Marina Mari: la forza della fragilità che si fa dono

“Non uscire fuori di te, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità.”– Sant’Agostino, De vera religione, Cap. 39, §72

La Festa di Santa Rita da Cascia si apre ogni anno, il 21 maggio, con un gesto forte e carico di speranza: la consegna del Riconoscimento Internazionale Santa Rita da Cascia alle Donne di Rita, testimoni autentiche del Vangelo vissuto nella sofferenza, nella rinascita e nell’amore concreto. Tra queste donne, nel 2025, c’è Marina Mari, originaria di Norcia, che riceve il riconoscimento per aver trasformato un evento drammatico in un’occasione di rinascita, facendo della sua fragilità una forza capace di donarsi agli altri.

Dal dolore alla visione: un incontro che cambia tutto

Marina, classe 1966, ha un legame profondo con il Monastero di Cascia, dove ha vissuto da bambina nell’Alveare delle “apette”. Nel 2003, un grave incidente d’auto le ha cambiato la vita: fisicamente l’ha resa disabile, spiritualmente le ha aperto una nuova prospettiva. Dopo nove mesi di ospedale e dieci giorni di coma, ha raccontato di aver vissuto un’esperienza profonda e misteriosa: l’incontro con un bambino-angelo su un prato indescrivibile. Da allora, Marina sente quel bambino ancora con sé, come una presenza viva nella mano che lo ha “tenuto”. Un’immagine interiore che l’accompagna da 22 anni e che ha trasformato il dolore in gratitudine e nuova consapevolezza.

Rinascere per gli altri: una vita donata

Con coraggio, determinazione e fede, Marina ha affrontato una quotidianità più complessa, trasformando la prova vissuta in servizio. È attiva in parrocchia, ha aiutato durante il post-sisma, sostiene chi è in difficoltà, e oggi si dedica a testimoniare con parole e gesti che ogni attimo di vita è prezioso. La sua esperienza è un invito a riconoscere ciò che conta davvero e a non arrendersi mai, anche quando tutto sembra più lento o faticoso.

Per questo motivo, Marina Mari riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita da Cascia 2025: per aver trasformato una profonda sofferenza personale in un impegno concreto per la giustizia, la solidarietà e la tutela della dignità umana. Dopo il grave incidente, ha scelto di non cedere alla rassegnazione, ma di mettere la propria esperienza al servizio degli altri, diventando voce per chi non ha voce, in particolare per le donne e per i lavoratori più fragili.

La voce di Marina 

“La vita è bella perché ci sto. Voglio lottare perché ci sto. Non mi piacciono i drammi, bisogna affrontare i problemi veri. Anche se per fare le stesse cose ora mi serve il triplo del tempo, anche se serve qualcuno che mi aiuti, io dico: ‘Viva la vita così com’è!

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