Grido di umanità, pace e speranza: la rivista racconta la festa di Santa Rita 2024

A Padre Rocco Ronzani il Papa affida l’Archivio Apostolico Vaticano

Perdoniamo allenandoci in umiltà

Perché Dio permette la morte?

“Non abbiate paura, imitate Santa Rita”. L’invito di Padre Farrell durante la Messa in diretta su Rai1

“Portare l’abbraccio e la voce di Santa Rita che grida alla pace”. La Priora sulla Messa su Rai 1 da Cascia

Come posso essere una brava mamma?

“Educare i figli è l’arte più bella di amare”

Rita, una vita dedicata all’intercessione

Domenica 30 giugno incontro regionale della Pia Unione Primaria in Puglia

E’ stata davvero un grido, silenzioso e radioso, la festa di Santa Rita di quest’anno. Così la descrive Suor Giacomina Stuani, Economa del Monastero e Direttore della Rivista Dalle Api alle Rose, nell’editoriale dell’ultimo numero.

La Rivista di luglio-agosto, che a breve arriverà nelle vostre case, in Italia e in tutto il mondo, è storicamente quella che contiene il racconto dei festeggiamenti di maggio, dedicati alla nostra amata Santa Rita. E, così, sfogliandone le pagine, torniamo al 22 maggio e nel cuore tornano ancor più vivi i sentimenti di fede, umanità e speranza!

Una riflessione che parla, anzi grida

“La santità della nostra amata Rita passa per la sua umanità, come figlia, donna, moglie, madre e suora calata nel mondo e in relazione con l’altro. Voglio lanciare con forza un nuovo appello per la pace nel mondo, a partire dalle martoriate Ucraina e Terra Santa, ricordando che la pace dipende proprio dalla salvaguardia della nostra umanità.

Invito tutti a coltivare la cura dell’altro e il dialogo, con la consapevolezza che ogni vita è sacra. E che non esiste amore senza giustizia, né giustizia senza amore”.

Così la nostra Priora, Suor Maria Rosa Bernardinis, ha chiuso la Festa dedicata a Santa Rita qui a Cascia. Con le sue parole ho pensato di aprire questa rivista con la quale vi raccontiamo la bellezza che ci ha donato quest’anno il 22 maggio, che ha visto migliaia e migliaia di devoti riunirsi in Rita e accanto a Rita da tutta Italia e da tutto il mondo.

La riflessione di Suor Maria Rosa rappresenta il grido silenzioso e radioso di questa festa, fatto di umanità, pace e speranza.

Umanità, pace e speranza per ritrovarci e riscoprirci forti

L’umanità che Rita ha vissuto a pieno e che, in questo mondo disumano segnato da massacri indicibili, ci chiede di riscoprire per farne il nostro faro.

La pace che, persi nella violenza, nell’egoismo, nell’odio sembra lontana e che Rita invece ci indica come meta doverosa e sempre possibile, da conquistare con coraggio, riconciliazione e dialogo.

E, infine, la speranza che, ci dice Sant’Agostino “grida sempre a Dio” perché siamo stati fatti di speranza e Rita ci aiuta a trovarla in noi e in Lui, contro ogni circostanza.

Illuminati da questi valori, che squarciano ogni buio, fuori e dentro di noi, anche se ci sentiamo persi, ricordiamo chi siamo, figli e figlie fatti a immagine e somiglianza di Dio.

Ritroviamoci e riscopriamoci più forti, non con la violenza ma con la vita, l’unica vera potenza, e dono, che abbiamo.

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La Famiglia Agostiniana di Cascia è molto felice di condividere la bellissima notizia della nomina, avvenuta venerdì 5 luglio da parte del Santo Padre Francesco, del nostro confratello Padre Rocco Ronzani a nuovo Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano.

Un incarico prestigioso e importante, per il quale auguriamo a Padre Rocco ogni benedizione divina, anche attraverso l’intercessione della nostra Santa Rita, che il giorno dopo la nomina lo stesso Padre Rocco è venuto a salutare e ringraziare qui a Cascia!

