Con l’adorazione consegniamo a Dio le redini della vita

L’agostiniana Suor M. Lucia Solera, nel suo ultimo articolo sulla rivista Dalle Api alle Rose, continua il cammino lungo l’anno della preghiera
e verso il Giubileo 2025, parlando della preghiera di adorazione.

Adorare è ciò che proviamo di fronte al mistero di Dio

Sant’Agostino inizia la sua opera più celebre, le Confessioni, con una meravigliosa espressione di adorazione: «Tu sei grande, Signore, e degno di altissima lode (…) E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato… Sei tu che lo risvegli al piacere di cantare le tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te». Di fronte alla grandezza di Dio, Agostino è come se dicesse: “Signore, tu sei. Io sono piccolo, anzi non sono, per dir meglio, perché così carico di debolezza. Ma Tu sei, e questo mi basta; il tuo essere mi fa esistere”.

Adorare è quel sentimento che prende corpo quando ci ritroviamo di fronte al mistero di Dio: avvertiamo che è sempre al di là di quello che possiamo cogliere di lui.

Un silenzio che si esprime

Le parole a poco a poco diminuiscono, fino a tacere: e sì, ci ritroviamo a “metterci una mano sulla bocca”, come letteralmente la parola adorazione suggerisce (etimologicamente si riferisce al gesto di mettere la mano alla bocca come segno di stupore davanti al divino, ndr)

Chi di noi, di fronte a un evento straordinariamente bello, non ha sentito inadeguate le parole ad esprimerlo? O chi di noi non si è trovato ad affrontare momenti estremamente faticosi, dove l’unica voce che affiora dal cuore è il silenzio? Sono, questi, momenti di adorazione.

Santa Rita ha messo il Signore al primo posto

Come avrà alimentato Rita il senso dell’adorazione? In maniera molto semplice: lasciando a Dio il primo posto nelle sue scelte, nei passi da compiere, nelle cose anche piccole di ogni giorno. E così Rita cresce sentendo che la sua storia è cara a Dio e che lo sguardo amorevole del Padre è su di lei. Un reciproco appartenersi.

Cerchiamo di avvicinarci a Rita nel tempo della sua desolazione, quando si ritrova vedova e senza più figli. Come avrà vissuto quel periodo senz’altro irrigato da tante lacrime? Ancora l’adorazione le sarà venuta in aiuto: con il cuore gravido di silenzio, ritrovarsi davanti a Dio e così dirgli unicamente: “Tu sei. Io sono così povera, ma Tu sei. Di nuovo e ancora, come la povera vedova del Vangelo (cf Lc 21, 4), getto in Te tutta la vita che ho”.

Quando si adora, si arriva a consegnare a Dio le redini della propria vita, con una disponibilità spoglia di tante cose non necessarie. Rita vive proprio questo.

La preghiera

Rita, donna del silenzio adorante,
guardando a te
riconosco che anche per me l’adorazione
è necessità vitale:
stare con l’umile Gesù e sentire che la sua presenza
è la più vera, la più buona,
la più importante.
Ottienimi di camminare nell’adorazione come hai fatto tu,
fino a mettere nelle mani di Dio, con piena disponibilità,
tutta la mia vita.

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