Il 16 dicembre ha inizio la Novena di Natale, un tempo prezioso di preparazione spirituale che accompagna i fedeli verso la celebrazione della nascita di Gesù. Per nove giorni, fino alla vigilia di Natale, la Chiesa invita a fermarsi, pregare e riscoprire il significato profondo dell’attesa.
Che cos’è la Novena di Natale
La Novena di Natale è una preghiera tradizionale che aiuta a vivere l’Avvento negli ultimi giorni che precedono il Natale. Attraverso letture bibliche, invocazioni e riflessioni, si ripercorre l’attesa del Messia, condivisa dal popolo di Israele e dalla Santa Famiglia.
È un cammino che parla di speranza, fiducia e silenzio, valori particolarmente importanti nel tempo frenetico che spesso caratterizza il periodo natalizio.
Un tempo per preparare il cuore
Iniziare la Novena significa scegliere di preparare il cuore, non solo la casa o i regali. Ogni giorno diventa un’occasione per: rinnovare la preghiera personale e comunitaria, riscoprire il senso autentico del Natale, affidare al Signore le proprie attese e preoccupazioni
La Novena può essere vissuta in chiesa, in famiglia o anche personalmente, diventando un momento quotidiano di raccoglimento.
Verso la gioia del Natale
Dal 16 al 24 dicembre, la Novena accompagna passo dopo passo verso la gioia del Natale, aiutandoci a riconoscere Gesù che viene come luce, pace e speranza per il mondo.
Partecipare alla Novena significa mettersi in cammino, lasciandosi guidare dalla Parola e dalla preghiera, per arrivare al Natale con uno spirito rinnovato e aperto all’amore.
Dalle mani pazienti delle Monache di Santa Rita nascono oggetti semplici e preziosi, creati uno ad uno con cura, preghiera e dedizione. Sono i prodotti dello shop Fatto per Amore segni concreti di un amore che non si tiene per sé, ma diventa sostegno alle opere di carità del Monastero.
Segni di luce e protezione
Angeli e angioletti accompagnano il cammino di chi li accoglie.
Dall’Angelo con fiocco di neve e cuore all’Angelo con fiocco di neve, fino agli angioletti natalizi e alle delicate saponette con angioletto o angioletto in preghiera, questi piccoli segni parlano di custodia, tenerezza e affidamento. Accanto a loro, la Sfera natalizia luminosa, la sfera con presepe, le sfere con presepe e gli alberelli della festa portano nelle case una luce che scalda e invita alla contemplazione.
Scopri tutti i prodotti dello shop e lasciati guidare dall’amore.
La Sacra Famiglia e il mistero della Natività
Il cuore dello shop è abitato dalla Sacra Famiglia: nella ceramica, nelle statuine, nelle saponette e nei presepi, anche da appendere alla porta. Sono immagini che raccontano la semplicità dell’amore familiare, la fiducia, l’attesa e la nascita di una speranza nuova. Completano questo percorso la Madonna con Bambino, i presepi in saponetta, le saponette Natività e i piccoli simboli natalizi pensati per accompagnare il tempo dell’Avvento e del Natale.
Oggetti che aiutano a pregare e a vivere
Ci sono poi i prodotti che nascono per accompagnare momenti delicati della vita: “Aiutami a pregare”, “Aiutami a superare il lutto”, “Aiutami ad essere madre”. Parole semplici, essenziali, che diventano preghiera silenziosa e presenza discreta.
Profumi di cura e bellezza
Le saponette artigianali sono un vero giardino: cuori con mani, cuori di rose, cuori con bouquet di fiori, rose singole o abbinate ad angeli, saponette dedicate agli sposi, alla famiglia, alla preghiera.Ci sono le varianti bianche, rosse, verdi, lilla, celesti, quelle alla lavanda, quelle che parlano di amore, unione e delicatezza. Ogni saponetta è un gesto quotidiano che diventa memoria di bellezza.
