La notte tra il 21 e 22 maggio 1457, Rita chiude gli occhi per riaprirli nel Regno dei Cieli. Il tredicesimo giovedì, ci porta proprio a questo momento e ci chiede di riflettere sulla morte non come la fine di tutto, bensì come un incontro al quale prepararci. Su questo, Padre Luciano De Michieli, Rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, ci dice di più.
Ricordare o dimenticare la morte?
“La paura della morte – riconosce Padre Luciano – condiziona tutta la nostra vita. Noi siamo fatti per vivere! Eppure, la morte va considerata, non solo quando imputiamo a Dio la ‘colpa’, soprattutto delle morti premature di innocenti o bambini. La società non ci aiuta, perché vuole dare un’immagine di onnipotenza e onniscienza, nonostante la continua esperienza di impotenza rispetto ai fenomeni naturali e alle tante forme di violenza. Non vuole riflettere sulla morte, cercando di rimuovere anche solo la parola.
Gli antichi dicevano: ‘ricordati che devi morire’, per invitare a vivere una vita saggia capace di non trascurare le cose veramente importanti. Il mondo di oggi sembra dirci ‘dimentica che devi morire’ se vuoi essere felice, tanto non ci puoi far niente e ti angosceresti inutilmente”.
Un incontro al quale prepararci
“I santi, come la nostra Rita, ci insegnano che invece la morte è parte della vita – dice il Rettore – ed è fondamentale prepararsi ad essa. Ci insegnano che la morte è un incontro, è un abbraccio. Anche la morte di Rita è raccontata da lei con la visione di Cristo e della Vergine Maria che le vengono incontro. Sant’Agostino, quando stava per morire, si fece scrivere sulle pareti della stanza i salmi penitenziali per prepararsi a incontrare Cristo chiedendo umilmente perdono.
Non si dovrebbe mai morire soli, ma è anche vero che la morte è l’incontro tra me e il Signore, non possiamo nasconderci questa verità. E, soprattutto, dobbiamo vivere oggi pensando giorno dopo giorno a come essere pronti a questo incontro, seguendo gli insegnamenti che il Signore ci ha lasciato, che sono il nostro cammino”.
Rinascita al Cielo
“Una cosa è certa – conclude Padre Luciano. Non è un caso se la Chiesa festeggia i suoi santi ricordando proprio il giorno della morte, perché quella è la loro ri-nascita al cielo, un giorno di festa, il coronamento di una vita intera. Quando morì Rita le campane suonarono da sole a festa, Cascia si riempi di torce degli abitanti del contado che salivano al monastero, la stanza di Rita si illuminò. Ed ogni 22 maggio è ancora così, in tutto il mondo!
Desideriamo anche noi di morire così per vivere in eterno e affidiamoci a Rita e a Maria per imparare la strada, perché si accompagnino ‘adesso e nell’ora della nostra morte’.