Oggi, nel giorno della solennità del nostro Santo Padre Agostino, arriviamo all’ultima tappa del cammino spirituale estivo dedicato alla speranza.
In queste settimane del mese di agosto, grazie a Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, e all’agostiniano Padre Pasquale Cormio, abbiamo indagato le fondamenta della speranza, abbiamo visto come non perderla, come riacquistarla e come essa sia un motore immancabile e prezioso per la vita cristiana! Un motore di cui ognuno di noi è un ingranaggio… scopriamo perchè…
Siamo chiamati ad essere testimoni di speranza!
Papa Francesco ci ricorda che «il cristiano non è un profeta di sventura», ma un missionario di speranza. Il testimone è una sorta di “narratore della speranza”: perché proclami le opere meravigliose di Dio che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (1Pt 2, 9). Questo è il “racconto della speranza”: riconoscere e proclamare le opere eccellenti di Dio.
Ma, il vero testimone non è solo chi parla diffondendo pensieri ricchi di speranza, ma colui che per primo la vive. Lo vediamo nell’esempio degli apostoli. Il cuore della loro testimonianza è la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, senza la quale il Vangelo sarebbe solo un libro edificante e consolatorio, e non un annuncio di vita e di speranza oltre la morte. Per il dono dello Spirito Santo, gli apostoli non hanno solo una notizia da diffondere, ma sono rinnovati interiormente.
Discepoli di Gesù anche oggi
«Gesù non vuole discepoli capaci solo di ripetere formule imparate a memoria. Vuole testimoni: persone che propagano speranza con il loro modo di accogliere, di sorridere, di amare. Soprattutto di amare: perché la forza della risurrezione rende i cristiani capaci di amare anche quando l’amore pare aver smarrito le sue ragioni» (Papa Francesco).
Ed ecco delineato dal nostro pontefice il ritratto del discepolo di Gesù: «Il vero cristiano è così: non lamentoso e arrabbiato, ma convinto, per la forza della risurrezione, che nessun male è infinito, nessuna notte è senza termine, nessun uomo è definitivamente sbagliato, nessun odio è invincibile dall’amore».
Con i piedi nell’oggi ma con le mani al Cielo
Se la speranza è posta da parte si corre il pericolo di vivere alla giornata, senza un progetto, un orientamento per il futuro ed una stabilità di valori nella propria vita. In assenza della speranza non vi è nulla di stabile nell’ordine dei valori: si vive all’ombra del relativismo, senza un punto centrale nella nostra vita, si prova un senso di scoraggiamento e di rassegnazione. E ci diciamo che ormai abbiamo tentato tutte le strade, che le cose non possono cambiare, che sarà il caso di arrenderci…
Vivere nella speranza, invece, significa collocarci tra il già e il non ancora, tenendo i piedi piantati nella storia e le mani protese verso l’alto: l’attesa del futuro di gloria ci rende prezioso il presente e ci impegna a trasformare la nostra vita.
Vivere ancorati nella speranza permette di fare sempre scelte di vita e non di morte, perché si vive nella certezza che la morte è stata sconfitta con il sacrificio di Cristo e ogni dolore è solo un passaggio obbligatorio per sperimentare le tante risurrezioni.
Il nostro è il Dio della vita, non ama la morte. Sì, non ha voluto toglierci il dolore, però si è impegnato a starci vicino, a non lasciarci da soli. Lui è la nostra ancora di salvezza. E noi siamo chiamati a essere testimoni contagiosi di speranza. Con semplicità nel nostro ambiente quotidiano. Aprendoci alla vita di ogni giorno con semplicità e fiducia, anche nelle situazioni più difficili, con gioia anche nella fatica e monotonia.
Uno sguardo attento affettuoso, un sorriso, una confidenza per creare amicizia e riallacciare rapporti interrotti. Siamo tutti figli dello stesso Padre, tutti amati e attesi. Nella mente e nel cuore il ricordo costante del cielo come meta, come patria, come vera casa.
Non facciamoci rubare la speranza
Rivolgendosi ai giovani, subito dopo la sua elezione a pontefice, Papa Francesco ha formulato un accorato appello, ancora valido per tutti e che vogliamo ripetere: «Per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù».
Sia per noi ogni giorno l’occasione di pregare con le parole del salmo 70: Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Grazie per essere stati con noi in questo percorso. Se state rientrando a lavoro o alla routine dopo la pausa estiva, ci auguriamo che le nostre riflessioni sulla speranza vi facciano ripartire con una marcia in più!