Un dono che
fa bene due volte
Acquistare un prodotto Fatto per Amore significa
scegliere un oggetto che nasce da mani consacrate e da cuori operosi, e che
continua il suo cammino sostenendo le opere di carità del Monastero di
Santa Rita.
Vi aspettiamo per vivere insieme la magia del Natale nella Basilica di Santa Rita, con momenti di preghiera, musica e comunità.
Un’occasione speciale per celebrare insieme la festa più attesa dell’anno, con i valori e gli insegnamenti della nostra Santa Rita!
Novena di
Natale 16 – 24 Dicembre
Ore 16.30 Rosario
Ore 17.00 Santa Messa
Ore 17.45 Preghiera dei Vespri: canto
delle profezie e antifone maggiori
Sabato 20,
Domenica 21 Dicembre
Ore 16.00 Rosario
Ore 16.30 Preghiera dei Vespri: canto
delle profezie e antifone maggiori
Ore 17.00 Santa Messa
La Santa Messa di domenica 21 dicembre sarà anche in diretta streaming sul Canale YouTube Santa Rita da Cascia Agostiniana
Vigilia di Natale – 24 Dicembre
Ore
16.00 Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 Santa Messa prefestiva
Ore
23.30 Ufficio delle letture
Ore 24.00 Santa Messa di mezzanotte
La Santa Messa sarà anche in diretta streaming sul Canale YouTube Santa Rita da Cascia Agostiniana
Giorno di Natale – 25 Dicembre
Sante Messe: 7.30, 9.00, 10.30, 12.00, 17.00
Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 – Santa Messa di Natale
Con al termine, passaggio all’interno dell’Urna di Santa Rita (come ogni ultimo giovedì del mese)
La Santa Messa sarà anche in diretta streaming sul Canale YouTube Santa Rita da Cascia Agostiniana
Giorno di Santo Stefano – 26 Dicembre
Sante Messe: 7.30, 9.00, 10.30, 12.00, 17.00
Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 – Santa Messa di Santo Stefano
La Santa Messa sarà anche in diretta streaming sul Canale YouTube Santa Rita da Cascia Agostiniana
Mercoledì 31 Dicembre
Ore 16.00
Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 S. Messa e Te Deum con la Pievania S. Rita di Cascia
La Santa Messa sarà anche in diretta streaming sul Canale YouTube Santa Rita da Cascia Agostiniana
Giovedì 1° Gennaio 2026
Sante Messe: 7.30, 9.00, 10.30, 12.00, 17.00
Ore
16.00 Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 S. Messa e Canto del Veni Creator
La Santa Messa sarà anche in diretta streaming sul Canale YouTube Santa Rita da Cascia Agostiniana
Martedì 6 Gennaio 2026 – Epifania del Signore
Sante Messe: 7.30, 9.00, 10.30, 12.00, 17.00
Ore 16.00 Rosario e Canto dei Vespri
Ore 17.00 S. Messa
La Santa Messa sarà anche in diretta streaming sul Canale YouTube Santa Rita da Cascia Agostiniana
Per aggiornamenti, è possibile contattare l’Ufficio Informazioni del Santuario:
tel. +39 0743 75091 [email protected]
La Terza Domenica di Avvento, detta Gaudete, è la domenica della gioia. Segna una pausa luminosa nel cammino penitenziale delle prime due settimane: la Chiesa invita i fedeli a rallegrarsi, perché la venuta del Signore è ormai prossima e la sua presenza comincia già a trasformare il cuore.
Anche la liturgia cambia tono: i paramenti possono assumere una tonalità più chiara, quasi rosata, come un’alba che annuncia il giorno. Sulla corona d’Avvento si accende la terza candela, segno del progresso nell’attesa e della gioia che cresce.
Non si tratta di una gioia effimera, ma di una serenità profonda, fondata sulla speranza in Cristo. È la gioia di chi sa di essere accompagnato, anche nelle difficoltà, da un Dio che non abbandona. Per questo la parola di Paolo risuona come un invito attuale: “Rallegratevi sempre nel Signore”. È uno stile di vita, un modo nuovo di guardare la quotidianità, nella pace e nella sofferenza.
