“Cara Santa Rita”. Questo il titolo della nuova rubrica con cui Maurizia Di Curzio, assistente al servizio di ascolto del Monastero, esordisce, nel nuovo anno, sulla nostra storica rivista “Dalle Api alle Rose”. Una rubrica in cui confida le vostre piccole storie di Grazia alla nostra amata santa.
La presenza di Santa Rita, la più grande Grazia
Esordisce Maurizia: “Cara Santa Rita, inizio così, come si rivolgono a te molti dei tuoi devoti. Cara Santa Rita, scrivono come a un’amica presente. E tu lo sei, anche fisicamente, nella gioia e nella disperazione. A volte penso, ma come fai? Come puoi far sentire la tua carezza, il tuo conforto? Non è un mettere in dubbio la tua grandezza in santità, anzi ascoltando e leggendo la passione con cui tanti si rivolgono a te, viene da pensare che la tua presenza sia la più grande Grazia che ottieni per noi oggi”.
Non abbiamo più tempo di dare tempo
L’assistente al servizio di ascolto riflette poi sul fatto che il più grande dramma del nostro mondo super interconnesso è, paradossalmente, la solitudine, riportando alcune storie.
Racconta: “Possiamo essere collegati con persone a mille chilometri, eppure ciascuno di noi è solo con se stesso; ha nel cuore un senso di vuoto e abbandono. In questo mondo super interconnesso si soffre di solitudine, dramma dei nostri tempi. È un paradosso ma è la realtà. Non abbiamo più tempo di dare tempo, viviamo come treni che sfrecciano verso mille cose da fare, perché bisogna essere qualcuno, farsi un nome. Questo ci rende concentrati su noi stessi, sull’essere sempre perfetti”.
“È triste sentir dire da una mamma che il figlio ha tempo per portare a spasso il cane ma non per andare a trovarla – continua Maurizia, raccontando una delle migliaia di storie da lei ascoltate – Ma la saggezza di questa mamma la porta, con amore incondizionato per il figlio, a pregare, perché sa che la preghiera è la vittoria al suo sentirsi sola e dice: ‘Ho Santa Rita con me e lei non mi lascia mai'”
Imparare ad aprire il cuore all’ascolto
Da Santa Rita, secondo l’assistente al servizio di ascolto, dovremmo appunto imparare “a esserci, ad aprire il cuore all’ascolto, abbiamo bisogno di parlare, raccontarci in fraternità e amicizia, farci irrorare. Di spenderci per l’altro, per chi c’è a fianco”, proprio come Rita ha fatto con la sua famiglia e, rimasta sola, con la cura dei lebbrosi.
Conclude, rivolgendosi direttamente alla santa: “Ancora oggi dal Cielo sai far arrivare il tuo sostegno ai tanti che su questa Terra hanno bisogno di un pizzico di conforto e allegria nel cuore, e, quando la signora Luisa dice, ogni battito di orologio io penso a Santa Rita, conferma quanto sei preziosa e quanto ancora abbiamo da imparare”.