Domenica 30 giugno incontro regionale della Pia Unione Primaria in Puglia
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Con Tender to Nave Italia, le Apette “cambiano rotta”
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Domenica 30 giugno su Rai 1 Santa Messa dalla Basilica di Santa Rita da Cascia
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“Alzati e mangia”, come risalire dal baratro della depressione
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La Beata Fasce, paladina della dignità femminile
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Il tuo 5×mille è come l’amore di una famiglia. Non ha confini.
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Appello della Priora dalla Festa, “Facciamo tacere le armi e parlare la nostra umanità”
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Sabato 8 giugno incontro regionale della Pia Unione Primaria in Sicilia
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“L’educazione dei figli è l’arte più bella di amare. Aiuta a scoprire la propria vocazione, iscritta nel cuore di ognuno di noi da Dio stesso. Tutti nasciamo unici, singolari, amati da Lui in modo esclusivo e l’amore è la forza motrice dell’esistenza”.
Inauguriamo la settimana con le parole di Madre Maria Rosa Bernardinis, la nostra Priora, che dalla pagine di Dalle Api alle Rose ci ricorda quanto sia fondamentale l’amore dei genitori per i propri figli, che così si fanno educatori sull’esempio di Dio, “il primo educatore!”
“Quanta pazienza, quanta prudenza, quanto perdono richiede quest’arte – continua la Madre – nell’attendere l’occasione perché l’altro scelga nella libertà, di rispondere all’amore mettendo a frutto i doni ricevuti da Lui! ”
La famiglia, culla dell’amore ricevuto e donato
Secondo la claustrale “la famiglia è il luogo privilegiato dell’educazione. È la culla dell’amore ricevuto e donato. È comprensibile l’amore di Dio, che la Bibbia descrive come quello di un padre, di una madre, di un amico, se si sperimenta in famiglia! Tutti i membri contribuiscono ad accrescere questo amore fino alla sua pienezza, che si realizza quando le facoltà umane, della mente, del cuore, della volontà, unificate, crescono armonicamente. Nessuno è escluso dal fare la sua parte, i genitori come i figli: ci sono persone che nascono con disabilità fisiche o cognitive; anche loro sono capaci di ricevere amore e di donarlo”.
“Dio ha scelto questo stato di vita per incarnarsi nella storia! – continua Madre Maria Rosa – Come bambino, Gesù, “cresceva in età, sapienza e grazia, davanti a Dio e agli uomini”; è vissuto in essa per trent’anni, prima di annunciare il Vangelo. La lezione che permane per tutte le famiglie è quella dell’esempio, accompagnato anche dalle parole”.
Il perdono è l’esercizio per ricostruire le relazioni
La fragilità e il peccato provocano purtroppo ferite che richiedono una costante purificazione del cuore. Riconoscere i propri errori e correggerli è segno di maturità e di crescita. Il perdono diventa l’esercizio per ricostruire le relazioni, per superare i conflitti, ritrovare la pace e l’equilibrio interiore ed esteriore.
Conclude la claustrale: “Tanti adulti fin dalla loro infanzia magari sono vissuti in un clima conflittuale, privo di affetto. Per loro c’è la possibilità di scoprire l’amore? Di imparare l’arte di amare? Sì, perché questa arte consiste nell’educarsi prima di tutto a credere nell’amore di Dio, che non viene mai meno e aprirsi all’azione dello Spirito. Lui colmerà le lacune, sanerà le ferite. Ci sono stati educatori, ci sono ancora e ci saranno, grazie a Dio!”
“Attraverso l’intercessione Rita vive il suo profondo, totale essere per gli altri, interessarsi concretamente e avere a cuore tutti, a immagine della cura di Dio per ognuno di noi. Rita dedica la vita al ministero dell’intercessione per tutti i suoi fratelli e sorelle, spinta dal desiderio che essi vivano secondo la volontà di Dio”.
Così scrive Suor M. Lucia Solera nel consueto appuntamento con la sua rubrica dedicata a Santa Rita, contenuta nel numero maggio-giugno della rivista Dalle Api alle Rose. Scopriamo insieme come intercedere significhi “farsi carico dell’altro che si rivolge a noi”, ospitandolo nel cuore ma anche nel corpo.
I Santi si fanno nostri portavoce presso Dio
«Diglielo tu!». Quante volte, spinti a domandare aiuto a qualcuno, ci siamo rivolti a una terza persona perché si facesse lei portavoce verso il nostro destinatario, trovasse lei le parole giuste da dire.
