Mamme e nonne, a seconda dell’età, non si è solo quando si hanno figli o nipoti di sangue, ma anche quando dedichiamo il nostro tempo e il nostro amore a chiunque ci è accanto o incrocia il nostro cammino.
Noi monache lo sappiamo bene: generiamo non nel corpo ma nello spirito e riversiamo il nostro amore nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli, soprattutto chi è nel bisogno, ogni giorno.
Tra tutti, un posto speciale nei cuori di tutte noi lo hanno le nostre Apette, le bambine e le ragazze che accogliamo nell’Alveare di Santa Rita, progetto nel quale cresciamo giovani che arrivano da famiglie in difficoltà.
“La Madre”: il nostro esempio
Non a caso, Madre, era ed è tuttora l’appellativo della Beata Maria Teresa Fasce, la storica Badessa del Monastero Santa Rita, che nel 1938 accolse la prima Apetta e fondò l’Alveare.
La Fasce, però, era “mamma” ancor prima, perché le monache e anche la popolazione di Cascia per lei erano delle figlie e dei figli. Con tutti era comprensiva ed esigente, dolce e autorevole, proprio come un genitore.
A lei, insieme a Santa Rita, noi guardiamo come modello di vita.
Una “Nonna” per le Apette
Tutti i genitori, anche i più severi, una volta diventati nonni, si trasformano. La stessa cosa è avvenuta alla Beata Fasce.
“… si faceva bambina con loro.” Così dice Suor Caterina Santoni nella sua testimonianza al processo di beatificazione. La Fasce, infatti, quando era con le bambine e le ragazze aveva un atteggiamento diverso. Il suo era un affetto incontenibile e la dolcezza era la regola principale.
Le Apette che l’hanno conosciuta mettono sempre in evidenza il comportamento materno della Beata Maria Teresa.
Questo è normale: le nonne, prima di essere tali, sono madri e Madre Fasce non fa eccezione.