Viviamo nel mondo come pellegrini, ma la nostra vera patria è il cielo. La Scrittura e l’esempio dei primi martiri ci insegnano a essere cittadini responsabili della terra, vivendo con lo sguardo rivolto alla città eterna di Cristo. La fede non ci allontana dalla realtà quotidiana, ma ci invita a trasformarla con lo stile del Vangelo, unendo radici salde nella vita di tutti i giorni e cuore proteso verso l’eternità.
Il cristiano: pellegrino nel mondo e cittadino del Regno
Al tempo di Gesù, chi viveva lontano dalla propria patria era chiamato “uomo di passaggio” (Lc 24,18), distinto dai cittadini stabili: il pellegrino “soggiornava”, il cittadino “abitava”. Così è il cristiano: vive accanto agli altri, partecipa alla vita civile e ne assume le responsabilità, ma mantiene uno stile di vita plasmato dal Vangelo. Non si pone in opposizione al mondo, ma lo attraversa portando i valori del Regno di Dio, consapevole che la sua vera cittadinanza è nei cieli.
Vivere nel tempo, orientati all’eterno
La testimonianza dei primi martiri esprime in modo potente questa identità. Il martire Santo, interrogato durante la persecuzione, non rivelò il suo nome, la provenienza o la condizione sociale, ma disse soltanto: «Sono cristiano»(Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, V, 1,20). Era la dichiarazione di chi vive nel presente con il cuore già nel futuro promesso: il “regno sempiterno di Gesù Cristo” (Martirio di Policarpo, XXI, 1). Essere cristiani significa appartenere a questa patria eterna, vivere in comunione con i santi e riconoscersi, fin da ora, familiari di Dio.