Con Suor Maria Lucia Solera, Superiora del Monastero Sant’Agostino a Rossano (Cosenza), celebriamo i 125 anni della Canonizzazione di Santa Rita rileggendo la sua vita come donna di speranza. Lo facciamo tra le pagine della Rivista del Monastero, Dalle Api alle Rose!
Sant’Agostino parla della speranza con parole che sembrano dipingere un ritratto di Rita: “Sperare significa credere all’avventura dell’amore, aver fiducia negli uomini, compiere il salto nell’incerto e affidarsi completamente a Dio”.
Avventura è ciò che avviene mentre vivi la vita di tutti i giorni
Vediamo come ciascuna di queste affermazioni ha preso corpo nella vicenda di Santa Rita. Avventura non è qualcosa di sensazionale, che sta fuori dalla piccola gittata della tua quotidianità. È avventura ciò che avviene mentre vivi la vita di tutti i giorni: ti si fa incontro una persona, e tu la accogli; c’è da prendere una decisione grave, e tu ti dai il tempo di maturarla seriamente; c’è qualcuno che chiede il tuo tempo, il tuo aiuto, il tuo ascolto, e tu ti fai trovare.
Per il cristiano, così come per Rita, ogni giorno, situazione, contesto, anche quello così abitudinario che sembra non avere molto da offrirti, è avventura: cioè, occasione per accogliere l’umile Gesù che ti viene incontro; occasione per esercitare la carità di marca evangelica doc.
Santa Rita ha detto anche tanti NO nella sua esperienza, che oggi ci sono d’esempio
Noi crediamo che Rita sia la donna di gesti di amore perché generativi nel loro sì: al perdono; alla riconciliazione; alla pace. Questo è senz’altro vero. Ma è altrettanto vero che Rita è stata anche capace di alcuni no potentemente generativi.
NO alla fuga: sarebbe stato comprensibile, da parte sua, dopo tutto quello che le era successo: il marito ammazzato, un’intera parentela che fa pressione perché la legge della vendetta si compia. Avrebbe potuto, e a ragione, desiderare lei un po’ di pace e allontanarsi da quella cittadina sanguinaria. Rita non lo fa. Sceglie di rimanere.
NO alla rassegnazione: nessuna cronaca dà conto di quel tempo così duro, in cui Rita resta completamente sola. Ma sappiamo come Rita ne riemerge: maturando la disponibilità alla consacrazione. Rita non si ripiega sul proprio dolore. Crede fermamente che ci sia un’alternativa al lamento che sa produrre solo altro lamento.
NO al clamore, che poi è un sì: al nascondimento; alla normalità; al silenzio. Oggi si sbandiera tutto, finendo per diventare gente che vive come in una vetrina. Rita segue un sentiero diverso: quello del silenzio; della piccolezza che non fa proclami.
Preghiamo Rita per aiutarci ad acquisire questa speranza
Santa Rita, sorella nostra,
ottienici di apprezzare
le nostre piccole storie
e di considerarle
quali esse sono:
una grande avventura
di amore, perché la nostra
speranza si espanda
e prenda vigore.
