della vita della santa, ci ricaricheremo per credere, sperare e amare al meglio!

Rita che ha vissuto diversi Anni Santi e direttamente quello del 1450 che la vide pellegrina a Roma con le sue consorelle, sa come prepararci per vivere e condividere la Grazia di questo tempo giubilare. Che ci viene offerto come opportunità di rinnovamento, non solo personale ma come Popolo di Dio.

Una missione in 15 tappe

15, come da tradizione e come gli anni che Santa Rita portò la spina sulla fronte, sono le tappe del nostro cammino, che da febbraio ci condurrà a maggio.

Tante le tematiche che affronteremo, grazie alle riflessioni delle monache del Monastero Santa Rita da Cascia e dell’agostiniano Padre Pasquale Cormio.

Parleremo del significato profondo del Giubileo, così come del valore del pellegrinaggio, dell’indulgenza e del perdono. Capiremo insieme come diventare dei segni di speranza per noi stessi e per gli altri, soprattutto in famiglia, verso gli ultimi, i malati, gli anziani. Per portare la pace a chi ne ha più bisogno!

E, infine, scopriremo i doni che questo Anno Santo ha in serbo per tutti noi, come la riconciliazione, la comunione, la Grazia, il saper conoscere la nostra interiorità e la gioia della speranza, che ci porta alla certezza di essere salvati e amati!

Vi aspettiamo qui il 6 febbraio per iniziare!

OGGI DALLE 16.30 UNISCITI A NOI PER LA SANTA MESSA DELL’ULTIMO GIOVEDI’ DEL MESE CON INGRESSO ALL’URNA DI SANTA RITA.
CLICCA QUI!!!

In un mondo lacerato e piegato da guerre, crisi economiche e disuguaglianze devastanti, esiste una via diversa, capace di trasformare noi e il nostro tempo. E’ il messaggio con cui ci affacciamo al 2025, che si apre con l’immensa promessa di speranza del Giubileo, durante il quale la nostra Basilica sarà Chiesa Giubilare, e dei 125 anni dalla Canonizzazione di Santa Rita.

Il logo creato per ricordare i due appuntamenti del 2025

Inizia così l’editoriale di Suor Giacomina Stuani, direttrice della Rivista Dalle Api alle Rose, sul numero di gennaio-febbraio, che apre il 2025!

Un Anno Santo per trasformarci

Il Giubileo e l’anniversario dei 125 anni dalla Canonizzazione di Santa Rita, ci ricordano che la fede e i valori cristiani possono essere motore di un cambiamento reale, anche nelle dinamiche sociali.

Cerchiamo di testimoniarlo nella rivista grazie all’esempio della Beata Madre Maria Teresa Fasce. Straordinaria donna, monaca, Abbadessa del nostro monastero vissuta nel cuore del Novecento, intuì che l’economia può essere strumento di bene, quando pone le persone al centro e opera guidata da principi di carità e giustizia. A Cascia, nel segno della spiritualità di Santa Rita, costruì non solo opere tangibili ma un’“impresa del bene”, diffondendo una visione in cui fare impresa significa comunità, dialogo e pace.

Diventare imprenditori di Speranza nel mondo

Perché fare impresa non è solo un atto economico, ma un gesto umano. E implica riconoscere la dignità delle persone, superare la logica dello sfruttamento e considerare il profitto non come fine, ma come mezzo per migliorare la vita di tutti. L’imprenditoria così è una missione: quella di costruire un futuro dove pace e giustizia non siano eccezioni, ma regole fondamentali. Quella che ci racconta Paola Veglio, donna e imprenditrice, che ha ricevuto il Premio dedicato alla Fasce, che celebra le donne, vere imprenditrici del cambiamento.

La nostra vita può essere strumento di pace

In quest’ottica il 2025 è un’occasione unica per riflettere su come valori antichi possano guidare risposte nuove alle sfide contemporanee. Il Giubileo della Speranza e la santità di Rita ci invitano a fare anche un passo avanti: trasformare la nostra vita, le scelte personali e collettive, in strumenti di riconciliazione e pace.

È un invito rivolto non solo agli imprenditori, ma a ciascuno di noi “imprenditori di speranza”, perché ogni azione conta, ogni piccolo gesto può contribuire. Che quest’anno ci trovi pronti a raccogliere il coraggio di Madre Fasce e la speranza di Santa Rita. Con la certezza che migliorare il mondo è non solo possibile, ma necessario.

SCOPRI TUTTA LA RIVISTA

Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua mail per restare sempre aggiornato su tutte le novità e le iniziative del Monastero.