Quindicesimo Giovedì di Santa Rita, pregare è costruire ponti d’amore con gli altri

“Siamo giunti al termine di questo percorso sulla preghiera. Abbiamo visto che pregare non è solo recitare formule, ma impegnarsi con la vita perché tutto il nostro essere si apra alla relazione con Dio. Dio che sempre ci precede e accompagna e desidera entrare nella nostra quotidianità per riempirci di pace e di gioia. L’incontro con questo nostro Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo trasforma la nostra vita e la apre alla meravigliosa realtà della fratellanza”.

Così Suor Maria Rosa Bernardinis, la Madre Priora del nostro monastero, apre il nostro ultimo appuntamento di riflessione spirituale verso la Festa di Santa Rita. Considerando che l’incontro con Dio non solo trasforma la nostra vita, ma la apre alla meravigliosa realtà della fratellanza, concludiamo il nostro percorso parlando della preghiera di intercessione, una variante della preghiera di domanda a Dio, fatta non per sé, ma per chiedere favore per gli altri.

Interviene Padre Pasquale Cormio, Rettore del “Collegio Santa Monica” di Roma: “La preghiera di intercessione non è un dovere, ma l’essenza stessa di una vita divorata dall’amore di Dio per la conversione dei peccatori. La preghiera ottiene la fede per chi ancora non la possiede e assicura al tempo stesso la perseveranza e fedeltà a Dio per chi già crede.  Nella Chiesa non esiste il solo rapporto io-Dio, non esiste l’indifferenza per i fratelli o le sorelle. La preghiera è il ponte che ci permette di essere uniti anche nella distanza”.

La preghiera di intercessione

Padre Pasquale  spiega che “intercedere significa interporsi fra due parti, fare un passo verso qualcuno a favore di qualcun altro. L’intercessione non ci porta solo a ricordare a Dio i bisogni degli uomini, ma spinge anche noi ad aprirci al bisogno dell’altro, facendone memoria davanti a Dio. L’icona dell’intercessore è quella del Cristo crocifisso, che stende le sue braccia sulla croce per portare a Dio tutti gli uomini”

“Nell’intercessione chi prega non cerca solo il proprio interesse, ma anche quello degli altri (Fil 2,4), fino a pregare per coloro che gli fanno del male – evidenzia il padre – Questa forma di preghiera ci educa all’importanza della condivisione dei beni spirituali: non ci si salva da soli, ma perché qualcuno prega per noi! Lo stesso Papa Francesco conclude i suoi interventi sempre con una richiesta: “Per favore, non dimenticatevi di pregare per me”. Non si tratta di una frase di circostanza, ma della domanda di un bene che tutti possiamo scambiarci: l’aiuto che chiediamo al Signore per un nostro fratello o sorella”.

L’esempio di Sant’Agostino

«In verità la Chiesa non pregherebbe perché sia data la fede ai non credenti, se non credesse che Dio rivolge a sé le volontà degli uomini dirette altrove o addirittura contro. Infatti se la Chiesa chiede a Dio queste cose, ma poi pensa di potersele dare da se stessa, allora ha delle preghiere non autentiche» 

(Sant’Agostino, Il dono della perseveranza 23.63).

Sant’Agostino affida alla comunità dei fedeli il compito di pregare con insistenza perché i peccatori abbiano la grazia, i giusti perseverino nella giustizia, gli infedeli e i nemici giungano alla fede.

Secondo Padre Pasquale, “il Vescovo di Ippona deve aver fatto tesoro degli insegnamenti della madre Monica, che tanto ha pianto ed implorato Dio per la salvezza del figlio, che si era allontanato da una rettitudine morale e spirituale” 

L’esempio di Santa Rita

Santa Rita ci mostra il valore della preghiera di intercessione che non conosce frontiere, perché non esclude né gli assassini del marito né il bene dei familiari e dei figli, cosicché siano preservati dall’odio e dalla violenza di farsi giustizia da sé. La maternità di Rita si manifesta in questa capacità di generare i figli da un punto di vista biologico, ma nella preghiera anche da un punto di vista spirituale, chiedendo per loro al Signore il bene della vita eterna. 

La preghiera, il miracolo che può cambiare la nostra vita

Concludiamo facendo nostro l’augurio di Padre Pasquale: “che tutte le parole riportate possano servire a rinsaldare o riattivare un’esperienza di preghiera, sia nella solitudine della propria camera sia nella comunità dei fedeli in occasione delle celebrazioni dei sacramenti. Nella preghiera manifestiamo il bisogno di Dio nella nostra vita, ma anche l’aiuto e la solidarietà che possiamo scambiarci gli uni gli altri. La preghiera ci fa uscire dal nostro individualismo, per guadagnare il bene della fraternità. I santi ci formano a questa scuola di santità e di comunione. È il primo miracolo che può cambiare in meglio la nostra vita”.

GUARDA QUI LA MESSA DEL 15° GIOVEDì DI SANTA RITA

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