Perché Dio permette la morte?

Quando perdiamo una persona cara ci chiudiamo nel dolore e, spesso, il primo che abbandoniamo è proprio Dio. C’è chi smette di credere alla sua esistenza, chi dubita, chi lo accusa. Così, smettendo di aver fiducia in Lui, finiamo per perdere anche la fiducia in noi stessi.

Questo è uno dei temi centrali trattati nel libriccino “Aiutami a superare il lutto” del Monastero Santa Rita da Cascia, edito da Tau editrice per la collana Rita Quotidiana, in cui le monache invitano a elaborare la perdita, guardando alla Resurrezione, andando oltre per rinascere, seguendo l’esempio di Santa Rita.

Il Vangelo ci insegna che non possiamo aggirare il dolore ma attraversarlo insieme al Signore.

Massimiliano si chiede, dov’è Dio davanti a un bambino che muore?

Sono un ragazzo di 23 anni. Da molto tempo ho dei problemi con la mia fede, e in questi ultimi tempi credo di aver raggiunto il fondo. Per quale ragione un bambino o peggio un neonato, che si è appena affacciato alla vita deve morire dinanzi agli occhi di sua madre impotente? Allora io mi chiedo dov’è Dio in tutto questo? Questi ragionamenti mi hanno portato a ritenere che in realtà noi e tutto ciò che ci circonda siamo solo il frutto del caso. Ma una parte di me si rifiuta di accettare questa condizione.

Il consiglio delle monache: leggi il dolore alla luce della Resurrezione

Magari anche tu ti stai facendo la stessa domanda di Massimiliano. Solo uniti a Gesù, nella contemplazione del suo mistero di passione, morte e risurrezione, possiamo trovare la risposta.

Dio non ci ha creati per il dolore o la morte, ma per la vita eterna. Il Libro della Sapienza ci dice che “Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece ad immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo” (Sap 2, 23-24).

Dio, però, che è Padre e ci ama di un amore infinito, ha mandato Gesù, perché come uomo potesse unirsi ad ogni uomo e ad ogni donna e assumere su di sé le sofferenze del mondo. Ha sofferto, è morto, ma è risorto. Impariamo a saper leggere gli avvenimenti della nostra vita, anche e soprattutto quelli dolorosi, nella luce della Risurrezione di Cristo. Il nostro cuore sarà abitato dalla speranza, dalla gioia, dall’amore.

Come ha fatto Santa Rita a continuare a vivere?

Così ha fatto la nostra Santa Rita, che anche nel dolore ha sperimentato sempre l’amore e la bontà di Dio. Ha perduto marito e figli, subito dopo: due strazianti sofferenze che le avranno lacerato l’anima.
Come è andata avanti? Esattamente come puoi farlo tu, prendendo la mano che il Signore ti sta tendendo, proprio per consolarti e aiutarti.

Ti occorre avere fiducia e umiltà, perché solo riconoscendo i nostri limiti possiamo davvero superarli. Umiliarsi significa fare il primo passo nel percorso della ricerca del Signore e della sua consolazione, della sua forza, del suo amore.

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