Giovanni Battista: testimone della luce
In questa domenica risuona anche la voce di Giovanni Battista, il testimone della luce. Egli invita alla conversione concreta — condividere, agire con giustizia, preparare il cuore — e ricorda che il Messia è già in mezzo a noi. Ogni cristiano è chiamato a diventare, come lui, luogo di testimonianza, riflettendo la luce di Cristo senza oscurarla.
Molte comunità vivono in questa domenica la tradizione della benedizione dei Bambinelli, gesto semplice e affettuoso che ricorda che la gioia cristiana ha il volto di un Dio che si fa bambino. È un’anticipazione del Natale, un invito a preparare non solo un presepe, ma soprattutto il cuore.
La Domenica Gaudete richiama tutti a coltivare una gioia che nasce da Dio, stabile, umile e luminosa. Una gioia che non ignora le prove, ma le attraversa con fiducia. Una gioia da donare, ogni giorno, perché solo così prepariamo davvero la via al Signore che viene.
Il 10 dicembre il mondo celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, istituita dalle Nazioni Unite per ricordare l’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. È un testo che nasce dalla sofferenza della guerra e pone al centro la dignità, la libertà e l’uguaglianza di ogni essere umano.
Anche per la comunità agostiniana di Cascia, questo giorno non è solo una ricorrenza, ma un’occasione per rinnovare un impegno spirituale e concreto: servire la dignità umana, come Santa Rita ha fatto in ogni gesto della sua vita.
Il messaggio di Santa Rita per un mondo ferito
Santa Rita ci ha insegnato che la pace è un cammino artigianale, costruito con gesti semplici ma radicali: riconciliare, perdonare, accogliere. Ogni sua azione proclama una verità profondamente evangelica: nessuno è escluso dall’amore di Dio e, quindi, dalla nostra cura.
In un tempo segnato da conflitti, disuguaglianze, violenze, migrazioni forzate e povertà, la testimonianza di Rita risuona come un richiamo urgente: custodire i diritti umani significa farsi carico dell’altro senza distinzione, soprattutto quando è fragile, solo, dimenticato. È ciò che, nel nostro piccolo, cerchiamo di realizzare attraverso la Fondazione che abbiamo creato: prenderci cura dei più vulnerabili e tutelare i diritti umani con progetti in Italia e nel mondo, dedicati ai bambini meno fortunati, alle persone con disabilità, a chi non ha una casa, una scuola, un sostegno.
I diritti del progetto “DOPO DI NOI “
Attraverso il progetto DOPO DI NOI della Fondazione Santa Rita da Cascia, accompagniamo 12 giovani adulti autistici nella costruzione del proprio futuro, garantendo loro il diritto alla scelta, alla libertà di abitare, alla dignità personale e alla possibilità di esprimere pienamente la propria felicità.
Tra i diritti umani da custodire, c’è anche quello di poter vivere una vita autonoma, sicura e dignitosa, soprattutto quando la fragilità rende tutto più complesso.
Attraverso supporto quotidiano e spazi pensati per la loro autonomia, il progetto rende concreto un loro diritto: vivere secondo i propri desideri, non secondo i limiti imposti dalla fragilità.
Diritti umani e responsabilità cristiana
Per il cristiano, i diritti umani non sono soltanto norme o dichiarazioni, ma il riflesso della legge dell’amore che Gesù ha impresso nel cuore dell’umanità.
Nel servizio alle persone, nella preghiera quotidiana, nell’ascolto di chi soffre, la comunità del Monastero desidera essere un luogo che custodisce i diritti in modo silenzioso ma efficace: dove fioriscono il rispetto e l’accoglienza, lì la dignità umana si rialza e ritrova la sua bellezza.
