Tutti siamo utili e nessuno è indispensabile. Quante volte abbiamo sentito questa frase per dire che siamo tutti sostituibili? Noi non lo crediamo affatto e pensiamo anzi che ognuno di noi sia indispensabile, soprattutto le persone con disabilità, sia essa fisica o psichica, che invece viene spesso vista come un ostacolo o un limite.
Ognuno ha il suo valore
Dio affida a ognuno di noi un compito specifico, che non appartiene a nessun altro. Questo vuol dire che, per il Signore, ciascuno di noi è unico e irripetibile. Io non posso fare altro che accettare questo compito. Se non lo accetto, non aderisco, quello spazio che era per me non viene occupato da nessuno. Domandiamoci allora: io quale ruolo ho? E se il Signore mi chiede qualcosa di più? Queste riflessioni ci portano a vedere che nessuno di noi è uguale all’altro e che ciascuno ha un proprio valore aggiunto. E questo è vero anche nella disabilità, che può essere un vero punto di forza.
Essere inclusivi: partiamo dalle parole
Cosa vuol dire inclusione? Non significa certo fare la carità, non si tratta di un favore, di un gesto buono o cristiano, ma di un diritto fondamentale che tutti possiamo fare in modo sia garantito e rispettato. Come? La parola è il primo elemento che ci permette di compiere quella che è un’azione normale, ovvero essere inclusivi verso le persone con disabilità.
“La disabilità non è una diversità, ma una condizione di vita. Ogni individuo è diverso dall’altro senza che per questo venga meno il suo valore, senza che sia implicita una sua inferiorità”. Così scrive la giornalista Silvia Galimberti, nella sua tesi di laurea dedicata al linguaggio sulla disabilità. La nostra attenzione deve essere, allora, sulla persona: un essere umano che ha un suo carattere e le sue abilità, le sue fragilità e le sue forze, le sue passioni e i suoi sogni, potremmo dire, il suo bagaglio di vita, che è il solo e unico fattore in base al quale ha diritto a essere considerato.
Facciamo la differenza
La disabilità non è una malattia, ma una delle tante condizioni di vita e a determinare quanto essa sia sfavorevole per la persona, troppo spesso, sono fattori esterni come le relazioni e il contesto sociale. Tutti possiamo fare la differenza, ovvero possiamo cambiare le cose compiendo il primo passo verso l’inclusione. Lasciamo indietro ogni pregiudizio perché siamo tutti unici e speciali nella nostra diversità. Sì, abbiamo anche tanti tratti in comune. Questo però non vuol dire “essere uguali”. Essere uguali vuol dire avere le stesse possibilità di esprimerci in quanto persone. Ma esprimersi lo si può fare in tanti modi. Non c’è n’è uno migliore dell’altro.