Perdoniamo allenandoci in umiltà

In uno degli ultimi articoli della sua rubrica su Dalle Api alle Rose, la Rivista del Monastero Santa Rita da Cascia, la Priora Madre Maria Rosa Bernardinis, tocca un argomento fondamentale per la vita e il messaggio di Santa Rita, il perdono. Essenziale, più che mai, anche oggi, come capacità da allenare.

Un dono del quale fare pratica quotidiana

Parlare di perdono vuol dire aprire un tema che sembra non toccare mai il fondo. Ho pensato così di scrivere a Santa Rita una lettera. Cara Rita, a te che sei esperta di questo messaggio chiedo aiuto, come allo Spirito Santo affinché io possa essere utile per chi si trova in difficoltà spirituali, umane e relazionali.
Partendo dalla parola in sé, per-dono, considero il perdono un grande dono di Dio, da esercitare però ogni giorno nella convivenza familiare e sociale. Non possiamo dire che Egli sia parziale, se Gesù ha posto le condizioni per avere il perdono del Padre Celeste, nella misura con cui noi perdoniamo il prossimo.

Cara Sorella, Sant’Agostino nella Regola raccomanda: “Che non ci siano mai litigi (impossibile), ma se nascono, di troncarli al più presto (molto impegnativo) col perdono, affinché la pagliuzza (per un silenzio irritato e irritante) diventi una trave. Questo perché la preghiera (il Padre nostro) sia sincera e vera”.

Fare un passo verso l’altro con umiltà

Allora, come possiamo perdonare? Penso che dipenda da chi è più umile. Può essere l’offeso a compiere il primo passo, perché è nella disposizione migliore (lo dice anche Gesù). Potrebbe essere però anche chi ha offeso a cogliere l’opportunità per vincere l’amor proprio.

Sant’Agostino suggerisce una regola d’oro, per dare consistenza alla pace raggiunta: “Non state a discutere”. Ovvero, hai perdonato? Allora hai bruciato nella carità l’offesa ricevuta; non la ricordare più. È questo che fa Dio ogni volta che gli chiediamo perdono con sincera confessione! Alleniamoci a imitarlo.

Il perdono è come l’amore: gratuito e dà libertà

Cara Rita, nella tua vita hai avuto la grande capacità di perdonare chi ha distrutto la felicità raggiunta con il tuo sposo Paolo, hai provato a convincere anche i tuoi figli a perdonare chi aveva ucciso il loro padre, e poi hai trascorso quarant’anni qui in monastero per riconciliare marito, figli e assassino al Padre che è nei Cieli, trovando in Gesù Crocifisso il senso del tuo soffrire. Egli ha lasciato al Padre il giudizio (che appartiene a Dio) del perdono, ha giustificato l’operato di coloro che lo crocifiggevano e ha reso possibile la riconciliazione, con la sua morte e la risurrezione.

Tu Rita, hai fatto esperienza dell’Amore vero che ci ama per primo e sai che quell’Amore non viene mai meno, anche quando l’evidenza fa pensare il contrario. Tu sai che chi si sente più perdonato meglio risponde riamando senza attendere nulla in cambio, in questo modo è possibile raggiungere la pace vera, quella che ancora oggi cerca cuori amanti per colmarli di questo eterno amore.

Sì, amica mia, ci sono persone che per raggiungere la pace devono perdonare anche Dio, che a loro sembra sordo e assente: credendo che dietro all’incomprensibile c’è un disegno d’amore per ognuno ce la faranno. Tu ce l’hai fatta, Rita, col Suo aiuto, e sei un segno anche oggi, per noi. Grazie e shalom!

LEGGI DALLE API ALLE ROSE

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