Padre Rocco: da 20 anni nella famiglia agostiniana

Nato a Roma il 21 febbraio 1978, Padre Rocco ha fatto ingresso nell’Ordine di Sant’Agostino nel 1997, con la professione solenne il 1° novembre 2002. È stato ordinato presbitero il 27 giugno 2004 e nel 2010 ha conseguito il dottorato in Teologia e Scienze Patristiche al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum a Roma, dove attualmente insegna Patrologia Fondamentale.

È consultore del Dicastero delle Cause dei Santi, direttore dell’Archivio Storico della Provincia Agostiniana d’Italia e docente della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense a Roma.

Per diversi anni ha collaborato anche con la rivista del Monastero Santa Rita da Cascia, Dalle Api alle Rose.

L’Archivio dei Papi

Oltre 1000 anni di storia, racchiusi in più di 85 km di scaffali, per 400 anni di attività. Questi sono i numeri dell’Archivio Apostolico Vaticano, l’archivio centrale della Santa Sede e tra i più prestigiosi centri di ricerca storica, dove sono conservate milioni di carte e pergamene a cui possono accedere studiosi di ogni confessione religiosa.

In uno degli ultimi articoli della sua rubrica su Dalle Api alle Rose, la Rivista del Monastero Santa Rita da Cascia, la Priora Madre Maria Rosa Bernardinis, tocca un argomento fondamentale per la vita e il messaggio di Santa Rita, il perdono. Essenziale, più che mai, anche oggi, come capacità da allenare.

Un dono del quale fare pratica quotidiana

Parlare di perdono vuol dire aprire un tema che sembra non toccare mai il fondo. Ho pensato così di scrivere a Santa Rita una lettera. Cara Rita, a te che sei esperta di questo messaggio chiedo aiuto, come allo Spirito Santo affinché io possa essere utile per chi si trova in difficoltà spirituali, umane e relazionali.
Partendo dalla parola in sé, per-dono, considero il perdono un grande dono di Dio, da esercitare però ogni giorno nella convivenza familiare e sociale. Non possiamo dire che Egli sia parziale, se Gesù ha posto le condizioni per avere il perdono del Padre Celeste, nella misura con cui noi perdoniamo il prossimo.

Cara Sorella, Sant’Agostino nella Regola raccomanda: “Che non ci siano mai litigi (impossibile), ma se nascono, di troncarli al più presto (molto impegnativo) col perdono, affinché la pagliuzza (per un silenzio irritato e irritante) diventi una trave. Questo perché la preghiera (il Padre nostro) sia sincera e vera”.

Fare un passo verso l’altro con umiltà

Allora, come possiamo perdonare? Penso che dipenda da chi è più umile. Può essere l’offeso a compiere il primo passo, perché è nella disposizione migliore (lo dice anche Gesù). Potrebbe essere però anche chi ha offeso a cogliere l’opportunità per vincere l’amor proprio.

Sant’Agostino suggerisce una regola d’oro, per dare consistenza alla pace raggiunta: “Non state a discutere”. Ovvero, hai perdonato? Allora hai bruciato nella carità l’offesa ricevuta; non la ricordare più. È questo che fa Dio ogni volta che gli chiediamo perdono con sincera confessione! Alleniamoci a imitarlo.

Il perdono è come l’amore: gratuito e dà libertà

Cara Rita, nella tua vita hai avuto la grande capacità di perdonare chi ha distrutto la felicità raggiunta con il tuo sposo Paolo, hai provato a convincere anche i tuoi figli a perdonare chi aveva ucciso il loro padre, e poi hai trascorso quarant’anni qui in monastero per riconciliare marito, figli e assassino al Padre che è nei Cieli, trovando in Gesù Crocifisso il senso del tuo soffrire. Egli ha lasciato al Padre il giudizio (che appartiene a Dio) del perdono, ha giustificato l’operato di coloro che lo crocifiggevano e ha reso possibile la riconciliazione, con la sua morte e la risurrezione.

Tu Rita, hai fatto esperienza dell’Amore vero che ci ama per primo e sai che quell’Amore non viene mai meno, anche quando l’evidenza fa pensare il contrario. Tu sai che chi si sente più perdonato meglio risponde riamando senza attendere nulla in cambio, in questo modo è possibile raggiungere la pace vera, quella che ancora oggi cerca cuori amanti per colmarli di questo eterno amore.