La Giornata dei Diritti Umani ci invita a guardare oltre noi stessi. Non basta conoscere i diritti: occorre fare scelte coraggiose, personali e comunitarie. Ogni famiglia, ogni città, ogni istituzione può diventare un ambiente dove le persone sono viste, ascoltate e protette. Santa Rita ha trasformato il dolore in amore e l’ingiustizia in nuova vita. È questo lo stile che ci ispira: trasformare il mondo a partire dalla nostra quotidianità, con piccoli gesti, con il rispetto reciproco, con la preghiera che apre il cuore.
Seminare dignità
Celebrare questa giornata significa impegnarsi a essere artigiani di pace, custodi della dignità e operatori di misericordia. Nel nome di Santa Rita, affidiamo al Signore tutte le donne e gli uomini che oggi vedono negati i propri diritti: che possano trovare giustizia, protezione e speranza.
Una ricorrenza che apre il cammino verso il Natale
Ogni anno, l’8 dicembre, la Chiesa cattolica celebra la Solennità dell’Immacolata Concezione, una delle feste mariane più sentite in Italia e nel mondo. Questa giornata segna anche, nella tradizione popolare, l’inizio del percorso che conduce al Natale: è il momento in cui molte famiglie addobbano l’albero e preparano il presepe, trasformando case e città in luoghi accoglienti e luminosi.
Il significato religioso: la luce che precede la Luce
La Festa dell’Immacolata commemora il privilegio concesso alla Vergine Maria di essere concepita senza peccato originale. È una verità di fede proclamata da Papa Pio IX nel 1854 e profondamente radicata nella spiritualità cristiana.
Maria, preservata dal peccato fin dal primo istante della sua vita, diventa così il simbolo della purezza, della speranza e della fiducia in un futuro possibile anche nei momenti oscuri.
Il rito dell’8 dicembre a Roma
A Roma, la celebrazione tradizionale che vede il Papa rendere omaggio alla statua dell’Immacolata in Piazza di Spagna è tra i momenti più attesi dell’anno. È un gesto semplice ma potentissimo, che esprime affidamento, gratitudine e preghiera per la città e per il mondo intero.
L’Immacolata come promessa di attesa e di rinascita
L’8 dicembre non è solo una festa religiosa, ma un momento di riflessione che apre il cuore al mistero del Natale. La purezza di Maria diventa segno di ciò che nasce, di ciò che rinasce e di ciò che può rinascere nelle nostre vite e nelle nostre comunità.
Guardando a Maria e a Santa Rita, il cammino verso il Natale assume un significato più profondo: è un invito a coltivare il bene, a cercare la pace, a farsi prossimi con gesti concreti di gentilezza e cura.
La Fondazione Santa Rita da Cascia presenta un progetto innovativo per il futuro di 12 giovani adulti autistici
Una casa che nasce dal diritto alla scelta
In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, la Fondazione Santa Rita da Cascia presenta i progressi del progetto Dopodinoi, un’iniziativa pensata per garantire un futuro più sereno e autonomo a 12 giovani adulti autistici.
A Bastia Umbra (PG) sta infatti prendendo forma un villino domotico in co-housing, sostenuto interamente dalla Fondazione, che diventerà un luogo di vita quotidiana strutturato per rispondere ai bisogni reali delle persone che lo abiteranno.
La visione alla base del progetto è semplice ma profondamente innovativa: riconoscere alle persone con disabilità il diritto di decidere. Decidere come abitare, di cosa circondarsi, quali spazi sentire come propri. Per molte famiglie questo rappresenta un passo enorme, perché significa immaginare un futuro possibile anche quando i genitori non potranno più essere presenti.
La co-progettazione che mette al centro i desideri
Uno degli elementi più significativi del Dopodinoi è il metodo utilizzato per definire ogni dettaglio della casa: la co-progettazione mediata.
Grazie a questo approccio, i futuri residenti hanno potuto indicare preferenze e bisogni nella scelta degli ambienti, dei colori e degli arredi delle loro stanze.
Alcuni hanno espresso il desiderio di un luogo tranquillo in cui leggere, altri la necessità di uno spazio essenziale, altri ancora di avere elementi che li aiutino a sentirsi rassicurati. La casa diventa così un ambiente costruito davvero su misura, dove ognuno potrà sentirsi accolto e protagonista della propria vita.
