Intervista a Massimiliano Grilli sulla santa e il nostro monastero
Tratto da – DALLE API ALLE ROSE numero 3 2018
Negli ultimi 30 anni, ha scalato il successo professionale come arbitro nel mondo del calcio: dai primi passi ai massimi livelli regionali, fino a raggiungere come assistente arbitrale la serie A e, quindi, le più importanti competizioni internazionali. In questa lunga ascesa, fatta di gare ad alta tensione emotiva, fatta di decisioni difficili, come la scelta di passare da arbitro a guardalinee, Massimiliano ha sempre affrontato tutto in compagnia di Santa Rita, “la santa che sorride sempre”, come la chiama lui, che mai lo ha lasciato solo, nemmeno sul campo da gioco…
Massimiliano, quando nasce il tuo amore per Santa Rita? Avevo sei, sette anni… Sono entrato in Basilica coi miei genitori ed era come si mi chiamasse… Più la guardavo, più sentivo qualcosa di forte… Difficile da spiegare… La sentivo dentro. Quest’attrazione è diventata col tempo una necessità, per cui ogni tanto devo andare a Cascia.
Di Santa Rita hai detto che è “la santa che sorride sempre”… Sì, io la vedo sempre che trasmette quella dolcezza e quella serenità… riesco a vederla sempre sorridente. E quando mi trovo a vivere periodi difficili, non mi sono mai demoralizzato e ho detto sempre a me stesso… è finito un percorso adesso… ne iniziamo un altro, ma non sono solo… Ho sempre lei vicino a me.
Tu sei stato un grande professionista del calcio: arbitro, prima, e guardalinee, poi. Santa Rita che ruolo ha avuto nella tua carriera? Io la vita la vedo come una sfida. Il mio cammino arbitrale è stato lo stesso… In tutti questi passaggi, Santa Rita l’ho sempre avuta vicino a me. Mi ha dato quella forza di innamorarmi della bandierina, perché non è facile passare da arbitro a assistente, è un ruolo completamente differente. Mi sono tenuto sempre nel mio taccuino, che tenevo sul cuore, un’immagine di Santa Rita. Ogni volta che dovevo scendere in campo, un istante prima che abbandonavo lo spogliatoio, guardavo questa effigie ed era come se Santa Rita mi trasmettesse un sorriso e mi dicesse: “Vai tranquillo, perché io sono al tuo fianco”, anche nelle gare molto importanti.
Quando arrivai in serie A, feci una promessa a Santa Rita. Guardandola, è stato come se avessimo pronunciato la frase “Proviamoci… Vediamo se riusciamo ad arrivare insieme all’internazionale”. È stata tipo una “sfida col sorriso” che ho accettato davanti all’urna… E così le ho portato la mia maglia come ringraziamento.
Poi, ho conosciuto Serena, mia moglie. Un giorno d’inverno, decidiamo di partire perché avevo la grossa necessità di andare da Santa Rita e ci volevo portare anche lei. Partiamo e comincia a nevicare. Noi siamo passati e sembrava che la strada si aprisse… Siamo arrivati, abbiamo salutato anche Suor Giacomina… Siamo andati un po’ in chiesa… Siamo ripartiti… Nessuna difficoltà per la strada. Poi, nel pomeriggio, ho saputo che aveva nevicato tantissimo e che le strade erano non più percorribili. È stato come se Santa Rita mi avesse detto: “So quanto è importante per te venire a trovarmi… Parti tranquillo, non ci saranno difficoltà”.
A proposito di Suor Giacomina, il direttore editoriale di “Dalle Api alle Rose”… Come nasce il vostro rapporto? Oggi tu collabori con la Cremonese, sai che lei è milanista? Sì (sorride, nda), me l’ha detto. Con Suor Giacomina, è nata subito un’intesa reciproca, perché lei è un’ex atleta… una persona di una gioiosità che ti fa innamorare, a sentirla parlare… Così è venuto fuori che lei era tifosa del Milan e quindi le feci la promessa che appena avessi seguito una partita del Milan, le avrei portato la maglia di un giocatore particolare… E infatti le portai quella del “Faraone”… El Shaarawy… E le ho detto: “È unica, come sei unica tu”. Vorrei ricordare anche un’altra persona, da cui ho ricevuto in dono una statua di Santa Rita piccola, in bronzo. Per lui nutro profondo rispetto e gratitudine… È stato un gesto che mi ha toccato profondamente e lo voglio ringraziare di cuore. Lui è una persona dal cuore immenso.
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