Sessant’anni di vita monastica raccontati con la dolcezza e la profondità di chi ha fatto della propria esistenza un dono totale a Dio. Suor Maria Pia Conversa con la sua testimonianza ripercorre un cammino di fede che è ricco di significato per ogni persona che cerca il senso della propria vita. A 83 anni, ricorda il suo ‘sì’ iniziale come una chiamata dell’Infinito. Una chiamata che l’ha condotta dall’oscurità del Mistero alla luce della fiducia, proprio come Abramo, affidandosi interamente al disegno divino.
La forza della fiducia in sé
Nel suo messaggio più prezioso, Suor Pia invita ognuno a riscoprire la stima di sé, qualunque sia la stagione della vita. “Ciascuno di noi è portatore di doni, bisogna saperli riconoscere, prenderne consapevolezza ed esprimerli, anche quando si attraversano momenti complessi. Anzi, è proprio allora che bisogna avere il coraggio di affidarsi a Dio-luce e sospingersi ad agire dal profondo di sé”.
Come ha fatto lei, la quale ha affrontato ogni difficoltà con fede- fiducia – che è lotta, modo per uscire da sé e andare verso Dio – , accompagnata sempre dalla Parola. Suor Pia sprona all’ascolto interiore, seguendo l’insegnamento di Sant’Agostino:
“che io conosca me e che io conosca Dio”.
Sant’Agostino
Un invito a non temere la propria fragilità, ma a trasformarla in opportunità di crescita spirituale.
La speranza come cammino di riconciliazione
Guardando all’Anno Santo, Suor Pia condivide una visione profondamente consolante, quella della Chiesa, madre dell’umanità, che propone un tempo di riconciliazione, prima di tutto con se stessi. Un percorso per accogliere la propria persona “nella positività e reale fragilità”, presentandosi a Dio, che ci accoglie con misericordia, nella verità più autentica. La sua speranza è “raggiungere l’armonia, la pienezza nell’essere persona a immagine di Dio e acquisire serenità, pace, gioia”.
Essere monaca a Cascia
Nel suo Ministero quotidiano della Consolazione, Suor Pia accoglie migliaia di pellegrini. “Ogni incontro è un dono, in quanto ciascuno espone la realtà che vive con la propria sensibilità. Da parte mia, cerco di accogliere con rispetto e partecipazione, donando una parola di conforto e affidamento in Dio che in seguito diviene preghiera, affinché la ‘grazia’, dono di Dio, raggiunga la singola persona, dando fortezza e serenità negli eventi che affronta”.
Per Suor Pia, “la nostra scelta contemplativa è uno stato che dà spazio al silenzio per riflettere e soffermarci sul senso profondo del nostro essere persona a immagine di Dio. La nostra comunità agostiniana è chiamata a mettersi alla sua costante ricerca”. In questo contesto, la preghiera per lei è “sentimento di una presenza che diviene lode, ringraziamento, intercessione”. Nella vita di clausura, uno dei suoi ‘rifugi’ è la natura: contempla il Creato come riflesso dell’infinito amore divino. Si percepisce “un piccolissimo puntino” eppure consapevole di essere “molto più grande del creato” perché persona cosciente. Quello di Suor Pia è un messaggio di speranza che attraversa i confini del monastero e raggiunge ogni cuore in cerca di senso e di pace.