Sì, amica mia, ci sono persone che per raggiungere la pace devono perdonare anche Dio, che a loro sembra sordo e assente: credendo che dietro all’incomprensibile c’è un disegno d’amore per ognuno ce la faranno. Tu ce l’hai fatta, Rita, col Suo aiuto, e sei un segno anche oggi, per noi. Grazie e shalom!

LEGGI DALLE API ALLE ROSE

Quando perdiamo una persona cara ci chiudiamo nel dolore e, spesso, il primo che abbandoniamo è proprio Dio. C’è chi smette di credere alla sua esistenza, chi dubita, chi lo accusa. Così, smettendo di aver fiducia in Lui, finiamo per perdere anche la fiducia in noi stessi.

Questo è uno dei temi centrali trattati nel libriccino “Aiutami a superare il lutto” del Monastero Santa Rita da Cascia, edito da Tau editrice per la collana Rita Quotidiana, in cui le monache invitano a elaborare la perdita, guardando alla Resurrezione, andando oltre per rinascere, seguendo l’esempio di Santa Rita.

Il Vangelo ci insegna che non possiamo aggirare il dolore ma attraversarlo insieme al Signore.

Massimiliano si chiede, dov’è Dio davanti a un bambino che muore?

Sono un ragazzo di 23 anni. Da molto tempo ho dei problemi con la mia fede, e in questi ultimi tempi credo di aver raggiunto il fondo. Per quale ragione un bambino o peggio un neonato, che si è appena affacciato alla vita deve morire dinanzi agli occhi di sua madre impotente? Allora io mi chiedo dov’è Dio in tutto questo? Questi ragionamenti mi hanno portato a ritenere che in realtà noi e tutto ciò che ci circonda siamo solo il frutto del caso. Ma una parte di me si rifiuta di accettare questa condizione.

Il consiglio delle monache: leggi il dolore alla luce della Resurrezione

Magari anche tu ti stai facendo la stessa domanda di Massimiliano. Solo uniti a Gesù, nella contemplazione del suo mistero di passione, morte e risurrezione, possiamo trovare la risposta.

Dio non ci ha creati per il dolore o la morte, ma per la vita eterna. Il Libro della Sapienza ci dice che “Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece ad immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo” (Sap 2, 23-24).

Dio, però, che è Padre e ci ama di un amore infinito, ha mandato Gesù, perché come uomo potesse unirsi ad ogni uomo e ad ogni donna e assumere su di sé le sofferenze del mondo. Ha sofferto, è morto, ma è risorto. Impariamo a saper leggere gli avvenimenti della nostra vita, anche e soprattutto quelli dolorosi, nella luce della Risurrezione di Cristo. Il nostro cuore sarà abitato dalla speranza, dalla gioia, dall’amore.

Come ha fatto Santa Rita a continuare a vivere?

Così ha fatto la nostra Santa Rita, che anche nel dolore ha sperimentato sempre l’amore e la bontà di Dio. Ha perduto marito e figli, subito dopo: due strazianti sofferenze che le avranno lacerato l’anima.
Come è andata avanti? Esattamente come puoi farlo tu, prendendo la mano che il Signore ti sta tendendo, proprio per consolarti e aiutarti.

Ti occorre avere fiducia e umiltà, perché solo riconoscendo i nostri limiti possiamo davvero superarli. Umiliarsi significa fare il primo passo nel percorso della ricerca del Signore e della sua consolazione, della sua forza, del suo amore.

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“Il consiglio che Gesù ha dato con maggiore frequenza ai suoi seguaci durante il suo ministero pubblico è: Non abbiate paura (Non Temere). La lettura del Vangelo di oggi ne è un esempio. Gesù dice al capo della sinagoga: “Non temere, abbi fede”.

Questo l’inizio dell’omelia di Padre Joseph Farrell, Vicario Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, durante la Santa Messa in diretta su Raiuno dalla nostra Basilica, domenica scorsa 30 giugno, in cui in seguito ha ricordato la fede di Santa Rita, portandola come esempio per superare le paure dei nostri tempi.