Nella rubrica leggiamo come il ricorso a questa pratica sia una forma di intercessione; e, se questo è valido nel campo delle relazioni interpersonali, lo è ancor più quando si tratta di rivolgersi a Dio. Molto spesso davanti a Dio ci sentiamo incapaci di esprimere ciò che ci pesa dentro, oppure ci ritroviamo equipaggiati unicamente di una povertà molto vicina alla miseria… Ecco allora il ricorso ai santi, come coloro che non solo si fanno portavoce presso Dio di ciò che intendiamo a lui presentare, ma che, prima ancora, si prendono a cuore la nostra situazione, la nostra pena.
Rita visse due forme di intercessione
Suor Lucia Solera spiega come Rita visse entrambe queste forme di intercessione. Prima di entrare in monastero, quella fatta di ascolto e disponibilità a oltranza verso quanti si rivolgevano a lei in forza del suo ruolo di paciera all’interno della città di Cascia: una sorta di missionimpossible che richiedeva pazienza a tutta prova, capacità di comprensione e una costante serie di piccoli gesti per rammendare relazioni lacerate tra famiglie e clan.
Divenuta monaca, la pratica dell’intercessione divenne per Rita ancor più impegnativa: stare davanti al Signore per tanti.
Intercedere significa farsi carico dell’altro
Un episodio nel Vangelo esprime plasticamente il senso della preghiera di intercessione: il paralitico portato da quattro persone, calato giù da un tetto e posto davanti a Gesù (Marco 2, 1 ss).
Immagine stupenda, come evidenzia la monaca: intercedere significa farsi carico dell’altro che si rivolge a noi, ospitarlo nel cuore fino a provarne dolore e presentarlo a Gesù, deporlo davanti a lui. Intercedere, infatti, richiede non solo la fatica del cuore, ma anche del corpo: come non pensare a quelle piccole rinunce, o a quei piccoli, silenziosi gesti di carità che sappiamo compiere proprio per corroborare la nostra preghiera!
Nuovo incontro regionale della Pia Unione Primaria Santa Rita (PUP), questa volta in Puglia: appuntamento domenica 30 giugno presso il Santuario Madonna dei Miracoli di Andria (BT).
La PUP è la famiglia che in tutta Italia e nel mondo unisce da quasi 20 anni oltre 8mila devoti ritiani, che insieme testimoniano la loro fede e rendono concreto e attuale il messaggio di Rita. L’incontro è aperto a tutti i gruppi, già affiliati e non.
Il programma
ore 9.00 – Accoglienza
ore 10.00 – Conferenza a cura di Don Mimmo Minafra, parroco Chiesa della Trasfigurazione di Bitritto (BA)
ore 11.00 – Santa Messa
A seguire pranzo al sacco o presso uno dei ristoranti vicino alla Basilica.
ore 15.30 – Visita guidata della Basilica, seguita dalla foto di gruppo e dai saluti
Per informazioni e prenotazioni: Lucia Gusmai cell: 3280117316
Martedì 18 giugno, 12 Apette dell’Alveare di Santa Rita– la storica struttura di accoglienza del nostro Monastero per minori, affiancate nel loro cammino di crescita umano e spirituale – salperanno da Gaeta e saranno impegnate per 5 giorni nel progetto “Il Giardino Sul Mare” a bordodi Nave Italia. Si tratta del più grande brigantino armato a goletta, al mondo, proprietà della Fondazione Tender To Nave Italia e con equipaggio della Marina Militare.
L’obiettivo del progetto, reso possibile dal sostegno dellanostra Fondazione Santa Rita da Cascia, è quello di permettere alle Apette di prendersi cura di sé, attraverso lo stretto contatto con la natura, una serie di attività in loco e l’esperienza in mare aperto. Sarà a bordo anche la giornalista e scrittrice Claudia Conte, madrina della campagna, con la sua testimonianza di sostenitrice dei diritti umani.
L’obiettivo è rafforzare la propria autostima
Il progetto fa parte della campagna 2024 “Cambio di Rotta” della Fondazione Tender To Nave Italia. Come nelle precedenti edizioni del 2015 e del 2017, che ha visto la partecipazione delle Apette, lo scopo è quello di aumentare l’autostima delle ragazze, affinché possano definire al meglio loro stesse e scegliere, giorno dopo giorno, il proprio futuro, senza mai mettersi da parte.