Una campagna di Natale dedicata alla fragilità
Il progetto è al centro della campagna di Natale 2025 della Fondazione, “Quello che ci lega”, nata per sostenere tutte le realtà dedicate ai più fragili. Il filo che unisce la Fondazione, i beneficiari e i donatori è l’idea di una relazione che non si limita all’assistenza, ma che costruisce legami, ascolto e responsabilità condivisa. Per chi sceglierà di sostenere la campagna con una donazione minima di 18 euro, è stata realizzata l’Agenda 2026, un’agenda settimanale.
Un modello replicabile, a sostegno delle famiglie
Il Dopodinoi non rappresenta solo una casa, ma un vero e proprio modello di intervento replicabile, realizzato con la consulenza scientifica del Politecnico di Torino e con un investimento complessivo della Fondazione pari a 400mila euro.
I lavori già avviati includono interventi di sostenibilità ambientale e acustica, con oltre 111mila euro già destinati a questa fase, oltre ai 90mila euro inizialmente investiti per l’acquisto dell’immobile.
Il progetto risponde a una realtà spesso complessa: in Italia più di 600mila persone convivono con disturbi dello spettro autistico e, una volta raggiunta la maggiore età, molte rischiano di rimanere prive di adeguati percorsi di accompagnamento.
Il Dopodinoi vuole essere una risposta concreta a questo vuoto, offrendo alle famiglie sollievo e una prospettiva di continuità per i propri figli.
Donne che costruiscono futuro sull’esempio di Santa Rita
La realizzazione di questo progetto porta con sé anche una forte testimonianza femminile. Professioniste, educatrici, madri e religiose collaborano per trasformare una fragilità in un’occasione di crescita e di dignità. Il Monastero di Santa Rita e la sua Fondazione rinnovano così l’impegno a sostenere chi ha bisogno, seguendo l’esempio di Santa Rita e della sua capacità di trasformare le difficoltà in nuova speranza.
Il 7 dicembre è la Seconda Domenica di Avvento ci accompagna nel cuore di questo tempo di attesa e preparazione. Dopo aver acceso la prima candela, segno della vigilanza, oggi accendiamo la seconda candela, simbolo della fede che cresce, della luce che aumenta nel nostro cammino verso il Natale.
È una luce che non abbaglia, ma guida: una
fiamma delicata che invita al raccoglimento e alla consapevolezza.
Il messaggio del Vangelo: “Preparate la via del Signore”
La Parola di oggi ci consegna la voce forte e profetica di Giovanni Battista, che chiede di raddrizzare i sentieri, di aprire il cuore, di fare spazio al Signore che viene. La sua missione è quella di preparare la strada a Cristo, indicando a tutti la necessità di raddrizzare i sentieri interiori, purificare il cuore e riconoscere ciò che ostacola la pace.
La sua è una chiamata che risuona anche nella nostra quotidianità: un invito a guardare dentro di noi e a riconoscere ciò che ostacola la pace, ciò che ha bisogno di essere guarito, ciò che chiede perdono e riconciliazione. L’Avvento non è un’attesa passiva: è un cammino attivo, un tempo per prepararci con gesti concreti di bene, cura e attenzione verso gli altri e verso noi stessi.
La seconda candela: la “Candela di Betlemme”
Durante la celebrazione si accende
la seconda candela della corona d’Avvento, spesso di colore viola,
chiamata anche “candela di Betlemme”. Rappresenta la speranza e
richiama la città in cui Gesù nasce: un luogo semplice, ma capace di diventare
il centro della salvezza universale.
Cascia: un luogo che aiuta a vivere l’attesa
In questo percorso spirituale, Cascia,
cuore della spiritualità di Santa Rita, diventa un punto di riferimento per
tanti fedeli che cercano un luogo di silenzio, ascolto e pace.