“Santa Rita, nella sua vita, ha certamente conosciuto la paura – ha commentato – La morte di suo marito, dei suoi figli, le stimmate che portava nella sua carne per partecipare alle sofferenze di Cristo e il momento in cui si avvicinava la sua stessa morte furono occasioni in cui la paura poteva prendere il sopravvento e abbattere ogni sicurezza. Tuttavia, Santa Rita conosceva qualcosa che è più forte della paura. Ella custodiva il prezioso dono della fede che aveva ricevuto dal Signore”.

Successo di ascolti, con il 21,5% di share

La Santa Messa in diretta ha fatto registrare ottimi ascolti, seguita da 1.306.000 spettatori, con il 21,5% di share, risultato superiore alla media.

Per l’occasione, le monache hanno vissuto eccezionalmente la Santa Messa in Basilica, insieme ai devoti presenti e in comunione con quanti l’hanno seguita da casa

La celebrazione, aperta alle 10:55 da un emozionante video che ha raccontato Cascia, i luoghi e l’eredità di Santa Rita, è stata presieduta da Padre Farrell, e animata dai canti della Corale Santa Rita di Cascia, diretta da Rita Narducci. La regia è stata di Padre Gianni Epifani e il  commento liturgico di Orazio Coclite, con la sua voce inconfondibile.

Potete rivederla sul nostro canale YouTube, cliccando qui.

“Non lasciate che i vostri cuori siano turbati”

“Non temere appare 70 volte nel Nuovo Testamento – ha continuato Padre Farrell nell’omelia –  Ma anche in molti altri casi Gesù ha utilizzato espressioni simili, come “Coraggio. Ad esempio quando voleva incoraggiare i Suoi discepoli, sollevandoli dalla paura, dopo aver camminato sulle acque del lago. E ancora. In un’altra variante, Gesù parla ai Suoi discepoli della Sua morte imminente: “Non lasciate che i vostri cuori siano turbati.

“Se si consulta un thesaurus per trovare sinonimi della parola “paura”, si trovano termini come: terrore, orrore, allarme, panico, trepidazione, timore, angoscia e preoccupazione. Nel Vangelo di oggi Gesù ci dà l’antidoto per tutti questi sentimenti. Non solo incoraggia il capo della sinagoga a non avere paura, ma anche lo invita ad avere fede. Le due cose vanno di pari passo. La fede, come sappiamo, è un dono di Dio, e Sant’Agostino ci mette in guardia dal non darla per scontata. Guai a . . . un [cristiano] se il Signore non custodisce la sua fede. (Enarr. in Ps. 120.2)”

Come superare le paure dei nostri tempi

“Nel 21° secolo, abbiamo qualcosa in comune con il capo della sinagoga, con Santa Rita, e con Sant’Agostino? – si è chiesto il padre – Certo che sì. Anche noi temiamo la morte dei nostri cari. Temiamo anche la guerra, le rivolte, i saccheggi, i cambiamenti climatici, le pandemie, condizioni economiche incerte, gli incendi, gli tsunami – la lista può continuare ad infinitum

“Possiamo fare qualcosa per placare le nostre paure di questi tempi?”


“Sì – ha concluso – Lo facciamo ad ogni Messa quando, dopo aver finito di proclamare il Padre Nostro, il celebrante, a nome di tutti, dice “Liberaci, oSignore,datutti imali, concedi la pace ai nostrigiorni”. D’ora in poi, ricordiamoci durante ogni Messa tutti questi sinonimi di paura e impegniamoci a riflettere sull’esperienza di fede del capo della sinagoga. Egli ovviamente fece ciò che Gesù gli disse di fare, e anche noi dovremmo fare così. È così che anche nella nostra vita possono avvenire i miracoli che ci conducono a superare i momenti di paura per giungere ad esperienze meravigliose di fede”.

“La Santa Messa su Rai 1 dalla Basilica di Santa Rita è un momento prezioso per unire persone dall’Italia e dal mondo e portare l’abbraccio e la voce di Santa Rita che, mai come oggi, grida alla pace.

