Quando è nato, Gennaro, detto Joy, era un bambino con ipotonia muscolare, che era stato abbandonato in ospedale. Ma, a un anno e mezzo, la sua storia cambia grazie all’amore dei suoi genitori adottivi, che lo accolgono nella loro famiglia a Napoli.
Oggi, che ha 25 anni, Joy ha trasformato l’amore ricevuto in forza e la sua disabilità in opportunità, andando oltre ogni pregiudizio sociale.
Perchè la vera fragilità è nel nostro sguardo… uno sguardo che insieme possiamo cambiare. Joy, con la sua storia ci invita a farlo…
“Un puzzle perfetto”
Così descrive Eleonora, Nori, la mamma di Joy la loro famiglia. “Io e mio marito eravamo innamoratissimi e desideravamo molto un figlio. E da allora, guai a chi ce lo tocca!”.
La disabilità di Joy, scoperta dopo l’adozione, non è mai stata un ostacolo, ma una strada da percorrere insieme. Con ritardo cognitivo medio-grave, Joy non legge né scrive e non conosce il tempo. Eppure, è autonomo, atletico, socievole, pratica tanto sport, che per Nori ha un grande valore formativo. “È piacevolissimo stare con lui”, sorride Nori. “Perché ha un’anima serena, probabilmente perché è cresciuto in un ambiente familiare altrettanto sereno”.
Joy è stato accompagnato in un lungo percorso di sostegno di 15-16 anni presso centri riabilitativi con logopedia, ippoterapia, terapia occupazionale. Soprattutto dopo la morte del padre, nel 2007, quando Joy aveva solo 9 anni. “Intanto lui cresceva – ricorda Nori pensando a quel periodo molto difficile – e io sceglievo per lui le scuole migliori con cognizione, in quanto non volevo che venisse ‘parcheggiato’, bensì accolto e formato, prendendosi cura delle sue fragilità. In questo sono stata fortunata, sono molto soddisfatta del suo percorso”.
La svolta: l’incontro con l’Accademia del Remo che dà valore alla disabilità
Dopo aver praticato nuoto per 10 anni, Joy incontra la barca. “E’ felicissimo di frequentare l’Accademia – dice Nori – una realtà educativa anche in senso più ampio, in quanto tutto è fatto in maniera seria e diventa per i ragazzi un punto di riferimento anche dal punto di vista amicale. La nostra società, nella realtà, non è strutturata per l’integrazione, per cui, concluso il percorso scolastico, i ragazzi con disabilità rischiano di restare soli. L’Accademia rappresenta un’opportunità di socializzazione, anche per i genitori, un momento di confronto e scambio”.
L’Accademia del Remo, guidata da Giuseppe Del Gaudio, due volte campione del mondo della disciplina, oggi fisioterapista e osteopata, è un’associazione sportiva di Napoli che promuove il canottaggio come una terapia complementare per giovani con disabilità intellettiva, integrando l’allenamento con la terapia comportamentale.
“A Napoli esistono circoli nautici storici che dispongono delle strutture necessarie, ma rimangono avulsi dal mondo della disabilità. Non vogliono i giovani con disabilità perché il Circolo potrebbe sfigurare”, commenta Nori in un misto di tristezza e indignazione.
A Natale, sosteniamo insieme l’inclusione donando speranza concreta
Noi monache con la Fondazione Santa Rita da Cascia vogliamo sostenere questo punto di riferimento speciale, che è l’Accademia del Remo. La quale non offre ai ragazzi con disabilità intellettiva una semplice attività sportiva. Per Joy e per i suoi compagni e compagne di squadra rappresenta una vera e propria via per l’autonomia e una vita piena!
Lo testimonia anche Nori: “I fondi della Fondazione Santa Rita da Cascia per l’Accademia sono preziosi, in quanto è tutto autofinanziato. Da una parte vanno a coprire la retribuzione dei collaboratori. Questo è importante perché oggi Accademia conta circa 25-30 ragazzi e Peppe non riesce più a gestire il gruppo. Inoltre copriranno anche il costo per l’acquisto di un van, che servirà non solo per le trasferte per le gare, ma anche per accompagnare i ragazzi agli allenamenti al lago Patria”.