«Oggi è nato per noi il Salvatore» cantiamo nella veglia della Santa Notte. È un annuncio che attraversa i secoli e continua a sorprenderci, perché il Natale di Gesù non è mai un evento scontato. È, piuttosto, un invito provocante e spiazzante: rovesciare la logica della forza, della potenza, della violenza, della ricchezza e del profitto, per scegliere la via della debolezza, della piccolezza, della povertà, della misericordia, del perdono e della gratuità.
Il Natale è il “nuovo” che tutti desideriamo. È l’alternativa a ciò che spesso la realtà ci costringe a subire; è una contestazione silenziosa ma radicale di ciò che appare usuale, logico, inevitabile. In un mondo che esalta l’apparenza e la competizione, Dio sceglie di nascere come un bambino fragile, affidato alle mani degli uomini.
La luce, la pace, la gioia, il dono
I brani della Parola di Dio che la liturgia ci consegna nel tempo di Natale ruotano attorno a realtà che ogni cuore umano, da sempre, attende e cerca: la luce, la pace, la gioia, il dono.
«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce».
«Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia».
«Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio».
«Vi annuncio una grande gioia».
«Sulla terra pace agli uomini».
«La luce splende nelle tenebre».
La gioia e la pace sono l’anima del Natale di Cristo; la luce è l’essenza del suo mistero: luce di grazia, di bontà e di bellezza. E di questa gioia, di questa pace, di questa luce che nascono dalla manifestazione di Dio, l’umanità ha oggi più che mai bisogno.
Il Principe della pace
Che cos’è davvero la pace? Il profeta Isaia chiama il Bambino che nasce “Principe della pace” e annuncia che il suo regno non avrà fine. Eppure, anche dopo la nascita di Gesù, continuiamo a sperimentare fatiche, lotte, stanchezze interiori.
La pace promessa da Dio non coincide con una vita senza problemi o con un’esistenza priva di conflitti. È qualcosa di più profondo: è un fondamento sicuro che ci permette di attraversare le tempeste senza esserne schiacciati. Non è in balia dei sentimenti o degli eventi, ma nasce da una Presenza. Colui che nasce a Betlemme non è solo un messaggero di pace: nella sua persona, egli stesso è la nostra pace.
Il sogno di una vita nuova
Senza la gioia c’è il pianto.
Senza la pace c’è la paura.
Senza la luce c’è l’angoscia.
Senza il dono c’è la tristezza.
Il Natale riaccende in noi il sogno di una vita diversa: una vita tra uguali, senza prepotenze e arroganze, senza guerre ed egoismi. È il desiderio di un mondo riconciliato, che spesso cerchiamo anche nelle forme più sbagliate, ma che trova nel presepe la sua verità più semplice e più disarmante.
Fissando lo sguardo sul presepe, siamo invitati a riscoprire il segreto di una vita purificata dalla presunzione di bastare a noi stessi. Siamo fatti per la comunione con Dio, per una vita che non conosce tramonto, di cui l’amore solidale è già una caparra. In noi vive una nostalgia ostinata di cielo, che nessuna abitudine mondana riuscirà mai a spegnere del tutto.
Un dono per l’umanità amata da Dio
Così vogliamo vivere il Natale: con affidamento e riconoscenza. La fragilità della nostra carne è visitata dalla grandezza della gloria di Dio. La gioia e la pace che desideriamo non vengono da noi: sono per noi. Sono il dono del Salvatore all’umanità che egli ama.
Il Signore della gloria si è fatto nostro fratello; il Figlio dell’Altissimo si è fatto nostro compagno di viaggio. A Lui chiediamo di spegnere l’ansia dei nostri cuori e di aprirli alla certezza del Suo amore e della Sua Presenza.