A poco più di un mese dalla festa solenne del 22 maggio, è una nuova occasione per pregare come popolo di Dio per la fine delle guerre, in Ucraina e in Terra Santa e in ogni altro luogo di orrori disumani, perché la pace, come ci ricorda Rita col suo esempio, è sempre possibile, con coraggio e speranza.

Riscopriamo la nostra forza, non con la violenza ma con la vita, unica vera potenza, e dono, che abbiamo”.

Con questo appello alla pace Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, accompagna la notizia della Santa Messa su Rai 1 di domenica 30 giugno dalla Basilica della Santa degli Impossibili a Cascia, appuntamento storico e sempre molto seguito.

Per l’occasione, le monache vivranno eccezionalmente la Santa Messa in Basilica insieme ai devoti presenti e in comunione con quanti la seguiranno da casa.

Appuntamento domenica 30 giungo alle 10:55 su Rai 1

La celebrazione, aperta alle 10:55 da un video che racconterà Cascia, i luoghi e l’eredità di Santa Rita, sarà presieduta da Padre Joseph Farrell, Vicario Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, e animata dai canti della Corale Santa Rita di Cascia, diretta da Rita Narducci.

Regia di Padre Gianni Epifani e commento liturgico di Orazio Coclite.

La Santa Messa potrà essere seguita o rivista anche tramite Raiplay

PER I PELLEGRINI CHE SARANNO A CASCIA DAL 28 AL 30 GIUGNO

Venerdì 28 e sabato 29 giugno, per consentire il montaggio delle attrezzature tecniche della Rai, nella Basilica di Santa Rita saranno celebrate le Sante Messe delle 7.30 (nella Cappellina interna) e delle 18.00.
Mentre le celebrazioni eucaristiche delle 10.30, 12.00 e 16.00 avranno luogo nella Cappellina interna alla Basilica oppure nella Basilica Inferiore.

Domenica 30 giugno la Basilica sarà aperta fino alle 10.30 e poi riaprirà alle 12.00, per garantire la preghiera davanti all’Urna che custodisce il corpo di Santa Rita. Infine, le Sante Messe domenicali delle ore 10.30 e 12.00 saranno celebrate alla Sala della Pace del Santuario ritiano.

“Sono una brava mamma?”

Questa domanda è il fulcro e la sintesi di riflessioni quotidiane che attraversano il cuore di molte donne. Ed è la domanda a cui vuole rispondere il primo capitolo del libriccino “Aiutami ad essere madre”, il primo della collana Rita Quotidiana, a cura delle nostre monache ed edita da Tau Editrice. Un tema che viene trattato con delicatezza e profondità.

La storia di Martina

Martina, una giovane madre, condivide la sua esperienza personale: “La mia vita è cambiata nel preciso momento in cui ho scoperto di essere incinta”. Le sue parole ci accompagnano attraverso le gioie e le ansie della maternità, dal primo battito di gioia fino al primo giorno di scuola dell’infanzia del suo Matteo.

La donna si interroga continuamente: “Sarò una brava mamma?” e cerca conforto e guida nella fede e nell’esempio di Santa Rita.

Le monache offrono i loro consigli ricordando come anche loro si sentano mamme delle Apette e Millefiori dell’Alveare di Santa Rita, lo storico progetto di accoglienza del monastero. “Perché la maternità non ha a che fare con il fisico ma con il cuore – sottolineano – e nel cuore di ognuna di noi le Apette e i Millefiori sono come figli”.

“Ricordati che non sei sola”

Le nostre monache le offrono un consiglio prezioso: “Ricordati che non sei sola”.

“Mamma – esortano – apri lo sguardo su chi ti sta accanto e non avere paura di sentirti in difetto o incapace se chiedi aiuto, perché chi ti ama è lì per te e se guardi bene ti sta tendendo”.

Le monache sottolineano così come la maternità non sia un cammino da percorrere in solitudine. Aprirsi agli altri, chiedere aiuto e supporto non è segno di debolezza, ma di forza. In un mondo che, spesso giudica severamente, le mamme devono imparare a trasformare le proprie insicurezze in strumenti di crescita personale.