Il Monastero e la Basilica accolgono l’attesa del popolo con la preghiera, la liturgia e la testimonianza di noi Monache, che ogni giorno custodiamo e condividiamola speranza che l’Avvento porta con sé. Santa Rita, donna di fede, ci insegna che la luce nasce spesso proprio dai momenti più difficili e che ogni attesa vissuta con amore diventa un seme di pace.
Un invito a continuare il cammino
La Seconda Domenica di Avvento ci ricorda
che la strada verso il Natale è un percorso che si costruisce passo dopo passo:
con la preghiera, con la fiducia, con il desiderio sincero di accogliere Cristo
che viene. Accendendo la seconda candela, chiediamo al Signore di illuminare le
nostre scelte e di guidarci verso un Natale autentico, fatto di essenzialità,
amore condiviso e speranza concreta.
Con la Prima Domenica di Avvento la Chiesa apre un nuovo anno liturgico e invita ogni credente a intraprendere un cammino di attesa e di interiorità. L’Avvento non è un periodo qualsiasi: è il tempo in cui il cuore è chiamato a rallentare, ad ascoltare, a guardare con occhi nuovi ciò che spesso passa inosservato. È un tempo in cui la speranza prende forma, cresce lentamente e prepara la strada alla venuta del Signore.
Il Vangelo di questa prima domenica, tratto da Marco, offre un messaggio che risuona da secoli e che oggi appare più urgente che mai. Gesù dice: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento… Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!» (Mc 13,33-37). La vigilanza di cui parla non è carica di paura, né di ansia: è lo sguardo attento di chi ama, l’attesa di chi desidera incontrare qualcuno che gli sta a cuore. Vegliare significa essere pronti a riconoscere la presenza discreta di Dio, che non arriva con clamore ma si manifesta nei dettagli della vita quotidiana.
La domenica della speranza
La Prima Domenica di Avvento è tradizionalmente chiamata Domenica della Speranza. Viene accesa la prima candela: una piccola fiamma che rompe il buio e ricorda che, nonostante tutto, la luce è più forte delle ombre. La speranza cristiana non è un ottimismo superficiale, ma la certezza che Dio viene, che cammina con noi, che la sua fedeltà non viene mai meno. Anche nei tempi difficili, quando tutto sembra fragile, questa fiamma ci ricorda che nulla può spegnere la luce che il Signore accende.
L’attesa secondo Sant’Agostino
Sant’Agostino offre una chiave preziosa per comprendere il senso dell’Avvento quando afferma: «Tutta la vita del cristiano è un santo desiderio.»(Commento alla Prima Lettera di San Giovanni, Omelia 4,6)
Per Sant’Agostino, il desiderio non è mancanza, ma apertura. È lo spazio interiore che il cuore crea per accogliere il Signore. L’Avvento diventa allora il tempo in cui questo desiderio si purifica e si allarga, in cui la vita spirituale torna a respirare. È il momento in cui il credente impara di nuovo a orientare i propri desideri verso ciò che conta davvero: il bene, la pace, la luce. Attendere il Signore significa lasciare che il cuore si apra lentamente, che i pensieri trovino ordine, che la vita si lasci toccare dalla presenza di Dio che viene.
Santa Rita: donna della speranza che non si arrende
In questa Domenica della Speranza, lo sguardo della comunità si posa naturalmente su Santa Rita, che ha vissuto la speranza nei momenti più duri e dolorosi della vita. Rita ha attraversato sofferenze profonde, ma non ha mai smesso di credere che Dio avrebbe trasformato il male in bene. La sua speranza è stata attiva, concreta, vissuta attraverso la pazienza, la fede, la pace cercata anche nelle prove. Il suo esempio ci ricorda che la speranza non è evasione, ma una forza che trasforma, una luce che cresce nel cuore anche quando intorno sembra prevalere il buio.
Un augurio per l’inizio dell’Avvento
In questa Prima Domenica di Avvento, preghiamo perché la speranza si riaccenda nei cuori di tutti coloro che cercano luce e pace. Che questo tempo sia un invito a lasciarsi sorprendere dal Signore che viene a riconoscere la sua presenza nelle giornate di ogni giorno, a credere che nessuna notte è troppo lunga da impedire alla luce di rinascere.