“Con Nave Italia desideriamo fornire alle giovanissime partecipanti gli strumenti necessari a compiere le giuste scelte per il proprio futuro – commenta la Direttrice dell’Alveare Santa Rita, Violanda LleshaJ – Per questo, per loro realizziamo tante attività e una serie di laboratori e momenti di riflessione che le aiutano a migliorare anche la propria autostima”.
“La campagna Cambio di rotta, grazie al Brigantino della Fondazione Tender To Nave Italia e alla Marina Militare, è una realtà straordinaria che promuove la coesione sociale– afferma Claudia Conte – e crea allo stesso tempo una rete di supporto e un circolo virtuoso di fiducia. Sono orgogliosa di farne parte perché la vera umanità si manifesta sempre nel sostegno e nella cura verso gli altri”.
Nave Italia ospiterà un totale di 21 organizzazioni
“Nave Italia – commenta invece il Direttore Scientifico Paolo Cornaglia Ferraris – è uno strumento unico al mondo, grazie al quale un metodo riabilitativo si è dimostrato di straordinaria efficacia. Il brigantino ha la capacità di porre ogni persona di fronte ad un repentino “cambio di rotta” della propria esistenza. Nessuno sarà più prigioniero del proprio disagio dopo essere salito a bordo”.
Si tratta dell’ottava tappa per “Cambio di rotta”, la campagna di solidarietà 2024 di Nave Italia. Una campagna che porterà a bordo quest’anno 21 tra associazionied enti non profit del terzo settore, provenienti da tutta Italia e una dal Sudafrica, per sperimentare i benefici del metodo Nave Italia. In circa 6 mesi sarannotoccati 9 porti italiani e 1 estero.
Il 30 giugno su Rai 1 la Santa Messa sarà in diretta dalla Basilica della Santa degli Impossibili, presieduta da Padre Joseph Farrell, Vicario Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, e animata dai canti della Corale Santa Rita di Cascia, diretta da Rita Narducci. Regia di Padre Gianni Epifani e commento liturgico di Orazio Coclite.
Vi aspettiamo dalle 10.55 per vivere questa bella occasione di poter riunire tutta l’immensa famiglia di devoti ritiani in Italia e nel mondo, portando la Parola del Signore e il messaggio di pace e speranza di Rita.
Le monache del Monastero Santa Rita da Cascia, eccezionalmente, vivranno la Santa Messa in Basilica insieme ai devoti presenti e in comunione con tutti coloro che la seguiranno da casa.
La celebrazione potrà essere seguita o rivista anche su Raiplay.
Informazioni utili per i pellegrini che saranno a Cascia dal 28 al 30 giugno
Venerdì 28 e sabato 29 giugno, per consentire il montaggio delle attrezzature tecniche della Rai, in Basilica saranno celebrate le Sante Messe delle 7.30 (nella Cappellina della Basilica) e delle 18.00.
Mentre le celebrazioni eucaristiche delle 10.30, 12.00 e 16.00 avranno luogo nella Cappellina in Basilica oppure nella Basilica Inferiore.
Il 30 giugno la Basilica sarà aperta fino alle 10.30 e poi riaprirà alle 12.00, per garantire la preghiera dei pellegrini davanti all’Urna che custodisce il corpo di Santa Rita.
Domenica le Sante Messe, delle ore 10.30 e 12.00, saranno celebrate alla Sala della Pace del Santuario.
“Cara Santa Rita, con la storia di Patrizia entriamo smarriti nel mondo della depressione. E’ il tempo del troppo pieno che produce l’effetto di caduta del senso della vita. Abbiamo tutto ma questo tutto non ci rende felici, anzi provoca assenza di senso. Tutti i valori hanno perso valore, ma l’esistenza in quanto tale è un valore e per renderla viva bisogna trasmettere fuoco, desiderio”.
Nella rivista Dalle Api alle Rose di maggio-giugno, Maurizia di Curzio, assistente al servizio di ascolto del nostro Monastero, nella sua rubrica – in cui tiene un filo diretto con la Santa – ci accompagna a confrontarci con il tema della depressione. Un male insidioso che riguarda sempre più persone, tanto che i disturbi mentali sono considerati la pandemia del futuro. Scopriamo insieme quanto ci racconta la nostra Maurizia.