Educare con amore

Educare un figlio è un’arte delicata, un percorso di ascolto e scoperta reciproca. Il termine viene dal latino educere, che significa condurre fuori, far emergere.

“Educare non vuol dire riempire un contenitore con nozioni o regole – evidenziano le monache – bensì tirare fuori dall’animo di un figlio quello che ha di più profondo, le sue capacità, le sue potenzialità, i suoi sogni”

Ispirandosi a Santa Rita, le claustrali incoraggiano le mamme a coltivare nei figli i semi della spiritualità e della fede, guidandoli con amore verso una vita ricca di valori.

Un invito alla serenità

Concludendo, le nostre monache rassicurano tutte le mamme:

“La verità è che le mamme non sono eroine di una storia, sono fragili, insicure, umane e va bene così. Il mestiere della mamma non è cosa facile, ma neppure cosa impossibile”. E ancora: “Non c’è un patentino o una certificazione da prendere, perché la maternità non è un esame”.

“La maternità è una grande impresa sì – commentano le claustrali – ma non da combattere, bensì da scoprire e costruire insieme a tuo figlio e alla tua famiglia

È un viaggio da vivere con serenità, insieme ai propri figli e alla propria famiglia, seguendo l’esempio di Santa Rita, che con il suo amore e la sua fede continua a essere una guida spirituale e umana per tutte le madri.

L’educazione dei figli è l’arte più bella di amare. Aiuta a scoprire la propria vocazione, iscritta nel cuore di ognuno di noi da Dio stesso. Tutti nasciamo unici, singolari, amati da Lui in modo esclusivo e l’amore è la forza motrice dell’esistenza”.

Inauguriamo la settimana con le parole di Madre Maria Rosa Bernardinis, la nostra Priora, che dalla pagine di Dalle Api alle Rose ci ricorda quanto sia fondamentale l’amore dei genitori per i propri figli, che così si fanno educatori sull’esempio di Dio, “il primo educatore!”

“Quanta pazienza, quanta prudenza, quanto perdono richiede quest’arte – continua la Madre – nell’attendere l’occasione perché l’altro scelga nella libertà, di rispondere all’amore mettendo a frutto i doni ricevuti da Lui! ”

La famiglia, culla dell’amore ricevuto e donato

Secondo la claustrale “la famiglia è il luogo privilegiato dell’educazione. È la culla dell’amore ricevuto e donato. È comprensibile l’amore di Dio, che la Bibbia descrive come quello di un padre, di una madre, di un amico, se si sperimenta in famiglia! Tutti i membri contribuiscono ad accrescere questo amore fino alla sua pienezza, che si realizza quando le facoltà umane, della mente, del cuore, della volontà, unificate, crescono armonicamente. Nessuno è escluso dal fare la sua parte, i genitori come i figli: ci sono persone che nascono con disabilità fisiche o cognitive; anche loro sono capaci di ricevere amore e di donarlo”.

“Dio ha scelto questo stato di vita per incarnarsi nella storia! – continua Madre Maria Rosa – Come bambino, Gesù, “cresceva in età, sapienza e grazia, davanti a Dio e agli uomini”; è vissuto in essa per trent’anni, prima di annunciare il Vangelo. La lezione che permane per tutte le famiglie è quella dell’esempio, accompagnato anche dalle parole”.

Il perdono è l’esercizio per ricostruire le relazioni

La fragilità e il peccato provocano purtroppo ferite che richiedono una costante purificazione del cuore. Riconoscere i propri errori e correggerli è segno di maturità e di crescita. Il perdono diventa l’esercizio per ricostruire le relazioni, per superare i conflitti, ritrovare la pace e l’equilibrio interiore ed esteriore.

Conclude la claustrale: “Tanti adulti fin dalla loro infanzia magari sono vissuti in un clima conflittuale, privo di affetto. Per loro c’è la possibilità di scoprire l’amore? Di imparare l’arte di amare? Sì, perché questa arte consiste nell’educarsi prima di tutto a credere nell’amore di Dio, che non viene mai meno e aprirsi all’azione dello Spirito. Lui colmerà le lacune, sanerà le ferite. Ci sono stati educatori, ci sono ancora e ci saranno, grazie a Dio!”