Che la speranza della prima candela
accompagni ogni famiglia, illumini i passi di chi soffre, e doni a ciascuno la
gioia di riscoprire la vicinanza di Dio.
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, non è una data qualunque: è un richiamo forte che attraversa la nostra coscienza e quella dell’intera società. Ogni forma di violenza — fisica, psicologica, economica, verbale o spirituale — lascia ferite profonde non solo nelle donne che la subiscono, ma nella comunità intera.
Nel silenzio ogni giorno portiamo davanti a Dio le storie di tante donne ferite, sole, disorientate. E insieme a loro portiamo anche le domande dei giovani, che spesso cercano un risposte e un nuovo linguaggio per parlare di amore, rispetto e reciprocità.
Sensibilizzare i giovani: una responsabilità di tutti
Mai come oggi è necessario aiutare i più giovani a capire cosa significhi davvero amare. Viviamo in una società in cui spesso l’amore viene confuso con il possesso, l’attenzione con il controllo, la gelosia con la passione. Ma nessuna di queste cose è amore.
Senza un’educazione profonda alle relazioni sane e libere, il rischio è quello di crescere generazioni fragili, che non sanno distinguere tra cura e dominio, tra libertà e dipendenza. Il 25 novembre ci invita proprio a questo: a parlare ai giovani, a dar loro strumenti per riconoscere la violenza, per chiedere aiuto, per rispettare l’altro nella sua dignità.
La violenza non nasce improvvisamente: cresce quando si permette che la paura sostituisca il dialogo, che la rabbia prenda il posto dell’ascolto, che l’egoismo soffochi l’incontro.
Sant’Agostino: l’amore che libera, non che trattiene
Il nostro padre Sant’Agostino ci insegna che l’amore è ciò che ci orienta verso il bene. Non un bene “mio”, ma un bene “nostro”.
L’amore vero, dice Agostino, non imprigiona e non pretende: ama e lascia libero, perché solo nella libertà l’amore diventa autentico.
Quando una relazione si ammala di possesso, di gelosia, di paura dell’abbandono, non è più amore: è una catena. E le catene non vengono da Dio. Dio è relazione, è apertura, è dono. L’amore agostiniano è uno spazio in cui l’altro può respirare, crescere, fiorire, non un luogo di dominio o di soffocamento.
Santa Rita e la Beata Fasce: due donne che parlano al presente
In questa giornata, il nostro sguardo si
posa su due donne che sono per noi compagne di cammino e modelli di speranza: Santa
Rita e la Beata Maria Teresa Fasce.
Santa Rita conosce da vicino il dolore delle relazioni difficili e delle prove vissute in famiglia Eppure, ha scelto la via della pace, della misericordia, del perdono — non come debolezza, ma come forza capace di trasformare il male. Il suo esempio è di una potenza sorprendente ancora oggi, soprattutto per le donne che vivono momenti di paura e incertezza.
La Beata Fasce, donna di coraggio e visione, ha saputo guidare, ascoltare, costruire comunità e futuro con tenerezza e fermezza. Nei suoi scritti e nelle sue scelte c’è una grande lezione per i giovani: l’amore è responsabilità, è cura dell’altro, è desiderio del bene altrui.
Un impegno che continua
In questo 25 novembre sentiamo forte la chiamata a essere, nel nostro piccolo, sentinelle di pace. Preghiamo perché ogni donna possa vivere libera dalla paura; perché ogni giovane possa scoprire la bellezza di un amore autentico; perché ogni famiglia diventi luogo di rispetto, non di dominio.
Chiediamo a Santa Rita e alla Beata Fasce di accompagnare tutte le donne ferite, di illuminare i cuori di chi le incontra e di guidare la società — e soprattutto i giovani — a riconoscere che l’amore vero non fa male: libera, custodisce e fa crescere.