Perché a me? Questa è la domanda che ci si fa sempre quando siamo davanti a qualcosa che ci fa soffrire o ci spaventa. È stato così anche per Patrizio che, però, cercando la risposta ha trovato qualcosa che non si aspettava.
Tante battaglie da affrontare
Patrizio è di Cascia, è giovane ma la sua vita è ricca di lezioni imparate sulla pelle. Nato prematuro e con un cesareo d’urgenza, non respira e non risponde agli stimoli, poi sembra reagire e dopo due settimane è a casa coi genitori, che lo riempiono d’amore. Ma a tre anni, quando inizia a voler scoprire il mondo, qualcosa non va.
“Sembravo fermo, inchiodato a terra e quando provavo cadevo”. Così racconta quel momento cruciale, in cui inizia il suo calvario. Dopo vari specialisti e terapie, Patrizio, a 6 anni, ha la sua diagnosi: leucomalacia periventricolare con danno alla sostanza bianca. Significa il danneggiamento alle cellule dell’equilibrio, che compromette l’impulso motorio. Inizia così un percorso di riabilitazione, fisioterapia e psicoterapia.
La guerra più grande è con se stesso
Patrizio si vede inadatto, si vergogna e non ne parla. “Non sono mai andato in gita scolastica: il mio fardello era ingombrante anche per gli altri e nonostante i docenti mi tutelassero, si metteva l’accento solo su questa mia parte”. Il primo viaggio lo fa a 18 anni, invitato dall’Unitalsi a Lourdes. “Ho provato energia nell’accompagnare i malati. Davanti alla grotta ho posto la mia domanda eterna ‘perché a me?’ e sento ‘perché non a te?’: una signora dietro lo aveva detto parlando con un’altra. So che non era per me, ma mi ha scosso”.
Il desiderio di essere dono per gli altri
“La seconda possibilità della mia vita – dice – è arrivata in quel momento, grazie alla Madonna e Santa Rita, che mi hanno sempre guidato”. Patrizio capisce che anche lui può essere utile e che ha trovato la sua dimensione donandosi all’altro. Affronta così le sue paure e si lancia nel mondo. Prende la patente, fa volontariato, trova lavoro come assistente in una struttura per persone con disabilità a Cascia e si iscrive all’università de L’Aquila, scienze della formazione e servizio sociale, alla quale si laurea nel 2016 e prende anche una seconda laurea come educatore di prima infanzia a luglio 2019.
Le difficoltà non svaniscono, anzi: dalla mancanza di un parcheggio riservato davanti alla sua facoltà che lo costringe a camminare lungamente, cadendo più volte e arrivando già esausto a lezione, si arriva al bullismo, quando riceve un video che lo riprende mentre sale le scale. Raccontando a una docente l’episodio, Patrizio conosce una psicologa che lo guida ancora ora. Con questo percorso, abbinato alla fede e all’esempio di Santa Rita, che abbraccia la sua croce ma non passivamente, bensì facendone una forza, Patrizio arriva alla sua vera rinascita.
La svolta e lo sguardo al futuro
“Ho accettato tutto di me. Sembra facile, ma è una strada lunga e tortuosa. Iniziavo a dire, menomale che è successo a me, perché la mia vita era tale anche grazie alle mie gambe. Dovevo trovare il mio scopo, perché anche io ce la posso fare”. Il dolore nella camminata di Patrizio è stabile e lo accompagna sempre anche il bagaglio di prove passate, ma lui ha superato e perdonato con serenità. Nella sua camminata, Patrizio vede ora il suo futuro, un futuro rivolto al bene degli altri e finalmente anche di sé.