Leggi QUI tutta la rivista di maggio-giugno

“Attraverso l’intercessione Rita vive il suo profondo, totale essere per gli altri, interessarsi concretamente e avere a cuore tutti, a immagine della cura di Dio per ognuno di noi. Rita dedica la vita al ministero dell’intercessione per tutti i suoi fratelli e sorelle, spinta dal desiderio che essi vivano secondo la volontà di Dio”.

Così scrive Suor M. Lucia Solera nel consueto appuntamento con la sua rubrica dedicata a Santa Rita, contenuta nel numero maggio-giugno della rivista Dalle Api alle Rose. Scopriamo insieme come intercedere significhi “farsi carico dell’altro che si rivolge a noi”, ospitandolo nel cuore ma anche nel corpo.

I Santi si fanno nostri portavoce presso Dio

«Diglielo tu!». Quante volte, spinti a domandare aiuto a qualcuno, ci siamo rivolti a una terza persona perché si facesse lei portavoce verso il nostro destinatario, trovasse lei le parole giuste da dire.

Nella rubrica leggiamo come il ricorso a questa pratica sia una forma di intercessione; e, se questo è valido nel campo delle relazioni interpersonali, lo è ancor più quando si tratta di rivolgersi a Dio. Molto spesso davanti a Dio ci sentiamo incapaci di esprimere ciò che ci pesa dentro, oppure ci ritroviamo equipaggiati unicamente di una povertà molto vicina alla miseria… Ecco allora il ricorso ai santi, come coloro che non solo si fanno portavoce presso Dio di ciò che intendiamo a lui presentare, ma che, prima ancora, si prendono a cuore la nostra situazione, la nostra pena.

Rita visse due forme di intercessione

Suor Lucia Solera spiega come Rita visse entrambe queste forme di intercessione. Prima di entrare in monastero, quella fatta di ascolto e disponibilità a oltranza verso quanti si rivolgevano a lei in forza del suo ruolo di paciera all’interno della città di Cascia: una sorta di missionimpossible che richiedeva pazienza a tutta prova, capacità di comprensione e una costante serie di piccoli gesti per rammendare relazioni lacerate tra famiglie e clan.

Divenuta monaca, la pratica dell’intercessione divenne per Rita ancor più impegnativa: stare davanti al Signore per tanti.

Intercedere significa farsi carico dell’altro

Un episodio nel Vangelo esprime plasticamente il senso della preghiera di intercessione: il paralitico portato da quattro persone, calato giù da un tetto e posto davanti a Gesù (Marco 2, 1 ss).

Immagine stupenda, come evidenzia la monaca: intercedere significa farsi carico dell’altro che si rivolge a noi, ospitarlo nel cuore fino a provarne dolore e presentarlo a Gesù, deporlo davanti a lui. Intercedere, infatti, richiede non solo la fatica del cuore, ma anche del corpo: come non pensare a quelle piccole rinunce, o a quei piccoli, silenziosi gesti di carità che sappiamo compiere proprio per corroborare la nostra preghiera!

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Nuovo incontro regionale della Pia Unione Primaria Santa Rita (PUP), questa volta in Puglia: appuntamento domenica 30 giugno presso il Santuario Madonna dei Miracoli di Andria (BT).

La PUP è la famiglia che in tutta Italia e nel mondo unisce da quasi 20 anni oltre 8mila devoti ritiani, che insieme testimoniano la loro fede e rendono concreto e attuale il messaggio di Rita. L’incontro è aperto a tutti i gruppi, già affiliati e non.

Il programma 

ore 9.00  –  Accoglienza

ore 10.00 – Conferenza a cura di Don Mimmo Minafra, parroco Chiesa della Trasfigurazione di Bitritto (BA)

ore 11.00 – Santa Messa

A seguire pranzo al sacco o presso uno dei ristoranti vicino alla Basilica.

ore 15.30 – Visita guidata della Basilica, seguita dalla foto di gruppo e dai saluti

Per informazioni e prenotazioni: Lucia Gusmai cell: 3280117316

Scopri di più sulla Pia Unione Primaria Santa Rita

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