Due dei momenti più amati dai devoti di Santa Rita sono la Supplica e la benedizione delle rose, che abbiamo vissuto il giorno della festa. Ma, cosa significano?
Risponde a questa domanda Suor Giacomina Stuani, direttore editoriale della Rivista Dalle Api alle Rose del Monastero Santa Rita di Cascia, nel suo articolo sul numero di maggio-giugno.
Ne vediamo i punti più importanti, per far rivivere anche oggi il 22 maggio!
Le rose sono presenza
“È vero che Dio – ci ricorda come prima cosa Suor Giacomina – vive nei nostri cuori, ma noi abbiamo bisogno dell’aiuto di segni sacri che ci richiamino sempre alla Sua presenza in noi. Così è stato anche per Rita che, sul letto di morte, ha chiesto una rosa. Era inverno. Tuttavia una rosa fiorita fu trovata in mezzo alla neve. Per lei, quella rosa ha significato la benedizione di Dio, il Suo amore per lei, la Sua consolazione, la certezza della Sua presenza in ogni attimo, triste e gioioso della sua vita.
Oggi le rose benedette sono ancora la presenza benedicente di Dio accanto a noi, ma anche quella di intercessione della nostra amica Rita. Una presenza che ci parla”.
Tocca a noi rendere concreta la benedizione
“La benedizione non è un sacramento, ma un sacramentale – continua. Ciò significa che non ha un potere immediato, ma dipende dalla grazia e dalla devozione dei soggetti”. Insomma, dipende da noi l’effetto che ci arriva dalla benedizione, che viene data aspergendo con l’acqua benedetta, per effondere vita, doni, grazie.
Come possiamo rendere concreto questo gesto? “È Santa Rita che ce lo dice – risponde Suor Giacomina – attraverso quelle rose che tanti di voi hanno portato a casa. Ci dice che dobbiamo imitarla nel mettere Dio al centro del nostro cuore, di fidarci di Lui e spargere il buon profumo del Figlio vivendo con gli stessi sentimenti con cui Egli ha vissuto”.
La Supplica porta le nostre voci a Rita
“La supplica a Santa Rita – continua l’agostiniana – è una richiesta umile posta davanti a Dio, per chiedere doni spirituali, grazie, per noi stessi e per i bisogni degli altri. Supplica chi crede di essere ascoltato ed esaudito; chi ha una fede precaria e chiede a Lei lo stesso coraggio della fede; quanti sono sfiduciati e desiderano essere contagiati da Rita dalla sua stessa forza vitale; chi subisce passivamente il dolore di una croce pesante e guarda a Rita con la speranza di essere aiutato ad aprirsi all’Amore che dà la vita per amici e nemici e non a chiudersi in sé.
Rita, avendo vissuto le diverse condizioni della vita sempre protesa verso Dio, è mediatrice per aiutarci a ottenere sapienza del cuore, a essere testimoni di vita evangelica, forti strumenti di perdono e fecondi operatori di pace, amanti del Buono, del Vero, del Bello e del Giusto”.