Con lo storico agostinianista Mauro Papalini, nella rivista Dalle Api alle Rose di settembre-ottobre, si parla del rapporto che la Beata Fasce, storica Badessa del Monastero Santa Rita da Cascia, aveva con le “il mondo fuori dal monastero”.
In particolare, il nostro viaggio, che mira a rileggere la figura della Beata Maria Teresa Fasce all’interno del quadro storico e sociale del suo tempo, ci porta a capire come la Madre avesse sempre la mente in Dio, pur scontrandosi coi problemi esterni.
… “quel mondo cacciato dalla porta, rientra poi dalla finestra…”
Nella letteratura spirituale da sempre la clausura è sinonimo di isolamento totale dal mondo e da tutti i suoi mali, per dedicarsi solo a Dio in un paradiso anticipato. La forma più alta di meditazione e preghiera è la contemplazione. Qualunque claustrale, però, sa bene che la contemplazione richiede un grande esercizio dello spirito e molta costanza. Naturalmente ci si deve sempre affidare alla grazia di Dio, ma tutto ciò non è sempre facile, anche perché quel mondo cacciato dalla porta, rientra poi dalla finestra e finisce con il condizionare in qualche modo la vita delle comunità.
Si impegnò a gettare fuori le “cose del mondo”
La giovane Marietta Fasce non fece eccezione: ella partì da casa sua convinta di lasciarsi dietro le spalle la vita mondana per imboccare senza esitazione la via della perfezione e della felicità.
Entrò nel Monastero di Santa Rita a Cascia il 22 giugno 1906, festa del Sacro Cuore di Gesù di cui fu sempre devotissima, e dopo alcuni mesi scriveva alle sorelle: “Qui non si piange, qui non si pena, qui non si geme. Si spera, si ama e si gode!!! Non è un Paradiso anticipato?! Sì, state pure allegre e gioite con me”. Dopo poco tempo, però, dovette rendersi conto che nel monastero non c’era tanto paradiso, ma piuttosto le cose del mondo, che lei si impegnò a gettare fuori per fare posto alla preghiera, alla meditazione e alla contemplazione, cose per cui aveva lasciato la sua Genova.
Amava la meditazione
Anche dopo la sua elezione ad Abbadessa e la riforma radicale della sua comunità, il mondo non la lasciò in pace e continuò a entrare distogliendola spesso dalla sua alta contemplazione che tanto amava: rimaneva per ore davanti al Santissimo in un colloquio silenzioso e a chi le chiedeva che cosa facesse tutto quel tempo rispondeva: “Io guardo Lui e Lui guarda me”.
Voleva trasmettere alle sue consorelle l’amore alla contemplazione e alla meditazione pur tra le faccende quotidiane e per questo insegnava loro un metodo per tenere sempre la mente in Dio: il silenzio e la ripetizione di alcune frasi che riconcentravano l’anima nel suo Dio.
…La burocrazia, le invidie, la guerra: lei governò tutto
Intanto incalzavano le vicende del culto di Santa Rita, una cosa a cui lei teneva moltissimo, ma non avrebbe mai immaginato che la costruzione del nuovo Santuario si sarebbe rivelata un vero romanzo popolare. La burocrazia, le invidie, la guerra, e tanti altri fattori proiettarono la Beata Maria Teresa in una realtà che di contemplativo aveva ben poco.
A volte se ne usciva con frasi tipo: “Questa mattina abbiamo bevuto più lacrime che latte!” o “Quanto è brutto il mondo!”. Insomma, possiamo dire che, bene o male, Maria Teresa Fasce, che voleva abbandonare per sempre il mondo, non fu mai abbandonata dal mondo, ma seppe come governarlo.