L’esperienza del profeta Elia
Nella rubrica leggiamo che anche il profeta Elia si ammala di depressione. Dalla gioia per la vittoria, gli basta una minaccia per pensare di togliersi la vita. Dio lo riporta alla verità; non sono le vittorie esterne le sue grandi opere, ma è il viaggio con una terra più insidiosa, ovvero, se stesso. E sarà proprio attraversando la morte e l’angoscia dentro di sé, che sentirà la Voce amica che ha cura di lui. Il Suo “alzati e mangia” è l’esperienza di Qualcuno che si prende cura, proprio quando non si riesce a fare più nulla, neanche a ragionare.
Come rinascere grazie a Santa Rita
Patrizia, come Elia, fa questa esperienza. Vive la sua infanzia in un paesino, trasferitasi al nord. La mamma si ammala e questo scaturisce in lei il timore di perderla. Patrizia cresce, prega, ha amici, ma nel suo animo avverte una grande tristezza, un vuoto, fino a sfociare in una depressione. Esami e medici vari, ma continua a star male. I genitori la riportano al paesino. Una notte sogna che mentre era in preghiera la statua davanti a lei le dice: “Sono Santa Rita, non preoccuparti che andrà tutto bene”. Racconta tutto alla vicina che le dice: “Ma ti rendi conto chi hai sognato? La santa dei casi impossibili”. Piano piano risale dal baratro, conosce Valter che diventerà suo marito, avranno una figlia, e, per lei è come rinascere una seconda volta. Il suo cuore è pieno di gioia per aver incontrato la santa.
Coltivare la fiducia ci tira fuori dal sepolcro
Quando stiamo malissimo e ci sembra di non poter far più niente, una cosa possiamo farla, un atto di fiducia; possiamo coltivare dentro noi questa fiducia che ci tira fuori dal sepolcro. Credere contro ogni speranza, contro ogni evidenza contraria. La storia continua, forse non saremo noi a continuare quella storia, dovremmo passare il comando a qualcuno dopo di noi. Non importa. La storia non è finita, anche se sembra. Questa è la grande speranza nascosta dietro l’esperienza grande della Risurrezione.
“Rifiutava l’immagine della donna sottomessa, un po’ civettuola e si arrabbiava quando le donne si comportavano così”. Questa la concezione della donna secondo la Beata Maria Teresa Fasce, così come apprendiamo da Mauro Papalini, storico agostinianista, nel numero di maggio-giugno di Dalle Api alle Rose, all’interno della sua rubrica dedicata alla storica abbadessa.
Madre Fasce: “la Beata del 1900”, così si chiama la rubrica , che racconta la figura e l’azione della Beata contestualizzata nel quadro storico e sociale del 1900 e di cui riportiamo il secondo articolo.
La Madre Fasce fu sempre consapevole della sua dignità di donna e pretendeva il rispetto da tutti sia per lei che per le monache. Durante gli anni di abbadessa dovette confrontarsi sempre solo con uomini: sacerdoti, vescovi, superiori agostiniani, per non dire degli uomini implicati nella costruzione del nuovo santuario. Nei suoi rapporti con essi, pur rispettandone l’autorità e i ruoli, tuttavia non arretrò mai, assumendo a volte atteggiamenti forti, impensabili allora per una donna. Lei aveva una concezione ben precisa delle donne, anche religiose. Voleva che le sue monache fossero donne laboriose e forti.
Da Santa Rita apprende il coraggio dell’amore e la dignità
Papalini sottolinea come nel periodo in cui nacque Marietta Fasce (1881) la condizione femminile era molto difficile: studiavano solo le donne ricche, la maggior parte lavorava in casa o nei campi. La famiglia Fasce era benestante, quindi le figlie frequentarono le scuole, Marietta iniziò anche la scuola media, un buon grado di istruzione per una donna. Poi ci fu l’incontro con la ‘donna della sua vita’: Santa Rita; da lei apprese tra l’altro il coraggio dell’amore e la dignità.
