Un martire vivente dalla Santa degli Impossibili

Ha pregato con le monache davanti al corpo di Rita il Cardinale Ernest Simoni, per 28 anni prigioniero del regime comunista albanese, che lo scorso 24 marzo ha celebrato in Basilica la Messa Solenne della Domenica delle Palme.

Su Dalle Api alle Rose, Marta Ferraro ripercorre i punti salienti della sua preziosa e forte testimonianza.

Senza la Madonna non succede niente! Come mangi tutti i giorni, così devi recitare il Rosario ogni giorno

Queste parole sono ciò che mi è rimasto nel cuore e nella mente dell’incontro con Sua Eminenza il Cardinale Ernest Simoni, il porporato, definito dal Papa “un fiore per tutta la Chiesa.

Mi ha colpito ciò che mi ha detto perché non è una frase buttata lì: l’ha pronunciata un uomo che ha patito i morsi della fame fino al punto di brucare l’erba e mangiare il vomito di altri, un uomo che ha risposto alla crudeltà della prigionia facendosi sembrare pazzo, solo perché muoveva continuamente la bocca per recitare il Rosario.

28 anni di prigionia vissuti con Cristo

Il Cardinale Simoni, nato a Scutari in Albania il 18 ottobre 1928, dal Natale del 1963 ha vissuto 28 anni di prigionia e lavori forzati nelle fogne e nelle miniere, considerato ‘nemico del popolo’ negli anni della dittatura comunista e atea di Enver Hoxha, quando anche solo farsi un segno della Croce costava fino a 10 anni di carcere. Lui, invece, non ha mai smesso di celebrare la Messa in latino e coperto da prigionieri musulmani, faceva di un po’ di farina misturata all’acqua e delle gocce di chicchi d’uva il Corpo e il Sangue di Cristo.

La sua vita è una pagina di storia dolorosa ma anche di speranza, perché intrisa dell’amore a Dio

Incontrandolo, mi è sembrato di stare con un santo, in quanto vero testimone della fede. Racconta che è tutta opera di Dio e dai suoi occhi traspare tutto l’amore che nutre per Gesù Cristo e per la Madonna. “Ogni Santa Messa è il sangue di Gesù che illumina e protegge”, ha detto nell’omelia. Quando gli ho chiesto, che cosa gli avesse dato forza negli anni della prigionia, ha risposto: “Essere fedele a Gesù, pregare ogni tanto, pregare per i nemici perché la ricompensa sarà immensa nel cielo”.

Nella sua omelia si è anche raccomandato ai fedeli: “Dio deve essere al primo posto. Se Dio fosse al primo posto oggi il mondo sarebbe un giardino pieno di fiori. Senza Gesù, vediamo com’è!”.

Nel nostro incontro, parlando di guerra mi ha confidato: “L’obbligo morale di ogni buon cattolico è inginocchiarsi davanti a Gesù con le lacrime per chiedere la risoluzione pacifica per tutte le nazioni e che si asciughino tutte le lacrime e abbiano tutti la felicità temporale ma soprattutto per chiedere la felicità piena di luce che ci aspetta”. Ha più valore, quando a dirlo è un uomo che ha sperimentato sulla sua pelle la crudeltà umana fine a se stessa; un uomo che dopo un giorno di vessazioni, in prigionia, ha pronunciato le parole “Amare i nemici, perdonare i nemici, dare la vita per i nemici. Prego per il presidente affinché faccia del bene per il popolo albanese”.

Ai devoti di Santa Rita…

Ai devoti di Santa Rita raccomanda di seguirne l’esempio nella preghiera, nella penitenza, nel digiuno, nell’amore per Gesù per avere tutta la gioia in questo mondo e soprattutto la felicità per l’eternità.

Con i suoi 96 anni, continua a lavorare per la Chiesa e a testimoniare Cristo, pregando per coloro che si affidano a lui, praticando esorcismi e visitando santuari. Riceve fino a 120 telefonate al giorno alle quali non si sottrae mai. Ma, non si attribuisce alcun merito dicendo “è tutto grazia e protezione divina” e non conclude mai una frase che non contenga un ringraziamento a Gesù e alla Madonna. È solito ripetere che “chi non ha provato la fame, non ha provato niente”.

Nel 2014 Papa Francesco, andando in Albania, ha chiesto di incontrarlo e ascoltando le sue parole si è commosso fino alle lacrime e dopo due anni lo ha creato Cardinale.

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