Quando accogliamo qualcuno gli apriamo le porte, ma la vera accoglienza c’è solo quando ad aprirsi siamo anche noi, permettendo a quella persona di entrare nella nostra vita e a noi di entrare nella sua.
E’ importante, allora, impegnarci per rafforzare la nostra capacità di accogliere. Soprattutto quando davanti a noi abbiamo una persona con delle fragilità o disabilità.
Al Santuario di Santa Rita a Cascia, accogliere è una missione
L’accoglienza nasce a livello spirituale, umano ma anche fisico, perché raggiungere la Basilica in un borgo storico non è così agevole per tutti.
La ricchezza sta nell’opera dei volontari che, ad ogni livello, permettono ai devoti di vivere in pienezza il proprio pellegrinaggio.
A testimoniare il loro valore prezioso, è stata la lettera di Marilena Casali di Licata (Agrigento) che ad inizio luglio ha fatto il suo primo pellegrinaggio a Cascia, insieme al gruppo della Pia Unione Santa Rita di Licata.
Marilena non è iscritta alla PUP, ma ha chiesto a Mariella Antona, responsabile del gruppo di Licata, “se potevo andare con loro e portare mia madre da sempre devota di Santa Rita. Le avrei fatto così il regalo più bello che lei avesse potuto ricevere. L’unico problema era che mia madre per l’età, 82 anni, e io per motivi di salute deambuliamo poco. Mariella ci assicurò che una volontaria ci avrebbe accompagnati e guidati per quei tre giorni. Mi ritrovai Rita, una ragazza piena di energia e disponibilità, allegra e intraprendente”.
La volontaria Rita ha accompagnato Marilena e sua mamma ed è stata per loro un punto di riferimento durante i tre giorni a Cascia. Questo è il valore dell’opera che svolgono tutti i volontari del Santuario, che non aiutano solamente ad aprire le porte della Basilica, o negli ingressi al Monastero per le visite guidate, ma soprattutto accolgono con il cuore, si prendono cura di chi è nel bisogno e diventano dei ponti capaci di attraversare qualsiasi difficoltà.
Il legame che Marilena e la volontaria Rita hanno costruito, infatti, va oltre il servizio e arriva nell’anima: “Rita non voleva più lasciarci andare. L’abbiamo ringraziata e abbracciata forte perché separarsi non è stato facile neanche per noi”.
Il calore vissuto a Cascia, non ha abbandonato Marilena, che a casa ha continuato a riflettere su quello che aveva provato: “Penso che Santa Rita si serva di lei (la volontaria Rita) per dare la possibilità a pellegrini disabili come me e anziane come mia madre di recarsi da Lei e per visitare i suoi luoghi, che profumano di rose e di una santità che ti rapisce il cuore e l’anima”.