Il perdono che costruisce la fraternità

Dopo aver approfondito nei primi due articoli il legame tra Fraternità e Creazione e Fraternità e Redenzione, questa terza tappa del percorso ci conduce nel cuore di una delle dimensioni più esigenti e vitali del vivere insieme: il Perdono perché senza Perdono non c’è Fraternità.

Anche in questo approfondimento, sono le parole di Sant’Agostino a guidarci, grazie alla riflessione del Rettore della Basilica, Padre Giustino Casciano, e allo sguardo sapienziale delle Monache Agostiniane di Cascia, che ci aiutano a calare nella vita quotidiana la verità del Vangelo vissuto.

L’urgenza del perdono per vivere insieme

Quando Pietro chiese a Gesù quante volte bisognasse perdonare un fratello, pensava che sette volte potessero bastare. Ma la risposta di Gesù fu chiara e radicale: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,22). Senza il perdono, nessuna comunità – familiare, religiosa o civile – può resistere nel tempo.

San Paolo, nella lettera agli Efesini, ci ricorda che la vita nuova in Cristo si fonda su gesti concreti di benevolenza, misericordia e perdono reciproco: “Perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4,32). E Sant’Agostino, nella sua Regola, ammonisce con forza: “Non ci siano mai litigi tra voi e, se nascono, troncateli al più presto… chi odia il fratello è omicida”.

Un amore che rialza, non che giudica

Ogni relazione è ferita dal peccato, e la nostra umanità sperimenta continuamente la difficoltà di fare il bene desiderato. Come San Paolo, anche noi ci scontriamo con i nostri limiti, ma proprio in questa fragilità si manifesta la grazia: non siamo chiamati alla perfezione, ma alla perseveranza nell’amore.

Il perdono non nasce da un gesto eroico, ma dalla consapevolezza di essere stati noi per primi perdonati. Dalla ferita del costato di Cristo continua a sgorgare, come scrive Papa Francesco, un fiume di amore che non si esaurisce mai. Solo chi ha toccato nella propria vita la misericordia di Dio può diventare strumento di riconciliazione per gli altri.

Il cuore del perdono: dalla ferita alla pace

Santa Rita ha vissuto sulla propria pelle la lotta tra rabbia e amore, vendetta e perdono. Ma alla scuola della Croce, ha scelto di non alimentare l’odio. Di fronte all’uccisione del marito, ha pregato pubblicamente per i suoi assassini, opponendosi con forza alla logica della vendetta che coinvolgeva anche i suoi figli. È diventata così donna del perdono e della pace, capace di trasformare le ferite in feritoie di luce.

Anche noi possiamo imparare a perdonare. Ma serve umiltà. Non dobbiamo illuderci di cambiare gli altri: possiamo invece lavorare sul nostro cuore, riconoscere i nostri limiti, imparare a tendere la mano prima che sia troppo tardi. Il perdono è ciò che salva ogni relazione vera. Senza, tutto crolla.

Una fraternità inzuppata di perdono

Nella società odierna, così rapida e distante, la fraternità ha bisogno di essere custodita con cura. Non durerà se non sarà inzuppata di perdono, alimentata da piccoli gesti di riconciliazione, fatta di sguardi nuovi e parole buone. Non basta condannare la violenza o lamentare la divisione: occorre agire. Come Santa Rita, che ha saputo odiare il peccato e amare il peccatore, possiamo essere seminatori di pace e di unità, strumenti del perdono di Dio.“Questo è il tempo dell’amore” – ci ricorda Papa Leone XIV– e il per-dono è il suo frutto più grande, perché ci rende simili a Dio: misericordiosi.

Santa Rita ha respirato la spiritualità agostiniana ed è stata una grande promotrice di pace perché si è aperta al perdono. Ha trasformato la società dove viveva perché, come insegna Sant’Agostino, ha odiato il peccato ma ha amato il peccatore. Anche noi se ci mettiamo a questa scuola sapremo seminare pace e riconciliazione. Sapremo tendere la mano a chi ha sbagliato donando una nuova rinascita. Le fragilità che tante volte vogliamo nascondere mettendoci le maschere in realtà se condivise ci aiutano a sentirci uniti e a crescere insieme.

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