Un evento fondamentale per la storia delle donne fu la prima guerra mondiale: gli uomini abili al lavoro andavano al fronte lasciando scoperti i posti nelle fabbriche, per questo le industrie assunsero molte donne per sostituirli. Ciò fece prendere coscienza a esse del loro ruolo attivo nella società e di avere anche loro diritti. Poi la guerra finì con la vittoria italiana e i reduci dal fronte reclamarono i loro vecchi posti di lavoro, quindi le donne furono licenziate e rimandate alle loro attività domestiche. In pratica dovettero fare un passo indietro, mentre suor Maria Teresa Fasce nel monastero di Cascia fece non uno, ma due passi avanti: nel 1917 vicaria e tre anni dopo abbadessa.
Una figura molto vicina a Maria Montessori
Papalini aggiunge come nel 1922 iniziò il regime fascista, che pensava la donna come l’angelo del focolare, pronta a farefigli per la patria e a non occuparsi di altro. In pratica, una concezione totalmente distante da ciò che pensava la Madre Fasce.
“Gesù non ama le bambole”, diceva, quindi era molto esigente nella formazione delle sue religiose.
Se dovessimo avvicinare la Madre Fasce a qualche altra donna sua contemporanea, la figura che le somigliava per carattere e atteggiamenti è Maria Montessori molto lontana dalla Fasce per stile di vita, ma la stessa forza e determinazione, la stessa concezione della donna, in fondo anche Maria Teresa Fasce era un’educatrice sia delle sue monache, poi delle bambine orfane che accolse dal 1938.
Conclude Papalini: “Anche al termine della sua vita la Madre Fasce, ormai molto malata, tuttavia volle dare un segno solidale con tutte le donne: il 2 giugno 1946, in occasione del referendum istituzionale e l’elezione dell’assemblea costituente, le donne italiane conquistarono il diritto di voto che lei volle esercitare, portata in trionfo dai casciani. Maria Teresa Fasce: una donna vera fino in fondo!”
Destinare il tuo 5xmille all’Alveare di Santa Rita e ad altri progetti per l’infanzia della nostra Fondazione “è un modo di fare famiglia e di far crescere la nostra famiglia!”, come spiega Madre Maria Rosa Bernardinis, Presidente della nostra Fondazione.
“Una famiglia che allarga le sue braccia anche a chi rende possibile questo sostegno – continua la claustrale – In questo senso, per me il 5xmille vuol dire diritti e legami: i diritti alla salute, a una sana alimentazione, all’educazione, alla felicità e all’amore che creiamo; e le relazioni che nascono coi donatori, verso cui nutriamo riconoscenza e affetto”.
Che cosa è il 5×1000 e il suo valore
Il 5xmille è la quota di imposta sui redditi delle persone fisiche che si può destinare nella dichiarazione dei redditi agli enti senza scopo di lucro. Per ogni contribuente si tratta di una scelta e una firma che hanno un enorme valore. Una scelta fatta per gli altri che non solo non costa nulla, anzi in grado di mostrarci il valore a cui dà vita e di farcelo tornare moltiplicato… quel valore che tu puoi generare!
Come donare il 5×1000
Basterà scrivere il codice fiscale della nostra Fondazione 93022960541 nella sezione dedicata al “Sostegno degli Enti del Terzo settore e delle Onlus iscritte all’anagrafe” nel modulo della dichiarazione dei redditi e apporre la tua firma.
Il tuo 5×1000 rende concreta la carità ritiana
“Destinare il 5×1000 ai nostri progetti significa rendere concreta la carità incarnata da Santa Rita – continua Madre Maria Rosa – garantire una possibilità ai giovani che, attraverso diversi progetti dedicati all’infanzia, sono coloro a cui abbiamo scelto di destinare i nostri fondi – sottolinea la Madre – Bambini e bambine, ragazzi e ragazze che, in Italia e nel mondo, sentiamo parte della nostra famiglia”.
Una famiglia “allargata”, non solo per la numerosità dei soggetti, anche per la pluralità di bisogni dell’infanzia a cui porta una risposta, non solo in Italia.
