Prosegue il nostro viaggio all’interno della Festa di Santa Rita tramite l’ultimo numero di Dalle Api alle Rose, la rivista del Monastero.
Oggi riflettiamo insieme a voi sull’omelia di Padre Alejandro Moral Antón, Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, per la Celebrazione Eucaristica degli Agostiniani del 21 maggio.
Viviamo nel presente la nostra missione
Con l’ascesa al cielo di Gesù termina la sua missione terrena e ha inizio quella della Chiesa guidata dalla presenza dello Spirito Santo e iniziata il giorno di Pentecoste. La missione di Gesù è durata solo pochi anni. La missione della Chiesa, invece, durerà fino al ritorno glorioso del Signore e fino alla costituzione del Regno di Dio, alla fine dei tempi. Noi cristiani, discepoli di Gesù, dobbiamo vivere nel presente, impegnandoci a compiere la missione che il Signore ha lasciato a ciascuno di noi. Vivere nel presente significa vivere in un mondo meraviglioso e affascinante ma dove anche il potere del male e delle tenebre e la sua presenza ci fanno dubitare di molte cose. Dubitiamo della possibilità di comunione fra tutti noi uomini, della possibilità della pace.
Il bene esiste
Spesso non crediamo più nella giustizia e nel progetto di fare del nostro mondo una vera casa comune della famiglia umana. Questa situazione ci porta a dubitare dell’amore di Dio verso gli uomini, suoi figli. Ma non è così! Il bene esiste! La presenza di Dio si fa vedere e sentire in tante cose e nelle persone che ogni giorno danno la loro vita per gli altri, sia con la preghiera che con il lavoro concreto delle loro mani. Lo Spirito Santo continua a guidare le nostre vite e, grazie alla vita, passione e morte di Gesù, insieme alla sua risurrezione, l’esistenza degli esseri umani nel nostro mondo è veramente una vita di speranza e piena di senso.
Torniamo a incontrare Dio
Una cosa però è vera: sta succedendo, soprattutto a noi religiosi, di trascurare la vita spirituale. Parlo dell’incontro personale con Dio. L’incontro personale, intimo, in dialogo e contemplazione con Dio, che è il tesoro e il bene più grande che possiamo incontrare già in questo mondo. Tutti noi dobbiamo imparare bene questo: mai si è potuto vivere nel passato, non si può vivere nel presente e non si potrà vivere nel futuro senza la fede in Dio incarnato nel suo Figlio e senza il suo amore attraverso la presenza del suo Spirito… senza Dio non c’è vita!
Mettiamo Cristo al centro
In questo senso nel Vangelo di oggi Gesù dice: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Più chiaro di così non si potrebbe dire. Questo testo sottolinea la centralità che deve avere Cristo nella nostra vita. Chi è conscio che la sua vita dipende dall’amore di Dio e non dal proprio orgoglio trova la vera via, perché non sono i criteri del mondo che devono guidare la nostra vita di credenti: il criterio per le nostre azioni e opzioni deve essere sempre il Vangelo.
L’esempio di Rita
Santa Rita ha bevuto da questa fonte, nell’incontro personale, in silenzio, prolungato, con Dio. Ha avvertito l’amore che viene da Dio e per questo la sua vita è stata una vita di sofferenza, perdono e amore. Che significa per noi questo esempio? Lasciamoci illuminare dal Vangelo: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore… questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”.
Questo è il testamento che Cristo ci ha lasciato, il criterio fondamentale per vivere e che Rita ha abbracciato come una mamma che abbraccia il proprio figlio appena nato. Preghiamo perché questo atteggiamento ci aiuti a confrontarci con noi stessi e a entrare di più nella radicalità del Vangelo, ad amare e a voler imitare ancora di più Rita, a conoscere meglio il nostro cuore e a sentire il grande bisogno che avvertiamo di cambiarlo per un cuore più umano e fraterno, e a renderci conto della nostra assoluta debolezza e del bisogno di Dio.