Quali sono i progetti che sostieni con il tuo 5×1000
Destinando il tuo 5×1000 alla nostra Fondazione sostieni l’Alveare di Santa Rita, il più longevo dei nostri progetti per l’infanzia che accoglie, da più di 80 anni, bambine e ragazze in difficoltà economico-sociale offrendo loro non solo il calore di una casa, ma anche istruzione scolastica, attività sportive e ricreative, cure mediche. A questo si uniscono il progetto JRS (Servizio dei Gesuiti per i rifugiati) in Libano che favorisce l’accesso all’istruzione ai bambini siriani e libanesi e quello del Centro UP a Santa Maria degli Angeli, Assisi, che si occupa del benessere di bambini con autismo e delle loro famiglie.P
“La santità della nostra amata Rita passa per la sua umanità, come figlia, donna, moglie, madre, vedova e suora calata nel mondo e in relazione con l’altro. A conclusione della Festa a lei dedicata, voglio lanciare con forza un nuovo appello per la pace nel mondo, a partire dalle martoriate Ucraina e Terra Santa. Voglio ricordare che essa dipende proprio dalla salvaguardia della nostra umanità. Che passa dall’amore per il prossimo, attraverso l’empatia, la compassione, il rispetto reciproco, la solidarietà. Invito tutti a coltivare la cura dell’altro e il dialogo, con la consapevolezza che ogni vita è sacra. E che non esiste amore senza giustizia, né giustizia senza amore”.
Questo l’appello per la pace lanciato da Suor Maria Rosa Bernardinis,Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, al termine dei festeggiamenti solenni della taumaturga umbra a Cascia (PG), il 22 maggio. Un appello che rilanciamo oggi, in occasione della Giornata internazionale degli Operatori di Pace delle Nazioni Unite (Onu).
Una ricorrenza che vuole rendere omaggio a tutti gli uomini e le donne che hanno servito e continuano a servire nelle operazioni di pace dell’organismo internazionale, onorando anche la memoria di coloro che per la pace hanno perso la vita. E che cade in un momento storico di “terza guerra mondiale a pezzi” che rischia di divenire globale.
Il Cardinale Prevost, “Santa Rita un’agente di autentica pace”
Un appello per la pace, durante il Solenne Pontificale della la Festa, è stato lanciato anche dal Cardinale Robert F. Prevost osa, Prefetto del Dicastero dei Vescovi, citando Santa Rita come esempio di pace, certo che arriverà se la chiederemo a Dio con la sua stessa fede.
“In questi tempi colpiti dalla violenza della guerra dove sembra che la rivalità e l’odio abbiano l’ultima parola, Santa Rita appare chiaramente come un’agente di autentica pace e riconciliazione – ha commentato – A lei, che è riuscita a ottenere la riconciliazione tra la sua famiglia e quella del suo defunto marito, chiediamo, con la nostra preghiera, che ci aiuti ad avere il dono della pace nel mondo, specialmente in Medio Oriente, in Ucraina e in tanti posti dove il grido degli innocenti non viene ascoltato”.
“Rita, la forza impressiva dell’amore” è il tema dell’incontro regionale siciliano della Pia Unione Primaria Santa Rita (PUP), che si svolgerà sabato 8 giugno presso il Santuario Madonna della Sciara a Mompilieri Mascalucia, in provincia di Catania.
La PUP è la famiglia che in tutta Italia e nel mondo unisce da quasi 20 anni oltre 8mila devoti ritiani, che insieme testimoniano la loro fede e rendono concreto e attuale il messaggio di Rita. La PUP Sicilia comprende oltre 30 gruppi.
Il tema dell’incontro siciliano prende spunto dal titolo della catechesi che nel corso dell’incontro sarà tenuta da don Roberto Strano, parroco della basilica San Filippo di Agira di Aci S. Filippo e Direttore Ufficio Liturgico della diocesi di Acireale.
Il programma
Ore 9.30
Celebrazione dell’Ora media
ore 10.00
Saluti di Don Alfio Privitera, Rettore Santuario della Madonna della Sciara
Don Bernardo Briganti, Assistente ecclesiastico regionale della Pia Unione Primaria Santa Rita da Cascia – Sicilia
Padre Ludovico Maria Centra OSA,Assistente ecclesiastico generale della Pia Unione Primaria Santa Rita da Cascia
ore 10.30
Festosa accoglienza del simulacro della Madonna della Sciara;
preghiera del Santo Rosario guidata da Don Alfio Privitera
ore 11.30
Ingresso stendardi nel piazzale del santuario
Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Sua Ecc.za Rev. Mons.Antonino Raspanti, Vescovo della diocesi di Acireale e presidente della Conferenza Episcopale Siciliana
Foto sulla scalinata del santuario
ore 13.00
Pausa pranzo
ore 15.00
Catechesi: “Rita, la forza impressiva dell’amore” di don Roberto Strano, parroco della basilica di Aci S. Filippo e Direttore Ufficio Liturgico della diocesi di Acireale